ANALISI E SINTESI NELL’UOMO MODERNO E NELLA CIVILTÀ’ CONTEMPORANEA
di
Paolo Caradonna Moscatelli
Alle soglie del “terzo millennio ” e dell’età dell’Acquario, l’uomo moderno appare lacerato da contraddizioni individuali e collettive che lo rendono sul piano animico e spirituale una “.monade stanca ”
Tutti i punti fermi della vita, capisaldi dell ‘esistenza dell’uomo antico e della sua visione del mondo “per ordini”, sono sconvolti.
E’ quindi venuta meno quella visione piramidale del mondo sensibile e sovrasensibile che aveva la sua pietra angolare nel “principio di autorità” che scendeva “per li rami” da un Essere Supremo, fino alla intima essenza di ogni materia e di ogni manifestazione della Forza.
La caduta di questo principio solare di autorità che dava una sanzione e un ordine agli eventi naturali e permetteva una profonda proiezione dell’uomo sul piano spirituale (anticamera della comprensione della legge di analogia), da un lato permette di vivere una materialità sempre più tesa ai bisogni di comodità a lungo repressi nei secoli, dall’altro identifica l’uomo con i suoi bisogni, facendo obliare la citata legge di analogia, estraniando l’uomo da se stesso, dalla sua intima essenza.
Da ciò il rifugio della scienza, intesa come “summa analisi” per procacciarsi il bisogno materiale sempre più raffinato, a scapito talora del godimento pieno ed interiore del bene conquistato.
La parcallizzazione propria della scienza moderna può essere considerata come la esasperazione del la analisi che si approfonda nei vari campi del sapere, creando specialisti sempre più preparati e sempre più settoriali.
Ne deriva un tumultuoso divenire che espropria l’ uomo comune da una dimensione e da una comprensione globale del suo tempo; e questo accade proprio mentre i mezzi di comunicazione in real-time dilatano lo spazio a livelli planetari.
Ma il tempo dell’uomo moderno appare frazionato in tanti tempuscoli seguendo una serie infinita e randomizzata di rapporti causa-effetto che annulla il senso di unità personale, di unità naturale e cosmica, e, in definitiva, il senso del sacro.
L’ ascolto costante di una messe infinita di notizie, di nozioni, di fatti spiccioli, privi del necessario tempo di elaborazione (fase del silenzio) e della critica consapevole, ci rende simili a radio che propagano nell’etere vibrazioni altrui senza ritenerne alcuna e, peggio, senza conoscere la natura sovrasensibile della parola e del pensiero come creazione.
Né va taciuto che la mancanza di una formazione critica e la diffusione di mode massificanti sempre più effimere, permette il facile dominio delle folle e il plagio di un orientamento collettivo.
L’effetto amplificante della rivoluzione industriale prima, e della rivoluzione tecnologica poi, ha fuorviato l’ uomo moderno da se stesso inteso come soggetto/oggetto di unità donandogli, in compenso, una presunta onnipotenza sul mondo del sensibile, inteso come riproducibile e misurabile.
La prima conseguenza è lo scotoma del non visibile, con la negazione del sacro vissuto come tessuto connettivo dell’esistenza dentro e fuori di sé.
In campo medico, per esempio, una miriade di specialisti, si affanna intorno ad uovo, studiandolo nei dettagli consentiti dalle possibilità tecnologiche, ma negandogli al contempo l’unità della mente e la dignità dell’uomo.
Con ciò non si vuole negare l’indagine diagnostica approfondita ma se ne contesta la freddezza disumanizzante.
La diffusione ormai epidemica delle malattie psicosomatiche conferma le mie parole.
In campo militare, la possibilità di una distruzione a distanza del nemico, nega la necessità del coraggio del singolo, della solidarietà nella compagine e in definitiva la scoperta in sé di quei valori etico-esotericomilitari che avevano forgiato la Cavalleria, giunta a noi come galateo essoterico.
Emerge quindi prepotente la necessità della sintesi quale antidoto allo stato delle cose, perché la sintesi presuppone e tende all’unità (anche senza raggiungerla) e quindi necessita di ben precise direttive logiche attuabili dall ‘ iniziato con metodo analogico.
ORDO AB CHAO. E alla sintesi UNO si perviene attraverso una riappropriazione della unità fondamentale di tutto ciò che esiste, della Causa, della Forza e della Azione, per noi iniziati, e con la profonda consapevolezza fra uomo e macrocosmo.
La legge analogica di Ermete Trismegisto spiega tutto questo con dovizia.
Ma occorre anche modificare ” nella secreta camera dello core” la dimensione e la percezione dello spazio-tempo.
Si dovrebbe intuire che il tempo non è una dimensione verticale di eventi in successione ma una dimensione orizzontale di un presente eterno i cui limiti alla comprensione sono solo nella natura umana del lettore. Questo riporterebbe all’unità in quanto totale ed immanente compresenza del G.’.A .’.D .’.U.’
Lo spazio sarebbe invece una dimensione verticale, in una successione ordinata di piani più o meno sottili di cui riappropriarsi in ordine crescente.
Questo creerebbe comunque una tensione verso l’ alto, verso l’ ombelico di Brahama in termini di legge di analogia tra uomo e macrocosmo.
Per parlare in linguaggio-jiunghiano, si avrebbe allora una compressione dell’ Io individuale, oggi ipertrofico perché unica ancora e pesante limite dell’uomo moderno, e la riappropriazione del Sé inteso come percezione logica di una essenza comune a tutti gli esseri umani.
E dalla ambizione di questa conquista e dalla necessaria umiltà con cui accingersi a conseguirla che si può evincere l’intimo significato della LIBERTÀ ‘, della UGUAGLIANZA e della FRATELLANZA.•
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