ESOTERISMO DEL QUADRO DI LOGGIA

ESOTERISMO DEL QUADRO DI LOGGIA

Perché esiste una legge naturale per tutti gli ini-
ziati, che li spinge a non negare a nessun vero aspi-
rante la conoscenza che gli è dovuta. Ma vi è pure
un’altra legge altrettanto naturale, che inibisce
che venga comunicato alcunché della conoscenza
occulta a chi non ne sia degno. E un iniziato tanto
più è perfetto, quanto maggiore severità pone
nell’osservare queste due leggi.”
Rudolf Steiner
Introduzione
Il quadro di Loggia è sicuramente e senza al-
cun dubbio, il cuore della Loggia e ne costituisce
l’elemento simbolico e vitale, il centro generale,
sia quando posto sul pavimento per essere illu-
strato, sia quando posto davanti al tavolo del 2°
sorvegliate all’attenzione dei fratelli ad indicare il
grado in cui si lavora.
Nella storia il Quadro di Loggia è sempre stato
interpretato e costruito come traduzione grafica e
per immagini del rituale, ovvero della disposizio-
ne materiale di persone e simboli all’interno del
Tempio, rappresentandone in una singola visione
le diverse parti dello stesso altrimenti visibili solo
parzialmente.
Questo testo e questa raccolta di riflessioni,
per i fratelli della Loggia di Ricerca Antonello da
Messina della Gran Loggia Regolare D’Italia vo-
gliono essere spunto di critica e analisi su defini-
zioni, simboli, segni e spazi rituali che troppo
spesso, a nostro dire, sono visti, riportati e defi-
niti in maniera superficiale, perdendo quanto di
misterico ed esoterico essi racchiudono e tra-
mandano.
Ci soffermeremo con attenzione anche alle
terminologie legate al quadro di Loggia del I°
grado, poiché riteniamo che in esso sia tracciato il
cammino di tutta la vita massonica sia in termini
di comportamento ideale dell’iniziato sia come
profondo legame mistico con l’obbedienza e la
scelta di vita di essere “massone”.
Il richiamo storico
I quadri di Loggia, come sottolineavamo già
all’inizio del scritto sono stati per anni la manife-
stazione geometrico-sinottica della Loggia e han-
no permesso, quindi a chi aveva il compito di al-
lestire il Tempio di poter disporre correttamente
tutti gli elementi e le posizioni in modo corretto.
Nel tempo il Quadro di Loggia è sempre stata una
raffigurazione schematica della Loggia stessa e-
spressa principalmente in forma simbolica, ovve-
ro associata agli strumenti e ai materiali del me-
stiere di tagliapietre o di costruttore indicando il
livello di competenza (ruolo nella Loggia), la ca-
pacità (grado nella Loggia) e l’organizzazione
(rango nella Loggia). Ogni posizione era indivi-
duata in forma simbolica e tratta pedissequamen-
te dal rituale che fino all’inizio del 1800 erano
principalmente i rituali Francesi tra cui il Rito
Scozzese Antico e Accettato.
In Italia l’arrivo del Rito Emulation è molto più
tardivo rispetto alla sua concezione e risale ai
primi anni settanta del XIX sec. Venne introdotto
ad opera di Fratelli provenienti ovviamente dalla
ritualità scozzese, e fu conseguentemente pratica-
to in Templi massonici concepiti e arredati in ori-
gine per il rituale scozzese. Questi due fatti hanno
determinato un curioso effetto: per quanto esi-
stano ormai moltissimi Fratelli italiani assai com-
petenti riguardo all’esecuzione del rito Emula-
tion, pochi tra loro sono in grado di distinguere
esattamente i supporti simbolici strettamente
pertinenti alla sua ritualità e distinti da quelli
scozzesi. Essendo stato iniziato in una Loggia
Emulation ma avendo partecipato a lavori in ritu-
alità “scozzese” ne ho percepito le differenze e
spesso, anzi spessissimo in alcune Logge italiane
ad alcune mie riflessioni o domande sul perché di
abitudini non propriamente “ortodosse” rispetto
al rito Emulation mi veniva sempre risposto sem-
plicemente “reminescenza del rito scozzese” a si-
gnificare che lo stesso non è mai stato abbando-
nato del tutto da tutti i Fratelli Italiani o che co-
munque praticano e seguono il rito Emulation.
Voglio precisare, più che come richiamo stori-
co, come sistema di approccio di studio, che esi-
Esoterismo e simbologia del quadro di Loggia
Interpretazione dello spazio rituale e della visione architettonica
di Armando Rossi sono due modi per analizzare il simbolismo di un
rituale massonico. Studiarlo rapportandolo al
simbolismo massonico tradizionale seguendo un
percorso davvero impervio che necessita di una
conoscenza profonda e fortemente “esperienzia-
le” nei diversi riti e nelle loro differenti declina-
zioni che ovviamente io ritengo di non possedere
poiché sono certo di non aver ancora accumulato
sufficiente “esperienza” per affrontare tale cam-
mino. Il rituale Emulation è il prodotto di un lavo-
ro immenso e profondo di rielaborazione che per
analizzarlo, anche soltanto in minima parte, è ne-
cessario un livello di conoscenza della storia della
Massoneria che pochi fuori dall’Inghilterra pos-
sono vantare.
Pertanto, così come per altre ricerche, mi limi-
terò ad analizzare il quadro di Loggia di I° grado
attraverso un’analisi esegetica attraverso il sim-
bolismo esoterico in generale ma anche rappor-
tandolo a quello più squisitamente architettonico
per il quale sento, da Architetto e docente di Sto-
ria dell’arte nella vita profana, di essere più por-
tato al fine di analizzare aspetti peculiari insiti nel
Quadro ma molto spesso non colti proprio perché
non appartenenti a questo “mestiere”. Il fascino
della “massoneria” (cito un fratello) è proprio
quello di intuire l’esistenza di una verità assoluta
riservata agli iniziati, che si cerca di raggiungere
tramite un percorso esteriormente oggettivo ma
interiormente estremamente personale e singolo.
Riportando una delle tante definizioni presenti
nei nostri rituali partirò da quella che troviamo
nel secondo grado (la cito senza timore di com-
mettere alcun danno poiché essa è comunque
presente sotto altra forma già nell’esortazione di
I grado). La Massoneria è “un peculiare sistema di
morale, velato da allegorie e illustrato da simboli”
e il quadro di Loggia ne è sempre stato la sua ful-
gida materializzazione. Se è vero che per noi del-
la GLRI l’intero cammino massonico è tutto sinte-
tizzato nei tre Gradi, il rituale messo a punto nel
1823 dalla ELOI (Emulation Lodge Of Improve-
ment) ne ha tirato fuori con sapiente capacità
l’essenza, concentrando il meglio delle diverse
tradizioni in pochi tratti fondamentali.
Altro riferimento storico importante per defi-
nire la linea ideale del quadro di Loggia è
l’organizzazione della stessa Massoneria dalla sua
pratica iniziale all’attuale ritualità, come riporta il
nostro I.V.G.M. fr. Fabio Venzi nel testo Origine
ed evoluzione della ritualita’ libero muratoria
inglese ..
“essendo la ritualità massonica differente da
luogo a luogo e, nello stesso luogo, persino
tra Loggia e Loggia, l’unico iniziale comune
denominatore tra esse fosse un generale ri-
ferimento alle abitudini e tradizioni ispirate
alla Massoneria operativa medievale e, so-
prattutto, un aspetto conviviale, basato sulla
recitazione e rappresentazione di tale tradi-
zione, una sorta di ‘gioco di ruolo’ teatraliz-
zato”
egli sottolinea e avvalora la necessità di poter
avere una sorta di schema comune e condiviso
per la disposizione di ogni figura all’interno della
ritualità/rappresentazione.
Questa logica è perfettamente calzante con i
Quadri di Loggia che nella storia hanno caratte-
rizzato e caratterizzano ancora oggi molte obbe-
dienze tra cui quelle che si rifanno all’Antico Rito
Scozzese poiché particolarmente articolato, com-
plesso che oserei definire “barocco” nella sua
manifestazione.
Questo articolato sistema di posizioni, movi-
menti, rappresentazioni necessitava una guida,
una traccia da seguire e il quadro di Loggia, cosi
come le rappresentazioni dei progetti architetto-
nici che spesso troviamo in alcuni quadri ne rap-
presentava l’unitarietà delimitando gli spazi, or-
ganizzando la rappresentazione e definendo i
ruoli di ogni attore.
La massoneria anglosassone usa due espres-
sioni per definire il quadro di Loggia “Trestle
board” o “Tracing board” che sembrano indicare
due modi differenti di concepire il Quadro di Log-
gia. La prima richiama la posizione del quadro
poiché formata dalle parole “cavalletto” e “tavola”
e non sembra fare alcun riferimento al suo conte-
nuto ma prende il nome solo dalla sua disposi-
zione. La seconda che ha la parola “tracciato o
tracciatura” fa esplicito riferimento al disegno a
terra della Loggia, come si faceva un tempo, op-
pure alla sua disposizione generale dal punto di
vista organizzativo.
La tavola risulta essere quindi l’elemento certo
sul quale organizzare la Loggia, come anche indi-
cato sulla pubblicazione della Loggia Quatur Co-
ronati di Londra del 1982 “Die arbeitstafel in der
Freimaurerei”, la tavola serve a organizzare la
Loggia nella sua struttura.
Sottolineiamo inoltre, citando ancora il nostro
I.V.G.M. fr. Fabio Venzi nel medesimo testo citato
precedentemente come:
“Negli anni si procedette quindi alla modifi-
ca rituale per mezzo di aggiunte e aggiu-
stamenti, graduali ma sistematici, operazio-
ne che ebbe la sua fase finale con il rituale
prodotto dalla Loggia di Riconciliazione tra
il 1813 e il 1816. Le fasi di questa ‘trasfor-
mazione’ e ‘uniformazione’ rituale possono
essere sostanzialmente ricondotte a quattro
importanti documenti: Masonry Dissected di
G.L.R.I Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE
Prichard (1730), Illustration of Masonry di
Preston (1772), il Rituale della Loggia di R
conciliazione (1813-1816) che
nell’Emulation ha una delle sue forme più
fedeli, la ritualità dell’Arco Reale”
Quadro di Loggia della seconda metà del XVIII sec.
Quadro di Loggia, Londra, 1800
Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII
Prichard (1730), Illustration of Masonry di
Preston (1772), il Rituale della Loggia di Ri-
1816) che
nell’Emulation ha una delle sue forme più
fedeli, la ritualità dell’Arco Reale”
Quadro di Loggia della seconda metà del XVIII sec.
Quadro di Loggia, Londra, 1800
Quadro di Loggia, Londra, 1776
Quadro di Loggia, Londra, XVIII sec.
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Quadro di Loggia, Londra, 1776
Londra, XVIII sec.
Pagina | 31 Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII G.L.R.I
Il richiamo artistico compositivo
Essendo possibile anche la lettura Allegorica,
oltre che simbolica, del Quadro di Loggia, quello
che che adotta il rituale Emulation lascia la forma
simbolico-dispositiva e si affida, grazie alla capa-
cità artistica di William Preston alla forma Allego-
rica-filosofica. Infatti le Tavole di Tracciamento a
cui si fa riferimento e presenti nel Rituale Emula-
tion, appartenenti alla Emulation Lodge of Im-
provement, sono state disegnate ed eseguite dal
1815 in poi, per suo ordine e nella loro forma at-
tuale pubblicate nel 1845.
Sembra davvero importante la coincidenza
della pubblicazione delle tavole da parte di Pre-
ston con l’arrivo del rituale della Loggia di Ricon-
ciliazione 1813-1816. Il contenuto del quadro di
Loggia cambia radicalmente e non rappresenta
più lo spazio fisico organizzato dei precedenti
quadri ma lo spazio allegorico filosofico di un
tempio interiore, ma, se vogliamo, un cammino
che il Massone realizza durante tutto il suo per-
corso iniziatico. Le successive non hanno questa
caratteristica che rimane peculiare solo della
prima.
La tavola diventa l’espressione del tempio sia
fisico che metafisico con al suo interno sia gli e-
lementi simbolici di riferimento, la squadra, il
compasso, l’ulivella, la colonne ma evidenzia an-
che l’obiettivo che la ritualità, il tempio, il catechi-
smo dovranno permettere di raggiungere.
Lo spazio in bidimensionalità delle tavole pre-
cedenti diventa quadridimensionale incorporan-
do oltre lo spazio (con le sue tre dimensioni) an-
che il tempo che ne rappresenta la quarta. La ta-
vola contiene gli elementi di riflessione e cono-
scenza speculativa ma anche gli elementi stru-
mentali operativi per la crescita interiore. Le due
colonne del tempio rappresentate nelle tavole
precedenti identificate con J e B diventano tre e
rappresentano Forza, Saggezza e Bellezza lo spa-
zio diventa prospettico e gli elementi sono real-
mente posti in esso. Non più una visione generale
ma una visione prospettica da un determinato
punto, senza alcun dubbio: l’ingresso della Loggia
ideale.
Al centro la tavola di tracciamento diventa un
progetto architettonico. Il progetto del tempio
dove nuovamente, come già posti in basso a de-
stra, ritroviamo squadra e compasso. La pietra
grezza, l’ulivella e la pietra squadrata sono i sim-
boli dei sorveglianti.
Ma la prima riflessione che questa visione fa
nascere è quella che ha come riferimento la diffe-
renza tra Simbolo e Allegoria nel catechismo cri-
stiano la palma è il simbolo che rappresenta il
martirio dei santi il pesce disegnato sulle cata-
combe stava per ICTYS, cioè Gesù Cristo, figlio di
Dio Salvatore (l’acronimo che si materializza per-
ché a sua volta identifica altro). Ma quante perso-
ne erano in grado di interpretare il simbolo della
palma e quante di “leggere” il significato esoteri-
co del pesce?
Posto che ciò che è esoterico è riservato solo a
pochi, ai discepoli o agli iniziati, è innegabile il va-
lore esoterico degli elementi presenti nella prima
tavola di tracciamento. Essi sono carichi di un si-
gnificato particolare, esprimono, rendono mani-
festo un messaggio che è necessario sia reso evi-
dente, seppure a pochi, a coloro che sono in grado
di coglierlo. Come la parola è necessaria per ren-
dere concreto, percepibile un pensiero, allo stes-
so modo questi elementi veicolano nella Loggia,
un messaggio che deve essere conosciuto e tra-
mandato.
Proprio per questo troviamo la definizione di
“velato da allegorie” e “illustrato da simboli” per-
ché le prime costituiscono “il velo” ovvero la rap-
presentazione di quei concetti astratti che vengo-
no espressi attraverso un’immagine concreta, in-
visibili agli occhi ma resi tali solo con l’ausilio di
un “velo”. Esempio mirabile e artistico di questo
concetto lo ritroviamo nel Cristo Velato di Giu-
seppe Sanmartino nella Cappella Sansevero a Na-
poli. L’allegoria è il racconto di una azione che
dev’essere interpretata diversamente dal suo si-
gnificato apparente. I Simboli sono quelli capaci
di “unire” e indirizzare la visione di chi, “già a co-
noscenza” perché iniziato, deve lasciarsi guidare.
Per un iniziato i simboli illustrano proprio perché
gli sono stati illustrati al momento della sua ini-
ziazione, poi passaggio e infine elevazione.
Sullo sfondo la scala di Giacobbe che principia
dall’ara, dove è posto il volume della legge sacra,
sulla stessa le tre figure della Fede, Speranza e
Carità ci conducono alla Stella Fiammeggiante
posta in cima.
Dal nostro rituale ed in particolare dalla spie-
gazione della tavola di Tracciamento si legge:
“Permettetemi, anzitutto, di indirizzare la vostra
attenzione sulla forma della Loggia: un parallele-
pipedo di lunghezza da E ad O, di larghezza da N a
S, di ampiezza dalla superficie della terra al suo
centro e alto come il cielo”
Analisi e descrizione perfettamente calzanti
con la Tavola che possiamo definire tridimensio-
nale e concreta.
Si legge ancora: Le nostre Logge sono sostenu-
te da tre grandi colonne, denominate Saggezza,
Forza, e Bellezza: la Saggezza per concepire, la
Forza per sostenere, la Bellezza per ornare. La
Saggezza per guidarci in tutte le nostre azioni, la
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Forza per sostenerci in tutte le nostre difficoltà e
la Bellezza per ornare l’uomo interiormente.
L’Universo è il Tempio della Divinità che noi ser-
viamo; Saggezza, Forza e Bellezza sono intorno al
Suo Trono come colonne delle Sue opere, poiché
la Sua Saggezza è infinita, la Sua Forza è onnipo-
tente e la Bellezza brilla nell’intero creato in or-
dine e simmetria. Egli ha disteso i Cieli a forma di
volta;
Il riferimento allegorico-filosofico è costante e
continuo e non ha alcun nesso con
l’organizzazione fisica del Tempio ma bensì con la
Loggia che ogni Massone è chiamato a costruire
dentro di se.
La tavola è quindi, il sistema allegorico di co-
noscenza per ogni massone, la cui interpretazione
e comprensione è per tutti, ovvero per tutti colo-
ro che siano iniziati e ammessi al rito. La tavola
quindi non ha un esoterismo simbolico necessa-
riamente da interpretare, ma, un mistero ideolo-
gico da custodire. L’esoterismo sta nella rappre-
sentazione e composizione dello spazio e non nel
singolo oggetto. Essendo il rito destinato a “tutti”
gli iniziati esso non necessita di conoscenza me-
diata ma può mostrasi liberamente proprio per-
ché chi è ammesso è un iniziato e non un profano.
John Harris decide di realizzare tavole di trac-
ciamento non per mero spirito di servizio ma per
definire e tracciare un percorso di conoscenza in-
teriore definito non dagli ornamenti “fisici” della
Loggia ma dalla sua concezione metafisica mate-
rializzando gli astratti concetti e le allegorie degli
insegnamenti.
Materializzando la forza, la saggezza e la bel-
lezza, indica nella scala il percorso da seguire e le
virtù che possono e devono sostenerlo, identifica
l’obiettivo da raggiungere che materializza e in-
dividua con la stella fiammeggiante.
La tavola diventa il tracciamento del tempio di
ogni fratello/iniziato da perseguire. La ricerca in-
teriore ma anche la ricerca esteriore per il miglio-
ramento di se stessi. Cercare e ri-cercare.
Perché le porte del miracoloso si aprono solo
ed esclusivamente per chi cerca e mai per chi a-
spetta. La ricerca non arriva mai dall’esterno e
non è legata a nessuna ritualità o strutturalità, è
personale, è assolutamente unica e definisce, in-
frangendoli i limiti di ogni uomo giorno per gior-
no, quando questa è praticata. Nella Tavola tro-
viamo gli strumenti, dentro di noi le nozioni e nel-
la Loggia le motivazioni.
Mi permetto un piccola divagazione su questo
tema poiché di diretta ispirazione della Tavola di
Tracciamento ma anche di tutta l’esperienza
massonica e profana di vita vissuta finora, la Co-
noscenza o Ricerca Esoterica non può essere
concessa semplicemente a coloro che cercano,
ma dovrà essere concessa la possibilità di com-
prenderla (senza mai illustrarla per intero) sol-
tanto a coloro che la cercano con una certa con-
sapevolezza, cioè con la comprensione di quanto
differisca dalla conoscenza ordinaria e di come
possa esser trovata. Ma la cosa straordinaria e
spesso sottovalutata è che questa conoscenza
preliminare può essere ottenuta con mezzi co-
muni, dalla Letteratura conosciuta ed esistente,
facilmente accessibile a tutti. E l’acquisizione di
questa conoscenza preliminare può esser consi-
derata come la Prima Prova.
Mi sono trovato spesso a chiedere a persone a
me care e addentro alla Massoneria cosa potessi
leggere per avere maggiore conoscenza e consa-
pevolezza, la risposta costante, continua e quasi
sempre pronunciata come una litania fu “tutto,
devi leggere tutto”.
Istruzione massonica
incisione su rame, Vienna, 1791.
Il 2° Sorvegliante spiega agli Apprendisti i simboli
rappresentati sul Quadro di Loggia.
Il centro dello specchio riflette il raggio di luce con le
iscrizioni in latino: “La luce splende nell’oscurità e
l’oscurità non l’ha capito”
Pagina | 33 Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII G.L.R.I
Soltanto coloro che superano questa prima
prova, coloro, cioè, che acquisiscono la conoscen-
za e la consapevolezza necessaria dal materiale
accessibile a tutti, possono sperare di intrapren-
dere il passo successivo, per il quale un diretto
aiuto individuale sarà loro accordato o concesso
sotto forma di “casualità”. Un uomo può sperare
di proseguire un percorso iniziatico (passare ol-
tre le colonne e gli strumenti e intraprendere la
ascesa sulla scala) se ha acquistato una giusta
comprensione della conoscenza comune, ovvero
deve saper trovare la sua vita in un labirinto, sen-
za uscita in uno spazio senza dimensioni, di Si-
stemi, Teorie e Ipotesi contraddittorie, e com-
prenderne il loro contenuto e significato generale
affinché sia esso stesso (l’iniziato) l’uscita del la-
birinto.
Il richiamo architettonico metafisico
Essendo ormai saltato lo schema descrittivo
bidimensionale delle tavole di tracciamento pre-
cedenti Preston disegna uno spazio metafisico
con alcune caratteristiche peculiari che lo rendo-
no particolarmente mistico.
Innanzitutto mi preme ritornare sulla defini-
zione e distinzione della parole esoterico e miste-
rioso. Il linguaggio della tavola di tracciamento è
essenzialmente esoterico ma potremmo definirlo
assolutamente “acroamatico” ovvero la base per
l’insegnamento a viva voce di un maestro e alla
trasmissione orale di una dottrina come lo furono
le lezioni di Pitagora o Aristotele basate essen-
zialmente su un’unica figura di riferimento, la te-
trakis pitagorica per esempio. La spiegazione del-
la tavola di tracciamento che leggiamo in Loggia
aperta al neo iniziato ne è la dimostrazione. Non
spieghiamo com’è organizzata la Loggia ma ne
sottolineiamo gli aspetti esoterici e misterici.
La tavola è anche misterica poiché permette a
coloro che la conoscono (o meglio che ne sono a
conoscenza) di comprendere gli elementi della ri-
tualità. I Misteri dell’antichità, Orfici, Dionisiaci,
Eleusini ecc ecc non erano misteriosi perché to-
talmente sconosciuti lo erano perché noti solo a-
gli iniziati e non ai profani. Mistero è termine
proveniente dal latino mysterium, e dal greco
μυστήριον, proprio nell’uso greco originario, il
termine, usato per lo più al plurale, indicava la ce-
lebrazione di riti d’iniziazione, in particolari culti
segreti (come quelli già citati), e per estensione i
culti stessi (religioni di mistero) e i loro oggetti; di
qui anche, più genericamente, segreto, verità reli-
giosa rivelata da Dio. Nel greco degli scrittori cri-
stiani il termine (passato poi in latino: mysterium,
ma anche sacramentum) conserva sostanzialmen-
te questi significato, essendo usato per indicare
un rito segreto, gli oggetti sacri del rito, e in gene-
re una realtà o verità nascosta, sacra, e in alcuni
casi rivelata da Dio; designa anche un senso ripo-
sto poi reso manifesto e quindi, più ampiamente,
le realtà che costituiscono e manifestano il piano
divino della Redenzione e che sono esemplar-
mente contenute nella Bibbia (ma anche nei riti
della liturgia).
La tavola quindi è la rappresentazione globale
del “mistero” della ritualità.
“Lo spazio metafisico ha un’ulteriore peculia-
rità, perché le sue caratteristiche possono essere
espresse e descritte in diversi modi, in quanto è
allo stesso tempo spazio fisico ed essenza, con-
creto e astratto insieme. L’aggettivo metafisico
indica, infatti, CIÒ CHE STA ALDILÀ DI CIÒ CHE È
FISICO, CONCRETO, TANGIBILE, REALE; esso ri-
manda, pertanto a qualcosa che non ha alcuna de-
limitazione fisica. Numerosi filosofi, infatti hanno
tentato fin dall’antichità di dare dello spazio fisico
una precisa definizione in tal senso. Platone, ad
esempio, nel “Timeo” fa questo tentativo, ma si
trova davanti alla nozione di luogo e più in gene-
rale di estensione spaziale dei luoghi intellegibili.
Lo spazio potrebbe non avere limiti ma a sua
volta essere delimitato da elementi terzi, il pavi-
mento ne delimita lo spazio inferiore e la volta ce-
leste ne delimita quello superiore. Lateralmente
nulla delimita lo spazio che è infinito ma anche i
limiti apparentemente presenti nella tavola non
precludono il loro superamento. Se guardiamo
con il giusto spirito speculativo ci potremo ren-
dere conto che il pavimento rappresenta rettitu-
dine di comportamento e l’equilibrio. Il pavimen-
to rappresenta quell’aspirazione propria
dell’iniziato che aspira alla maestria (ascesi) e
non può ignorare che la ricerca del Vero sarebbe
vano esercizio accademico se non fosse costan-
temente accompagnata dalla pratica del Giusto,
che le due virtù devono stare in perenne equili-
brio fra loro, che, infine, l’equilibrio personale e
interiore, se raggiunto, è il riflesso dell’equilibrio
generale ed esteriore che ci fa intuire l’esistenza
di un Principio universale dal quale tutto provie-
ne ed è retto. Rammento che il vocabolo greco ko-
smos, da cui l’italiano ‘cosmo’, (da cui presero il
nome i Cosmati ovvero gli appartenenti
all’ordine) aveva invece quale primo significato
proprio quello di ‘ordine’. Il Pavimento diventa
quindi un apparente limite fisico il cui ruolo è
proprio collegato al concetto di “superamento”. Il
limite della volta celeste è del tutto collegabile al-
la vita “terrena” dell’iniziato attraverso la quale
passerà ascendendo dopo la morte e una vita giu-
sta e perfetta.
G.L.R.I Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII Pagina | 34
Avendo comunque un limite fisico al basso e
all’alto sulla tavola di tracciamento lo spazio defi-
nito dal pavimento a scacchi e dalla volte celeste,
con le tre colonne è un ambiente aperto e indefi-
nito che rimanda ad una linea di orizzonte infinita
sui lati dove convergono le linee di-segnate dal
pavimento a scacchi, che perde la sua caratterista
di “quadrilungo” e diventa infinitamente grande
(largo). Il pavimento identifica un orizzonte che
non ha un centro ma un linea virtuale posta sullo
sfondo.
Questo ideale orizzonte tracciato e definito dal
pavimento a scacchi ha un punto in particolare di
visualizzazione ovvero quello in cui è posta l’ara e
il Volume della Legge Sacra. Da questo punto par-
te la scala di Giacobbe che non “rispetta” la pro-
spettiva del pavimento ma ne definisce una se-
conda che ha come culmine la stella fiammeg-
giante. La stella a sua volta è posta sulla volta
stellata dove sono visibili anche il sole e la luna.
La spiegazione della tavola fa più volte riferi-
mento al cielo stellato o alla volta celeste e questa
sembra essere presente al termine della scala.
Si definiscono quindi in questo spazio metafi-
sico tre visione spaziali differenti.
Lo spazio ideale della Loggia, come lo spazio
ideale ritagliato e avulso dal contesto, dello stu-
diolo di San Gerolamo che Antonello da Messina
incastona in un ideale costruzione religiosa di-
venta il primo grado di conoscenza. La scala di
Giacobbe che prospetticamente tende alla stella
fiammeggiante rappresenta l’ascesa interiore
dell’iniziato, la volta celeste che sovrasta con ul-
teriore e differente prospettiva completa il per-
corso identificando l’empireo governato dal
Grande Architetto.
Il riferimento all’autore del quadro che abbia-
mo nello stemma della Loggia di Ricerca non è
casuale poiché lo spazio metafisico, ampiamente
illustrato dagli autori del XIX-XX secolo come De
Chirico, Carrà, Morandi, ha come primissimi in-
terpreti proprio gli autori fiamminghi e in Italia
principalmente Antonello Da Messina che ha de-
finito uno spazio “sospeso” adornato da simboli e
allegorie dalla pernice al leone, dal vaso cristalli-
no ai gradini dello studiolo.
All’orecchio attento fanno da richiamo anche
le parole di Dante Alighieri nelle prime due terzi-
ne del Paradiso:
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più de la sua luce prende
fu’ io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;
Dove il riferimento a Grande Architetto
dell’Universo è chiaro nel primo versetto e
nell’ultima parte: “vidi cose che ridire né sa né
può chi di là sù discende”
Colui che è ammesso ai misteri iniziatici Mas-
sonici è ammesso alla “visione” del suo intero
percorso ma giura solennemente di non riportare
alcun segreto a lui confidato nè su carta né su al-
tro elemento posto sotto la volta celeste, in parti-
colare:
“sinceramente e solennemente prometto e mi
impegno a tacere, celare e giammai a rivela-
re alcuna parte o parti, punto o punti dei mi-
steri propri o riguardanti i Liberi e Accettati
Muratori nella Muratoria, che io abbia cono-
sciuto in passato, o che mi vengano adesso o
in qualsiasi momento del futuro comunicati,
salvo che a uno o più Fratelli veri e regolari e
neppure a lui o a loro, se non dopo adeguata
prova, severo esame, o sicura informazione,
da parte di un Fratello ben conosciuto, che
egli o essi siano degni di tale confidenza; op-
pure in seno ad una Loggia, giusta, perfetta
e regolare di Antichi Liberi Muratori. Inoltre,
prometto solennemente di non scrivere tali
misteri, né di porli su carta, scolpirli, dise-
gnarli, inciderli o altrimenti delinearli; né di
tollerare che ciò sia fatto da altri, se in mio
potere di prevenirlo, su qualsiasi cosa, mobi-
le o immobile, sotto la volta del cielo, attra-
verso o mediante cui alcuna lettera, caratte-
re o figura, o la minima traccia di una lette-
ra, carattere o figura possa divenire leggibile
o intellegibile a me stesso o a chiunque altro
al mondo, cosicché i nostri misteri nascosti
possano essere impropriamente conosciuti a
causa della mia imprudenza”.
La triplice prospettiva dello spazio metafisi-
co della tavola corrisponde esattamente allo spa-
zio della loggia interiore ma definisce anche lo
spazio vitale di ogni iniziato massonico, che
cammina su un pavimento a scacchi, risalendo la
scala della conoscenza per ascendere alla volta
celeste sotto la quale vive in armonia. La triparti-
zione dello spazio allude metaforicamente al gra-
do e allo stesso tempo alla forza, alla bellezza e al-
la saggezza, allude alla triplice forma sostanziale
dell’uomo: corpo, anima e spirito poiché il primo
percorre gli infiniti spazi del mondo e allo stesso
tempo ascende animisticamente lungo la scala
per giungere in solo spirito alla volta celeste, at-
Pagina | 35 Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII G.L.R.I
traversando la purificazione delle tre virtù poste
sulla scala.
L’iniziato ha tutto il percorso davanti a se,
sempre, in ogni incontro in Loggia, quando questa
è aperta e in ogni momento della sua vita attra-
verso la sua reminiscenza. Attraverso il Quadro
potrà sempre Ri-Conoscere il percorso, poiché
rappresenta una conoscenza che non significa
semplicemente pensare, studiare, apprendere,
ma significa “Essere”.
Poiché il quadro stesso, abbandonando la sua
forma “manualistica” per la disposizione del tem-
pio e per la sua ritualità e descrivendo un tempio
interiore per ogni iniziato ci indica anche che
qualsiasi forma di dialogo, scambio o intelligibili-
tà delle conoscenze di ognuno non dovrà esclusi-
vamente riferirsi ai soli momenti rituali poiché la
Massoneria è si, una “scuola iniziatica ritualisti-
ca”, ma resta officina di conoscenza, che forgia il
ferro dell’esperienza profana, nel crogiuolo della
sacralità rituale anche quando la Loggia è chiusa.
Bibliografia minima di riferimento:
Percy John Harvey, Anatomia dei quadri di Loggia
(2014) Edizioni Mediterranee
Ruggiero Di Castiglione, Corpus massonicum
(1984), Atanòr Editrice
Enrico Marcia, La Tavola di tracciamento del pri-
mo grado (2020), Edizioni Tipheret
Fabio Venzi, Origine ed evoluzione della ritualita’
libero muratoria inglese. Allocuzione del Gran
Maestro nella Gran Loggia di Roma 15 Dicem-
bre 2018
Renè Guenon, Iniziazione e realizzazione spiritua-
le (1952), Luni Editrice
S. Farina, Il libro dei rituali del Rito Scozzese An-
tico e Accettato (1988), I Dioscuri edizioni
Domenico V. Ripa Montesano, Vademecum di
Loggia, (2009) Edizione gran loggia Phoenix
N. M. di Luca, La massoneria. Storia, miti e riti,
(2000) Atanòr Editrice
Renè Guenon, La Metafisica orientale (1939), Lu-
ni Editrice
Saverio Battente, Massoneria Illustrata, (2010)
Betti Editrice Siena
Domenico Marfia, Geometrizzazione della Loggia
(n10/2012) De Homines Dignitate GLRI
Renè Guenon, Considerazioni sull’iniziazione
(1946), Luni Editrice
Marcello Fagiolo, Architettura e Massoneria
(2006) Gangemi editore
T.di Tr. Dipinta da J. Bowring 1819
T.di Tr. Disegnata da J. Harris 1825

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