ORA SERVE UNA COSTITUZIONE PER DIFENDERE L’UE DAGLI USA

Sapelli: ora serve una costituzione per difendere l’Ue dagli Usa

 

 

Pubblicazione: 15.06.2024 – Giuli PER DIFENDEREo Sapelli

Quello che sta accadendo dopo le elezioni europee mostra quanto l’Ue dei burocrati sia sempre più lontana dalla realtà degli Stati membri

scholz macron biden 1 ansa1280 640×300            Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Joe Biden (Ansa)

 

Che vi sia un’ormai ineludibile separazione tra l’Europa formata dagli Stati firmatari dei Trattati e il costrutto funzionalista, ordinatore senza legittimazione costituzionale, costituito dall’insieme di Trattati che compongono l’Ue con la sua “burocrazia celeste”, è ormai sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. L’Ue sempre più ampia e compulsiva con regolamenti, direttive, addirittura documenti fatti propri dagli Stati europei e dai loro Parlamenti che descrivono percorsi istituzionali verso transizioni economiche, ecologiche, financo “morali” con rilevanti conseguenze su quello che è lo spirito pubblico dei cittadini dei singoli Stati nazionali afferenti all’Unione.

 

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Le due guerre in corso – una nel plesso del Grande Medio Oriente con epicentro lo scontro tra il terrorismo di massa antisemita di Hamas e lo Stato ebraico, l’altra ai confini dell’Europa stessa, anzi, con la prossima ammissione dell’Ucraina nell’Ue nei confini dell’Europa funzionalista – non fanno che esacerbare questa divisione.

 

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La causa prima è la lenta e poi via via più rapida dissoluzione del regime di potere impersonificato in Francia da Emmanuel Macron: la distruzione dei partiti continua senza sosta e l’emanazione di leggi grazie alle regole costituzionali adatte per uno stato d’eccezione prosegue, con il distacco crescente dei cittadini dalla partecipazione elettorale, mentre quella politica vede ormai primeggiare quella conservatrice delle forze di destra moderata ed estrema che si stanno raggrumando nella continua proliferazione di gruppi di cacicchi personalistici raccolti attorno a capi dotati di capacità di manovra sempre più ampia.

 

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La Germania è l’altro caso eclatante, colpita com’è dalle sanzioni Usa e Ue contro la Russia che altro non hanno come scopo che disgregare l’industria tedesca e i suoi organici legami con l’Italia e la Cina, che gli Usa intendono distruggere. L’Ue è lo strumento scelto, mentre la Nato riafferma la volontà di fatto unipolaristica Usa, unipolarismo mascherato che è la fonte di un’altra disgregazione: quella delle relazioni internazionali, che prosegue con grande rapidità e pone le basi per l’ampliamento di conflitti sia sul piano dell’allargamento spaziale con prolungamenti di potenza che superano sempre più gli Stati originari, sia con il grado potenzialmente sempre più distruttivo degli armamenti, che fanno profilare il pericolo dalla guerra mondiale nucleare, minaccia sempre incombente.

 

In questo contesto l’atassia delle istituzioni Ue si avvicina al colmo, per il perdurare delle procedure di scelta del prossimo presidente della Commissione che continua a essere indicato dal Partito popolare europeo nella figura di Ursula von der Leyen, anche se dallo stesso partito sono emerse nell’ultimo congresso non poche contestazioni in merito.

 

Ma la sostanza del discorso è che la macchina della formazione funzionalista del potere di comando amministrativo che caratterizza l’Ue continua a funzionare come se nulla fosse. Si disgrega la democrazia francese, è in crisi quella tedesca, le Repubbliche baltiche muovono al confronto con la Russia, con la Polonia che fa da caposquadra con un revanscismo comprensibile, ma pericolosissimo in contesto di guerra, ma tutto continua come prima.

 

In questo quadro l’Italia pensa di poter svolgere un ruolo superiore alle sue forze, scambiando i risultati elettorali di una competizione dove metà dell’elettorato non ha votato e in cui il primo ministro ha stravinto più rispetto ai suoi compagni di Governo che rispetto all’altro candidato di riferimento dell’opposizione. Ebbene, l’unico punto forte di riferimento è lo spiccato atlantismo italico, che si è certo trasformato vieppiù, ma che rimane sempre quello della consolidata appartenenza all’anglosfera dell’Italia, con ben poche varianti rispetto alla nostra lunga storia diplomatica profonda.

 

In questo senso la necessità di richiedere una profonda trasformazione del rapporto tra la burocrazia celeste e gli Stati e i cittadini di codesti Stati, che fondano l’Europa storica, universale civilizzatrice del mondo, è sempre più inderogabile, se non vogliamo che il continente sprofondi tutto in una crisi irreversibile.

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