EQUINOZIO D’AUTUNNO
Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli,
Nel mensile di agosto ho svolto alcune riflessioni sul dovere dei Massoni di fronte ad un grave lutto dei Fratelli. Da Nord a Sud le cronache estive ci hanno messo davanti a tragici eventi come il crollo del ponte “Morandi” a Genova, la tragedia del parco del Pollino in Calabria e molti altri a cui è stato dato meno rilievo sui notiziari. Da Nord a Sud la morte ha devastato molte famiglie. Non è mio compito svolgere considerazioni politiche o tecniche sulla fatalità o prevedibilità di questi eventi, ma vorrei condividere con il lettore un pensiero sull’Oriente Eterno cui tutti, volenti o nolenti, siamo diretti. La “morte” è una costante nel simbolismo massonico. Già il nostro deambulare in Tempio da Nord a Sud, con incedere costante, ci indica la strada che stiamo percorendo e la sua meta. Il simbolismo massonico ci viene sempre in aiuto quando ci troviamo di fronte alle grandi domande sulla vita.
Il 21 settembre celebriamo l’Equinozio d’Autunno, in coincidenza dell’entrata del Sole in Bilancia.
Riprendendo i nostri Lavori in Loggia, rinnoviamo l’impegno assunto con noi stessi di trasformare la pietra grezza in pietra cubica, ricercando la Verità nell’incontro con la nostra Interiorità. Il segno della Bilancia è associato alla morte. Qui comincia nello zodiaco il ciclo involutivo, in cui la vegetazione sembra morire, per poi rigenerarsi in altre forme e sostanze. Questa legge di natura riguarda anche l’uomo. Come il frutto si separa dall’albero, il seme si separa dal frutto e dal seme macerato nella terra nascerà una nuova pianta, così il corpo deve separarsi dalla sua anima perché questa possa rinascere a nuova vita.
È in autunno che avviene quella separazione di cui parla Ermete Trismegisto quando afferma: «Tu separerai il sottile dal denso con grande abilità», intendendo che dobbiamo separare lo spirituale dal materiale, attività che noi Massoni siamo esortati a fare prima di entrare in Tempio lasciando fuori i nostri metalli. Ma quali sono questi metalli che dobbiamo “lasciare” fuori dallo Spazio Sacro? Ho assistito di recente ad un battibecco ove si sosteneva che le donne non possono entrare in Tempio con i monili (orecchini e collane) perché sono metalli.
Purtroppo la scena (del crimine) è stata ancora una volta un social network (“Facebook”) che non ha tradito la mia aspettativa di assistere, inerme a considerazioni di asseriti massoni che di dottrina massonica, pur nella loro saccenza, hanno dimostra to di sapere poco o nulla.
Non ho la presunzione di essere depositaria della verità perché come voi sono alla sua ricerca, ma l’osservazione mi ha fatto sorridere non tanto per il suo contenuto, perché se al suo autore non è stata data una buona istruzione, c’è poco da scandalizzarsi, quanto il tono sprezzante utilizzato affatto disposto ad accettare l’opposta opinione secondo cui i metalli,
cui i rituali massonici si riferiscono, sono quelli interiori e non esteriori (lo stesso Rituale adottato anche dal nostro Ordine prevede, infatti, la restituzione al neofita dei metalli di cui è stato spogliato in Tempio). Ma cos’hanno i metalli a che vedere con la morte? Tutto.
La morte simbolica che subiamo più volte, deve portarci a rinascere sempre più scevri di quelle scorie che impediscono alla Luce di penetrare all’interno della nostra mente e queste scorie sono rappresentate dai metalli.
Ogni volta che moriamo non abbiamo terminato la nostra fatica di spoliazione perché la ricompensa continua ad essere la Morte, fino a quando non ci saremo liberati di tutti quegli involucri di cui è costituita la nostra personalità e che rappresentano i legami che tengono prigioniero il nostro Spirito alla Materia.
Se dal punto di vista simbolico riusciamo a dare un significato alla Morte, da massoni come affrontiamo quella Fisica?
La dottrina massonica non offre alcuna risposta e non può farlo, ognuno di noi è un Microcosmo a sé ed ha il suo approccio.
La Libera Muratoria, tuttavia, ci mette a disposizione gli strumenti per ragionare sull’estremo passo verso l’Oriente Eterno, tra cui l’indirizzo adogmatico, l’utilizzo della Ragione ed un’ampia visione cosmologica.
Siamo, infatti, consapevoli di non essere il Centro dell’Universo né che questo sia stato costruito per noi; ne facciamo intimamente parte secondo un’architettura che non lascia nulla al caso. Tutto si evolve verso uno Scopo Supremo.
Sta a noi, con il lavoro interiore ed il sapiente uso degli attrezzi che abbiamo a disposizione, cercare di trovare questo Scopo Supremo nelle risposte che più si allineano al nostro sentire, alla nostra formazione e soprattutto che ci aiutino ad affrontare con serenità l’ultimo passaggio da questa Terra, senza alcuna presunzione di avere la risposta giusta per tutti.
Torniamo quindi nei nostri Templi ad affinare con il Lavoro cui siamo chiamati, l’uso di questi attrezzi senza mai dimenticare che non lavoriamo solo per noi stessi ma anche per il bene del nostro prossimo.
Buon Equinozio d’Autunno