Nell’attesa del Maestro che verrà…
Nel corso delle sue innumerevoli vite, l’uomo non riesce, ahimè, a realizzare giammai il vero scopo dell ‘ esistenza: conseguire lo stato di perfezione.
L’uomo perfetto, nascosto nel segreto più profondo del suo essere, non può in alcun modo accelerare tale processo, soprattutto perché non ancora risvegliato: giace, infatti, in una specie di “stato di animazione sospesa” e quindi impossibilitato alla individuazione dell’ ideale percorso che conduce al sentiero verso “la perfezione “.
Ad un certo punto dell’esistenza, però, succede un fatto nuovo. Lo stato d’ insoddisfazione, per buona parte determinato dalla consapevolezza delle limitazioni dell’ essere umano, mette in moto un processo più attivo e cosciente di partecipazione dello spirito: l’uomo, conscio ormai del risveglio del suo “ego “, avverte l’esigenza di scalare vette sempre più impervie ed elevate, e quasi rispondendo ad un arcano e misterioso richiamo che, ad un certo momento, si predispone al sacrificio di tutte le forze di cui dispone pur di conquistare il messaggio arcano che è in lui, anche a costo del sacrificio della vita.
Nei Vangeli, come in tutti i testi sacri che parlano dell’Essere Supremo, ben individuabili sono i riferimenti a questa fase dell ‘ evoluzione umana, simboleggiata non solo dal ministero di Giovanni Battista, ma da tutta una serie d’ eventi come, ad esempio, gli uomini che raddoppiano i loro talenti, le pecore separate dai capri, i discepoli che rispondendo all’ appello, abbandonano tutto per seguire il Maestro…
Non sono rari, infatti, i racconti d’ uomini che nonostante i legami con il passato, ma più ancora per vincoli strettamente familiari, non hanno esitato un istante, quando risvegliatisi, hanno intrapreso il cammino iniziatico con determinazione sempre più crescente.
L’idealismo, poi, di chi non è più dormiente, esalta ancor più l’impegno profuso nella ricerca delle proprie radici e fa apparire più nitida e luminosa la visione dell ‘ anima, infiammata come non mai dall’ intima esigenza di pervenire ad un traguardo ultraterreno. Ed è proprio a questo punto che gli amorevoli interventi del Maestro assumono un particolare significato: l’ adepto è aiutato, e nello stesso tempo sorretto, a varcare la porta attraverso cui si accede al sentiero che conduce alla Conoscenza.
La saggezza, come tutte le cose umane, è relativa perché in costante evoluzione verso la Saggezza Assoluta: varia in ragione delle virtù acquisite, e della loro maggiore o minore relatività.
Intanto, l’uomo del nostro secolo si accinge a varcare la fatidica soglia del III Millennio conscio dell’infinita serie d’ interrogativi irrisolti, tra cui il più importante: il perché dell’ esistenza.
A questo punto, spontanea si pone una domanda. Un “massone”, inteso come uomo libero e impegnato nella ricerca della verità, può mai condividere il concetto teologico, ancora oggi imperante nella Chiesa apostolica romana, secondo cui l’ anima sarebbe una sostanza incompleta che resta parcheggiata a causa della morte nell ‘ attesa di ricongiungersi al corpo, per la ricostituzione della primitiva unità?
Si tratta, ed è noto, di una concezione grossolana e impregnata di un tale materialismo, cui neppure il “positivismo ” è giammai pervenuto: ogni anima sarebbe creata per un determinato corpo. E’ come affermare che esistono negli individui, in quanto elementi della catena di vita biologica, “connotazioni vitali diverse “.
L’ ingenuo tentativo di istituzionalizzare l’individualità del corpo, per farlo risorgere poi nella stessa persona, non solo è decisamente in contrasto con quanto afferma la scienza circa il processo evolutivo della specie, ma risulta essere uno stantio e superficiale aspetto di dialogo che la Chiesa intrattiene con i credenti, e che non tiene assolutamente conto di chi è già pervenuto ad una visione più raziocinante ed universale della vita.
L’impegno profuso, nel tentativo di comprendere il significato della vita, può trasformarsi in uno strumento propulsivo di conoscenza, di evoluzione interiore e, non solo, di stabilità sociale. Vale la pena considerare quanto ebbe a dire, a tale proposito, Sigmund Freud. “La sensazione di impotenza dell’uomo egli affermò – difronte alla natura ed a tutte quelle forze che non può dominare, fa nascere stati emotivi che sono la ripetizione delle situazioni in cui l’individuo, da fanciullo, trovandosi senza aiuto, contro forze superiori e sconosciute, era solito rivolgersi a chi gli era vicino e poteva assicurargli protezione e gratificazione: ricorrere, cioè, alla madre o al padre “.
L’ angoscia che insorge di fronte ai pericoli della vita, a questo punto, mitigata dalla consapevolezza senso di giustizia, nella civiltà umana troppo spesso disattesa, si fa sempre più strada. Il significato di giustizia, esaltato ancor più dai concetti di sincerità e lealtà – virtù indispensabili per chi intraprende la ricerca iniziatica – appare, stranamente, meno nebuloso e più accessibile. E non è tutto. La condotta irreprensibile, coadiuvata dal concetto alto di morale, potenziano il senso di responsabilità ed il desiderio pressante di donare agli altri ciò che si è appreso. E’ un atto d’amore verso tutti gli esseri viventi, e si manifesta, con la capacità di sintesi che gli è propria, anche con la difesa dei più deboli e col desiderio di contribuire al miglioramento dell ‘Umanità.
La disponibilità al perfezionamento diviene così l’unità di misura della “saggezza ” e della “non saggezza “, a seconda che essa venga o non venga applicata. Viene meno così il senso di competizione, mentre si rafforza, di conseguenza, quell’equilibrio interiore mediante cui è possibile superare tutte le situazioni illogiche e fastidiose della vita quotidiana.
L’ impegno per il conseguimento dello stato di “saggezza “, però, si accompagna, ahimè, ad una sottile solitudine, quasi palpabile, sempre più stressante e sempre più in apparenza illogica. Si, è la solitudine opprimente che solitamente viene scacciata dalla “non saggezza” mediante le distrazioni e le ofanità più variopinte. La solitudine è il duro prezzo della saggezza, va accettata e pertanto intesa come il secondo gradino della scala verso l’ Assoluto.
La Massoneria, seppur intesa come Ordine composto da uomini che tendono alla “perfezione ” mediante I ‘incessante lavoro di Loggia, non ha finalità particolari da conseguire o da mantenere: non è una religione ed è apartitica, pur avendo uomini che rivestono ruoli attivi nella politica. A mio modestissimo avviso, I’ Istituzione ha un compito importantissimo: quello di risvegliare, negli uomini liberi e di buoni costumi, la consapevolezza degli alti valori contenuti nell’ immortale trinomio di libertà, uguaglianza e fratellanza umana e dei suoi inalienabili attributi di democrazia e di laicità. Porsi in questa condizione significa più facilmente la gravità degli emblematici avvenimenti che caratterizzano questo ultimo scorcio di fine secolo.
I privilegi economici, l’ autoritarismo tirannico che sembra caratterizzare quasi tutti gli organi costituzionali, il confessionalismo proteso sempre più alla clericalizzazione dello Stato, il serpeggiante ed insidioso ritorno di un integralismo legato a concezioni e metodi di chiara connotazione catto-comunista, riscattato in passato col sangue e col sacrificio di tante vite, non lasciano certamente intravedere un futuro piuttosto sereno per chi è fuori da questo stato di cose.
E’ giunto il momento che ciascuno prenda coscienza della propria individualità, e degli alti valori morali che sono propri di chi veramente desidera contribuire alla realizzazione di una umanità migliore. E’ giunto il momento che ciascuno ricordi a se stesso il contenuto di quei principi che indussero i nostri padri – i nostri maestri del passato – a lottare, anche a costo della propria vita, per la salvaguardia della libertà fondata sui veri principi laici di giustizia politica, sociale ed economica: presupposti indispensabili all’ emancipazione e all ‘eguaglianza di tutti i popoli, senza distinzione di razze e di religioni.
La Massoneria, oggi più che mai, deve adoperarsi per arginare il dilagante immorale malvezzo di considerare qualità encomiabili la sopraffazione e i falsi moralismi che impediscono, tra l’ altro, la concretizzazione di una umanità affratellata e protesa all’equilibrio delle classi sociali e della sicurezza del lavoro.
Con tristezza e avvilimento, giorno dopo giorno, assistiamo, impotenti, alla sistematica e progressiva discriminazione dei nostri Fratelli, considerati oramai, nel pubblico impiego, quasi degli appestati. Non vi è più alcun rispetto della libertà di associazione. Il futuro dello Stato laico è in pericolo.
La consapevolezza del sacro diritto alla parità di condizioni non dovrebbe più vederci, alla luce degli avvenimenti ultimi, perennemente chiusi in difesa, a rintuzzare i continui intolleranti attacchi effettuati con la ben nota “tecnica del branco “, di cui sono vittime, da tempo immemorabile, l’ Istituzione ed i suoi appartenenti. Ritengo, sia giunto il tempo in cui la “forza ” che scaturisce dalla condizione iniziatica, ovverosia l’ essenza primaria che determina la scuola del carattere e della libertà, che preserva le tradizioni e i riti da ogni contaminazione contingente, può e deve prescindere dalla consapevolezza di esser guida di ogni nuovo pensiero e “camminare con la giovinezza del mondo “, come era solito dire Giovanni Bovio.
L’essenza della Libera Muratoria si esalta attraverso i rituali e mediante I’uso ragionato dei simboli dell ‘ Arte Reale. Ecco perché, in considerazione delle attuali contingenze, è giunto il tempo per chi si identifica nei principi massonici, di coloro cioè che ben conoscono il segreto delle cose che dividono, di pensare soltanto a ciò che unisce i cuori, e di cementare con la concordia, qualità che è propria degli “uomini di buona volontà ” quello spirito di fratellanza che trae linfa vitale dalla tolleranza e dalla umana comprensione.
Essere nella lotta, a volte, non vuol dire lottare, ma difendere gli oppressi dalle aggressioni degli arroganti, disarmando i violenti ed i rapaci.
Queste dovrebbero essere, a mio modesto avviso, le premesse di un comune e vicendevole impegno in difesa di quelle rispettive idealità, indispensabili alla nascita di quell ‘ orgoglio massonico che con fierezza ci consentirà di far sentire più incisiva la nostra presenza nella vita di tutti i giorni, e di dire a gran voce:
“1\1 sei mio fratello ed io ne sono fiero!”
Silvio Nascimbe
neaAgorà novembre- dicembre 1998