La gratitudine
(Alpina 8-9/2011)
Nel bagaglio di insegnamenti da trasmettere ai giovani, la gratitudine è sempre stata una costante. Oggi come oggi, tuttavia, sembra che tale valore sia stato declassato. Le ragioni e le cause che hanno determinato la crisi di questa componente meriterebbero uno studio approfondito. È probabile che i fattori che hanno concorso a tale declino siano di differente natura. Si può supporre che la gratitudine venga ormai percepita come una forma di debolezza, oppure che sia un comportamento da assimilare a quei noiosi e un po’ ridicoli formalismi in auge soprattutto nel romanticismo. Altri ancora potrebbero associare la gratitudine ad una specie di riconoscimento di un debito contratto con qualcuno. Queste sono solo alcune ipotesi plausibili, verosimili della tendenza soprattutto odierna a espungere dal corredo delle regole civili quella della gratitudine. Il presente numero dell’Alpina potrebbe essere un primo tentativo di porsi seriamente il problema in attesa di ulteriori ricerche che possano metter e a fuoco nitidamente la natura di questo fenomeno abbastanza inquietante. Credo che il compito di ogni Massone, a fronte di questo problema, sia almeno duplice:mostrare in primo luogo che le ragioni dell’ingratitudine non sono cogenti ma piuttosto deboli e, in un secondo tempo, evidenziare alcuni argomenti forti, cioè non retorici, dell’esigenza di riabilitare questo nobile stato d’animo. Per quanto riguarda il primo obiettivo, una conoscenza anche sommaria della teoria dell’argomentazione e di alcuni principi di logica, è sufficiente per mettere in evidenza i punti deboli dei ragionamenti, impliciti od espliciti, posti a fondamento dell’ingratitudine. Per quanto concerne invece il secondo proposito, non è difficile trovare nella storia del pensiero massonico in particolare, e di quello etico in generale, dei ragionamenti coerenti e anche convincenti per tenere in vita e rinvigorire quello che a noi personalmente sembra un inalienabile principio alla base di una dottrina e di una pratica esistenziale, come è appunto quella massonica, che ha per scopo il miglioramento etico e morale dell’uomo. Aggiungerei infine, non perché meno importante, ma piuttosto per metterla maggiormente in evidenza, la costante meditazione dei nostri simboli fondamentali: la squadra, il compasso, lo scalpello, la cazzuola, il grembiule, i guanti bianchi, il filo a piombo, la livella che, interpretati alla luce dei secolari insegnamenti massonici,sapranno sempre indicare il comportamento giusto e perfetto.
Daniele Bui