QUEI TANTI MERITI DELL’OCCIDENTE SOTTO ATTACCO DESC IMG
di Antonio Polito
Nel suo nuovo saggio Federico Rampini dimostra che il progresso del nostro mondo si è rivelato un grande vantaggio anche per l’altro mondo
Quei tanti meriti dell’Occidente sotto attacco.
Si può ancora dire «Grazie, Occidente»? Si può ancora riconoscere «tutto il bene che abbiamo fatto»? Possiamo ancora «dirci superiori» per ciò che abbiamo inventato, prodotto e diffuso nel mondo, per la nostra medicina, tecnologia, scienza? Per i nostri sistemi istituzionali, per la nostra libertà?
Federico Rampini crede che si possa, e anzi si debba dire. Nel suo ultimo libro, che prosegue in una preziosa opera pedagogica, nega che la storia degli ultimi secoli dalla Rivoluzione industriale in poi possa essere letta «come un lungo romanzo criminale, fatto di sfruttamento abietto, sofferenze, guerre coloniali, saccheggio delle risorse naturali». E dimostra, con il supporto di un’ampia mole di studi e di autori, che al contrario il progresso del nostro mondo si è rivelato un grande vantaggio anche per l’altro mondo, perché ha determinato ovunque, seppure in gradi e tempi diversi, un miglioramento senza precedenti di condizioni di vita, livelli di istruzione e di benessere, diritti e libertà.
L’idea del titolo — racconta l’autore nell’incipit — gli è venuta in Tanzania, quando ha visto un pastorello masai a guardia del gregge di capre con l’occhio fisso sul suo cellulare: «Non può certo supplire a un’istruzione ancora spaventosamente carente, ma è uno strumento per spezzare l’isolamento e aprire una finestra sul mondo. Qualcuno nel suo Paese usa lo smartphone per conoscere le previsioni meteo e pianificare meglio i raccolti; o per gestire qualche piccola attività commerciale. Ecco: quel pezzo di tecnologia l’abbiamo portata noi al pastorello masai. Insieme a tutto il male che abbiamo fatto all’Africa e agli africani, vuoi vedere che c’è un’altra faccia della medaglia?».
Quei tanti meriti dell’Occidente sotto attacco
La copertina del libro
Ovviamente c’è. Oggi scriviamo «energia fossile» accostandola inevitabilmente a uno scenario di disastro climatico. Ma aver trovato il modo di trasformare il calore in movimento ha reso possibile l’impossibile. Per milioni di anni quasi tutta l’energia necessaria a muovere le cose veniva dai muscoli di uomini e animali. Di conseguenza, anche nelle società più sviluppate, al massimo il 10/15% della popolazione poteva passare il tempo a leggere e scrivere. L’istruzione di massa, l’adolescenza come età dello studio, è dunque un’invenzione occidentale. Oppure prendiamo la meccanizzazione dell’agricoltura, accusata dell’impoverimento di massa dei contadini. È grazie all’aumento senza precedenti di produttività agricola se «un adulto medio del 2000 era del 50% superiore per statura e peso di un suo antenato del 1900. In gran parte del resto del mondo, inclusi Cina e Giappone, l’arco di vita si è allungato di quasi quarant’anni. Anche in Africa, nonostante malaria e Aids, la longevità media era di vent’anni superiore nel 2019 rispetto al 1900».
Durante la maggior parte della storia umana le donne sono state macchine per la riproduzione. La medicina moderna, la profilassi e le campagne di vaccinazione, la raccolta dell’immondizia e la distribuzione di acqua potabile, tutte invenzioni occidentali, hanno abbattuto la mortalità infantile, così che le donne non devono più avere in media cinque parti e passare la vita adulta in gravidanza o in allattamento. Insieme con i frigoriferi e le lavatrici, i preservativi e la pillola, l’Occidente ha introdotto un po’ alla volta in tutto il mondo un formidabile progresso nella vita delle donne e nella loro libertà. Tranne, guarda caso, nei Paesi retti da regimi dichiaratamente anti occidentali, come l’Iran degli ayatollah e la Gaza di Hamas. Ci sarà del resto una ragione per cui il sistema occidentale ha avuto tanti imitatori (primo tra i quali il Giappone alla fine dell’Ottocento), e nessun governo occidentale «ha mai cercato di amministrare il proprio Paese in base al confucianesimo o al taoismo?».
Ciò nonostante, la cosiddetta Generazione Z, educata nelle nostre istituzioni culturali e dai nostri libri al catastrofismo e al pessimismo sulle sorti dell’umanità (il che deve avere qualcosa a che fare con il dilagare di disagi e sindromi psicologiche), è convinta che siamo ricchi perché abbiamo derubato i poveri. Caricatura un po’ grottesca del marxismo.
Speriamo che i giovani di questa «generazione ansiosa» leggano questo libro. «Non date retta ai catastrofisti, il mondo non sta andando a pezzi. La verità è questa: se doveste scegliere in tutta la storia dell’umanità il periodo migliore in cui essere vivi, scegliereste quello attuale»; e questo non lo ha detto Rampini ma Barack Obama appena otto anni fa. Criticare il nostro modello di sviluppo è giusto, a patto di sapere ciò che ne ha scritto un suo insospettabile critico, il pensatore di lingua madre araba Amin Maalouf: «Tutti quelli che combattono l’Occidente e contestano la sua supremazia, per delle buone o cattive ragioni, vanno incontro a un fallimento ancora più grave del suo».