Liberi di costruire
Autorità presenti,
Signore e Signori,
Fratelli Carissimi,
il tema che abbiamo scelto quest’anno di proporre all’attenzione e alla riflessione è incentrato sui processi legati alla costruzione.
Per noi Liberi Muratori, antichi costruttori di cattedrali, la simbologia e la prassi costruttive assumono una importanza centrale. I nostri Rituali esaltano l’opera architettonica, il processo di edificazione, secondo una metafora che lega indissolubilmente l’idea di perfezionamento per così dire “edificatorio” esterno con quello interiore, perché pensiamo che non si possa costruire un Tempio, tanto simbolico quanto reale, se non attraverso la erezione di un corrispettivo Tempio interiore, di un “foro spirituale” più intimo che a sua volta riesca a sovrintendere ad un percorso di crescita condotto all’insegna dell’etica, della tolleranza e della ricerca di una civile armonia.
La costruzione per un Massone è, quindi, innanzitutto, una forma di “educazione” o, più semplicemente, di “auto-educazione” alla costruzione etico-morale di sé: il Libero Muratore apprende a operare un continuo rinnovamento, un continuo perfezionamento. E per far questo deve apprendere ad essere un uomo libero.
E’ nella libertà che l’uomo diventa se stesso; è nella consapevolezza che può diventare cittadino del mondo, non più succube della realtà ma artefice del suo destino.
E mai come oggi, a nostro avviso, c’è bisogno di uomini liberi.
Lo vediamo ogni giorno: la società contemporanea, particolarmente quella italiana, sta attraversando una crisi morale ed etica, che colpisce e talora mortifica sia la collettività sia le soggettività. Una realtà che noi Liberi Muratori non possiamo accettare passivamente: a noi spetta avanzare delle proposte.
La Massoneria regolare – è bene ribadirlo subito chiaramente – non ha scopi direttamente politici, né tantomeno entra nell’agone della competizione partitica, anzi se ne astiene rigorosamente. Ma proprio grazie a questa sua condizione di neutralità istituzionale, deve cogliere tutta l’opportunità derivante da tale speciale asimmetria; essere cioè parte integrante e viva della società con autorevolezza di giudizio, ma senza correre alla ricerca propagandistica di consensi elettorali e di facili riconoscimenti. La nostra diversità deve invece risaltare attraverso la continua capacità di porre l’attenzione su temi centrali, anche quando possano sembrare o peggio risultare scomodi, di insistere sui temi dell’etica e della sfera valoriale, quando altri non hanno più né tempo né voglia, né forse interesse a farlo.
Il tema della libertà di pensiero e di intenti rientra tra i minima moralia del discorso massonico, al punto che la certezza della libertà d’animo dei nostri Fratelli è stato sin dal secolo decimo-ottavo il prerequisito indispensabile per l’ammissione all’Ordine. Il Massone deve essere uomo libero nel suo status e ancor di più nelle sue convinzioni, nelle sue scelte, nelle sue decisioni; quindi, cittadino nella pienezza della sua responsabilità, mai suddito supinamente schiacciato agli interessi dei diversi poteri, pronto a servire ancor prima che gli sia ordinato. Uomini senza libertà non hanno vere responsabilità, sono servi. Più grave però è quando a tale libertà essi hanno rinunciato da soli.
La nostra Istituzione mira perciò ad enfatizzare il rafforzamento di tutti quei sentimenti capaci di riscattare l’essere umano dall’apatia della rassegnazione, dallo sconsolato abbandonarsi alla perdita di fiducia nelle costellazioni valoriali che hanno fondato le moderne società civili, e che oggi, invece, sembrano ripiegarsi su se stesse, in una sorta di drammatica eclissi del coraggio ci-vico, di crescente disimpegno e scoramento generale.
La frequenza con cui nel mondo profano si cerca di far prevalere la forza a discapito della ragione ci spinge non a rinchiuderci in noi stessi, quanto a reagire con la riproposizione di grandi argomenti sui quali riteniamo che si stia giocando il futuro di una civiltà intera.
Il trinomio che abbiamo proposto: Responsabilità, Partecipazione e Rinnovamento si lascia declinare in forme molteplici. Alcune fuoriescono dal nostro campo d’azione, altre sono profondamente intrinseche ad un processo di riflessione etica e soprattutto spirituale.
Con una certa sconforto ci tocca constatare che la Responsabilità sembra purtroppo la grande assente nella realtà dei fatti. Le classi dirigenti, non solo nello scenario pubblico, sembrano preferire il modello autoritario della deresponsabilizzazione, del privilegio fondato su un’autolegittimazione che scaturisce da posizioni dominanti e privilegiate rispetto a scenari di profonda sofferenza. Chi ordina sofferenze, spesso – e la realtà lo comprova – non sarebbe capace neanche di sopportarne la minima parte. E ciò è eticamente inaccettabile. Nelle vecchie scuole militari si insegnava che per ordinare agli altri di pulire le latrine, bisognava averlo fatto in precedenza; allo stesso modo, per poter pretendere da altri il sacrificio supremo bisognerebbe essersi trovati nella condizione di aver già ricevuto ordini simili. Insomma l’esempio e la dedizione sarebbero virtù essenziali. Al contrario, la filosofia spicciola dei “furbetti” i quali pensano che basti mandare i più sfortunati avanti, per poi passare a raccogliere un domani gli onori della vittoria, ma che nel frattempo hanno già pronta la via di fuga in caso di sconfitta, è una palese manifestazione di dispotismo e di abuso morale.
Il potere senza responsabilità è marca distintiva della tirannide, non della democrazia. Maggiore è la quantità di potere, maggiore è la responsabilità dinanzi a se stessi, dinanzi agli altri, dinanzi all’Essere supremo, comunque lo denominiate, che è figura di riferimento essenziale anche per la Libera Muratoria che lo riassume nella sigla GADU: Grande Architetto dell’Universo.
Molti non sanno che nelle fasi emozionanti che precedono l’iniziazione alla Massoneria il neofita si vede porre tre domande, che costituiscono il suo unico testamento massonico: gli si chiede, infatti, perentoriamente, di specificare quali siano a suo avviso i propri doveri, in ordine: verso l’Essere Supremo, verso se stesso e verso l’Umanità. Non si tratta di un giochino, né di un indovinello. Si desidera, invece, saggiare con tali questioni la coscienza morale di chi si avvicina alla nostra fratellanza su di un tema rispetto al quale tutte le istituzioni civili dovrebbero a loro volta interrogarsi e mettersi alla prova: quello della Responsabilità.
Per questo, il tema della Responsabilità ha costituito un filo rosso distintivo in questi anni di rinnovamento vissuti dalla Libera Muratoria; un rinnovamento che ha riguardato temi di natura diversa anche se tutti legati tra loro. Per fare solo qualche esempio, sul rapporto uomo-natura: possiamo lasciare ai nostri successori un mondo distrutto e violentato, senza più risorse utilizzabili? Sul rapporto tra etica civile ed etica individuale: quale spazio lasciare alle scelte dei singoli dinanzi al finis vitae? In una società che affronta la bioetica solo in modo strumentale, noi ci siamo interrogati sul dolore e sul rispetto della diversità delle scelte. E ancora: quale dovere abbiamo nei confronti dell’educazione e della formazione delle giovani generazioni attraverso la tutela e la valorizzazione della scuola e della ricerca scientifica? Un Paese che vede i migliori cervelli in fuga verso altri Paesi ci preoccupa, perché ciò è indice di una morte annunziata per il nostro futuro. Cosa faremo quando ci saranno rimasti i peggiori o i meno coraggiosi? Cosa faremo quando avremo regalato una élite professionale, intellettuale e scientifica per perdurare nel familismo, nella arrogante noncuranza delle eccellenze? Dove andremo mai? Il futuro è nelle scelte di oggi, nella nostra responsabilità. Oggi, ci troviamo nel mezzo di una crisi di proporzioni inedite e di portata globale, non solo economica, ma anche spirituale, “destinata ad essere, in prospettiva, ben più dannosa per il futuro della democrazia: la crisi mondiale dell’istruzione” e della cultura. Queste le parole usate dalla filosofa Martha Nussbaum che prevede tinte fosche per il nostro futuro: la modernità, a suo avviso, sta accantonando quei saperi che sono invece indispensabili a mantenere viva la democrazia; se così sarà, allora formeremo “generazioni di docili macchine” e non di cittadini: non più in grado di pensare autonomamente, di “criticare la tradizione e comprendere il significato delle sofferenze e delle esigenze delle altre persone”. In questa triste realtà, il futuro della democrazia appare veramente appeso a un filo.
La Massoneria non ha risposte ma insegna a fare domande, a creare uno spazio libero in cui voci diverse possano confrontarsi, in cui non domini un pensiero unico, quanto piuttosto l’incontro tra pensieri, religioni e filosofie diverse. E’ per questo che dalla Responsabilità scaturiscono anche la Partecipazione e il Rinnovamento: perché il cittadino diventa soggetto protagonista delle scelte presenti e delle conseguenze future.
Ma la libertà di coscienza non è un dono che viene dall’alto né una cosa che si può comprare: è una conquista. Perché essere cittadini è un impegno. “La patria di un cittadino è dove lui suda, piange e ride, dove pena per guadagnarsi la vita”, ha scritto Jorge Amado. Non si è cittadini sulla carta ma in una terra precisa, e lottando per giustizia sociale e diritti. Libertà, per noi Liberi Muratori, fa binomio con Laicità; entrambe sono componenti essenziali di ogni democrazia liberale costituita da cittadini che aderiscono a una pluralità di concezioni del mondo, nella bellezza della differenza e delle proprie idee civili e religiose. Vogliamo contribuire, come costruttori, a delineare un ethos civile che deve trovare il “vincolo” di una nuova convivenza, come incitava Giordano Bruno.
Il modello della Libera Muratoria può e deve essere un modello di crescita, uno strumento di consapevolezza. E un moltiplicatore, unendo ciò che è disperso. E’ questo il nostro compito, da sempre. Il Maestro d’Opera ha un solo amore: costruire. L’umanità, per noi, è infinitamente e definitivamente più importante dell’economia.
Per questo, proprio nelle difficoltà del momento presente, i Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia ribadiscono solennemente tutto il loro impegno intellettuale, morale e materiale per fornire un contributo che possa servire la società civile e il nostro Paese. E ciò attraverso tutti gli strumenti formativi che contribuiscano ad accrescere le istanze di maturazione del cittadino, a operare per rinsaldare il vincolo di fedeltà alle istituzioni civili, alla Carta Costituzionale ed al Pre-sidente della Repubblica, come autorità suprema garante dell’ordine e della democrazia.
Così come abbiamo fatto in occasione della nostra attivissima partecipazione alle celebrazioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, con iniziative e manifestazioni di altissimo livello, come riconosciutoci anche dalle Istituzioni pubbliche, oggi ci troviamo non solo a ribadire, ma a rinsaldare quel patto di fratellanza stretto tra gli eroi del Risorgimento, i Padri della Patria, e l’Italia, che ora vediamo impegnata come parte integrante di una più vasta Comunità Europea, ove l’idea di Fratellanza deve tornare a svettare come marca distintiva. Alla Responsabilità, pertanto, vogliamo affiancare anche la solidarietà, un maggior senso di appartenenza comune, minori antagonismi nazionalistici e, soprattutto, lungimiranza. Le élites che hanno sbagliato paghino, ma non ci sembra tollerabile che un popolo intero come quello greco o quello cipriota sia ridotto alla fame. Dovrebbe essere l’idea stessa di Civiltà Europea a impedirlo.
Non saremo noi a proporre ricette, ma sappiamo che tutti nostri Fratelli sono attivamente impegnati, ciascuno secondo le sue convinzioni e la sua libera coscienza, a portare un contributo di ragionevolezza e di costruzione nell’edificazione di una più giusta casa comune.
Libertà di costruire significa proprio questo: realizzare una storia comune. Non soffiare sulle braci del malinteso ma fare strada all’incontro. Una prospettiva che non si costruisce a colpi di leggi o di pratiche religiose ma con una sensibilità etica che deve essere promossa per avere cittadini protagonisti e non sudditi, capaci di legami di autentica solidarietà. Laicità, pluralità ed etica del dialogo sono i presupposti per costruire. Quello che dobbiamo cercare, per costruire il futuro, è proprio il senso profondo dell’esistenza. E noi Liberi Muratori questo senso possiamo trovarlo nel nostro lavoro, sotto la volta stellata del Tempio massonico. E possiamo pertanto proporlo a tutti gli uomini che vogliano, come noi, insieme a noi, cercare nuove strade.
Il cammino massonico è un cammino iniziatico, in cui il tema centrale è quello del passaggio simbolico attraverso il buio della morte verso una nuova luce. Ciò dovrebbe servire ad aprire gli occhi a chi, nella sua immaturità, si crede immortale e avanza con la cecità intollerante di troppe acritiche sicurezze. La provocazione prodotta dalla Iniziazione serve ad apprendere il senso profondo della Fratellanza, non per farne uno strumento di prevaricazione, di favoritismo, ma una risorsa interiore, una forza morale in più da spendere quando si potrebbe vacillare. Dovere massonico è quello di contribuire al bene ed al progresso dell’Umanità. Non saprei come trovare una responsabilità collettiva maggiore di questa. Una responsabilità dinanzi alla quale ciascuno di noi ha assunto degli impegni verso l’Essere Supremo, verso se stesso e l’Umanità.
La storia che noi vogliamo è luogo di responsabilità, e spazio di accoglienza. Non bisogna avere paura: è sui confini che si promuove la ricerca. E’ guardandosi negli occhi che cadono le ombre.
Lo abbiamo fatto in questi 14 anni di Gran Maestranza, continueremo a farlo con l’orgoglio di essere uomini liberi e lo sguardo rivolto verso il futuro.
Questa è la nostra storia, questa è l’azione che porteremo avanti, nel Tempio e nell’agorà. Lo faremo con i labari e i libri, i convegni e i giovani che bussano numerosi alle nostre Logge. Lo faremo con intelligenza e passione, guardando con fiducia al domani e continuando a pensare, a volare alto e a costruire.
La nostra storia la scegliamo noi.