A DEI GIAPPONESI CL’INCREDIBILE STORIHE LIBERARONO LIVORNO
Mentre i loro familiari erano internati in patria come nemici dello Stato, un pugno di soldati nippo-americani combatteva in Italia in Toscana contro i nazifascisti
Ugo Barbàra
20 luglio 2024
AFP – Veterani nippo-americani
seconda guerra mondiale
usa
giappone
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AGI – Mentre i loro familiari erano internati in patria come nemici dello Stato, un pugno di giapponesi combatteva in Italia per liberare la Toscana dall’occupazione nazifascista. Ottanta anni dopo lo sbarco di Anzio, l’esercito americano ha celebrato un capitolo poco conosciuta della storia della Seconda Guerra Mondiale, onorando l’unità nippo-americana dell’esercito che fu fondamentale per liberare parti dell’Italia e della Francia.
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I discendenti dei soldati “Nisei” di seconda generazione sono arrivati in Italia da tutti gli Stati Uniti – California, Hawaii e Colorado – per visitare i luoghi in cui hanno combattuto i loro avi e partecipare a una commemorazione presso la base militare americana di Camp Darby in occasione dell’80esimo anniversario della liberazione di Livorno, avvenuta il 19 luglio 1944. Tra i partecipanti c’erano i cugini Yoko e Leslie Sakato, i cui padri prestarono servizio nel 442esimo Regimental Combat Team, che divenne l’unità più decorata nella storia dell’esercito americano per dimensioni e anzianità di servizio.
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“Volevo seguire le sue orme, scoprire dove ha combattuto, dove si trovava, magari vedere i territori di cui non ha mai parlato”, ha detto Yoko Sakato, il cui padre, il sergente Henry Sakato, faceva parte del 100esimo Battaglione, Compagnia B, che contribuì a liberare la Toscana dal dominio nazifascista. Il 442esimo reggimento di fanteria, compreso il 100esimo battaglione di fanteria, era composto quasi interamente da soldati americani di seconda generazione di origine giapponese, che combatterono in Italia e nel sud della Francia. Conosciuto per il suo motto “Go For Broke”, 21 dei suoi membri sono stati insigniti della ‘Medal of Honor’, la medaglia d’onore.
Il reggimento fu organizzato nel 1943, in risposta alla richiesta di volontari del Dipartimento della Guerra per formare un’unità di combattimento dell’esercito nippo-americano. Migliaia di Nisei – giapponesi americani di seconda generazione – risposero alla chiamata. Alcuni di loro combatterono mentre i loro parenti venivano internati nei campi istituiti nel 1942, dopo l’attacco di Pearl Harbor, per ospitare i giapponesi americani considerati un “pericolo pubblico” per gli Stati Uniti. In totale, circa 112.000 persone, di cui 70.000 cittadini americani, furono trattenute in questi “centri di ricollocamento” fino alla fine della guerra.
Yoko Sakato ha deposto fiori sul monumento in memoria del soldato Masato Nakae, uno dei 21 membri Nisei insigniti della medaglia d’onore. “Mi sentivo vicina a mio padre, mi sentivo vicina agli altri uomini che conoscevo da piccola, gli altri veterani, perché avevano prestato servizio, e sentivo davvero una certa affinità con loro”, ha detto alla ‘Abc’. Sakato ricordava che suo padre nominava alcune delle zone e delle città della Toscana dove aveva combattuto. “Erano giovani, deve essere stato spaventoso, ma non ne hanno mai parlato, nè lui nè i suoi amici”, ha detto Sakato di suo padre, morto nel 1999.