LA MASSONERIA IN GALLIPOLI: Un secolo di Storia di
Vitantonio Vinci
Manca ad oggi un esauriente e specifico lavoro di ricerca storica che ci dia conto delle minute vicende che hanno segnato la nascita, lo sviluppo e l’ azione della massoneria in Terra d’Otranto.
Per tracciarne un breve profilo so tuttora utili i confronti con varie opere che nel contesto generale della storia del risorgimento fanno specifico riferimento alla nostra Provincia.
Ancor più difficoltosa appare la ricerca poi per quanti vogliono approfondirne la linea di penetrazione e proselitismo al fine di determinarne la nascita nella nostra città di Gallipoli.
Parlare naturalmente delle origini della massoneria in Provincia di Lecce significa rifarsi alla tradizione massonica napoletana dove i Liberi Muratori convergevano per gli studi a per la loro estrazione sociale. Si sa che ufficialmente la massoneria a Napoli nacque attorno al 1756 con la Loggia della Concordia retta dal Principe di San Severo Raimondo di Sangro.
La borghesia si preparava a raccogliere nelle sue mani il governo della cosa pubblica pur essendo ancora una minoranza, ma rappresentava la parte più attiva ed intelligente della società.
I capitali gradualmente passavano dalla nobiltà e dal clero nelle mani dei borghesi anche in virtù della trasformazione della proprietà che da feudale e latifondista diveniva borghese, mentre I ‘ agricoltura si sostituiva alla pastorizia. Ben presto perciò la borghesia si troverà alla testa della nuova società inaugurata dal dominio francese e spronata specialmente dalle nuove idee di eguaglianza e di sovranità popolare sancite dalla rivoluzione francese, pur rimanendo una esigua minoranza.
Il periodo che va dal 1807 al 1815 fu caratterizzato da un grande fervore sulla spinta data da Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino che della Massoneria, scissa nel 1808 nei due rami del rito scozzese e del rito riformato, fu “le grand maitre del l’ordre” di quello regolare scozzese che rimase in un campo dottrinario ed aristocratico.
All ‘incirca a questo periodo risale la costituzione in Gallipoli della prima loggia massonica ad opera di una ufficiale della guarnigione di stanza nel castello, un tal Ritelli, che “teneva adunanza nella casa del Barone Francesco Pantaleo”, come ci dichiara una cronaca nostrana, “con l’intervento di donne e a lumi spenti”
Fu immediato l’intervento del Vescovo di Gallipoli, Mons. Brancone che fece chiudere dal fratello Ministro di stato la loggia e trasferire l’ ufficiale Ritelli.
Prosperarono invece le vendite carbonare che si inserirono prepotentemente nelle lotte risorgimentali e antiborboniche, e la massoneria fini per promuovere il Circolo patriottico salentino presieduto dal fratello massone gallipolino Bonaventura Mazzarella.
Dopo I ‘Unità d’Italia venne subito riaperta la loggia leccese Mario Pagano, riunendo i vecchi liberali massoni “dormienti e i nuovi affiliati alla Giovane Italia” e rinacquero la loggia Archita a Taranto, la Salentina a Laterza e a Francavilla la Carlo Pisacane.
Grande promotore di questo risveglio fu Giuseppe Libertini del quale lo Stampacchia disse davanti al feretro del grande estinte il 1874 “Le sue aspirazioni son quelle del popolo – le sue opere sono esigenze del popolo – il suo scopo è quello che tiene dietro il popolo – le sue gioie e i suoi dolori sono gioie e dolori del popolo” ma che nonostante ciò aveva ricevuto ai funerali il rifiuto della croce da parte del clero leccese.
Fu il Libertini ad insediare a Gallipoli il 21 Aprile del 1866 la nuova loggia massonica nata ad iniziativa di Beniamino Ariotta, Emanuele Barba, Bonaventura Garzya, Giovanni Laviano, Domenico Palmisano, Carlo Rocci Cerasoli e Ferdinando Vetromile, scelti tra le persone più oneste e stimabili della città e che presero “l’impegno solenne di fedeltà verso il Grande Oriente ed il rito Scozzese Antico ed Accettato” spinti dalla volontà di essere nominati massoni e di “aprire a Gallipoli, città cospicua pel suo commercio ed una delle più importanti di questa provincia, un tempio alla verità”
Con verbali del 23, 24 e 25 Aprile lo stesso Libertini costituì ufficialmente la nuova loggia intitolata a Tommaso Briganti dandone contestualmente avviso al Grande Oriente di Firenze:
“Animanti dal desiderio di lavorare regolarmente per la gloria della Franca Massoneria ed il bene generale dell’Umanità, noi vi preghiamo di accordarci la costituzione che possa regolarizzare la nostra nuova [loggia] col titolo Tommaso Briganti di Rito A[ntico] S[cozzese] A[ccettato] conforme alle deliberazioni prese nei giorni 23, 24 e 25 Aprile 1866, C: V: Uniti a voi per legami di fratellanza ci sforzeremo colla nostra regolarità ed assiduità nei lavori di appagare i vostri voti.
Noi ci obbligheremo fin d’ ora di conformarci alla vostra Costituzione Massonica ai statuti e regolamenti generali dell’Ordine e di compiere con esattezza le obbligazioni ch’essi ci impongono.
Noi promettiamo e giuriamo e giuriamo solennemente e sinceramente di rimanere inviolabilmente uniti al Gr. Or. della massoneria in Italia ed al Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato e di riconoscere quando voi lo farete le potenze massime in Italia.
Accogliete CC.FF. il triplice saluto fr. dai vostri affezionatissimi fratelli.
Il giuramento appena letto e pronunciato dai fratelli massoni gallipolini alla presenza del Libertini di Luigi Ottaviano, di C[arlo] Stasi e di Gabrio Cosentino, tutti della loggia Pagano di Lecce, resta oggi uno dei pochissimi documenti superstiti che ci documentano sulla loggia Briganti di Gallipoli.
Per il resto a parte frammentarie documentazioni e riferimenti si sa che la Massoneria a Gallipoli fu attiva soprattutto fin dopo il 1898 avendo avuto ad affiliati gli uomini migliori di Gallipoli per l’impegno politico e civile nonché per rappresentatività professionale e di ceto, pur essendo stati attivi animatori anche rappresentanti del mondo artigianale locale che si affacciava alle nuove prospettive industriali mancate poi in tutto il meridione per le note vicende congiunturali nazionali e strutturali locali.
Un dissidio tra i fratelli massoni fu causato al culmine dell ‘ esperienza “Bloccarda” nell ‘ambito delle sinistre per la contrapposizione di Stanislao Senape De Pace al deputato per il collegio di Gallipoli Nicola Vischi da Trani che prese l’incarico dato dal gran maestro Lemmi di ricostituire in Gallipoli la loggia massonica.
Ma nonostante ciò i fratelli massoni non si divisero e lo stesso Senape di fronte alle decisioni assunte dal Congresso socialista di Reggio Emilia, di divieto di appartenenza alla Massoneria, nobilmente e con orgoglio optò per la massoneria.’
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