ALCHIMIA SECONDA PARTE
Un via per levigare la Pietra
di
Francesco Rampini
Anche in Alchimia c’erano i Materialisti, che passavano il loro tempo sui fornelli, cercando di fabbricale l’ oro – praticando così la spagirica – e gli Spiritualisti, che, invece, cercavano di trasmutare il Saturno in Sole, il Piombo in Oro. La differenza tra questi nostri trasmutatori degli elementi è molto più sottile di quanto può sembrare a prima vista.
Anzitutto, entrambi cercavano di realizzare, a modo loro, la modificazione dei metalli.
Il punto di partenza, era, inoltre, per entrambi, la conoscenza ed il possesso della Materia Prima (che nessun testo né tradizione orale esplicitamente menziona o definisce). Senza questo primo elemento non si poteva nemmeno pensare di incominciare. Mancava il punto di partenza.
Gli Spagirici si calavano sui propri fornelli ed incominciavano, secondo procedure estremamente segrete (e di cui abbiamo rinvenuto solo poche tracce), a bruciare, calcinare, raffreddare, aggiungere sostanze, a sottrarre altre sostanze, distillare… fino a che non succedeva “qualcosa”. L’Oro? alcuni dicono che sia stato effettivamente fabbricato; al British Museum c’è un pezzo d’oro fatto da John Dee, circa nella seconda metà del 1600, che si sussurra sia di provenienza “sospetta”. Ma a noi non interessa sapere se e chi si è arricchito con l’ Alchimia. Ritengo che nel mondo odierno per fare un po’ di danaro ci siano molte più possibilità, e, in definitiva anche infinitamente meno faticose ( …e sicuramente più certe!) rispetto al metodo alchemico.
Guardiamo, invece, cosa facevano i “teorici” dell’alchimia (veri e propri filosofi), che ricercavano non I ‘oro fisico ma I ‘Oro spirituale. Il linguaggio che quest’ultimi utilizzavano era esattamente identico a quello in uso presso i colleghi “sperimentatori”.
Anche loro dicevano che occorreva anzitutto realizzare una serie di operazioni – o rettificazioni – tendenti a purificare i “metalli”. E qui metalli lo scrivo in corsivo perché si tratta di metalli diversi da ciò che comunemente si intende. Moltissimi autori infatti si riferiscono a tutta una serie di metalli premettendo, davanti al nome comunemente intese, la dizione “nostro”; avremo quindi “la nostra Acqua” oppure il “nostro Mercurio”, proprio per indicare rispettivamente la differenza tra l’ acqua ed il mercurio ordinario -come è possibile trovare in natura- e ciò che invece va inteso e quindi utilizzato dall’ alchimista per la propria operazione.
Ogni metallo, ogni sostanza, ogni gesto allude pertanto ad un qualcosa di interiore, si riferisce ad una corrispondenza nei “piani sottili” da identificare, trovare e quindi utilizzare, secondo i precetti dettati dall ‘ Arte. Qui si parla della trasmutazione delle passioni, della corretta comprensione delle informazioni genetiche che sono scritte da milioni di anni nel nostro DNA, del Karma che ci portiamo da altre esistenze, della comprensione della natura del corpo animico, dell ‘Uomo come unità che fa parte di un sistema più complesso ed ampio… fino ad arrivare a fabbricare l’Oro Spirituale.
Già prima abbiamo rilevato che la Tradizione Alchemica non ci parla della Materia Prima. Non ci dice qual è il punto di partenza. L’Ermetismo si allarga un po’ di più e, per fare ciò, prende .a prestito un simbolo di derivazione gnostica: un drago che si morde la coda.
Questo drago, che rappresenta la Natura, con le sue innumerevoli sfaccettature e la sua enorme forza creatrice – distruggitrice, ha un aspetto terribile ed ispira, istantaneamente un certo timore. Mordendosi la coda crea un cerchio perfetto in quanto tutto “l’essere-drago” diventa una unità dalla quale non è possibile
Agorà gennaio – marzo 1997 1 1 ricavare un inizio ed una fine; al centro del cerchio formato dal corpo del drago appare la scritta:
ev TO ItOtV
Il concetto dell’ EV TO ItOCV (en to pan – l’uno nel tutto -) tende a fissare l’aspetto “caos”. Definisce il Principio di Vita che sta dietro alla Grande Illusione. Come “Materia Prima” rappresenta la possibilità indifferenziata, principio di ogni generazione. E’ il drago Ouroburos che si morde la coda, la dissoluzione dei corpi.
L’alchimia, per esprimere lo stesso concetto, utilizza anche simboli più specifici, quali: Veleno, Vipera, Solvente Universale, Aceto Filosofale, proprio per designare l’aspetto della potenza dell’indifferenziato, al cui contatto ogni cosa differenziata viene distrutta.
Vediamo di cercare di capire bene questo concetto, perché è il vero fondamento della comprensione di tutto il linguaggio ermetico-alchemico.
Il principio di cui si parla, ha due aspetti ( …come il comportamento duplice delle particelle subatomiche ): è Morte e Vita, ha il potere di “solve” e di “coagula”. E’ Ruach, lo Spirito o Soffio “principio indeterminato di tutti gli individui” I è il “Piombo Nero”, la “Quintessenza” che può tutto in tutto e che a colui che sa e ne comprende l’uso dà Oro e Argento. Ma che porta alla dissoluzione chi sbaglia.
La Materia Prima quindi è il principio di vita “creatore” ed indistruttibile che permea tutte le cose; è indifferenziata, nel senso che può definirsi come la “legge” che regola tutto e da cui tutto deriva. E’ il quid imperscrutabile (utilizzo questo aggettivo solo perché non ce ne sono altri, per definire un qualcosa che evidentemente esiste ma che né la scienza né la Tradizione hanno avuto la possibilità – o l’intenzione – di esplicitare meglio), che “ordina” in modo intelligente tutto l’ Universo.
Mi rammento che ho letto da qualche parte – non mi ricordo proprio il libro – che le probabilità che hanno avuto le proteine di formarsi all’interno del “brodo” primordiale che esisteva poco dopo – si fa per dire – la formazione della Terra nei tempi in cui il tutto ha avuto luogo, è pressoché identica alla possibilità che ha un computer, ordinando l’ alfabeto secondo regole di stretta casualità probabilistica, di scrivere una pagina della Divina Commedia. Cioè: zero.
Però le proteine si sono formate. Ed il tutto è avvenuto secondo un processo “intelligente” (non so definirlo in modo migliore), che, facendo tesoro delle “esperienze” via via fatte ha modificato il suo “codice procedurale” fino ad arrivare ad un determinato risultato (che non sappiamo dove fosse scritto o quale effettivamente fosse).
Il principio di vita intelligente ed indifferenziato che anima tutto si veicola proprio attraverso la Materia Prima. Questa “energia intelligente” che permea tutto si incorpora nelle singole componenti della materia (che noi sappiamo è, comunque, sempre una forma di aggregazione energetica) e, nel linguaggio alchemico, questa differenziazione viene chiamata “sperma dei metalli”
Se si va a guardare, quindi, un po’ più da vicino al tutto, cercando di interpretare e di capire, al di fuori del linguaggio simbolico, il tutto può essere riassunto molto brevemente, a grandi linee, in questo modo: c’è un principio indifferenziato intelligente che permea tutto e che, via via che tende a “specializzarsi” (in una forma di “involuzione”), dà la vita, sempre intelligente, alle forme (ai metalli) che costituiscono I ‘Universo.
Le forme (tradizionalmente chiamate in Alchimia: Terra, Acqua, Aria, Fuoco e che compongono, quindi, il cosiddetto Quaternario ) sono formate, sotto un profilo alchemico da due componenti fondamentali:
e un principio di “sostanza”, cioè la Materia Prima, veicolo di vita “intelligente” indifferenziata che è ovunque ed in ogni cosa; e un principio di “forma”, cioè un aspetto particolare della Materia Prima, proprio della forma di cui si parla, e diverso da tutte le altre forme di differente natura.
Per spiegarci ancora più chiaramente: la Materia Prima che dà la vita ad un cristallo di quarzo, nel suo primo aspetto, è la stessa che permea tutto l’ Universo e che consente alle particelle atomiche e subatomiche di fare ovunque ed in ogni occasione il proprio dovere; ma se rompiamo il cristallo di quarzo questo tende a spaccarsi su dei piani di frattura diversi rispetto ad un diamante. E questo perché la struttura intima del quarzo è diversa da quella del diamante. Il “codice di vita” dei due cristalli – appunto detto “di forma” – è differente.
Questo principio intelligente, nella sua globalità duale, consente alle forme di evolversi. Se si guarda la Natura non è difficile rilevare come tutto tenda, seppure in tempi non brevi, a migliorare; in altri termini: si procede tendenzialmente dal “peggio” al “meglio”
L’ Uomo nel tempo è evoluto, gli animali sono evoluti, tutte le forme di vita tendono sempre di più a
12 Agorà gennaio – marzo 1997 specializzarsi e quindi a migliorare.
Il processo trasmutatorio alchemico, quindi, parte dal far emergere la Materia Prima nel suo aspetto originario, di “sostanza”, immutabile ed eterno, ignorando l’aspetto di “forma”, necessariamente legato all”‘involucro” che lo contiene, delimitato da vincoli di spazio-tempo. La realizzazione di questa operazione (o, meglio, la conoscenza del perché e del come si fa) viene denominata nella Tradizione Alchemica come “il Piccolo Arcano”, a cui si aggiunge anche l’aggettivo: “naturale”.
Lo strumento per la realizzazione del tutto è la Volontà.
Scritta però con la V maiuscola perché è ben altra cosa dalla volontà che tutti noi conosciamo e che, da chi più e chi meno, quotidianamente viene praticata.
La volontà dell ‘uomo è una forza molto potente. Basti pensare alle malattie psicosomatiche. Sono tantissime e l’elemento scatenante è sempre la volontà, anche se nella maggior pane dei casi è l’inconscio a “volere”.
La volontà manda un impulso realizzatore (o distruttore…) ed avvengono dei piccoli cambiamenti all ‘interno dell’ apparato umano: piccole modifiche di potenziale elettrico, secrezioni aumentate o diminuite, contrazioni o rilassamenti. Tutte queste piccole modificazioni possono benissimo portare al deterioramento e perfino alla distruzione di una perfetta macchina umana. O alla sua guarigione.
Ora, immaginiamo di fare un salto di qualità, in “alto”; proviamo a rendere un po’ più ardito il nostro pensiero e consideriamo la possibilità che la Volontà (attraverso un particolare addestramento), riesca ad estrarre dal nostro essere psicofisico il veicolo che contiene il principio di vita, attraverso una profonda conoscenza ed un corretto uso della Materia Prima.
Qui non si tratta di inviare messaggi al proprio corpo, messaggi fisico-chimici; il lavoro va effettuato solo a livello energetico, facendo uscire l’essere globale dal suo stato di dualità (e quindi di perenne contraddizione) per entrare nell’unità dell’Essere.
Il lavoro è sempre quello: sgrossare la Pietra (da non dimenticare che la pietra “levigata” non è un semplice cubo quanto, piuttosto un cubo sovrastato da una piramide; e questuproprio a significare che dal quaternario si è arrivati all’unità rappresentata dal vertice, quasi un punto matematico, unitario, della piramide), conoscere il Tao, risvegliare Kundalini, contemplare il Nirvana, andare in Paradiso, ottenere la Pietra Filosofale, l’Elisir di Lunga Vita. In tutti questi casi viene quindi più o meno promessa una sorta di vita eterna.
E la promessa non è mendace. Come poco sopra è stato rilevato, con la morte il corpo fisico, inteso come aggregato energetico, continua a vivere. Per il principio di conservazione dell’energia tutto si trasforma ma niente si distrugge. Ma che fine fa l’aggregato energetico rappresentato dalla nostra coscienza? Ragionevolmente farà la stessa fine del corpo fisico: si reintegra nei suoi aspetti energetici fondamentali che l’hanno costituito quand’era in vita. Ma noi sappiamo che il corpo fisico dopo la morte come “entità” si dissolve, non esiste più. Diventa un’altra cosa.
Per la nostra coscienza, grosso modo, avviene lo stesso.
La Tradizione Ermetico-Alchemica, per salvare la coscienza individuale nella sua globalità e quindi garantire alla stessa una “continuità” attraverso le successive esistenze, propone una sua pratica (ben simboleggiata in Massoneria dalla Parola Perduta…).
L’ Alchimia, quindi, attraverso i secoli ci ha tramandato delle oscure parole, il più delle volte assolutamente incomprensibili, contenenti però il concetto di un mondo che è solo energia, modificabile, plasmabile, un mondo con il quale possiamo “dialogare” ed interagire. Solo oggi, alle soglie del terzo millennio, possiamo veramente capire la portata scientifica di questo insegnamento, la grandezza di questa Tradizione, relegata per troppo tempo nel libri di testo delle scuole come una sottospecie di chimica. •
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