di
Francesco Guida
Il rituale di iniziazione al grado di Apprendista mi ha sollecitato riflessioni e voli di pensiero così arditi da farmi temere di essere andato oltre le intenzioni di far emergere immagini e pensieri inerenti all ‘ argomento. Eppure, trovo forti similitudini tra la nascita biologica e la nascita iniziatica.
Il punto di partenza per queste disgressioni è la Separazione.
Quando nasce un bambino avviene una separazione dolorosa e traumatica con il corpo e con la coscienza della madre. Qui prende origine il complesso di separazione.
Prima era l’ Uno che coincideva con il Tutto, il feto era “tutt’uno” con la madre, pur essendo una individualità, un quid pluris rispetto al corpo della madre, una dipendenza da questa: con la nascita, si spezza traumaticamente questo legame. Si spezza, ma non completamente.
Il ricordo inconscio dello stato fetale, che nel processo di formazione dell’individuo – la gravidanza avanza in maniera serena, diviene “memoria araldica ” o “nostalgia dell’Eden ” o dell’Adamo prima della caduta, non abbandonerà mai l’individuo nella sua vicenda terrena.
L’ Uomo, inseguito dal complesso di separazione, ricorrerà incessantemente, consapevolmente o inconsciamente, la ricongiunzione col Tutto per tornare ad essere Tutt’uno, o per dirla con linguaggio moderno, per raggiungere l’equilibrio tra l’Io ed il Sé.
La religione, velata da simboli, riti ed allegorie, sotto questo. profilo, è stata la più antica ed efficace forma di elaborazione del pensiero umano, per raggiungere questo obbiettivo.
In tal contesto la vecchiaia, se la possibilità dell’evoluzione dell’individuo è stata fruttuosa e non sprecata, diventa il momento di preparazione a questo viaggio di ritorno, alla ricongiunzione; e quando l’evoluzione ha raggiunto i massimi livelli, si manifesta forte in individui, come i mistici o gli iniziati, persino il desiderio libero e cosciente del “passaggio ” per il ricongiungimento, dell ‘ annullamento dell ‘Io, in favore dell ‘ allungamento del Sé, che da personale diviene universale e quindi cosmico.
Il Cosmo.diventa, così, la Grande Madre, veniamo dal Tutto e torniamo al Tutto.
Ma cosa centra la Massoneria con tutto ciò?
Attraverso i suoi simboli, i suoi riti e i miti, la Libera Muratoria offre una possibilità per raggiungere questa meta, in alternativa per alcuni o in integrazione per altri, alle proposte confessionali.
Osservando da vicino il processo della nascita biologica, riscontro delle similitudini con quello della nascita iniziatica.
Il bambino muore nascendo, muore alla vita di feto in quanto la separazione dalla madre per lui è veramente la morte, la fine di un ciclo per iniziarne un altro, ma egli non sa che ne sta iniziando un altro (la dinamica è la stessa per l’uomo anziano che si avvicina alla mone fisica scarsamente evoluto: egli può sperare, più o meno convinto che ci sia qualcosa dopo la morte, ma vive l’ angoscia del dubbio). Si sente espulso dall ‘ ambiente in cui si era abituato e cresciuto, da dove ha trascorso, un tempo, al caldo e al buio, per essere proiettato violentemente, senza comprendere perché, in un altro luogo, in un’ altra dimensione. In quel momento di passaggio non può nemmeno respirare, tutte le funzioni, tranne quelle cerebrali e cardiache, sono bloccate.
Come potrebbe non vivere traumaticamente questo avvenimento?
Ma è proprio questa che impone la Vita.
Studi scientifici sulla prenatalità e sulla psicologia evolutiva hanno infatti dimostrato che proprio per il trauma della nascita l’individuo acquisisce, permanentemente, la spinta della vita, a superare le difficoltà; ed i nati da parto cesareo, che tale sforzo non hanno compiuto, durante il corso dell’esistenza si rivelano più lenti e meno attenti ad affrontare le difficoltà.
Oltre questo, il feto sente il dolore della madre, le sue urla di dolore, aumentandone l’ ansia ed il terrore.
Appena fuori, dall ‘utero, viene afferrato da mani che per lui sono dure, estranee, ostili, anche se lo contengo. no con grande delicatezza. Avverte il freddo, sensazione prima sconosciuta, e la culla, per quanto morbida, non regge il confronto col magma amniotico su cui era adagiato.
Resosi conto della diversità di ambiente, è tabula rasa sulle funzioni cognitive, si trova alle prese con il suo corpo, e non lo conosce, non sa cosa sono le braccia e si produce dolore senza comprendere come e perché.
Dove si riscontra in Massoneria il dramma della nascita?
Una risposta, ma non l’ unica né esaustiva, si può rinvenire nel Rituale di Iniziazione al grado di Apprendista: già precedentemente, il momento della tegolazione – non sembri azzardato – può essere paragonato al gioco della seduzione, all ‘ inseminazione e alla gestazione.
Due sono le ipotesi di contatto tra il profano e l’Istituzione Massonica: o contatta o è contattato.
Tradizionalmente si verificava la seconda situazione in quanto vigeva in modo il segreto dell’ appartenenza , sia degli iscritti che della sede di ritrovo tanto che gli approcci erano discreti e riservatissimi da parte degli adepti. In alcuni periodi storici, non in tutti per la verità, la tegolazione impegnava un lungo periodo dedicato alla osservazione del profano, alla raccolta minuziosa di informazioni per evitare tragici errori (l’errore di affiliare una spia si pagava con anni di prigione).
Attualmente, come è ovvio, quel tipo di rigore si è attenuato ma è ben desto il rigore morale.
Tale fase non può assimilarsi come la manifestazione del desiderio dell ‘uomo verso la donna, il desiderio di donarsi e farla propria? Non vi è in Massoneria il desiderio di allargare la catena dell ‘ unione fraterna tra gli uomini, e l’esigenza di perpetuazione del messaggio iniziatico?
La tegolazione, da sempre sottolineato come un momento delicato ed importantissimo per il futuro dell ‘Istituzione e del profano, impone da parte di che ne è incaricato, un Maestro, doti di particolare capacità, quali la sensibilità, la serenità, la lucidità, la preparazione massonica, l’esperienza . In una parola, la maturità.
Le conseguenze negative le conosciamo ciascuno di noi, con testimonianza del proprio Oriente.
La tegolazione porta ad un ‘inseminazione, non di contenuti, ma di possibilità nuove.
La Massoneria non ha da offrire dogmi ma la possibilità di usufruire e condividere un metodo di ricerca, di perfezionamento di sé stessi: sta al profano accettare la possibilità o meno.
E nasce “il fidanzamento “, periodo di conoscenza reciproca, che, per la natura stessa del rapporto, è limitato ma foriero sia intellettualmente che intuitivamente di positivi futuri sviluppi.
In questa fase, gli informatori registrano le attitudini e la situazione del profano, curando particolarmente che il soggetto “bussi alla porta del Tempio perché chiede la Luce “.
Il tegolatore, intanto, fornisce i primi stimoli per far recepire al profano di che tipo di esperienza si tratti. A “matrimonio avvenuto “, con la votazione positiva preliminare al rito di iniziazione, il profano ormai iniziando, è chiamato a vivere la prima esperienza del V.I.T.R.I.O.L., nel Gabinetto di Riflessione, dico prima esperienza in quanto non può esaurirsi nello spazio di 30-60 minuti, ma si ripresenta ciclicamente, durante la vita massonica.
La fase che merita maggior attenzione in questo momento è quella del Visita Interiora Terrae, ovvero la “discesa agli inferi” o il cammino nella “selva oscura “, la Morte. Significativa oggettivazione di vera e propria morte è il testamento: non può esservi testamento se non seguito dalla morte.
Il Gabinetto di riflessione assume, pertanto, il ruolo della odierna Sala Travaglio degli Ospedali. Dopo tanto tempo di attesa, l’iniziando sente che qualcosa di particolare sta per accadere, non sa, o non dovrebbe sapere, cosa succederà di lì a poco, è assalito da un senso di inquietudine derivantegli sia dall’ambiente insolito: stanza stretta, luce fioca, senza finestre, pareti nere, strani simboli e parole minacciose sulle pareti, e poi…il teschio e quel testamento! Dopo il necessario periodo di solitudine e di privazione delle sue risorse artificiali (i metalli), egli viene accompagnato nella Sala Parto, il Tempio, ove si compirà il mysterium dell’lniziazione ed è invitato a superare le prove.
Il superamento delle prove è un elemento naturale in ogni processo evolutivo.
In natura, affinché ci sia evoluzione, vige la legge del più forte, solo i forti avanzano e per i deboli, se non vi è distruzione, vi è quantomeno soggezione. La cultura invece ci spinge alla solidarietà ed al soccorso del più debole. Così il feto se vuol vivere deve impiegare tutta la forza di cui è dotato, altrimenti è aborto. Nelle prove d’iniziazione massonica tale momento assume valenza puramente simbolica, ma se volgiamo lo sguardo ad un remoto passato tradizionale, nelle sette iniziatiche le prove erano veramente tali, anche a rischio della vita o della integrità, e poteva accadere che il candidato non solo le superasse ma vi soccombesse o ne uscisse menomato.
Le prove, quali spinte uterine, ultimano il passaggio dalla “caverna” alla luce. E luce sia!
Dopo il drammatico travaglio c’è l’initium di una nuova vita. L’iniziato, tolta la benda che lo tratteneva nella primitiva dimensione, si guarda intorno inebetito, cerca di mettere a fuoco le immagini e vede per qualche attimo offuscato, vede, ma non comprende, assapora sensazioni nuove che hanno sopraffatto la sua capacità critica.
Come il neonato, dopo un parto regolare, è abbagliato dalla luce, elemento che prima del passaggio non conosceva, vede confusamente e non comprende, vive solo di emozioni, sente che colei, su cui è stato adagiato, è sua madre, riconosce dai differenti suoni la voce di suo padre, così, dopo l’iniziazione, il neofita viene accompagnato fra le colonne di Mezzogiorno, colonne della luce piena che possono reggere solo i Compagni e i Maestri ma non gli apprendisti, per caricarsi di quell’energia solare, buon viatico per il futuro lavoro.
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