DELL’ATTRIBUZIONE Dl FORZA E BELLEZZA Al DUE SORVEGLIANTI Dl LOGGIA

DELL’ATTRIBUZIONE Dl FORZA E BELLEZZA Al DUE SORVEGLIANTI Dl LOGGIA


Maestro Venerabile, carissimi Fratelli,
in merito all ‘argomento espresso dal titolo di questo lavoro, esistono in Massoneria due posizioni contrastanti ove l’una sostiene che la Forza debba essere attribuita al Primo Sorvegliante e la Bellezza al Secondo, mentre l’altra sostiene il contrario. Nell’ultima edizione dei Rituali editi dal G. O. I. ha finito per prevalere la seconda delle due posizioni o, meglio, non si è ritenuto di dover modificare i precedenti rituali in uso (editi nel 1969) nei quali la Bellezza veniva già attribuita al Primo e la Forza al Secondo Sorvegliante laddove, in quelli precedenti tale data, esisteva la dizione, a mio avviso più corretta, conforme alla prima delle posizioni citate: Forza al Primo Sorvegliante e Bellezza al Secondo,
Le considerazioni che seguono, pur non avendo la pretesa di trattare compiutamente questo argomento, spero possano contribuire ad una maggiore chiarezza su tale controversa questione. Per are ciò sono tuttavia necessarie alcune considerazioni di carattere generale sulla tematica delle “opposizioni”
Esistono in effetti due forme fondamentali di opposizione, l’una a carattere “verticale” e l’altra a carattere “orizzontale”. La prima esprime un rapporto analogo a quello esistente fra Essenza (polo superiore) e Sostanza (polo inferiore) o, per usare il linguaggio aristotelico, quello fra Forma e materia (impropriamente Spirito e materia). Gli esempi analogici di questo tipo di opposizione sono molteplici, eccone alcuni:
Testa e piedi (corpo umano); • Tetto e pavimento (edificio); e Volta stellata e pavimento a scacchi (Tempio); e Cielo e Terra (cosmologico); e Compasso e Squadra (attrezzi simbolici);
Maestro e discepolo oppure padre e figlio (rapporti umani) con numerosi altri dello stesso genere.
La inversione degli attributi avrebbe, in questo caso, un carattere propriamente “diabolico” in quanto sovvertirebbe, per effetto di tale capovolgimento, il senso dei riti e la corretta direzione della “discesa” delle influenze spirituali
Il secondo tipo di opposizione si esplica invece sul piano di intersezione della verticale con il piano orizzontale secondo quanto espresso dal simbolo della croce:
piano otzontale
Questo tipo di opposizione si configura come “speculare” o “simmetrica” ed ha un carattere meno radicale della precedente. Per tale motivo, gli scambi di attribuzione fra i due termini di tale opposizione o, per meglio dire, di tale complementarismo, pur essendo tutt’altro che indifferenti, sono in genere meno gravi di quelli dell’altro tipo e, in ogni caso, alquanto più frequentemente riscontrabili.
Deve tuttavia essere precisato che scambi di questa natura, pur non comportando una vera a propria sovversione come nel caso delle “inversioni verticali”, hanno comunque l’inconveniente di sminuire il simbolismo e, conseguentemente, di sminuire l’efficacia dei riti compiuti adottando I ‘errore.
Esemplificazioni analogiche di questo genere di opposizioni possono essere le seguenti:
• Destra e sinistra (nel corpo, in un edificio, ecc.); • Filo a piombo e livella (fra gli attrezzi simbolici); e Uomo e donna, moglie e marito, padre e madre (nei rapporti umani) e antri ancora.
Va detto per inciso che queste considerazioni molto generiche si complicano ulteriormente quando si considera che, sullo stesso piano orizzontale, esistono di nuovo due opposizioni cruciali: l’una “relativamente verticale” (asse Nord-Sud o dei Solstizi) e l’altra “relativamente orizzontale” (asse Est-Ovest o degli Equinozi) come illustrato qui di seguito:

Nord

Est Ovest

Sud
Pur non intendendo, in questa sede, approfondire in modo particolare questo punto, peraltro importante, vorrei annotare che, analogicamente a quanto detto in precedenza, anche qui sono maggiormente dannosi gli scambi riguardanti l’operazione relativamente verticale degli altri, a meno che, qualora le circostanze lo richiedano, non vengano effettuati in modo corretto avendo cioè in vista che, in questo tipo di configurazione, lo scambio di due dei termini deve Sempre comportare lo scambio degli altri due
Fatta questa premessa, appare evidente che, nel caso di Forza e Bellezza, ci troviamo in presenza di una opposizione orizzontale di tipo simmetrico come ad esempio nella psiche umana, quella esistente fra la “mente” e “l’anima emozionale”3 . La Saggezza verrebbe così ad essere il polo superiore di una opposizione “relativamente verticale” il cui polo inferiore, essendo rappresentato da tenebre ed ignoranza, non può trovare posto nel Tempio se non identificandolo con il lato Nord cui non è “assegnata”, essendo appunto il lato oscuro, alcuna Luce.
L’opposizione di Forza e Bellezza che. come si è detto, meglio sarebbe definire come “complementarismo”, presenta caratteristiche di tipo attivo-passivo aventi forti analogie con il binario uomo-donna, oppure con la volontà attiva (Marte astrologico) da un lato e l’affettività, nonché la sensibilità estetica (Venere astrologica), dall ‘altro.
Cominciano qui a delinearsi i rapporti analogici rispettivi del primo e del secondo grado massonici. Nel primo grado, il lavoro si svolge soprattutto agendo sul piano del carattere che è il piano femminile o animico dell’essere umano, ovvero l’insieme degli impulsi non razionali di natura “vitale” che condizionano il comportamento; questo piano deve essere riequilibrato affinché si possa poi procedere con profitto a quello superiore (secondo grado). In camera di Apprendista si impara a sviluppare le “virtù” sotto il controllo, quasi “materno”, del Secondo Sorvegliante. Qui si apprende ad essere plastici e flessibili nei confronti delle influenze superiori ed a percepire la bellezza attraverso un atteggiamento ricettivo di “ascolto”, rinunciando temporaneamente all ‘uso attivo della parola (il Silenzio dell ‘Apprendista).
Nel secondo grado, invece, il lavoro si svolge sul piano mentale o del pensiero (lato maschile) e comporta un processo di ordinamento delle facoltà razionali. Questo corrisponde alla squadratura e politura della pietra grezza, fino alla trasmutazione della stessa in pietra cubica de stinata,

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