L’ORIGINE DELLE SETTE NOTE MUSICALI

L’ORIGINE DELLE SETTE NOTE MUSICALI

Nell’XI secolo il monaco benedettino Guido D’Arezzo elaborò un ingegnoso sistema per ricordare facilmente le note della scala musicale

Nell’antichità ai suoni della scala musicale erano associate lettere dell’alfabeto o simboli
Nel Medioevo il monaco Guido D’Arezzo elaborò un sistema per ricordare le note
I nomi Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, derivano dalle prime sillabe di un antico inno in latino dedicato a San Giovanni Battista
In origine la prima nota (Do) era Ut e fu cambiata nel XVI sec. da Giovan Battista Doni
La settima nota “Si” fu introdotta nel XVII secolo col decadere del sistema costruito sull’esacordo

Nell’antichità le note della scala musicale erano associate alle lettere dell’alfabeto per essere più facilmente ricordate. Il metodo era utilizzato nelle civiltà orientali (Cina e India) e nella Grecia classica, mentre in altre culture si utilizzavano dei simboli.
Il monaco Guido D’Arezzo

I nomi delle note musicali, così come li conosciamo oggi, risalgono al Medioevo e la loro origine è strettamente legata alla tradizione liturgica e alla cultura musicale europea. I nomi Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, derivano dalle prime sillabe di un antico inno in latino. Nel XI secolo il monaco benedettino e teorico della musica Guido D’Arezzo cominciò a lavorare ad un sistema per memorizzare facilmente le note. Ad ognuna assegnò un nome (Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La) che corrispondeva alla prima sillaba di ogni verso di un inno gregoriano dedicato a San Giovanni Battista, composto da Paolo Diacono nell’VIII secolo.

L’inno di San Giovanni

Il testo dell’inno è il seguente:

Ut queant laxis

Resonare fibris

Mira gestorum

Famuli tuorum,

Solve polluti

Labii reatum,

Sancte Ioannes

Le prime sillabe di ciascun verso corrispondono ai nomi delle note musicali, con una disposizione scalare che aiutava i cantori a memorizzare la sequenza degli intervalli.

L’evoluzione del sistema

Guido utilizzò le prime sillabe di questi versi per dare un nome alle note della scala diatonica. Questo metodo rivoluzionò l’insegnamento musicale, rendendo più semplice per i cantori imparare e intonare le melodie senza memorizzarle esclusivamente a orecchio. Nel corso del tempo, l’ “Ut” iniziale fu sostituito da “Do”, più facile da cantare. Si ritiene che il cambiamento fu introdotto dal teorico musicale Giovanni Battista Doni nel XVI secolo, che propose di utilizzare “Do” come abbreviazione del proprio cognome o come un suono più rotondo e cantabile.

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La settima nota, “Si”, fu introdotta nel XVII secolo col decadere del sistema costruito sull’esacordo (la scala a 6 suoni) e con l’introduzione del sistema tonale di 7 note. Il nome deriva dal nome Sancte Ioannes presente nell’ultimo verso dell’inno gregoriano.

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