UNO SFORTUNATO MASSONE FRANCESE A TARANTO NEL 1799: DEODATO GRATET Dl DOLOMIEU
di
Francesco Guida
Deodato Silvano Guido Tancredi di Gratet l nacque a Dolomieu nella regione francese dell ‘Isère il 23 giugno 1750 da nobile famiglia. Essendo figlio cadetto la famiglia lo destinò sin dall ‘infanzia all ‘Ordine di Malta2 .
In tale ambiente non ebbe vita tranquilla se nel 1768, all ‘età di diciotto anni, uccise un camerata in due1103 . Fu tale episodio graziato dal Gran Maestro dell’Ordine, ma la sua vita continuò a non essere consona all’ambiente melitense tanto che fu espulso nel 1790 con l’accusa di aver complottato per la distruzione dell ‘Ordine per simpatia verso le idee rivoluzionarie4. Fece frequenti viaggi in Francia, Svizzera, in Portogallo e soprattutto in Italia, che gli servivano per maturare gli studi sui vulcani dell’Italia meridionale5 . Da questi studi elaborò teorie efficaci sull’origine delle rocce eruttive. Tali studi saranno valorizzati dai posteri, che conieranno il termine “dolomite” in onore a Dolomieu per designare una roccia particolare che forma le catene montuose italiane.
Tornato in Francia, abbracciò apertamente le idee liberali e si affiliò al Club dei Foglianti, ma il prevalere del radicalismo rivoluzionario e la penosa immagine degli eccessi del Terrore gli raffreddarono ogni entusiasmo, al punto tale darischiare la vita per proteggere generosamente la fami-glia del marchese de La Rochefoucauld, suo intimo ami-co che fu trucidato quasi davanti ai suoi occhi dal furorerivoluzionario.
Divenuto sospetto al fa-natismo radicale, si ritirò in provincia ove ebbe l’op-portunità di dedicarsi ai suoi studi e di pubblicare i suoirisultati: Sur les pierres figurées de Florence (1793),Memoires sur lespierres composées et les roches (1794),Distribution méthodique des matières vulcanique (179496
Passato il periodo del Ter-rore, fu richiamato a Parigi nel 1795 dal Governo delDirettorio con la nomina di membro dell ‘Istituto e docen-te alla Scuola delle miniere, ove si fece notare come au-tore di un pregevole studio sulla “Costituzione fisicadell’Egitto'”. Nel 1798 fu scelto da NapoleoneBonaparte quale membro della Commissione scientificadella campagna d’Egitt0 8 . Durante la traversata perraggiungere Alessandria l’armata francese occupò nelgiugno del 1798 1’isola di Malta, ed in tale circostanzaDolomieu fu coinvolto in un ‘azione diplomatica che segnò negativamente tutto il suo soggiorno. Era accaduto che Napoleone aveva assediato I ‘isola con I ‘intento di occuparla militarmente. Il Gran Maestro dell’Ordine, Von Hompesch, volle evitare un inutile spargimento di sangue, preferendo consegnare l’isola senza colpo ferire. Così l’ I l Giugno 1798 il G.M. inviò con un emissario due lettere, una destinata a Napoleone e l’altra a Dolomieu per pregarlo di interpretare i suoi buoni uffici a favore dell’Ordine in nome della sua antica appartenenza. Napoleone colse immediatamente l’opportunità di inviare proprio Dolomieu a trattare col G.M., nonostante lo scienziato manifestasse il forte imbarazzo per quel ruolo ambiguo. Quando fu al suo cospetto Von Hompesch abbracciò l’antico confratello, riponendo in lui ogni speranza. Di conseguenza Malta veniva ceduta alla Repubblica Francese, seppure per breve tempo prima di succedere al dominio inglese9 .
Giunta ad Alessandria l’armata napoleonica cominciò a subire i primi disagi in terra d’Egitto, a causa della confusione e della disorganizzazione, soprattutto a carico dei membri della commissione, che non erano soldati temprati dalla giovane età a sopportare ogni tipo di disagio, ma attempati signori d’arte e di scienza. Così, senza cibo né adeguato ricovero la commissione Incaricò Dolomieu di rappresentare a Napoleone la protesta 1 0.
Ancora, nella metà di settembre 1798, mentre attraversava il fiume Nilo, la commissione venne attaccata da una frotta di contadini armati, ed in tale circostanza Dolomieu fu costretto a difendere la vita a colpi di spada e pistola ll . In agosto Napoleone fondò al Cairo l’Istituto d’Egitto inserendo Dolomieu nella sezione di Fisica.
Tale Istituto costituì il primo nucleo del Museo del Cair0 12 . La vita della Commissione degli scienziati impegnati nella attività dell’Istituto non era facile. Oltre alle ordinarie incombenze di tipo amministrativo in favore dell’armata dovevano attendere ai loro studi scientifici, ed ogni cinque giorni dovevano render conto all ‘Istituto degli sviluppi dei loro studi e ricerche. Dolomieu, in particolare, si applicò “sulla selezione, conservazione e trasporto di monumenti antichi” che avrebbero dovuto essere trasferiti per nave dall ‘Egitto in Francia 13 . Quanto sia stato apprezzato ed utilizzato lo studio del Dolomieu lo testimonia il museo del Louvre di Parigi, onusto di ricchezze archeologiche egizie.
Dopo I ‘ennesimo momento di tensione, il 21.10.1798, quando i membri dell ‘Istituto furono coinvolti in una rivolta popolare e salvati a stento dalle truppe francesi 14, Dolomieu aveva ormai esaurito la sua capacità di sopportazione, non dimenticando la parte ambigua che gli era stata imposta da Napoleone a Malta, e chiese pertanto a Napoleone di far ritorno in Francia.
Così nel mese di dicembre lo scienziato insieme ai generali Dumas e Mascourt partì da Alessandria per tornare in Francia, con un carico di ciechi e feriti 15 .
Ma i guai per Dolomieu non erano ancora finiti, anzi erano appena iniziati. Colta da una tempesta la corvetta “La bella Maltese” ove era imbarcato Dolomieu dovette riparare a Taranto il 27.03.1799, proprio quando infuriava la reazione sanfedista contro la repubblica tarantina. L’otto marzo precedente, infatti, era stato spiantato il repubblicano albero della libertà, vissuto appena 29 giorni. Il capitano della nave “si presentò alle autorità locali con una relazione dove erano narrate le peripezie e le sciagure del viaggio e I ‘identità degli ospiti imbarcati, tra cui i generali francesi Dumas e Mascourt e il geologo Dolomieu”. I malcapitati non sapevano che in quel momento si stava consumando la tragedia della Realizzazione della città in odio ai francesi. Pertanto furono tutti sbarcati e col pretesto della quarantena furono rinchiusi prima nel lazzaretto, poi il 13 maggio furono trasferiti al castello, sotto la custodia di Cataldantonio Mignogna, capo truppa della guarnigione civica, come disposto dai cav. Giambattista Terolli, comandante militare della regia fortezza, su ordine del generale. De Cesare, “comandante la quinta e la sesta divisione delle truppe cristiane del Regno di Napoli”16. In quella circostanza furono tutti perquisiti ed identificati, tra cui “Deodato Dolomieu, membro di quasi tutte le accademie d ‘Europa e professore di storia naturale a Parigi
Il 16 maggio gli imbarcati francesi, tranne i generali Dumas e Manscourt, furono trasferiti a Messina 18 . Vi fu immediatamente una mobilitazione massonica per la liberazione del fratello Dolomieu.
Uno dei più grandi massoni del tempo, il teologo luterano tedesco Friedrich Munter, sollecitò il principe Carlo d’Assia, Gran Maestro della massoneria tedesca, a rivolgersi a Diego Naselli dei principi d’Aragona, all ‘epoca governatore di Roma, già Gran Maestro della massoneria napoletana, ed ora persecutore di giacobini, ad intervenire per la liberazione di Dolomieu 19 .
Ma I ‘ intervento fu vano, per la liberazione del fratello scienziato, ma efficace per evitare che venisse consegnato dal governo napoletano allo zar Paolo I.
Dolomieu trascorse circa venti mesi di carcere duro su istigazione dello zar, il quale, nuovo Gran Maestro dell ‘Ordine di Malta ricostituito in Russia, mirava ad impossessarsi dell ‘ex confratello in occasione dell’occupazione francese di Malta20 . Per quanto fosse ristretto in prigionia, Dolomieu non aveva perduto il vigore mentale, tanto che riuscì a stendere, con pezzi di carbon bruciato, in margine ad una bibbia, e su un frammento di carta, un manoscritto che intitolò “Filosofia della Mineralogia”, considerata una delle prime opere di teoria geologica21 . Anche il massone Generale Gioacchino Murat si spese molto per tentare di liberare i fratelli francesi e gli altri prigionieri22
Nella metà di novembre 1800, tramite il generale Dupont, in Firenze minacciò nuovamente I ‘invasione del Regno di Napoli se il governo non avesse restituito subito i generali francesi, lo scienziato Dolomieu e gli altri prigionieri. Ma anche in questa circostanza la corte borbonica oppose un rifiuto.
In seguito, per timore dell’invasione francese, il 17 febbraio 1801 , re Ferdinando concesse I’indulto proprio un giomo prima dell ‘armistizio di Foligno, che doveva poi formalizzarsi nella pace di Firenze del 31.03.1801 23
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