La riforma della Costituz.ione del Grande Oriente
UN ‘OCCASIONE DA NON PERDERE
di
Sebastiano Scarfato
E’ apparso subito chiaro, all’indomani della fuga dell’ex Gran Maestro Di Bernardo, che la legge fondamentale del nostro Ordine aveva bisogno di una profonda revisione.
L’ultima riforma voluta dal Gran Maestro Armando Corona fu infatti frettolosa, perché incalzata dagli storici avvenimenti legati alla vicenda della P2, disordinata e confusa e per ciò stesso contraddittoria in alcune sue parti.
Non che quella operazione sia stata inutile o che gli elementi ambientali che la suggerirono siano stati superati (non lo sono tutt’ora), ma il bisogno della revisione si impose all’attenzione di molti perché, per effetto di quella riforma, si erano prodotte, o così sembrò, zone di legislazione non propriamente tradizionali entro le quali il comportamento di qualcuno parve ispirato più a pratiche profane che a consuetudini iniziatiche.
Questa valutazione assai diffusa ispirò i programmi di tutti gli ultimi candidati alla Gran Maestranza che inserirono al centro della propria proposta la revisione della Costituzione.
Il programma elettorale dell’attuale Gran Maestro incentrava l’iniziativa revisionista sul recupero pieno della Tradizione muratoria, esaltando il ruolo centrale della Loggia, vero pilastro iniziatico della Comunione massonica e cardine insostituibile della propria struttura organizzativa.
Ora, il tentativo concreto di porre mano alla riforma costituzionale attraverso l’apertura del dibattito nelle Logge avviato sul documento approntato dalla commissione speciale all’uopo istituita, appare riduttivo riguardo alle aspettative della stragrande maggioranza dei fratelli, per cui ha prodotto una sorta di generalizzata levata di scudi.
Che cosa è in effetti successo?
In primo luogo il materiale sul quale ha lavorato la commissione speciale non rappresentava il campione più significativo delle elaborazioni delle Logge italiane, poiché molte di queste avevano preferito ritirare le proprie proposte allorché, nella Gran Loggia straordinaria del dicembre 1994, non fu possibile, oggettivamente, svolgere il benché minimo lavoro intorno a queste tematiche.
In secondo luogo, la stessa commissione speciale non rispondeva alle caratteristiche intrinseche proprie di qualsiasi commissione costituente, poiché difettava della necessaria autorevolezza che solo il chiarissimo mandato popolare conferisce a istituzioni similari.
Il voto del “popolo massonico” emendato dall’opzione del Gran Maestro, seppure, quest’ultimo, autorizzato dal massimo organismo deliberativo della Comunione (la Gran Loggia),ha contribuito a limitare la considerazione di tutti sul lavoro svolto, alimentando la facile polemica di chi ha costruito strumentalmente l’immagine di una commissione di parte, asservita alla volontà di pochi soggetti.
Per cui una commissione a “rappresentatività limitata”, lavorando su un materiale non propriamente rispondente alle autentiche attese della maggioranza dei fratelli, ha elaborato un prodotto incompleto, divergente dalle tendenze elettorali vincenti e per ciò stesso non condiviso.
In qualsiasi forma sociale organizzata unitariamente mettere assieme delle regole di condotta ha il solo scopo di assicurare all’interno di quella forma sociale organizzata, la pacifica convivenza dei propri membri. Tuttavia è fondamentale, per il raggiungimento dello scopo, che tra i membri della forma sociale organizzata si consolidi il convincimento collettivo della necessità della regola e più ancora della sua osservanza.
Questo convincimento sarà tantopiù collettivo quanta più collettività parteciperà alla formazione della regola, ovvero il grado di rappresentatività dei soggetti interessati sarà il più alto e legittimo possibile.
Ora all’interno del Grande Oriente d’Italia va aperta, dopo aver azzerato la situazione attuale, una vera e propria “fase costituente”.
Tale fase è bene che sia costretta in limiti temporali adeguati all’importanza del lavoro da svolgere e soprattutto sia confinata in un ambito operativo blindato: refrattario sia alle strumentalità rinvenienti
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dall’attività amministrativa quotidiana, che alle pericolose tendenze di determinare l’evoluzione e lo sviluppo.
Occorre innanzitutto individuare e attivare, salvaguardando il principio della legittimità e della rappresentatività, gli strumenti di studio, approfondimento e realizzazione del progetto ipotizzare un percorso virtuoso di confronto e dibattito che investa nel momento dell’approvazione tutto il popolo massonico.
La commissione eletta dall’assemblea dei maestri è – a mio avviso – lo strumento operativo che, con alcuni correttivi, può raggiungere l’obbiettivo di raccogliere le migliori risorse a nostra disposizione, selezionando finalmente le potenzialità professionali occorrenti, unitamente alle capacità iniziatiche indispensabili per un lavoro che, riorganizzando un articolato normativo rispondente alle necessità di un moderno ordinamento giuridico, renda visibili i contenuti autenticamente tradizionali del Grande Oriente d’Italia.
Una commissione, infine, che tragga direttamente dal popolo la forza della sua rappresentatività non può che trarre dal popolo stesso la valutazione finale del proprio operato; sottoporre al referendum dei maestri massoni la nuova legge fondamentale dell’Ordine costituisce – a mio modo di pensare non solo un atto di democrazia sostanziale, ma la esaltazione del lavoro massonico inteso come sforzo individuale e solitario di espansione della propria coscienza fino agli stadi più elevati dell’Essere.
La Gran Loggia, in ossequio al suo potere legislativo, potrebbe ratificare il documento finale, imprimendogli il sigillo formale della sua effettualità.
Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo.v
Sebastiano Scarfato
Rappresentante del Consiglio dell ‘Ordine nella Giunta esecutiva del Grande Oriente d’Italia
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