Se soltanto avessi saputo, sarei diventato un orologiaio .
Albert Einstein, in New Statesman, 16 aprile 1965
Il tempo è un ritmo. Esso viene e va come lo scoppiettio dell’elettricità nel cervello o come il fiotto di sangue attraverso il cuore o come l’alzarsi della marea sulla spiaggia. Tutte queste cose sono governate da orologi cosmici, e le nostre misurazioni non sono altro che comodità di registrazione. I secondi e i minuti non hanno nulla a che fare con la natura. Ogni organismo interpreta i ritmi universali nel suo proprio modo. Un parassita del bestiame può sedere per mesi sulla punta di un ramoscello aspettando un animale di passaggio; la larva di una cicala vive per anni nella terra ai piedi di un albero aspettando le condizioni esattamente favorevoli per la sua vita di un giorno come adulto. Per questi animali i lunghi periodi passano come un solo momento, che non è più importante per le loro vite di quanto un intervallo, fra due battiti del cuore, lo sia per le nostre.
La manipolazione del tempo può darci un’idea di quanto poco comprendiamo queste differenze. Un film di piante di fagioli che crescono nel buio, con un fotogramma esposto ogni ora, mostra una scena di sfrenata ferocia, perché ogni pianta sfronda e graffia i suoi vicini nel tentativo di giungere alla luce. Film al rallentatore di falene in volo le mostrano mentre raccolgono il segnale sonoro di un pipistrello che si avvicina, calcolano la sua forza e la sua provenienza, e intraprendono la giusta azione difensiva, tutto nello spazio di un decimo di secondo. Ogni specie vive a modo suo e in un tempo suo, e vede soltanto una sezione dell’ambiente attraverso la stretta feritoia del suoesistema sensoriale.
Il vero spazio e il vero tempo esistono al di fuori della consapevolezza individuale.v
Lyall Watson, “Supernatura” Rizzoli, 1974