di
Vittorio Emanuele Esposito
(R.L. “I Pitagorici” n.387 Oriente di Crotone – Valle del Neto)
Uno dei temi centrali di questa inquieta e problematica fine di secolo è quello della “diversità”: concetto utilizzato, sempre più frequentemente, per legittimare le aspirazioni particolaristiche di comunità, gruppi e individui che mirano a ritagliare il proprio spazio entro o contro gli assetti istituzionali esistenti, nell’ alveo dei grandi processi di unificazione, economica, politica, culturale, che interessano il mondo odierno.
E’ chiaro che non si può prescindere dalla considerazione di quanto vi è di specifico nelle varie situazioni umane, collettive e individuali, e che non si può negare il diritto di nessuno alla ricerca dell’ autonomia, senza mettere in dubbio il principio stesso della libertà; il quale, d’ altra parte, può essere rivendicato soltanto sulla base del reciproco riconoscimento, della comprensione vicendevole e paritetica delle condizioni e delle ragioni dell’ altro.
L’idea di un mondo unito, che oggi, nell’ era spaziale, si va concretamente delineando al nostro orizzonte, non può certo svilupparsi all’ insegna di una razionalizzazione livellatrice, che cancelli determinazioni naturali e storiche rilevanti e persistenti, senza averne compreso e apprezzato il valore, ma nemmeno si può realizzare in assenza di un forte consenso su ciò che accomuna gli esseri umani, al di là delle loro reciproche differenze.
Al contrario la critica della ragione illuministica ha prodotto esiti relativistici, ttraverso la negazione della centralità del soggetto, che viene visto nella sua individualità determinata biologicamente, psicologicamente e culturalmente, cioè nella sua differente particolarità e non più sotto l’ aspetto della coscienza e della capacità di giudizi e di valutazioni incondizionati.
La cultura della “diversità” e della “differenza”, si va affermando in questi anni in forme e manifestazioni che suscitano interrogativi preoccupanti, dal momento che, in tutte le sfere della vita associativa e all’interno stesso della personalità individuale, essa alimenta non già equilibri più naturali e stabili, come si potrebbe supporre, ma un generalizzato e progressivo aumento del tasso di aggressività e di conflittualità.
Da questo punto di vista, la Massoneria, sebbene venga spesso accusata di diffondere una ideologia relativistica, esprime, invece, una concezione e un programma di vita opposti a quelli che caratterizzano le tendenze del nostro tempo.
Infatti, l’esperienza che da secoli si compie all’interno dei templi massonici ribadisce e rinnova uno stesso atto di volontà consapevole, indicando a tutti gli iniziati una via ben diversa da quella che sembra aver imboccato il mondo profano.
I filosofi che oggi celebrano la “differenza” originaria e quanti glorificano gli “eventi”, valorizzandoli semplicemente per la loro novità ed esclusività, si rappresentano una realtà ridotta alle sua manifestazioni più appariscenti, superficiali ed effimere, in cui il sapere cede il posto ai “saperi” e si configura come un labirinto senza centro e senza confini, in cui si naviga alla deriva, in un mare senza approdi e ognuno cerca di salvarsi sulla zattera di un’ identità labile e provvisoria, pronto a saltare su quella che, di volta in volta, gli si presenti come più comoda e più sicura.
La logica della diversità, con la quale oggi individui e gruppi, sempre più numerosi, si autogiustificano e si autolegittimano, è quella della reciproca incompatibilità ed esclusione e si afferma in scelte di isolamento e di contrapposizione, in comportamenti arroganti, fanatici, violenti, al di fuori della relazione attraverso cui, invece, le differenze si costituiscono e acquistano diritto alla cittadinanza.
Questa è la pericolosa tendenza del nostro tempo, quale emerge nei fondamentalismi e nei rigurgiti integralistici delle religioni, nella autoesaltazione di presunte e conclamate identità etniche e territoriali, nelle asprezze della quotidianità politica, in cui sembra smarrito il senso della misura e del decoro, nel malessere dilagante all’interno della società, della famiglia, del singolo individuo.
Se mai l’ assassinio e la guerra hanno trovato un motivo che li renda ammissibili, i delitti e le tragedie di cui siamo giornalmente testimoni si distinguono per la loro terrificante gratuità, avendo come loro base motivazioni inconsistenti, falsi ideali, progetti folli, alimentati dall’ideologia, seguita al crollo dei grandi sistemi: l’ideologia, appunto, dell’assenza di un centro e della differenza.
Al contrario, ciò che hanno di specifico le diverse aggregazioni etniche, culturali, linguistiche, politiche e sociali, in quanto formazioni storiche, legate al tempo e alle circostanze, può e dovrebbe continuare ad essere difeso unicamente sul fondamento di un principio che le accomuna e le trascende.
Di questo principio, a cui è sottomessa la molteplicità che si svolge nella dimensione del tempo e dello spazio, attraverso lotte e conflitti, altrimenti privi di senso, noi massoni, invece, conserviamo la memoria e manteniamo viva la consapevolezza.
Riunendoci nelle nostre officine noi rivolgiamo lo sguardo al “Re dell’universo”, come l’ antico filosofo designò tale principio, e ci esercitiamo a considerare questo nostro mondo non come una irrappresentabile baraonda senza scopo, ma come il suo ordinato regno, visibile attraverso le tracce di un disegno cosmico e concretamente percepibile attraverso I ‘ armonia che siamo in grado di raggiungere dentro di noi, nelle relazioni con gli altri, nei rapporti con la natura, di cui ci sentiamo parte e, insieme, specchio, quando riusciamo a purificarci dalle passioni esclusive e a sottrarci al caos delle differenze. Per questo orientiamo la nostra mente all’unità, piuttosto che alla molteplicità, e coltiviamo l’idea di un unico progetto e di un comune destino. Per questo professiamo la nostra fede nell’uguaglianza, convinti che, nella luce della coscienza, che brilla ugualmente in tutti gli esseri umani, e non nella differenza delle storie personali, sia la verità e il valore dell’uomo.
Se non riconosciamo in questa tensione verso l’unità, la verità e il bene, l’autentico significato della presenza massonica nel mondo, non possiamo dubitare che il sentimento che ci ispira venga compreso e condiviso, prima o poi, da tutti quelli che avvertono come non vi sia vera comunicazione tra gli esseri umani, senza un rapporto di fraternità, senza una correlazione tra anime, diverse perché uguali e complementari.
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