LA PORTA SANTA

LA PORTA SANTA
di
Loredana Morandi
Rivodutri, delizioso borgo di origine medioevale, è custodita la Porta Santa il cui studio mi ha più volte sorpresa per la sensazione di contatto virtuale con il maestro custode della soglia. Rispecchiando l’intenso messaggio voluto dall’ideatore, la complessa trama concettuale, che si riesce ad assorbire solo dopo attento studio, appare nel suo aspetto antropologico di incredibile semplicità. Oracolo e interprete di questo monumento è la Palma, antica pianta dioide del lontano Cretaceo, da sempre assunta fra le più antiche civiltà del Mediterraneo a simbolo di sacralità.
Il Portale, la cui datazione si colloca fra la fine del cinquecento e l’inizio del seicento, è pregevolissimo sotto il profilo artistico. Dalla complessa costruzione sinergica dei simboli nel manufatto possiamo intuire la profonda spiritualità e la cultura enciclopedica, tipica del Rinascimento, dell’ignoto Ideatore, quasi certamente un religioso. erudito scriveva correntemente il latino e il greco, usandoli in chiave di cabala fonetica con il volgare. Quindi le lingue usate sono tre, alle quali possiamo aggiungerne una quarta contando anche il messaggio dello hieroglyphica o messaggio criptico del simbolo. Il metodo del tre anzi quattro è legato agli insegnamenti biblici e al libro dei Proverbi dell’ Antico Testamento. L’aspetto didattico didascalico o per meglio dire la oraziana ut picta poesis di emblemi, testi e luoghi alchemici, è una tipologia concettuale che ben si sposa, per il Portale di Rivodutri, con la tradizione orale. Il messaggio del Portale si esplica nei bassorilievi delle sei formelle/emblema, di cui quattro sono racchiuse in cornice ottagonale e due in cornice ellissoidale, più i due capitelli e le due pietre base degli stipiti.
Dal punto di vista iconografico le formelle/emblema sono di ispirazione cinquecentesca, ma in alcuni casi reinterpretate e riprodotte con l’estro e la genialità dell’ideatore. Una sottile trama di piccoli simboli, esterni alle cornici, confermando il messaggio delle formelle, ne consente la sinergia. All ‘esterno del portale vi è una formella isolata contenente il filo a piombo, realizzato con una piccola foglia di palma, simbolo di rettitudine e di approfondimento della conoscenza. Lo strumento può indicarci conie risolvere l’acrostico v.i.t.r.i.o.l.: visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidiem.
I simboli principali contenuti nei due capitelli sono il pitagorico Pentalpha e la Pax Christi. Un anello, simbolo di fede e di nozze, racchiude la stella a cinque punte: il pentacolo (da pantaculum: piccolo tutto) nel quale possiamo iscrivere le Christi vulnera, il cui culto risale al 1200 e l’uomo, come risulta da numerosissimi studi sulle armoniche proporzioni della figura umana. Nell’epigrafe: QD ME SA (L) N DEVS una elle in abbreviazione paleografica ci consente di leggere due parole in una, san persanus e salu per salus. Quindi un saluto e una attribuzione della salute a Dio, come era in uso presso i greci. Il versetto evangelico corrispondente all’epigrafe ce lo conferma: qui Ine sanusfecii(Giovanni 5, I I ), si riferisce alla guarigione dello storpio. La Pax Christi, chiarissimo simbolo paleocristiano. realizzato con due sottilissime foglie di palma spiega con l’epigrafe: I P S E. E’ un rimando ai versetti biblici dal libro del;a Genesi 2. I I ipse est qui circuii ornnetn terrayn… ubi nascillf} e dalla lettera di San Pao{o a} ; i 36 c.v ipso, et ei in IPSO ontni(/. consapevole duplice natura e d, vina.t il fidiùlc spirituale da oro. sottolineando un intento cesnoologico nel portale. i due capitelli dividono il cielo/arco-macrocosmo dalla essi sono di per sé una identificazione di questo concetto. [l pentaipha. inteso in chiave cristologica, e un richiamo agli innumerevoli testi ermetici in cui il Re Elixir viene associato all’immagine di Cristo Risorto, realizzazione massima dell’Opus, ma in una fase ad essa precedente cioè la Nigredo. Infatti i chiodi appaiono nel disordine dello studiolo dell’ angelo pensieroso in Malincolia I di Durer. Più fedelmente alla tradizione nel Cristo velato del Sanmartino, raffigurazione del Mercurio filosofico inattivo nel ventre/athanor naturale della terra, i tre chiodi della Passione appaiono accanto alla corona di spine intrecciata sette volte (21 è il numero delle lavorazioni che deve subire il mercurio filosofico, si veda anche il libro studiato da Flamel). L’anello è quindi da considerarsi inteso in chiave urobotica di cosmo-tempo antecedente il fiat lux, ma anche come decalogo della legge cosmica incisa sulla pietra di smeraldo, che ne orna il castone. Da qui si può lanciare l’analogia mito ermetica con la terra, regno di Saturno custode del Cristo/lapis, antecedente l’ordine cosmico istituito da Giove palesato dalla iscrizione del glifo PX nei sei vertici dell’esagramma salomonico O. Pentalpha e il Sigillo Sapientiae sono raffigurati nel libro letto da quello che sembra un cabalista ebraico nella xilografia frontespizio di un noto testo pubblicato a Roma nel 1665. Il Pentalpha e la Pax Christi, sono i capitelli che introducono alla lettura dell ‘ intero portale, nel quale l’ aspetto teologico e l’immagine mito-ermetica si alternano indissolubilmente nella simbologia, quasi fossero un incessante solve et coagula cosmico. Alchimia scienza più terrena, che cura i metalli imperfetti è loro mediatrice. Lasciandoci influenzare da tale mistero, potremmo dire che siamo alla porta della “Civitas Solis” di Campanella (anno 1613) o all’ingresso so dell’hortus conclusus dove ha sede la DomusSapientiae, dato che il Portale introduce ad un delizioso piccologiardino. àNell’aspetto strutturale enell ‘ aspetto concettuale, gli stiPiti sembrano irradiare l’imma-gine del quadrato, che evolve la propria struttura nel cerchio,attraverso la figura geometrica ottagonale di alcune cornici comepunto intermedio, le cornici ellittiche così risultano esserepunti tangenti del semicerchio occulto che completa I ‘ arco/cer-chio-cielo. Le formelle degli stiPiti contengono la narrazione an-tropologica e cosmo-elementare esempli ficata dalle fasidell ‘Opus alchemico. Il quadrato, nùicrocosmo dell’ uomo contie-ne il labirinto da attraversare per giungere al sacro sacello, lamensa della Sapienza che si trova nel Templum (Prov. cap. 9).
L’ Arco/cielo è formato dadue splendide foglie di una leggiadra e femminile Phoenixdactilifera, carica di frutti, che come le ali di una novellapurpurea fenice si congiungono verso la chiave di volta, rafiü-gurante il Cuore fiammeggiante. L’immagine, espressione del-la cosmogonia neoplatonica di Proclo, sembra pietrificare nel- l’arco il primo volo del mitologico uccello all’alba del creato. Il Cuore ne è energia vivificante e creatrice al centro dell ‘Universo conosciuto. Trino et Uno questo cuore, che ha tre fiamme o tre foglie di palma è per J. Dee, che rivisita la cosmogonia bruniana il punto centrale e la monade, il trascendete Uno Intelletto e Anima plotiniano da cui hanno origine tutte le cose. Come lo Spiritus Sanctus questa mercuriale quinta essenza permea e anima il cosmo come l’alito di Dio Rouach Elohim. Il Kircher lo avrebbe definito anima mundi vita rerum. Racchiudono il cuore due piccole foglie di palma intrecciate che rappresentano le mani dell ‘ uomo (da palmus), che congiunte in preghiera possono catturare il respiro dell’Universo ed essere con esso una cosa sola (epigrafe VNA RES).
Nillïle tutelare dell ‘ Arco è uno stupendo Giano/Rebis coronato, raffigurato cioè nella acquisizione cristiana (Prov. 4, 9). Custode delle porte e dei crocicchi, esso vigila dall’ alto del portale, sorta di Saturno re de! Tempo e di un antico regno aureo e perduto, che con il suo magico Tirso avvolto di pampini e grappoli cruva ci regalerà ottimi raccolti e buon vino in autunno. Identificandolo con bacco/Dioniso, – eternai?ente giovane e nello stesso tempo vecchio, diviene la rappresentazione iconograiica della duplicità dell Intelletto Dl vino come tramandataci dai testi neoplatonici.
Nella accezione cristiana, questo Giano di cui la corona simbolo di eternità è ‘il sigillo, rappresenta lo sponsale del Cristo Risotto e la sua Chiesa e anche la tradizione popolare dei due San Giovanni, il battista e I ‘Evagelista, custodi il primo dell ‘ Antico Testamento e il secondo del Nuovo Testamento. Nell ‘ Opus il Rebis androgino per metà uomo e per metà donna, rappresenta la polarità delle due nature maschile attiva e femminile passiva, le nozze chimiche dello Zolfo re rosso con il Mercurio regina bianca. Dall’unione del Sole e della Luna nasce l’Uomo nuovo manifestazione del Creato, che pone i suoi piedi sul mondo della materia. Apparentemente immota pietra quest’uomo, agricoltore degli immensi campi celesti, emana la radiosa osservazione della luce del creato e dice silenziosamente a noi e di noi, uomini della terra, il geroglifico del e infinito.•
Loredana Morandi, nata a Roma nel marzo del’63, è pronipote del Professor Luigi Morandi letterato e filologo, che fu volontario con Garibaldi nel 1867 a Mentana, precettore di Vittorio Emanuele III fino ai 16 anni dell’allora Principe di Napoli ed infine nominato senatore a vita nel 1905.Oggi la studiosa Loredana Morandi si sta occupando del restauro filologico del Portale di Rivodutri ed è, come lei stessa si definisce una donna, che lavora felicemente madre di quattro figli. Attualmente è stata nominata Advisor dell’Assemblea Speranza n o I delle giovanissime Rainbow for Girl di Roma dove svolge anche ruolo di segretaria, dal Capitolo Sirio n o 6 delle Stelle d’Oriente di Roma. Deputy per l’Italia dell’Ordine Internazionale delle Rainbow for Girl e dell’Ordine Internazionale De Molay è il Prof. Paolo Messina.

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