Iniziazione del profano D. M.
(M. C.)
Rispettabilissimo M.’ V.’.,
Fratelli che numerosi sedete all’Oriente,
Fratelli tutti che adornate le colonne,
carissimo
Fratello D.,
in momenti come questi, propri della cerimonia di Iniziazione, pietra miliare della nostra Istituzione, la gioia è così smisurata che le parole sembrano non esser all’altezza e stentano a venire fuori, commisurate a questo momento solenne. In noi tutti l’emozione gravida dei ricordi della nostra iniziazione ma anche la gioia di essere presenti e offrire la nostra disponibilità al Fratello neo apprendista. In lui l’emozione, la tensione, forse il turbamento di una serata insolita, ma anche per lui la gioia di essere presente e il desiderio di apprendere.
Carissimo Fratello D, consentimi questa sera di esprimerti la mia personale duplice gioia come tuo ex insegnante e come massone. La gioia verso un alunno riflessivo, studioso, facile da formare, con mai una parola di troppo e insieme fermo nelle riflessioni e pronto sempre a sostenerle in ogni frangente.
Dopo i quattordici anni ti ho perso nelle scuole superiori e nell’università, ma ti seguivo da lontano attraverso qualche collega: sapevo che il giudizio era sempre ottimo, fino alla laurea in ingegneria superata brillantemente con il massimo dei voti. Permettimi allora questo onore: forse anch’io ho contribuito modestamente alla tua formazione, anche se in te vi erano tutte le premesse e da solo hai superato traguardi, ostacoli e scadenze fino alla lode in una università, quella di Pisa, famosa per la dura selezione che attua.
Questa sera mi ritrovi Maestro, dietro un’altra cattedra, insieme a tanti colleghi particolari che sono miei Fratelli e Fratelli tuoi. Da questa sera in sostanza questa sarà la tua università, il tuo campo di ricerca. E’ una università di alto rango, la Loggia, ma la similitudine è quanto mai opportuna: qui troverai tanti maestri disponibili, troverai i mezzi per lavorare, ma , come nel tuo curriculum profano, da te solo devi varcare la soglia, superare ostacoli, devi sentirti dentro l’obbligo di frequenza e della applicazione individuale per raggiungere, se possibile, alla fine del tuo percorso, la lode nel diploma della vita, della vita interiore, della tua vita interiore.
Benvenuto tra noi e buon lavoro. Non sarà un viaggio tranquillo e senza asperità, però è un viaggio in avanti, verso la luce, verso il raggiungimento della tua perfezione interiore.
Forse il fatto di avere tuo babbo e il tuo fratello biologico già come nostri Fratelli, ti avrà aiutato a prendere contatto da tempo anche con la “stranezza” del nostro ambiente, però ti posso assicurare che l’importanza e la solidità del nostro essere massoni la dovrai piano piano sentire dentro, viverla e assaporarla giorno dopo giorno , fra noi e con noi nel nostro e nel tuo Tempio. Leggi, studia, annota, domanda.
Partecipa assiduamente ai lavori di Loggia, perché solo qui puoi forgiare il tuo animo e perfezionare il tuo io interiore. Qui dentro si dimentica e si accantona la vanità profana e si persegue solo l’arricchimento interiore.
Sappiamo che tu hai le doti necessarie per compiere questo cammino iniziatico: usale e sarai ripagato degnamente come si conviene ad un vero massone. All’occorrenza, in questo sforzo interiore, tendi pure la mano e troverai mani amiche pronte da aiutarti. L’esperienza e la solidarietà dei Fratelli più anziani non ti verrà meno. A nostra volta siamo convinti che non rimarremo delusi dalla fresca linfa che vorrai mettere a disposizione della Loggia. Il tuo giovane desiderio di apprendere e la tua voglia di approfondire saranno per noi incitamento e sprone.
L’iniziazione massonica (iniziare significa morte e rinascita a nuova vita) segna una svolta fondamentale nella vita dell’uomo. Egli comincerà a sentire qualcosa di nuovo, comincerà ad intravedere le grandi verità, apprenderà una lingua della quale intuiva l’esistenza, ma che non conosceva e sentirà possente il bisogno di apprendere i segreti e le sfumature sino a parlarla. E quando il G.’. A.’. D.’. U.’. gli avrà fatto dono di tale sapienza, sentirà di essere veramente un Iniziato.
Proprio partendo dall’esempio dell’arte muratoria, la nostra Libera Muratoria, vediamo come procede per raggiungere questa meta sublime.
– Mediante il proselitismo. I Liberi Muratori ricercano, vagliano con rigore e portano al Tempio, loro luogo di lavoro, la pietra grezza, cioè uomini che possano validamente divenire parte della costruzione;
– mediante l’uso sapiente di appropriati arnesi da lavoro (e verità espresse da simboli, allegorie, misteri) la Libera Muratoria dirozza, squadra e leviga pietre, cioè innalza l’uomo sino a farne un Iniziato.
– mediante il lavoro che costantemente i LL.’. MM.’. svolgono su tutta la superficie della terra con uniformità di metodo, viene creata una base omogenea, cioè una somma di uomini elevati che mirano ad un unico scopo comune;
– mediante un sistema graduale, cioè successive iniziazioni al grado superiore, la libera Muratoria eleva la costruzione sino alla sommità, cioè porta gli iniziati fino al vertice della Saggezza. Questo magnifico Tempio massonico, denominato tempio della virtù, è opera degli uomini e pertanto ad essi è affidata la sua stabilità. Quindi come nell’arte muratoria ogni anomalia, ogni disparità delle pietre che compongono l’edificio, rappresentano un pericolo per la sua stabilità e per la sua armonia, così nell’edificio massonico necessitano uniformità e perfezione per dare alla costruzione stabilità e armonia e quindi potenza e luminosità.
Dice Terenzio ne “Il Penitente”: “Sono uomo: e nulla di quanto è umano mi è estraneo. L’umanità è la costruzione e noi siamo le pietre. Se esse non stanno unite il mondo crolla”.
In sostanza quindi vi è una interazione fra il singolo Fratello e l’intera comunità massonica: i Fratelli espongono, non impongono; la ricerca del Bello, del Vero e del Giusto è una ricerca individuale.
La Massoneria per noi è tutto: è il finito e l’infinito; è l’astratto e il concreto; è il passato e il divenire. E nel tutto ogni idea, ogni cosa sono comprese.
Sarebbe grave errore, ad esempio, non avvalersi della ragione e di ogni altra facoltà mentale individuale per conseguire determinati risultati e sarebbe ancora più grave cadere nel positivismo o peggio ancora nel materialismo, dimenticando che l’autentica spiritualità è l’unica ancora di salvezza a cui possa ancora aggrapparsi l’umanità per impedire l’abbrutimento della specie, tanto più oggi che l’individuo è troppo frequentemente degradato al ruolo di semplice strumento della macchina.
Caro Fratello., come avrai visto, il nostro Tempio massonico di cui andiamo fieri è ricco di simboli: sono artifici didattici capaci di rendere più agevole e più immediata, oltre che più profonda, la comprensione e l’acquisizione di alcuni concetti per noi basilari. Tali concetti, che gradualmente imparerai, vengono appunto assimilati per mezzo dei simboli e diventano base imprescindibile di ragionamento, carne e sangue dell’essere pensante. Il filosofo Cartesio affermava che la verità deve essere più che conosciuta: della verità bisogna vivere.
Questi simboli, in gran parte di origini paleorientale, hanno vissuto millenni ed hanno mostrato la via della verità a centinaia di generazioni. Occorre però non fermarsi al simbolo, occorre risalire al principio: allora e solo allora il simbolo, reso accessibile e compreso, avrà assunto la sua vera funzione che è quella di veicolo, di intermediario tra un concetto ed il nostro più intimo io.
Il simbolismo permette ai Massoni di comunicare tra loro; è quindi lingua universale e rappresenta l’armatura che regge l’edificio massonico intorno alla quale si avviluppa e si sviluppa ogni ornamento massonico come la saggezza, l’amore, la beneficenza, la tolleranza e quindi armonia e perfezione.
Per noi il simbolismo risolve immediatamente ogni problema morale. Tramanda ai posteri la luce delle grandi verità immortali. Rappresenta una difesa per i Massoni contro l’ignoranza, la superstizione, la prevenzione, l’opposizione che albergano nel modo profano. Infine aiuta i Liberi Muratori a dirigersi nel labirinto inestricabile del passato e rappresenta per la massoneria la sua origine, la sua storia.
Anche per questi motivi tutti i Fratelli Massoni e tra questi gli Apprendisti, occorre che si accostino umilmente alla porta del tempio della virtù: busseranno perché si apra, busseranno ancora per domandare la Luce e busseranno una terza volta per ricercare la verità.
Come operai coscienziosi cingeremo alla vita il grembiule per preservarci da ogni lordura, calzeremo i guanti per mantenerci illibati. All’ordine, nella compostezza dei nostri sentimenti, dei nostri propositi, delle nostre azioni, ci porremo tra le colonne, la dove è possibile discernere il Bene dal Male, la Luce dalle Tenebre, il Limitato dall’Infinito.
Non ci sentiremo soli e sperduti perché le melagrane e il globo ci diranno che tanti, tanti nostri Fratelli, sparsi su tutta la superficie della terra, sono al lavoro al nostro fianco.
Precederemo diritto, senza sbandamenti, verso l’Oriente, verso la fonte della Luce e della Saggezza, faremo il primo passo e quindi sosteremo per riflettere; ma poi convinti faremo il secondo e ancora sosteremo per riflettere; infine decisi compiremo il terzo.
Se volgiamo lo sguardo alla volta stellata, all’immensità del tutto, per un attimo ci possiamo smarrire; ma poi subito percepiamo che l’opera nostra trova confini, che lo spazio infinito è il regno delle nostre idee e delle nostre anime e sentiamo che lassù aleggiano gli spiriti dei Maestri, gli spiriti dei grandi Iniziati, gli spiriti dei Liberi Muratori.
Innanzi a noi, nel Tempio, è il centro della Loggia, il centro dell’Universo, il punto di confidenza e d’incrocio di tutte le forze che prorompono dal Sole, dalla Luna, dalle Colonne, dalle Luci: il punto d’amore. Lì è l’Ara delle Promesse Solenni, l’Ara della Generazione, l’Ara di Lavoro con le sette luci planetarie, con il libro della Sapienza antica, con la Squadra, con il Compasso. Tu carissimo Fratello apprendista porta la tua pietra al tempio con fierezza, con fede, con entusiasmo, con sincerità. E’ stato detto: la vita è troppo breve per essere falsificata!
E noi Maestri potremo erudire gli Apprendisti, potremo mostrare loro le vie infinite della infinita sapienza, ma il nostro esempio soprattutto, avrà il potere di trascinarli con entusiasmo verso la Luce.
Se i Maestri non saranno esemplari, la costruzione sarà precaria ed i loro insegnamenti verbali ristagneranno nell’aria quali beni attuali capaci di stimolare soltanto qualche uomo più degli altri dotato di buona volontà. L’esempio è la lezione che tutti gli uomini possono leggere.
Ebbene Fratelli lavoriamo incessantemente perché un giorno, non importi quando, anche la quarta parete del Tempio possa essere completata. Ma è indispensabile volere sempre e non stancarsi mai. Gli esempi di impegno anche civile dei grandi Iniziati non ci mancano, sono lì di fronte a noi, con azioni precise compiute dentro e fuori del Tempio, magari offerte già alla storia.
Francesco Crispi nel rendere omaggio alla memoria del Fratello e G .’. M.’.. Giuseppe Garibaldi sintetizza su di lui a Caprera in una epigrafe: “l’abnegazione innanzi tutto, e ovunque la prudenza, il sangue freddo, l’austerità naturale dei costumi, la meditazione quasi continua, l’eloquenza grave ed esatta, la lealtà dominante”.
Sempre in morte di Garibaldi, esattamente due giorni dopo, il poeta e nostro Fratello G. Carducci così chiudeva il suo storico e appassionato discorso il 4 giugno 1882 nel teatro Brunetti: “Nei tempi omerici della Grecia, intorno ai roghi degli eroi si aggiravano i compagni d’arme e di patria, gettando alle fiamme quelle cose che ciascuno aveva più care; alcuni sacrificavano anche i cavalli; altri gli schiavi e fino se stessi.
Io non chiedo tanto agli italiani: io voglio che i partiti vivano, perché sono la ragione della Libertà. Ma vorrei che i partiti, dal monarchico al quale vantasi alleato G. Garibaldi, al socialista che da lui si credé iniziato o abilitato, intorno alla pira che fumerà, sul mare gittassero non le cose loro più care, ma tutto quello che hanno più tristo.”
Così noi potremmo sperare che nei giorni dei pericoli e delle prove (e sono per avventura prossimi e grandi) l’ombra del Generale torni cavalcando alla fronte dei nostri eserciti e ci guidi ancora alla vittoria e alla gloria.
A.’. G.’. D.’.GT A.’.D.’.U.’