IL COMPAGNO LIBERO MURATORE

 IL COMPAGNO  LIBERO MURATORE

 di V. G.

Che significato ha lo studio dei cinque sensi nell’ambito della conoscenza iniziatica e perché il Compagno Libero Muratore deve porre attenzione ad essi?

La mutazione che deve seguire ogni seria iniziazione è senza dubbio radicale.

Una diversa valutazione del mondo e l’avvicinamento ai segreti del cosmo intanto sono possibili in quanto cambi l’atteggiamento dell’individuo di fronte ai grandi interrogativi dell’esistere.

Ecco perché è necessario che il lavoro di affinamento avvenga, in primo luogo, nei confronti di se stessi.

Conosci te stesso è un imperativo filosofico antico che occorre sempre

tener presente se si vuole camminare lungo la via che l’iniziazione ci indica.

Il  modo umano più elementare di conoscere è quello di avvalersi dei sensi di cui siamo dotati. Essi ci consentono di vedere il mondo, di udire i suoni (anche quelli celesti), di tastare la concretezza delle cose materiali, di gustare i cibi e le bevande (allontanando quelli dannosi). Se pensiamo alle prime esperienze conoscitive di un bambino, ancora non dotato della parola, constatiamo come esse si avvalgano dei sensi. Il bambino tocca e gusta ogni cosa. È il suo modo di stabilire un contatto fisico con la realtà. Di sperimentare.

Il compagno deve considerare se stesso come un bambino, già un poco evoluto, in quello stato di grazia che capita una sola volta nella vita e nel quale le facoltà percettive sono all’acme; in cui è in grado di imparare in modo sorprendente una quantità straordinaria di nozioni che rimarranno impresse per sempre nella sua personalità e lo seguiranno per il resto della sua esistenza.

Non si dà forse la dovuta importanza alla figura del compagno che, superata la fase sbalordita dell’apprendistato quando come un infante, che non è ancora dotato della parola, vede aprirsi innanzi a sé una via misteriosa ed allettante, di cui conosce alcuni sentieri iniziali ma che, per lo più, rimane come avvolta in una nebbia di incertezze e di tracciati sconosciuti.

Il compagno però sa che, solo che lo voglia, può imboccare la strada giusta e giungere al traguardo successivo.

Il simbolismo della pietra grezza, di questo masso informe, irregolare, e che a causa delle sue imperfezioni non potrà, così com’è, trovar collocazione in nessun luogo in quanto le sue facce non riusciranno mai a collimare con nessun’altra pietra, è di capitale importanza. La pietra grezza è destinata alla solitudine, all’abbandono. Nessuno si chinerà mai per raccoglierla. Nessuno le riconoscerà mai una  funzione.

Rotolerà non si sa dove, senza essere servita a nulla. Così come la vita dell’uomo gretto, pago solo di obiettivi materiali e contingenti, rotolerà per inerzia verso un baratro buio e non sarà stata di esempio, né della minima utilità, per l’umanità.

L’uomo gretto non avrà fatto fare un solo passo avanti al processo evolutivo del genere umano. Non dico che sia facile smussare le asperità della nostra pietra personale e nemmeno che si possa riuscire in breve tempo a rendere le sue facce lisce e tanto perfette da combaciare perfettamente con le altre  destinate alla costruzione del Tempio ideale.

Vale comunque la pena di tentare.

È ovvio che quando parliamo dei sensi li intendiamo in un modo diverso da quello, ad esempio, di un medico o di uno scienziato.

Prescindiamo dal loro significato strettamente fisiologico per attribuire

loro un senso strumentale.

I sensi sono, per il Compagno Libero Muratore, degli attrezzi di lavoro.

Degli elementi che possono utilmente mediare il passaggio dallo stato fisico a quello mentale e, ancora, trascendentale.

Udire il silenzio, ad esempio, è un’operazione che parte da un senso (quello dell’udito) ma che trascende la pura fisicità per assumere una connotazione squisitamente iniziatica.

È il silenzio attraverso il quale il Maestro Venerabile trasmette non solo il suo sapere, ma il suo amore, la sua disponibilità, il suo aiuto, la sua tolleranza, in una parola tutta la carica fraterna (assommando in sé, per il potere della sua funzione, l’afflato dell’intera Officina) pet far sì che l’Apprendista ed il Compagno percepiscano non solo la magia dei lavori di Loggia, ma siano spronati ed aiutati nel loro lavoro individuale e segreto. Già! La segretezza.

La voglio qui intendere come elemento indispensabile alla levigazione

della pietra.

Il compagno non va certo in giro a proclamare ad alta voce nel mondo profano: «Badate! Sto levigando! Tra poco sarò migliore. O almeno lo spero». E nemmeno confessa ai fratelli i passi del suo iter. Il suo è un lavoro silenzioso, che si svolge nel livello segreto, appunto, della sua coscienza, in un dialogo ad una sola voce, la sua; in un continuo raffronto tra quello che lui era, a livello profano, e quello che è ora essendo stato iniziato.

È un continuo, incessante confronto tra le sue cognizioni filosofiche di prima e quelle attuali, così che determinate certezze o, per contro, determinati dubbi, possono letteralmente capovolgersi.

Ciò che sembrava assiomatico diventa dubbio e ciò che prima pareva nebuloso assume certezze granitiche.

E tutto ciò attraverso i sensi che, mano a mano, si affinano e divengono capaci di percepire verità un tempo ignorate o, se immaginate, ritenute irraggiungibili.

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