MOZART: CENNI SUL FLAUTO MAGICO
di Adele Menzio
Lo conosciamo davvero questo «ragazzo» prodigio, questo genio sublime che tanta gioia continua a donarci? Secondo alcuni: volgare nei divertimenti, donnaiolo, ingenuo, infantile. Secondo altri: estraniato dal mondo, privo di ogni senso pratico, incapace di servilismo. Per tutti un genio straordinario. Leggiamo insieme la sua ultima lettera al padre malato, del 4 aprile 1787: «Poiché la morte, intesa nel suo giusto significato, è il vero scopo della vita, così, già da un paio di anni mi sono familiarizzato con questa vera, ottima amica nostra, che ora la sua immagine, non solo non mi riesce – più affatto spaventevole, ma mi infonde anzi tranquillità e conforto. E ringrazio Iddio che m’ha concesso la gioia di riconoscere in lei la chiave della nostra beatitudine. Non mi corico mai senza pensare che — giovane come sono — potrei anche non vedere il giorno seguente. Eppure tutte le persone che mi conoscono non possono dire che nel tratto io sia triste o di cattivo umore. Di questa serenità — che auguro di cuore a tutti i miei fratelli – io ringrazio ogni giorno il Creatore». Bontà, generosità, saggezza, serenità, altissima spiritualità. Tutto questo si legge nelle poche righe di Wolfango e ci aiutano a comprendere la genesi, avvolta nel buio, del «Flauto Magico», il cui libretto è dovuto ad un altro fratello: Schikaneder. Nel 1780 la Massoneria austriaca, dopo le condanne ed i divieti di Maria Teresa, con il figlio Giuseppe rifiorì e si estese. Mozart trovò in Loggia l’ambiente che andava da tempo cercando. Egli condivideva gli ideali umanitari, la lotta contro le ristrettezze spirituali, la mutua solidarietà e la giustizia fraterna. II rituale, la solennità, il tono elevato dei lavori ne suggestionarono la fantasia. ° Fu ammesso alla Loggia «Speranza incoronata» e si dedicò alla società con ardente entusiasmo. Compose molte musiche. Ricordiamo la K. 477, scritta per commemorare due Fratelli defunti. Vi si possono notare molte affinità con il Flauto Magico. La storia del Flauto (si tratta di un’opera «tedesca» che vuole evidenziare la tradizione popolare) subisce, durante la gestazione, un capovolgimento. I personaggi perdono via via il loro carattere popolaresco per assumere un valore simbolico. Sarastro diviene esponente di bontà, sapienza ed amore mentre la Regina stellata diventa regina della notte e del male. Tamino corre pericoli (prove iniziatiche) che supera per salire all’eterno regno del sole. Influenze egizie, il nome stesso del mago Sarastro-Zoroastro, tutto è avvolto in una musica misteriosa e sublime che induce l’iniziato a sempre nuove interpretazioni e lo conduce alla soglia di nuovi misteri. L’Ouverture sintetizza l’intero lavoro ponendo in evidenza lo stato d’animo fondamentale dell’opera: solenne ed al tempo stesso misterioso e vaghissimo. Tutta la partitura è improntata ad una sobrietà di linguaggio che, prima facie, parrebbe inadatta al teatro. Quando Tamino e Pamina attraversano acqua e fuoco la melodia eterea del flauto sottolinea la sicurezza casta dei due personaggi, composti nel loro rito magico ed iniziatico. Tamino è un eroe «etico». Un po’ sognante come Parsifal il «puro». Non è mai sentimentale, ma sempre sopra le righe. Egli si salverà dalla caverna ardente per l’incrollabile fede nella verità e nell’amore. Il suono del flauto è il simbolo della sua anima. Papageno suona la siringa di Pan. Il personaggio è il simbolo della natura, della terra intesa come grande madre. Tutti i personaggi, Papageno e Papagena (la terra, la materia), Tamino e Pamina (l’uomo che anela al soprannaturale), Sarastro (la sfera superiore), la Regina della notte (le potenze oscure) costituiscono una sorta di cosmogonia, un disegno universale dove il linguaggio musicale di Sarastro e dei suoi comprimari, composto da ritmi rettilinei, forme liederistiche e sonorità di ottoni e quello operistico, ardente, irrequieto delle potenze oscure, sottolineano il contrasto tra i mondi opposti. Permeato di illuminismo ma soprattutto di Tradizione ermetica il Flauto Magico rivela nella forma più semplice i concetti più profondi. È una pagina di verità aurea ed ete