IL PAVIMENTO
Il pavimento del Tempio massonico a scacchi bianchi e neri,
sembra una coincidenza strana a dirsi ma è stata la prima cosa che mi è saltata
agli occhi, appena tolto il cappuccio. Ed ora, mi trovo a parlare proprio di
questo.
Allo stesso tempo, è il simbolo forse il più immediato che scorgiamo e proprio
per il suo contrasto stride con gli altri elementi, più discreti che adornano
la Loggia.
Un contrasto quello dei due colori opposti, denso di significati e presente
praticamente in ogni dottrina più o meno esoterica nota all’ uomo.
Il dualismo, questo concetto ricchissimo alla radice stessa della vita, la
contrapposizione delle energie positive e negative, della luce e dell’ ombra,
del maschile e del femminile e molto altro, inutile da elencare, in quanto
presente in quell’ inconscio collettivo di junghiana memoria al quale ognuno di
noi può accedere.
Il dualismo del simbolo del Tao, il dualismo dei due pilastri destro e sinistro
dell’ Albero della Vita cabalistico, che solo grazie al pilastro centrale può
armonizzare le forze opposte/opponenti.
Il nigredo che va a trasformarsi in albedo, nell’ opera di trasmutazione
alchemica.
Proviamo a vedere cosa significa ‘2’ nella tradizione esoterica, attraverso le
sue corrispondenze.
Arthur Waite, inglese, noto esoterista, non estraneo a circoli massonici, tra
il 1908 ed il 1909, disegna assieme ad una sua discepola, quello che diventerà
forse il più celebre mazzo di Tarocchi, sicuramente il più utilizzato nei circoli
esoterici di lingua anglosassone ancora oggi, grazie alla semplicità e
immediatezza delle sue immagini.
Ebbene la seconda carta degli Arcani Maggiori è ‘The High Priestess’: raffigura
una sacerdotessa seduta, staticamente, tra le colonne del Tempio Boaz (nera) e
Jachin (bianca). Lei è vestita di bianco celeste, i due colori più elevati
nella scala cromatica: bianco come perfezione, immortalità (ma anche staticità
estrema, distacco, freddezza) e celeste simbolo delle forze celesti, di come la
sua materia sia stata ‘spiritualizzata’ un femminile ‘ricevente’ che diviene
anche ‘emissivo’ in quanto la sua veste si trasforma in acqua e fluisce verso
il basso. Tiene in mano il rotolo della Torah, sempre simboleggiata dall’
acqua, nella tradizione cabalistica ebraica.
Ma lei non tocca le colonne, è più il frutto del dualismo, dato che esse sono
unite da un telo raffigurante alcune metà di melograni, con i chicchi ben
visibili.
Tiene in mano il rotolo della Torah, dicevamo. La Torah (il nostro Pentateuco)
comincia con la parola ‘Be-reshit’ (lett. ‘In principio’, Genesi), la cui
iniziale assoluta è, non a caso, la SECONDA lettera dell’ alfabeto ebraico, la
BEIT (a) che vale non a caso, due. Questa lettera, come tutte le lettere
ebraiche, ha un significato ed è ‘casa’. Questo luogo ci ricollega
ulteriormente al concetto di ricezione e di emissione, intesa come
disponibilità, ospitalità, che si dovrebbe dare ai visitatori. La ‘casa’
inoltre è il simbolo della famiglia, della creazione, della coesistenza della
pluralità (del dualismo maschio/femmina). Nella forma della lettera riportata
sopra, essa è chiusa su tre lati
(est/sud/ovest) e aperta su uno, il Nord, sede, secondo la tradizione, delle
energie ctonie, caotiche, che hanno comunque diritto ad entrare ed esistere,
affinché si possa esprimere il concetto di libero arbitrio, libera scelta. Due
stati di conoscenza, potremmo dire, essoterica (aperta) ed esoterica (chiusa).
Ancora una contrapposizione dualistica, verso la comprensione dell’ unità,
dell’ Uno.
Sì perché il ‘due’ è l’ unità che riflette sé stessa, sono i binari, paralleli
ma distanti, il ‘due’ è la retta che si forma tra un punto ed un altro e resta
lì, statica.
Quindi qual’ è il vero senso delle contrapposizione dualistica se non la
generazione della triade? Se non la comprensione dell’ unità, incomprensibile
come uno, se non ci fosse la possibilità di tornarci attraverso il ‘tre’, l’
unione dei contrari, la stabilizzazione degli opposti (il triangolo)?
Ed è confermato dagli esempi precedenti, la ‘Sacerdotessa’, piuttosto statica,
può donare la sua elevata conoscenza esoterica solo dopo essersi posizionata al
centro della colonne, davanti al drappo colorato, elemento creativo, in
‘movimento’ dove tutti i chicchi sono simboli di unità, simbolo per altro, presente
anche in loggia.
E cosa sarebbe una famiglia, se gli elementi opposti da cui è formata non
entrassero in dialogo e rimanessero ‘binari’ paralleli? Sicuramente, nella
migliore delle ipotesi, una famiglia (‘casa’) piuttosto sterile..
E se la ‘materia prima’ alchemica, non fosse mescolata con ‘zolfo’ e ‘mercurio’
(nel profondo uterino del nostro io, l’ atanor) come mai potremmo sperare di
ottenere la tanto agognata ‘pietra filosofale’?
Ebbene, torniamo all’ argomento in questione, il pavimento.
La prima cosa che ho notato, durante la mia iniziazione, è stato il contrasto,
poi all’ improvviso ecco tornarmi in mente alcune delle parole udite durante il
rituale, come in uno stato onirico ritornano grazie alla suggestione con la
quale si sono impresse mentre si è bendati.
Parole di unione, fratellanza, abbracciare colui che fuori poteva esserci
antagonista, superare le distanze le diversità.
In un concetto, riuscire a vedere l’ unità nel contrasto.
Ed ecco che il pavimento allora appare in un magnifico splendore, un’ unica
piattaforma che unisce i passi di tutti in un cammino collettivo, tanti scacchi
ma una sola Via, che si percorre con i fratelli.
Acquisire una visione d’ insieme.
In un istante, in questa magica atmosfera del rituale d’ iniziazione, ecco che
comprendiamo concetti enormi, come un lampo.
Ma comprendo che questo è solo l’ inizio. Comprendere questo è possibile e vi
saranno riusciti in moltissimi: la difficoltà è entrare in sé stessi e cercare
di capire (e di conseguenza accettare) perché mai questa lezione, in questo
momento, lo scrivere su questo determinato argomento, qui ed ora, è toccato
proprio a te e non ad altri.
Un caso? Il caso non esiste.
Proprio il secondo giorno di febbraio ha luogo la mia iniziazione.
Un messaggio del Super-Io come direbbe Freud, la parte più elevata di noi,
quella in diretta comunicazione col divino, una parte quasi sempre dormiente,
sorvegliata dalla nostra mente razionale. Per aggirare questa mente razionale
ed ascoltare il messaggio è necessario il simbolo.
Già, anche il cervello ha due emisferi contrapposti, il sinistro (razionale) ed
il destro (analogico), che comunicano grazie al corpus callosum (un terzo
elemento).
Ebbene, l’ importanza fondamentale per me di superare il dualismo, il
contrasto, è il tema principale che ho affrontato per circa tre anni e che solo
da qualche mese sto lasciandomi alle spalle: posso dire aver vissuto un
rapporto di coppia (la ‘casa’) piuttosto conflittuale, due binari non entrati
in
contatto, ma che hanno comunque prodotto un frutto (il terzo elemento che crea
movimento, cambia prospettiva) e quando hanno capito di dover concentrarsi su
quello e non altro, solo allora hanno cessato i contrasti, personalistici,
emotivi, passionali. Una distanza emotiva da sempre sperimentata in qualche misura
nei rapporti di coppia. Ancora più indietro, la mia esperienza familiare
personale mi vede, paradossalmente, figlio unico con quattro fratelli,
provenienti dai precedenti matrimoni dei miei genitori, che pur unendosi in
seconde nozze, non sono riusciti comunque ad entrare in vero contatto, vivendo
separati nella stessa casa.
La fine di una fase coincide sempre con l’ inizio di quella successiva ed ecco
che mi ritrovo nel gabinetto di meditazione, in questo preciso istante in cui
scrivo (sì perché la memoria vive in un tempo circolare, in cui tutto è
contemporaneo) e ricordo di come leggendo la frase che diceva una cosa tipo
‘noi ti smaschereremo’, un sorriso sia apparso sulle mie labbra ed una
sensazione di sollievo mi abbia pervaso: non c’ era più niente da nascondere,
dopo diverse difficoltà, dopo molto lavoro di ricerca, mi ritrovavo in un posto
e notavo una frase, apparentemente minacciosa che in passato mi avrebbe
probabilmente turbato, ed ora appariva invece ai miei occhi trasmutata e mi
augurava ‘Buon Inizio’.
F.V.