IL VALORE DELLA PAROLA

IL VALORE DELLA PAROLA

di Adele Menzio

Al Teatro Fregoli di Torino un avvenimento teatrale d’eccezione. Paola Borboni a tu per tu con Pirandello.

L’indiscussa signora del teatro italiano, a novantadue anni, domina con una classe autentica, una dizione perfetta e la padronanza sicura del palcoscenico, la difficile fraseologia pirandelliana mettendone in evidenza ogni segreto e recondito significato.

Dal «Fu Mattia Pascal» ai «Sei personaggi», dai «Giganti della montagna» a «Così è se vi pare», dall’«Uomo dal fiore in bocca» all’«Enrico IV», da «Vestire gli ignudi» all’«Uomo, la bestia e la virtù» tutto il teatro pirandelliano, con la sua filosofia ed il suo dialogo apparentemente paradossale, ha vissuto momenti di rara intensità e di estrema chiarezza per merito di questa donna straordinaria, coraggiosa, che vince quotidianamente una fisicità tribolata, che non rinuncia a forme di civetteria che mai sfiorano il ridicolo ma anzi ne esaltano un fascino indiscusso e che dimostra non «un mestiere soltanto, ma una autentica vocazione».

L’amore e la consapevolezza del valore della parola.

Direi che proprio questo è il tratto borboniano.                                   Scandite ora  con leggerezza, ora con grinta, e ancora  con arrotondati «erre», le parole, di cui ogni sillaba viene sottolineata a significare una emozione, diventano protagoniste. Esse sono capaci, per sé sole, di manifestare uno stato d’animo, una sofferenza, una gioia, un dubbio.

Tanto che sembran superflui persino i gesti o il movimento. La scena, insomma.

Immobile sulla sedia che le stampelle a fianco trasformano in trono,

con brevi, appena percettibili, movimenti del capo e qualche misuratissimo gesto delle mani fasciate da trasparenti mitene, Paola Borboni è bellissima, straordinaria, maestosa.

Se la voce ha perduto, per il passare del tempo, un poco di cristallinità ha acquistato, per contro, una tale padronanza del «verbo» da condurre

lo spettatore ad una dimensione metafisica, ad una comprensione del testo, certo conosciuto, cento volte udito da questo o quell’interprete, ma mai capito e fatto proprio come questa volta.

Ora recitando parti maschili, ora femminili — ed a ciascuna imprimendo l’esatta intonazione – la Borboni con una modernità quasi d’avanguardia ha svelato ad un pubblico commosso e straordinariamente  partecipe una grande verità; la potenza, la magia, il valore della parola.

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