TRADIZIONE INIZIATICA NELLE ANTICHE CONFRATERNITE
SOCIETAS SEU FRATERNITAS :
Le
Confraternite sono percepite come associazioni religiose di laici, sorte allo
scopo di svolgere opere di pietà e di misericordia e di promuovere l’incremento
del culto. Infatti, da sempre l’uomo, per superare ansie, timori e paure, ha
avvertito la necessità di associarsi con i propri simili.
Già nelle antiche civiltà erano presenti vari sodalizi: in Grecia si chiamarono
eterie, nella Roma repubblicana e imperiale assunsero importanza i collegia e
in particolare i collegia funeraticia che provvedevano alle spese per i
funerali e i collegia tenuiorum che prestavano tra loro mutuo soccorso. Alla
base di queste corporazioni pagane vi era il sentimento di fratellanza, che si
rafforzò sempre di più alla luce dello spirito evangelico: “dove sono due o tre
riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt. 18,20).
Con la decadenza dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, molte
associazioni furono disciolte o disperse e solo nel VII secolo si troveranno
tracce di confraternite in Francia.
Dopo
l’anno Mille, superata la paura della fine del mondo, si ebbe un risveglio
della vita cittadina e nei neonati Comuni, rifiorì lo spirito associativo. I
mercanti, i lavoratori e i professionisti si aggregarono nelle varie
corporazioni ma con un’ottica tutta nuova, ispirata alla fede cristiana. Gli
associati, posti sotto la tutela di un Santo, praticarono la preghiera in
comune anche in suffragio dei defunti, parteciparono agli accompagnamenti
funebri e al rito della sepoltura, non tralasciando in ogni modo il reciproco
aiuto, la garanzia del prodotto e la tutela giuridica degli associati. In
Francia presero il nome di confraternitates o confréries, in Inghilterra gild e
o guilds, in Italia si formarono unioni di mercanti e di professionisti
(compagnie, mercadantie) o fratellanze artigiane (fratalea, paratica,
ministeria, artes, officia).
Tra le associazioni laicali del Medioevo, si ricordano quelle dei Disciplinati,
dei Flagellanti, dei Beguardi e delle Beghine.
Tra quelle istituite dai pontefici e dai vescovi diocesani, sono i Terzi Ordini
francescani e domenicani, le Compagnie del Divino Amore e del SS. Sacramento.
Il Medioevo è considerato tuttavia come il periodo del pieno sviluppo
confraternale e a queste associazioni laiche, secondo alcuni storici
apparteneva alla fine del secolo XV la quasi totalità dei Cattolici.
Con il Concilio di Trento, terminato nel 1563, le confraternite passarono sotto la giurisdizione episcopale, dal momento che esse avevano cominciato a gestire beni patrimoniali e lasciti di fedeli defunti; nello stesso tempo si trasformarono in mezzo efficace per lanciare i principi controriformisti
Agli
inizi del XVIII secolo proseguì il tentativo dell’autorità vescovile di tenere
sotto controllo le Confraternite, infatti la bolla Quaecumque di Clemente VIII
del 7 dicembre 1604 escludeva l’iniziativa laica delle nuove aggregazioni, ma
nello stesso tempo incrementò il fenomeno associativo.
Il Concordato del 1741 tra Carlo III di Borbone e Benedetto XIV prevedeva la
distinzione tra opere pie non soggette a giurisdizione ecclesiastica e
associazioni di culto; introduceva il Tribunale misto per controllare le
istituzioni pie laicali; istituiva la visita delle confraternite da parte del
vescovo per vigilare sulla vita spirituale.
Con l’occupazione francese e la riforma murattiana, le confraternite passarono sotto la giurisdizione statale e nel 1816 si istituiva il Consiglio generale degli ospizi presieduto dall’Intendente di Terra d’Otranto, dal vescovo, da tre cittadini proprietari e da un segretario. L’intento era quello di vigilare sull’attività economica, sulla condotta degli amministratori di ospedali, orfanotrofi, arciconfraternite, congregazioni, nonché di esaminare eventuali irregolarità che si fossero verificate nella discussione di ogni “stabilimento”.
All’indomani dell’Unità d’Italia si trasformarono in Opere Pie, affidate alla Congregazione di Carità che ne amministrarono i beni, mentre le confraternite che ne erano prive, oppure quelle dedite esclusivamente al culto, rimasero alle dipendenze ecclesiastiche e continuarono a possedere la propria chiesa con i locali annessi, arredi sacri. Ricevettero inoltre un congruo assegno di manutenzione, ovvero l’annua rendita, da iscrivere nel Gran Libro del debito pubblico.
Il concordato del 1929 svincolava le confraternite dal potere statale; quelle con fine esclusivo o prevalente di culto, in base al R. D. del 16 ottobre 1934, passavano poi alle dipendenze delle autorità ecclesiastiche.
Attualmente, distinte in associazioni laicali e in associazioni ecclesiastiche, sono sottoposte alle norme del Codice di Diritto canonico e sono considerate enti ecclesiastici (Concordato lateranense, articolo 29).
«Le confraternite», scrive Ariès (L’uomo e la morte), «che son servite da modello a tutte le forme nuove di pietà (per esempio la devozione al SS. Sacramento) sono società di laici volontari. Sono società di cui nessuno è membro in forza del suo ufficio, della sua età o del suo mestiere, ma solo perché ha voluto esserlo. Presiedute e amministrate da laici, si contrappongono al mondo dei chierici.
È
idea comunemente accettata, nel mondo profano ma anche fra molti Massoni, che
gli Antichi Doveri dei costruttori medievali nulla possano dirci sulla presenza
di una dottrina, di un metodo e di regole di ammissione di carattere iniziatico
nelle confraternite operative.
Da tale constatazione alcuni pretendono di trarre la conclusione che tali
organizzazioni fossero delle associazioni di carattere puramente corporativo,
ritenendo che l’assenza di documenti e rituali scritti sia indice sufficiente
per escludere il loro carattere iniziatico.
Ci
pare che tale attitudine, del tutto in linea con il pregiudizio moderno che
incline a ritenere inesistente ciò che non ha lasciato dietro di sé esplicite prove
documentali, sia assolutamente inadeguata al tema in questione. A tale
proposito basti ricordare come ancora nel 1816 la Loggia di Riconciliazione
della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, nata per fissare un sistema rituale
comune alle obbedienze degli Antients e dei Moderns, che dal 1751 si
contendevano la patente di «Massoneria regolare», proibì rigorosamente ai suoi
membri di lasciare testimonianza scritta dei propri lavori o di divulgare
all’esterno ciò che costituiva gli stessi: talché il risultato fu che al loro termine
il rituale fu «approvato e confermato» dalla Gran Loggia, ma nessuna traccia
scritta dei suoi contenuti è giunta fino a noi.
Inoltre, prima di escludere che gli Antichi Doveri possano darci qualche
indicazione sull’esoterismo dei Massoni operativi, crediamo sia opportuno
esaminare tali documenti con la dovuta attenzione: sforzandoci poi, dopo aver
letto, anche di vedere, come invita a fare il più antico documento degli
Antichi Doveri inglesi giunto fino a noi, il Manoscritto Regius: «Chiunque sappia
sia ben leggere sia ben vedere potrà trovare scritto in un antico libro…». Certo
è che lo spirito fondatore delle Confraternite di ogni epoca dalle più antiche,
di cui possiamo dare documentale testimonianza, producendo copia dell’atto
della costituzione della “Venerabile confraternita del SS. Sacramento di Serra
de’Conti” che la fa risalire all’anno 1563 era quello della mutua assistenza in
caso di difficoltà di ogni genere degli associati, nonché delle loro famiglie
oltre che mantenere e tramandare i segreti delle arti e dei mestieri.
E’
altrettanto storicamente provato che le Confraternite attraverso i loro Priori
– capi indiscussi delle varie Confraternite sia per la loro saggezza che per le
loro qualità personali nell’esercitare le arti ed i mestieri – esercitassero
una forte influenza politica nella gestione della “Cosa Pubblica”. Tradizione
vuole che la domenica mattina la prima S. Messa venisse celebrata nella chiesa
parrocchiale per i soli uomini delle Confraternite, alla quale seguiva una
breve riunione con colazione (agape) durante la quale venivano valutati i
problemi da affrontare ed i Priori dettavano le disposizioni da seguire. Tutto
questo senza verbali o documenti di alcun genere ma, esclusivamente, sulla
“Parola”! Fare parallelismi attribuendo alle Confraternite una primogenitura
rispetto alla Massoneria è sicuramente arduo ma, è innegabile che i principi,
le regole, gli obiettivi e soprattutto il senso di “fratellanza” e di mutuo
soccorso restano immutate nel tempo.
Non è difficile, infatti reperire scritti in cui gli Autori ravvisano nel rito
dell’Iniziazione Massonica richiami, ad esempio, ai riti dei Cavalieri
Templari, altri affermano la diretta discendenza dalla Fratellanza dei
Rosa-Croce, ma comunque da origini di confraternite che poi, nel tempo, si sono
affermate con accezioni diverse da quelle laiche. Il nostro territorio è
particolarmente e fortemente caratterizzato dalle presenza di Confraternite,
ultimo in ordine di tempo il testo di Gianni Barchi : “Le confraternite Jesine
dal XIII al XV secolo” come pure alcuni testi di Virgilio Villani che trattano
l’argomento con riferimento alla valle de Misa Diocesi di Senigallia. Dalla storia
emerge con forza la necessità dell’uomo di aggregarsi, non solo per scopi
pratici ma anche e soprattutto spirituali, e la Massoneria come scopo principe
si propone “l’Arte di costruire il Tempio ideale” che inizialmente è l’Uomo e
poi la Società.
Dalla Loggia Ausonia