PENSIERI ESTIVI

PENSIERI ESTIVI

di Venanzio

Non penso che l’orecchio tagliato del piccolo Farouk possa essere dimenticato.

Così come non credo che la morte di Falcone e di tutti i magistrati uccisi perché quasi giunti a certe verità, debba sbiadire nel ricordo i tutti.

È mi meraviglio che, periodicamente, non si ricordi l’eccidio perpetrato dai nazisti (con il coinvolgimento fascista) nei confronti del popolo ebraico e di quanti, non ariani, si decise di uccidere.

Si eviterebbero così le antistoriche dichiarazioni di giovani fanatici

che negano l’olocausto. Ricorderei, poi, periodicamente, la ininterrotta serie delle purghe staliniane, gli argentini scaraventati dagli aerei, i bambini sterminati in Brasile, le mille e mille persecuzioni passate e presenti.

Non per un macabro elogio della violenza. Ma per un monito perenne.

Perché sia chiaro che la lotta al male è quotidiana, che la guardia non può essere abbassata.

Perché gli uomini liberi e di coscienza, quelli che vogliono vivere eticamente, si oppongano con decisione non soltanto ai falsi storici, ad una sorta di edulcorazione del passato (con nostalgie inammissibili), ma alle violenze presenti, ovunque si manifestino ed in qualunque modo.

Il compito di ogni uomo responsabile, in epoche come la nostra che assiste ad una gamma di soprusi che vanno dalle botte ai bambini all’offesa alle foreste, non può limitarsi alla denuncia (per altro utilissima).

Impone qualche cosa di più.

La lotta. Lo sdegno.

L’apprestamento di rimedi.

L’educazione al rispetto.

L’esempio di vita.

La creazione di una corrente di pensiero.

Il mantenimento del ricordo.

E così il nostro Paese si onora di un primato singolare.

Quello del consumo pornografico.

Si traccia anche l’identikit dell’italiano che trascorre parte del proprio tempo nella visione casalinga di cassette e nella lettura di giornaletti osés.

Non ho la più pallida idea del contenuto artistico e del livello di gusto di queste produzioni particolari.

Forse non mi stupisco nemmeno tanto.

La gente passi il tempo come vuole e se è tanto intellettualmente limitata e così priva di fantasia, se non sa trarre godimento se non da private porcheriole, beh!, affari suoi.

Tollererei, ignorandoli volutamente, i «consumatori» porno se nell’affare non venissero implicati i minori, le cui prestazioni pare siano le preferite da questi guardoni, muniti delle più sofisticate apparecchiature in video.

Allora veramente mi sento un Catone scatenato e più censore che mai.

E pretendo, come cittadino, una legislazione severa, una attenta sorveglianza da parte delle autorità, pene severissime (anche pecuniarie in modo salatissimo, dal momento che è per denaro che i produttori inducono alla più turpe e vile delle prostituzioni i ragazzini e le bambinette) per tutti coloro che operano in questo squallido commercio.

Tangentopoli dilaga.

Sorge il dubbio che, a lungo andare, non ci saranno più né assessori, né sindaci. L’Italia sarà terra di presidenze vacanti, di società senza amministratori delegati ed ogni condominio conterà, in millesimi, una maggioranza di arrestati a domicilio.

Chi troverà più una impresa pet impermeabilizzare il sottotetto, chi proseguirà i lavori di ultimazione dell’alloggio acquistato sulla carta da una impresa di grandi dimensioni (si sa, le grosse ditte «danno più garanzia») i cui titolari son finiti in galera e ci rimarranno perché continuano a tacere?

Chi potrà ottenere una licenza (edilizia e non)? A chi rivolgersi?

Alla resa dei conti, come sempre, le spese vere, i disagi, contrattempi li pagheranno gli innocenti. Gli italiani, per contro, sono proprio contenti. Finalmente i tartufi sono smascherati, i ricchi messi alla berlina, intere categorie tremano.

Ma i soldi, i miliardi dove sono finiti?

Li restituiranno alla comunità?

Nelle more le tasse aumentano e così il costo della vita.

In fondo le soddisfazioni bisogna pagarle.

Oggi comincia, a leggere il calendario, quella stagione chiamata

ESTATE.

Sì! Quella che, nei cruciverba, si accompagna alle parole «afa», «caldo», «solleone».

Sto, testardo ed incosciente, seduto al tavolino di un bar in un paesino della riviera ligure.

Il cielo è plumbeo. Ha smesso di piovere da poco.

Sono reduce dall’influenza. E ricadrò.

Ieri mattina squadre di volenterosi turisti e fiacchi residenti spalavano

grandine, liberavano dall’acqua garages e cantine, facevano mucchi

di foglie, frutti e rami maciullati dal maltempo.

Il mare, limaccioso, è scosso da marosi dall’aspetto e dall’andamento autunnali, la temperatura è bassa, la gente incupita e stranamente abbigliata.

Le spugne indossate come cappotti, l’ombrello (per chi lo possiede) in mano e borse di plastica che coprono, a mo” di galosce, zoccoletti dorati e sandali infradito.

I gelatai tristi. Solo, a tratti, sollevati dalle richieste di bambini capricciosi che, sfidando il mal di pancia, esigono un cono. Perché al

mare, quando si esce di casa, si deve avere un gelato. Anche se nevica.

Il bambino italiano è proprio una strana, quanto deliziosa, creatura.

 Voglio è la sua parola. L’unica.

Le sue preferenze sono gastronomiche.

Il suo futuro zeppo di colesterolo e grassi letali.

Le madri, che manifestano il loro amore nutrendolo di timori (Oddio!

Avrà fame, avrà sete, poverino che cosa vorrà?) fingono una resistenza verbale, per altro deboluccia, ma subito cedono difronte a sacchetti di patatine fritte in grassi innominabili, di merendine gocciolanti creme artificiali; propongono caramelle farcite, stecche di cioccolato economico, coca cola a go-go, gelati industriali trattenuti da cialde con l’ottanta per cento di conservanti e colorate artificialmente.

Miracolosamente i bambini sono belli, vivaci, pieni di pretese Maleducati.

Il miracolo riguarda, è ovvio, solo la bellezza e la vivacità. L’educazione è un optional che alcuni genitori vogliono, altri no.

Secondo una indagine EURISKO, ordinata dal CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) la tendenza dominante, tra i giovani, è quella della vocazione al marsupio.

Non si tratta di viaggi economici in Australia allo scopo di adottare

un saltellante canguro, ma di una nuova concezione della famiglia.

Il marsupio rappresenta la sicurezza, l’appoggio, il denaro che i genitori offrono, volenti o no, alle nuove coppie. Siano queste unite dal

vincolo del matrimonio  o dal piacere della convivenza.

I genitori ospitano la coppia, la nutrono, la servono.

Oppure comperano l’alloggio, procurano il posto di lavoro, prestano la colf ed offrono uno o due pasti al giorno.

A parte il lavaggio e la stiratura della biancheria ed i «regali» ogni tanto.

Secondo il direttore del CISF la famiglia marsupiale è caratteristica della nostra società che si barcamena tra due poli opposti: il benessere materiale come condizione indispensabile di vita e, dall’altro lato, una profonda insicurezza che paralizza iniziative o proiezioni verso il futuro.

Alla base una fondamentale mancanza di senso della responsabilità  e la non consapevolezza del proprio ruolo.

Anche sotto questa angolazione quanto si mostra prezioso l’insegnamento iniziatico!

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