STORIA e LEGGENDA

STORIA e LEGGENDA

Il Palladio, la più sacra immagine della dea Atena, scese dal cielo e il re Laomedonte la pose sulla rocca di Troia. Di là la tolse Ulisse e la donò a Circe, la maga. Telegono poi, figlio dell’Eroe e di Circe, la lasciò a Latino che le innalzò un tempio nella città di Lavinium. Altri invece affermano che Enea la ritolse ai Greci e la portò con sé in Italia, profugo di Troia. Essa ha il potere di chiudere gli occhi e di agitare la lancia e da ciò si riconosce, perché molte città si vantano di possedere il vero simulacro.

Leggenda vuole che Enea, sbarcando a Lavinio sulla costa laziale, recasse con sé la leggendaria effigie della dea Atena (che i Romani chiamavano Minerva). La statua della divinità, detta anche PALLADION, era stata un tempo il centro del culto di Atena nella città di Troia, da cui Enea era fuggito dopo il saccheggio perpetrato dagli Achei.

Si riteneva che il PALLADION fosse dotato di poteri occulti, segreti, miracolosi persino. Forse per questo abbiamo deciso di chiamarci così, in memoria dell’antica tradizione latina di cui è permeata la nostra bella costa romano-laziale. Noi di PALLADION vogliamo essere, forse con eccessivo orgoglio, custodi della memoria storica e culturale di quest’area geografica. Uno spazio che non ha confini definiti, se non quelli che noi abbiamo voluto dargli per coerenza storica: l’area etrusca di Cerveteri, il lago di Bracciano e i caratteristici borghi che lo circondano, gli antichi centri di Pyrgi e Vulci: terre che attraverso i secoli hanno testimoniato alle vicende storiche di popoli e culture diverse, fin dall’alba dei tempi in cui esse erano abitate dagli Etruschi…

GLI ETRUSCHI, UN POPOLO VELATO DI MISTERO

Non dobbiamo scordare l’influenza che nella storia di queste terre ha avuto una presenza affascinante e misteriosa: l’ombra degli Etruschi, il popolo che chiamava sé stesso Rasna e che fu spietato avversario di Roma ed era potente quando la Città Eterna era ancora un misero villaggio. I misteri della storia etrusca sono molti: a chi fosse interessato a una trattazione dell’argomento vogliamo consigliare i nostri link

________________________________________

CERVETERI

Questa caratteristica cittadina, situata in posizione panoramica su un colle tufaceo, sorge sul luogo dell’antica Cere (lat. Caere), una delle più importanti città etrusche, 45 Km a nord di Roma e a circa 6 Km dal Tirreno. Fondata forse nell’ VIII secolo a.C., raggiunse grande prosperità grazie agli intensi scambi commerciali con la Grecia e l’ Oriente attraverso gli scali marittimi di Alsium (Palo), di Pyrgi (presso Santa Severa) e Punico ( Santa Marinella). I Greci la chiamavano Argylla, nome che ha probabilmente origini fenicie. Membro della Dodecapoli etrusca, fu a lungo in guerra con Roma, finché nel 351 a.C. cadde sotto il suo dominio; gli abitanti all’atto dell’incorporazione nello Stato romano, ne ricevettero, insieme con l’autonomia amministrativa, la cittadinanza senza il diritto di voto e furono iscritti in particolari registri chiamati tabulae Caeritum . Nell’età imperiale Cere riprese in parte la sua antica floridezza, grazie alla particolare protezione di Augusto e di Traiano.

La zona archeologica è di straordinario interesse per le testimonianze dell’architettura funeraria e civile degli Etruschi, rivelate dalle necropoli della Banditaccia, che si estende a Nord Ovest della città per quasi 2 Km, del Sorbo, a Sud Ovest, e di monte Abetone, tutte disposte intorno all’antico nucleo cittadino. A una fase iniziale di tombe individuali a pozzo e a fossa, succede dal VII secolo a.C. una serie di sepolcri a tumulo, con basamenti circolari in pietra e camere interne scavate nel tufo, sistemate a falsa voltaper mezzo di blocchi aggreganti; notevole tra questi la tomba Regolini- Galassi, formata da un corridoio e da due piccoli ambienti, a cupola laterali. Ritrovata intatta nel 1836, fornì moltissimo materiale dell’arte etrusca detta orientalizzante: oggetti d’oro, gioielli lavorati a filigrana, argenterie, vasi di bronzo decorato, ceramiche a impasto rosso e di bucchero, conservate oggi nel Museo gregoriano etrusco del Vaticano. Nel VI e V secolo a.C. i sepolcri divengono di proporzioni sempre maggiori, fino a 30 m di diametro; appaiono scavati nel tufo e tendono ad articolarsi in un complesso di camere, a imitazione degli interni delle case, di cui riproducono anche elementi architettonici, mobilio e suppellettili (tumuli degli Animali Dipinti, della Nave, degli Scudi e delle Sedie). Dal IV secolo le tombe costruite in blocchi di muratura, si allineano lungo linee sepolcrali; contemporaneamente però vengono eretti grandiosi sepolcri isolati a ipogeo, di solito a unico vano interno sorretto da pilastri; tra questi la tomba dei Rilievi presenta una ricchissima decorazione di stucco dipinto; sono notevoli inoltre le tombe del Triclinio, dei Sarcofagi, dell’Alcova, delle Iscrizioni.

La pittura parietale, meno ricca che a Tarquinia, si segnala particolarmente per una serie di lastre di terracotta dipinta, di soggetto mitologico, collocate nelle tombe o sulle pareti di edifici pubblici. Tali lastre sono una documentazione della cultura etrusca del VI secolo a.C., di influsso greco-orientalizzante; si conservano al British Museum (laster Boccanegra), al Louvre ( lastre Campana) e quelle di più recente reperimento al Museo di Villa Giulia. La scultura fittile è testimoniata da antefisse figurate e da acroteri statuari anche di età arcaica, come quello di Eos e Cefalo al Museo di Berlino (530-520 a.C. ). Un significativo esemplare di sarcofago in terracotta, forse del VI secolo a.C., con le figure dei coniugi recumbenti a tutto tondo,pervaso di influenze ionico-arcaiche, è conservato nel Museo di Villa Giulia.

Nel XIII secolo la città fu abbandonata dagli abitanti, che fondarono una nuova Cere a 7 Km di distanza (odierna Ceri) cosicché all’antica fu aggiunto l’epiteto di Vetus (Caere Vetus, Cere Vecchia, da cui il nome odierno); più tardi di nuovo ripopolata, essa rifiorì.

Questo è il borgo, denominato La Boccetta, in cui vivevano i villici, sudditi del feudo appartenuto a nobili famiglie, come e Crescenzi, i Venturini, gli Orsini, i Ruspoli. La necessità di difendere il borgo dagli attacchi dei nemici Saraceni spinse i feudatari a costruire una roccaforte. Quando la città venne ripopolata fu costruita una seconda cinta muraria, di cui resta una torre sulla via per il Sasso. Passato ai Venturini e poi ai Cybo e agli Orsini, il castello venne ancora ampliato e fortificato, con nuove torri e ripari, che si distinguono per l’opera muraria scadente. Durante il papato di Sisto V, la famiglia Orsini attuò una maggiore fortificazione, dotando una torre di artiglieria e alzandola di due canne, per difendere il territorio dai briganti. Nel 1674 il feudo di Cerveteri fu acquistato da Bartolomeo Ruspoli per 550.000 scudi. Solo nel 1816 la famiglia Ruspoli rinunciò alla giurisdizione sul feudo di Cerveteri, conservando la proprietà del castello. Dopo una travagliata vicenda di donazione dell’edificio, poi revocata, vi fu inaugurato il museo etrusco nel 1967.

________________________________________

IL CASTELLO di PALO

Il Castello di Palo, sorto sui resti dell’antico porto di Alsium, prende il nome (Palus) dalla presenza delle paludi estese nella zona circostante. Il Castello come lo conosciamo oggi è l’ultima evoluzione di una serie di costruzioni militari e civili varie volte rimaneggiate per far fronte a nuove e più vaste esigenze.

Le prime notizie dell’esistenza di un sito fortificato risalgono al 1132 quando truppe genovesi occuparono una Turris de Pulvereio. Nel 1330 viene menzionato per la prima volta il Castrum Pali, del Monastero di San Saba, affittato agli Orsini. Il castello ebbe molti proprietari e fu residenza e luogo di soggiorno per numerosi personaggi tra i quali: Francesco Orsini, Papa Alessandro VI (Borgia), Felice Orsini della Rovere, i Papi Paolo III e Sisto V, i Cardinali Flavio e Virginio Orsini. Nel 1693 Flavio e Lelio Orsini vendettero la proprieta a Livio Odescalchi. Nel secolo seguente Palo fu venduto al Duca Grillo di Genova e al Marchese Carlo Loffredo di Treviso. Nel 1780, infine, il castello tornò in mano dei Principi Odescalchi attuali proprietari.

________________________________________

TORRE FLAVIA e LA NAVE ROMANA

La fortificazione militare nota col nome di Torre Flavia fu costruita nel XVI secolo ad opera del Cardinale Flavio Orsini, da cui prese il nome; il sito era stato già sede di un ridotto difensivo in epoca romana, e di una torre di guarnigione nel Medioevo. Nel XVII secolo Torre Flavia fu armata con pezzi di artiglieria; ospitava allora una guarnigione di 4 soldati e un sergente artigliere, incaricato anche di operare come segnalatore per le imbarcazioni costiere; a tale scopo fu inviata a Torre Flavia una fornacella militare da segnalazione. L’importanza della torre come postazione di difesa costiera diminuì fino a cessare del tutto nella metà del 1800, periodo in cui furono smobilitati gli ultimi due cannoni di calibro 12.

Nelle acque di fronte a Torre Flavia, a 12 metri circa di profondità, giace il relitto di una nave romana probabilmente naufragata nel tardo I secolo a. C. L’immersione non presenta difficoltà in presenza di assistenti esperti ed è di considerevole interesse, sebbene i cimeli archeologici siano stati portati alla luce negli anni Ottanta. Tali reperti comprendono grandi contenitori in terracotta per derrate alimentari, stoviglie e anfore e materiale sanitario. L’unicità del relitto è determinata dalla classe di appartenenza della nave. Essa era infatti un vascello concepito per il trasporto di grandi contenitori chiamati dolie, in pratica una ‘nave portacontainer’ ante litteram. Nel corso dei secoli, le dolie da 2000 lt. soppiantarono gradualmente le anfore da 15 lt. (dressel) nel trasporto via mare di vino e olio.

________________________________________

PYRGI e SANTA SEVERA

Pyrgi, il porto etrusco della grande città di Cerveteri, è stato identificato nella baia presso l’attuale castello di Santa Severa. Famoso in tutto il Mediterraneo era il suo santuario, dedicato ad una divinità femminile, chiamata dai Greci Leucotea (la dea bianca del mare).

Fu saccheggiato nel 384 a.C. dal tiranno Dionigi di Siracusa, che, con un’incursione improvvisa, depredò il tesoro della dea della somma enorme di mille talenti. Gli scavi hanno portato in luce questo importante santuario, insieme ai resti dell’abitato etrusco, collegato a Cerveteri da un’ampia strada, lunga 13 km., affiancata da grandi tumuli di epoca arcaica (VII sec. a.C.).

Individuato nel corso degli stessi scavi è stato anche l’impianto della colonia romana, dedotta nel II sec. a.C. dopo la confisca del litorale ceretano da parte di Roma.

Nell’area del santuario sorgevano due templi, affiancati, con la fronte rivolta al mare, e conservati solo nelle gigantesche fondazioni.

Diversi nella pianta, l’uno (B), il più antico (fine VI sec. a.C.), è di tipo greco con cella unica circondata da colonne su tutti i lati, l’altro (A), del 460 circa a.C., è nella pianta canonica degli edifici sacri etruschi, con tre celle precedute da colonnati.

Ricchissima la decorazione in terracotta policroma che rivestiva la copertura lignea dei tetti.

Sulle testata della trave di colmo del tempio A l’eccezionale altorilievo raffigurante un episodio della saga greca dei Sette contro Tebe: Zeus fulmina l’eroe Capaneo, mentre un altro eroe (Tideo) è colto nel terribile gesto di mordere la nuca di Melanippo (tebano), sotto lo sguardo inorridito di Atena, che si ritrae stringendo un vasetto contenente il liquido dell’immortalità, negato agli empi eroi.

L’altra eccezionale scoperta nel santuario sono le celebri lamine d’oro, iscritte, rinvenute accuratamente ripiegate, con i chiodini per il fissaggio entro un recito addossato al tempio B.

Due di esse sono in etrusco, la terza in fenicio, ha lo stesso contenuto dell’iscrizione etrusca più lunga, pur trattandosi di una “traduzione” non letterale.

I testi riferiscono della donazione del luogo di culto da parte del “re su Caere”, Thefarie Velianas, alla dea fenicia Astarte e alla etrusca Uni.

Documenti preziosi della storia etrusca della prima metà del V sec. a.C., attestano l’alleanza etrusco-cartaginese in funzione antiellenica, in un momento in cui i Greci minacciavano seriamente la potenza marinara etrusca.

Storicamente importante anche il Castello , imponente costruzione sulla riva del mare risalente al Mille, circondato da un triplice giro di mura che includono un pittoresco villaggetto. Donato inizialmente ai monaci di Farfa (1068), passa poi ai monaci benedettini di San Paolo e agli eremitani agostiniani fino a divenire di proprietà dell’Ospedale romano del Santo Spirito (1482), che tuttora ne risulta proprietario.

Da segnalare il battistero della chiesa principale, anticamente parrocchia del paese intitolata a Santa Severa, ornata da interessanti affreschi cinquecenteschi, attribuiti alla scuola di Antoniazzo Romano.

________________________________________

VULCI

Sulla riva destra del fiume Fiora presso l’attuale centro di Montalto di Castro, a 12 Km. dal mare, la città di Vulci sorge sopra un altopiano tufaceo, in uno dei luoghi pià suggestivi della maremma.

Era una grande città dell’Etruria: singolarmente le fonti letterarie la ignorano e la sua storia è ricavata quasi esclusivamente dall’archeologia. Dell’abitato, solo in parte esplorato in tempi recenti, restano importanti monumenti, riferibili all’ultimo periodo di sviluppo della città, entrata nell’orbita politica di Roma nel 280 a. C.

Di essi si conservano la cinta muraria a blocchi regolari bugnati (IVsec. a. C.); il grande tempio simile a quello sull’acropoli di Tarquinia (IV sec. a.C.); una bellissima casa romana e un ponte del I sec. a.C. vicino al Castello della Badia, ora sede del Museo Nazionale.

Le sue necropoli, straordinariamente estese – oltre 15.000 erano le tombe scavate, o meglio, saccheggiate già alla fine dell’800 -, documentano un momento di grande splendore del centro in epoca protostorica (IX e VIII sec. a.C.): l’artigianato in bronzo, caratteristico della città di Vulci, era già fiorente in età così antica.

Lo attestano i numerosi ossuari biconici e gli oggetti personali dei defunti ( fibule, rasoi) e ancora l’eccezionale urna a forma di capanna realizzata in lamina bronzea.

Dopo un secolo di stasi – il VII -, che vide il diffondersi della cultura orientalizzante soprattutto negli altri grandi centri d’Etruria, Vulci si riprende nel VI e V sec. a.C.

E’ il periodo di maggiore importanza della città, ove troviamo attivissime industrie artistiche.

Oltre alla lavorazione del bronzo, la scultura in pietra, sotto l’influsso greco, è la più importante dell’Etruria arcaica: figure fantastiche, come il centauro e l’ippocampo con cavaliere, decoravano gli ingressi delle tombe, a guardia di esse.

Infine enorme è la produzione ceramica, sia di importazione dalla Grecia e dalla Ionia (Vulci è il centro che ha restituito il maggior numero di vasi attici a figure nere e rosse), sia di botteghe locali, come i vasi etrusco-corinzi del “Pittore della Sfinge Barbuta”, e i vasi “pontici”, prodotti da ceramografi emigrati dallo Ionia (coste della Asia Minore).

________________________________________

IL LAGO di BRACCIANO e i suoi dintorni

Bracciano sorge sulle sponde del lago detto appunto di Bracciano (o Sabatino). Il lago è quasi circolare, con un diametro di circa 9 chilometri ed una profondità al centro di 170 metri.  Un sistema di raccolta delle acque nere e un severo controllo nell’uso dei pesticidi nelle coltivazioni circostanti, ne rendono l’acqua molto pulita, tanto da costituire il bacino di riserva per le emergenze idriche della città di Roma. Per questo motivo sono vietate tutte le imbarcazioni a motore, rendendo il lago ideale per la vela, la canoa, il windsurf.

Presso la sponda meridionale del lago di Bracciano, nella caratteristica cornisce di questa cittadina sorge il Castello Odescalchi, realizzato nel XV Secolo per soddisfare esigenze sia militari che civili. Il Castello ha ospitato nel corso dei secoli ospiti di prestigio come il Re Umberto I, che vi soggiornò nel 1900; notevoli le numerose sale tra cui citiamo la sala dei Cesari, così detta per i dodici busti romani in essa presenti; la sala Papalina e la sala d’Ercole. Significativa la vasta collezione di armi medievali; una piacevole panoramica si gode dalla ronda del Castello, da cui è visibile anche lo splendido ‘giardino segreto’.

Sulle rive del lago si trovano i borghi di Vicarello (a 8 km da Bracciano), con i Bagni di Vicarello, noti per le acque ipertermali. A Vigna Valle hanno sede il Museo Storico dell’Aeronautica e una Stazione Aerologica; da ricordare inoltre Oriolo Romano (a 11 km) sorta alla metà del 1500, col secentesco Palazzo Altieri, dove sono custoditi affreschi e una serie di ritratti dei Pontefici; nel borgo di Anguillara Sabazia sorgono un cinquecentesco Palazzo Baronale, la collegiata dell’Assunta e il bel Castello medievale. Presso la Torre medievale è visitabile, solo la domenica, il Museo della Civiltà Contadina contenente circa 1.100 oggetti sul lavoro agricolo (la zona era un tempo caratterizzata dal bracciantato di grande latifondo) e altri su: pesca, artigianato, arredo domestico, religiosità.

Una menzione a parte merita Trevignano Romano, pittoresco paese sulla sponda settentrionale del lago. Costruito su una rupe basaltica, è situato all’estremità di un piccolo golfo, cratere secondario di un antico vulcano. Conserva un pregevole piccolo borgo medievale e offre un bel lungolago alberato che si estende per circa 3 km, con molti bar e ristoranti in vista del lago.

Questa voce è stata pubblicata in Storia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *