PROSPETTIVE E PERCORSI FUTURI

PROSPETTIVE E PERCORSI FUTURI

Il riflettere in termini di prospettive e futuro di qualsiasi organizzazione, idea, concezione filosofica, presuppone la p~rfetta conoscenza, sotto ogni angolatura, di questa organizzazione, idea, concezione filosofica: la sola adesione e condivisione di contenuti non è a mio avviso sufficiente. Ed in questa posizione mi trovo io stesso: orgogliosamente massone e scozzese, apertamente massone e scozzese Presidente di Camera Capitolare: èsufficiente per delineare in modo attendibde un quadro futuro dello Scozzesismo nella nostra Regione? lo penso di no: noi, in questa provincia, lavoriamo, ci impegniamo; cerchiamo di fare del nostro essere Massoni e Scozzesi non un abito ricco di lustrini da mostrare narcisamente ma u~na seconda pelle: gli abth si cambiano a seconda delle stagioni, la pelle solo i serpenti possono cambiarla. Ed impegnati a così fare e a così essere forse ci sfugge quella realtà essoterica, quella conoscenza di uomini, decisioni, indispensabile per tracciare un percorso futuro realistico. E allora carissimi fratelli non so se e in che misura quello che dirò stasera sia r4alistico o semplicemente una meditazione fantastica: esporrò un sogno, o una realtà prevedibile?

Un dato è incontrovertibile: La Toscana ha una rappresentanza massonica tra le più rilevanti in Italia; la componente scozzese, nella nostra provincia, è una delle più numerose in assoluto neWarrrbito region~ale. Da qui credo che occorra partire: L’ordine ed il   Rito toscani. ciascuno nel proprio ambito, devono essere consapevoli della grande responsabilità che loro compete: non per far pesare il numero nel richiedere cariche, gradi, grembiuli ma al fine di ricercare unità di intenti, superare personalismi, divisioni, divenire oltre che quantitativamente qualitativarnente modello di  comportamento massonico: molti esempi, molti fatti recenti e meno recenti mi sembrano però indicare una certa lontananza, sia nell’Ordine che nel Rito, da una tale prospettiva. Ecco perciò tracciato un percorso futuro: Logge che lavorino nel rispetto della rìtualità e che formino Maestri tali da rappresentare la linfa vitale delle Camere Rituali. Camere Rituali che sappiano meditare sui problemi della Società e del mondo profano, oltre che sui grandi filoni simbolici che rendono così completa la Piramide Scozzese; Camere Rituali che restituiscano alle Logge fratelli arricchiti spiritualmente, che siano i più assidui ai Lavori, che siano in grado di consigliare, lavorare, essere d’esempio, ma sommessamente, con umiltà, in modo che col tempo certe resistenze verso i Riti (ma in particolare verso il nostro) tuttora presenti tra i Fratelli vadano a scomparire: La Toscana ha i numeri e le qu~ahtà per questo lavoro:

Sarà sogno o realtà?

Le prospettive future, a mio modo di vedere, sono in gran parte legate (tralasciando al momento i problemi col mondo esterno) al tipo di rapporto che si iristaurerà fra Ordine e Rito~ In teoria tutto sembra chiaro: reciproca indipendenza, non interferenza reciproca, consapevolezza che per essere Scozzesi occorre essere fratelli Maestri dell’Ordine. Purtroppo però talora qualcosa non funziona, si creano malumori, incomprensioni. A volte vi è la pretesa rituale di voier contare nell’Ordine, a volte è l’Qrdine a vedere inesistenti influenze. li concetto fondamentale è che la Massoneria è una: il Rito cerca cli offrire al Fratello Maestro la possibilità di approfondire certe tematiche, certi filoni esoterici piuttosto che altri; viene offerta un~ pmbologia, una ritualità, una gradazione che stimolano la introspezione e la ricerca; occorre, per l’adesione, un desiderio di studio e di conoscenza, pur nella consapevolezza, ripeto, che la M. è una e che la Maestria è il suo culmine: Rito dunque come strumento di ulteriore indagine simbolica ed esoterica, senza alcuna pretesa di superiorità o diversità. Un Maestro può sentirsi realizzato nella Loggia simbolica, un altro ha una maggiore curiosità, inquetitutidine intellettuale ed approda al Rito. Questo è il punto fondamentale: “La Massoneria concepita e vissuta come vocazione non può avere gradi gerarchici ma solo stadi culturali… .Nell’Ordine e nel Rito nessuna gerarchia di poteri ma solo doveroso apprezzamento ~per chi si trova pi~ avanti nel cammino

iniziatico…. Nella loro complementarietà ordine e Rito debbono essere considerati come momenti di applicazione di tutto l’esoterismo fluente dalla Leggenda di Hiram…” Così sta scritto nel primo numero della nostra rivista ~LGradus5); ancora: sogno o realta? Si è parlato prima di complementarietà di Ordine e Rito: ma quale èin ultima analisi [a funzione che lo Scozzesismo ha ne1l’Ordine~ oltre quelle linee di comportamento individuale sopra delineate?

Nel mondo massonico la nostra missione consiste nell’essere i più tenaci custodi della Tradizione, coloro che più si dovranno adoperare affinchè l’edificio massonico prosegua la sua edificazione, vigilando che gli Operai siano i più idonei: più elevato il nostro grado, maggiore la nostra responsabilità morale nell9Ordlne. Ma attenzione: questo non deve sgrficare un comodo adagiarsi a valori, precetti. coordinate di sistema accettate passivamente~ Si deve essere in grado di rimetterci ogni giorno in discussione, capaci anche di voltare le spalle a tutto il nostro sapere profano e persino massonico, come l’iniziazione al 3Q0 grado insegna. Dunque Scozzesismo come geloso custode della Tradizione dell’Ordine, però in senso operativo, non museale.

E’ questa una ulteriore prospettiva che, per rimanere nei tema. delinea un percorso per il futuro: il Rito ha a mio modo d~ vedere una maggiore costanza cii azione rispetto aU’Orciine. il. quale risente molto di più del modo di pensare, della cultura e direi anche del carattere del proprio GM. molto di più mi sembra di quanto il Rito non dipenda sotto questo aspetto dal proprio Sovrano. Questo è un punto di forza che gli Scozzesi devono saper utilizzare lavorando netl’9rdine. Noi, formatisi alla Scuola Rituale, dovremmo ad esempio essere guardiani attenti della Laicità e nell’Ordine e nel mondo profano, ma oserei addirittura dire promotori di un giusto concetto di Laicità: laico è colui il quale sebbene convinto nel suo intimo della giustezza della sua visione etica e religiosa, si comporta laicamente, ovvero ritiene che la propria convinzione personale, per quanto profondamente vissuta e radicata, non debba far giudicare la altre eresie da eliminare, bensì degne di rispetto e paritarie alle sue. Si può essere profondamente laici e profondamente religiosi. Ma soprattutto deve sapersi guardare dalla tentazione del clerica!esirrio laico, dalla tentazione di ritenere la sua verità la ~Verità, dalla tentazione di voler zittire chi non la

pensa come lui nei vari campi dell’etica, della morale ecc. Il Laico rifiuterà sempre il braccio secolare per difendere la sua idea, quel braccio secolare cui la Chiesa affidava gli eretici per il rogo; talvolta però mi pare che questa tentazione serpeggi in certi laici, anche fra

i Massoni. Ebbene, il nostro Rita che se ben ci riflettete trae la sua linfa vitale dall’esoterismo cristiano (Rosacroce, templari ecc.} ci insegna a combattere contro la tiara e contro il Re, simboli della tirannia religiosa e di quella politica, entrambi negazioni della laicità (le dittature dell’EST ad esempio erano atee ma non certo laiche). Ci i mette però anche in guarcha. in un suo Rituale, dai “cortigiani del popolo sovrano” e “dai partigiani del libero arbitrio”, dagli eccessi cioè della democrazia, dalla dittatura della dernocra~ia, già ipotizzata da TocquevUle. Ecco allora delineato un ulteriore percorso futuro: lettura, meditazione. apphcazione~ dei rituali scozzesi nei lavori e nella società civile: nè trarrà giovamento l’Ordine, li Rito, la Società.

Ed eccoci inevitabilrne’nte ad affrontare il fatidico terna Massoneria e Società, fonte di interrninabih discussioni nelle Logge e fuori di esse: oggi l’Ordine è impegnato in una opera di massima apertura al mondo esterno, fa sentire la sua voce sui grandi temi etici e sociali, non perde occasione per rendersi visibile, di far parlare di sé, magari offrendo una sconto ai F.Iii. per la rappresentàzioi~e de “Il Flauto Magico” aH’Qpera di Roma. Anche in Toscana tutto questo èmolto evidente Noi Scozzesì, la cui formazione rituale impone, come sopra detto, di occuparci della Società, quale prospettiva e percorso futuro dobbiamo augurarci (ma anche impegnarci~ a realizzare) in questo campo? lo ritengo che come Scozzesi si d~b$a assecondare questa operazione di politica sociale dell’Ordine ma con il fine di renderla, al più presto, inutile. Mi spiego meglio: il far parlar di noi non solo come in passato nelle cronache nere e giudiziarie, il rivendicare il nostro ruolo culturale e l’impegnarci coi fatti a dimostrare le parole, owero la imponente operazione di marketing e di costruzione di immagine iniziata con la Gran Maestranza Gaito e che prosegue con piglio molto più incisivo attualmente, trova la sua giustificazione nell’obbligare il mondo esterno a ripensare la Massoneria ed i singoli Massoni: èinutile sottolineare quanto questo sia necessario, rimarcarne la estrema difficoltà: ricordatevi quante ben poche voci si siano levate  in nostra difesa dal mondo intellettuale e politico (anche negli ambienti- più liberali e democratici) ai tempi degli elenchi dati- in pasto alla folla, ai tempi della delirante inchiesta Cordova ora finalmente archiviata: E quando anche questo aweniva si rimarcava la impossibilità che una ridicola associazione come- la nostra, nostalgÀca dì un Ottocento ormai passato, potesse essere~ in grado di fare quello di cui veniva accusata. Oggi obiettivamente (non sto a citare esempi) l’atteggiamento profano e molto mutato.

E quando, fra un anno, dieci, cento, l’opera sarà compiuta ed avremo riconquistato ( o conquistato?) il rispetto del modo esterno, allora la Massoneria dovrà riprendere il suo compito di Ordine inziatico educatore di uomini, lontano dal clamore, dai mass media, daPe prime pagine. I- grandi temi sociali e politici che agitano l’umanità. & stato scritto, ìÌQfl SOttO lontani rìatiirairnente dagli occhi, dalle menti e dalle intelligenze dei Massoni, I massoni come cittadini non possono sentirsi estranei ai problemi che affliggono l’umanità. Ma i Massoni sol-atnente. La M. come- Istituzione, come Ordine Iniziatico, non ha rappresentanti nei Parlamenti anche se massoni sono deputati, senatori e governanti, non emette proclami, non cerca la ribalta. Non è questo mio pensare una nostalgia del Massone che si aggira nelle tenebre: chi mi conosce sa come sia fautore della massima apertura. E’ il sostenere (e ml conforta- non essere il solo, anche fra gli Scozzesi basta rileggere quanto detto da altri in occasione del “Luqiio Scozzese dello scorso anno) che ri-ori “dobbiamo inseguire la società ne! suo metodo”, se non vogliamo perdere quello che fa della Massoneria un qualcosa di unico nel mondo occidentale; non può esistere una posizione m-as~onica sull’aborto. sul divorzio, sulla Scuola. Oggi lo facciamo:

speriamo-che al più preso- non sia più necessario. 11 nostra è e deve rirnanere un cammino spirituale, farmativa cieIFLIomQ, un cammino etico~morale. li Massone non può prescindere dal confrontarsi con l’etica E bisogna anche. come sostiene B. Chiarelii, che queste concezioni etiche siano genuine, non ispirate- a preconcetti filosofici, re4iuiosi o-politici.

Permette-temi di prendere a prestito le parole pronunciate da un Fratello Scozzese, parole che mi sento di condividere pienamente:

“l’unico vero cambiamento di cui la Massoneria ha bisogno per guardare al futuro con fiducia ed ottimismo (è) quello di rinnovare, nel cuore dei Fratelli, l’importanza dell’impegno assunta a! momento della loro 4nziazIone… prtricipi ed- ideali antichi come il mondo ma ancora unici ed indispensabili per costruire qualsiasi futuro… capaci di far nascere progetti validi ed essere in grado di realfzzarli… in modo tale che- le risposte alle domande profane sulla Massoneria vengano direttamente dalle azioni dei suoi componenti” Ancora una volta: sogno o realtà? Io ritengo che in una prospettiva futura noi Scozzesi si debba, in una regione come la nostra così ricca di Logge e di fratelli, essere di sprone e di pungolo nelle nostre Officine perché divenga concettualrnente chiaro a tutti che, come ha scritto C.G Ambesi, che non occorre indossare grembiuli e guanti bianchi ed invdcare il GAEYU per avere l’opportunità di aprire urta sottoscrtz~one a favore di un Ospedale o battersi nella società affinché si diffonda il costume del dialogo, de! libero confronto di idee politiche e religiose. Decine di Associazioni possono meglio servire a questo scopo,, Non basta, come ho già avuto occasione di scrivere, dirci iniziati, occorre sapere cosa vuof dire esserlo, oppure abbiamo il coraggio di trasforrn~arci in rispettabile e ctecorosa associazione profana dedita alle opere di bene, alla solidarietà, alla difesa dei diritti dell’uomo e a coltivare sentimenti dì fraternità fra gli iscritti. – -Lo Scozzessnio è talora definito, qualche volta cori un po’ di fraterna ironia. l’Università” de~tla Massoneria. Facciamo in modo che in futuro ciò sia realtà accettata e condivisa, senza, ironia, seppure fraterna. Mi pare che sia una prospettiva e una indicazione dì- un percorso futuro di tutto rispetto

Il riflettere in termini di prospettive e futuro di qualsiasi organizzazione, idea, concezione filosofica, presuppone la p~rfetta conoscenza, sotto ogni angolatura, di questa organizzazione, idea, concezione filosofica: la sola adesione e condivisione di contenuti non è a mio avviso sufficiente. Ed in questa posizione mi trovo io stesso: orgogliosamente massone e scozzese, apertamente massone e scozzese Presidente di Camera Capitolare: èsufficiente per delineare in modo attendibde un quadro futuro dello Scozzesismo nella nostra Regione? lo penso di no: noi, in questa provincia, lavoriamo, ci impegniamo; cerchiamo di fare del nostro essere Massoni e Scozzesi non un abito ricco di lustrini da mostrare narcisamente ma u~na seconda pelle: gli abth si cambiano a seconda delle stagioni, la pelle solo i serpenti possono cambiarla. Ed impegnati a così fare e a così essere forse ci sfugge quella realtà essoterica, quella conoscenza di uomini, decisioni, indispensabile per tracciare un percorso futuro realistico. E allora carissimi fratelli non so se e in che misura quello che dirò stasera sia r4alistico o semplicemente una meditazione fantastica: esporrò un sogno, o una realtà prevedibile?

Un dato è incontrovertibile: La Toscana ha una rappresentanza massonica tra le più rilevanti in Italia; la componente scozzese, nella nostra provincia, è una delle più numerose in assoluto neWarrrbito region~ale. Da qui credo che occorra partire: L’ordine ed il   Rito toscani. ciascuno nel proprio ambito, devono essere consapevoli della grande responsabilità che loro compete: non per far pesare il numero nel richiedere cariche, gradi, grembiuli ma al fine di ricercare unità di intenti, superare personalismi, divisioni, divenire oltre che quantitativamente qualitativarnente modello di  comportamento massonico: molti esempi, molti fatti recenti e meno recenti mi sembrano però indicare una certa lontananza, sia nell’Ordine che nel Rito, da una tale prospettiva. Ecco perciò tracciato un percorso futuro: Logge che lavorino nel rispetto della rìtualità e che formino Maestri tali da rappresentare la linfa vitale delle Camere Rituali. Camere Rituali che sappiano meditare sui problemi della Società e del mondo profano, oltre che sui grandi filoni simbolici che rendono così completa la Piramide Scozzese; Camere Rituali che restituiscano alle Logge fratelli arricchiti spiritualmente, che siano i più assidui ai Lavori, che siano in grado di consigliare, lavorare, essere d’esempio, ma sommessamente, con umiltà, in modo che col tempo certe resistenze verso i Riti (ma in particolare verso il nostro) tuttora presenti tra i Fratelli vadano a scomparire: La Toscana ha i numeri e le qu~ahtà per questo lavoro:

Sarà sogno o realtà?

Le prospettive future, a mio modo di vedere, sono in gran parte legate (tralasciando al momento i problemi col mondo esterno) al tipo di rapporto che si iristaurerà fra Ordine e Rito~ In teoria tutto sembra chiaro: reciproca indipendenza, non interferenza reciproca, consapevolezza che per essere Scozzesi occorre essere fratelli Maestri dell’Ordine. Purtroppo però talora qualcosa non funziona, si creano malumori, incomprensioni. A volte vi è la pretesa rituale di voier contare nell’Ordine, a volte è l’Qrdine a vedere inesistenti influenze. li concetto fondamentale è che la Massoneria è una: il Rito cerca cli offrire al Fratello Maestro la possibilità di approfondire certe tematiche, certi filoni esoterici piuttosto che altri; viene offerta un~ pmbologia, una ritualità, una gradazione che stimolano la introspezione e la ricerca; occorre, per l’adesione, un desiderio di studio e di conoscenza, pur nella consapevolezza, ripeto, che la M. è una e che la Maestria è il suo culmine: Rito dunque come strumento di ulteriore indagine simbolica ed esoterica, senza alcuna pretesa di superiorità o diversità. Un Maestro può sentirsi realizzato nella Loggia simbolica, un altro ha una maggiore curiosità, inquetitutidine intellettuale ed approda al Rito. Questo è il punto fondamentale: “La Massoneria concepita e vissuta come vocazione non può avere gradi gerarchici ma solo stadi culturali… .Nell’Ordine e nel Rito nessuna gerarchia di poteri ma solo doveroso apprezzamento ~per chi si trova pi~ avanti nel cammino iniziatico…. Nella loro complementarietà ordine e Rito debbono essere considerati come momenti di applicazione di tutto l’esoterismo fluente dalla Leggenda di Hiram…” Così sta scritto nel primo numero della nostra rivista ~LGradus5); ancora: sogno o realta? Si è parlato prima di complementarietà di Ordine e Rito: ma quale èin ultima analisi [a funzione che lo Scozzesismo ha ne1l’Ordine~ oltre quelle linee di comportamento individuale sopra delineate?

Nel mondo massonico la nostra missione consiste nell’essere i più tenaci custodi della Tradizione, coloro che più si dovranno adoperare affinchè l’edificio massonico prosegua la sua edificazione, vigilando che gli Operai siano i più idonei: più elevato il nostro grado, maggiore la nostra responsabilità morale nell9Ordlne. Ma attenzione: questo non deve sgrficare un comodo adagiarsi a valori, precetti. coordinate di sistema accettate passivamente~ Si deve essere in grado di rimetterci ogni giorno in discussione, capaci anche di voltare le spalle a tutto il nostro sapere profano e persino massonico, come l’iniziazione al 3Q0 grado insegna. Dunque Scozzesismo come geloso custode della Tradizione dell’Ordine, però in senso operativo, non museale.

E’ questa una ulteriore prospettiva che, per rimanere nei tema. delinea un percorso per il futuro: il Rito ha a mio modo d~ vedere una maggiore costanza cii azione rispetto aU’Orciine. il. quale risente molto di più del modo di pensare, della cultura e direi anche del carattere del proprio GM. molto di più mi sembra di quanto il Rito non dipenda sotto questo aspetto dal proprio Sovrano. Questo è un punto di forza che gli Scozzesi devono saper utilizzare lavorando netl’9rdine. Noi, formatisi alla Scuola Rituale, dovremmo ad esempio essere guardiani attenti della Laicità e nell’Ordine e nel mondo profano, ma oserei addirittura dire promotori di un giusto concetto di Laicità: laico è colui il quale sebbene convinto nel suo intimo della giustezza della sua visione etica e religiosa, si comporta laicamente, ovvero ritiene che la propria convinzione personale, per quanto profondamente vissuta e radicata, non debba far giudicare la altre eresie da eliminare, bensì degne di rispetto e paritarie alle sue. Si può essere profondamente laici e profondamente religiosi. Ma soprattutto deve sapersi guardare dalla tentazione del clerica!esirrio laico, dalla tentazione di ritenere la sua verità la ~Verità, dalla tentazione di voler zittire chi non la

pensa come lui nei vari campi dell’etica, della morale ecc. Il Laico rifiuterà sempre il braccio secolare per difendere la sua idea, quel braccio secolare cui la Chiesa affidava gli eretici per il rogo; talvolta però mi pare che questa tentazione serpeggi in certi laici, anche fra

i Massoni. Ebbene, il nostro Rita che se ben ci riflettete trae la sua linfa vitale dall’esoterismo cristiano (Rosacroce, templari ecc.} ci insegna a combattere contro la tiara e contro il Re, simboli della tirannia religiosa e di quella politica, entrambi negazioni della laicità (le dittature dell’EST ad esempio erano atee ma non certo laiche). Ci i mette però anche in guarcha. in un suo Rituale, dai “cortigiani del popolo sovrano” e “dai partigiani del libero arbitrio”, dagli eccessi cioè della democrazia, dalla dittatura della dernocra~ia, già ipotizzata da TocquevUle. Ecco allora delineato un ulteriore percorso futuro: lettura, meditazione. apphcazione~ dei rituali scozzesi nei lavori e nella società civile: nè trarrà giovamento l’Ordine, li Rito, la Società.

Ed eccoci inevitabilrne’nte ad affrontare il fatidico terna Massoneria e Società, fonte di interrninabih discussioni nelle Logge e fuori di esse: oggi l’Ordine è impegnato in una opera di massima apertura al mondo esterno, fa sentire la sua voce sui grandi temi etici e sociali, non perde occasione per rendersi visibile, di far parlare di sé, magari offrendo una sconto ai F.Iii. per la rappresentàzioi~e de “Il Flauto Magico” aH’Qpera di Roma. Anche in Toscana tutto questo èmolto evidente Noi Scozzesì, la cui formazione rituale impone, come sopra detto, di occuparci della Società, quale prospettiva e percorso futuro dobbiamo augurarci (ma anche impegnarci~ a realizzare) in questo campo? lo ritengo che come Scozzesi si d~b$a assecondare questa operazione di politica sociale dell’Ordine ma con il fine di renderla, al più presto, inutile. Mi spiego meglio: il far parlar di noi non solo come in passato nelle cronache nere e giudiziarie, il rivendicare il nostro ruolo culturale e l’impegnarci coi fatti a dimostrare le parole, owero la imponente operazione di marketing e di costruzione di immagine iniziata con la Gran Maestranza Gaito e che prosegue con piglio molto più incisivo attualmente, trova la sua giustificazione nell’obbligare il mondo esterno a ripensare la Massoneria ed i singoli Massoni: èinutile sottolineare quanto questo sia necessario, rimarcarne la estrema difficoltà: ricordatevi quante ben poche voci si siano levate  in nostra difesa dal mondo intellettuale e politico (anche negli ambienti- più liberali e democratici) ai tempi degli elenchi dati- in pasto alla folla, ai tempi della delirante inchiesta Cordova ora finalmente archiviata: E quando anche questo aweniva si rimarcava la impossibilità che una ridicola associazione come- la nostra, nostalgÀca dì un Ottocento ormai passato, potesse essere~ in grado di fare quello di cui veniva accusata. Oggi obiettivamente (non sto a citare esempi) l’atteggiamento profano e molto mutato.

E quando, fra un anno, dieci, cento, l’opera sarà compiuta ed avremo riconquistato ( o conquistato?) il rispetto del modo esterno, allora la Massoneria dovrà riprendere il suo compito di Ordine inziatico educatore di uomini, lontano dal clamore, dai mass media, daPe prime pagine. I- grandi temi sociali e politici che agitano l’umanità. & stato scritto, ìÌQfl SOttO lontani rìatiirairnente dagli occhi, dalle menti e dalle intelligenze dei Massoni, I massoni come cittadini non possono sentirsi estranei ai problemi che affliggono l’umanità. Ma i Massoni sol-atnente. La M. come- Istituzione, come Ordine Iniziatico, non ha rappresentanti nei Parlamenti anche se massoni sono deputati, senatori e governanti, non emette proclami, non cerca la ribalta. Non è questo mio pensare una nostalgia del Massone che si aggira nelle tenebre: chi mi conosce sa come sia fautore della massima apertura. E’ il sostenere (e ml conforta- non essere il solo, anche fra gli Scozzesi basta rileggere quanto detto da altri in occasione del “Luqiio Scozzese dello scorso anno) che ri-ori “dobbiamo inseguire la società ne! suo metodo”, se non vogliamo perdere quello che fa della Massoneria un qualcosa di unico nel mondo occidentale; non può esistere una posizione m-as~onica sull’aborto. sul divorzio, sulla Scuola. Oggi lo facciamo:

speriamo-che al più preso- non sia più necessario. 11 nostra è e deve rirnanere un cammino spirituale, farmativa cieIFLIomQ, un cammino etico~morale. li Massone non può prescindere dal confrontarsi con l’etica E bisogna anche. come sostiene B. Chiarelii, che queste concezioni etiche siano genuine, non ispirate- a preconcetti filosofici, re4iuiosi o-politici.

Permette-temi di prendere a prestito le parole pronunciate da un Fratello Scozzese, parole che mi sento di condividere pienamente:

“l’unico vero cambiamento di cui la Massoneria ha bisogno per guardare al futuro con fiducia ed ottimismo (è) quello di rinnovare, nel cuore dei Fratelli, l’importanza dell’impegno assunta a! momento della loro 4nziazIone… prtricipi ed- ideali antichi come il mondo ma ancora unici ed indispensabili per costruire qualsiasi futuro… capaci di far nascere progetti validi ed essere in grado di realfzzarli… in modo tale che- le risposte alle domande profane sulla Massoneria vengano direttamente dalle azioni dei suoi componenti” Ancora una volta: sogno o realtà? Io ritengo che in una prospettiva futura noi Scozzesi si debba, in una regione come la nostra così ricca di Logge e di fratelli, essere di sprone e di pungolo nelle nostre Officine perché divenga concettualrnente chiaro a tutti che, come ha scritto C.G Ambesi, che non occorre indossare grembiuli e guanti bianchi ed invdcare il GAEYU per avere l’opportunità di aprire urta sottoscrtz~one a favore di un Ospedale o battersi nella società affinché si diffonda il costume del dialogo, de! libero confronto di idee politiche e religiose. Decine di Associazioni possono meglio servire a questo scopo,, Non basta, come ho già avuto occasione di scrivere, dirci iniziati, occorre sapere cosa vuof dire esserlo, oppure abbiamo il coraggio di trasforrn~arci in rispettabile e ctecorosa associazione profana dedita alle opere di bene, alla solidarietà, alla difesa dei diritti dell’uomo e a coltivare sentimenti dì fraternità fra gli iscritti. – -Lo Scozzessnio è talora definito, qualche volta cori un po’ di fraterna ironia. l’Università” de~tla Massoneria. Facciamo in modo che in futuro ciò sia realtà accettata e condivisa, senza, ironia, seppure fraterna. Mi pare che sia una prospettiva e una indicazione dì- un percorso futuro di tutto rispetto

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