I NUOVI SCENARI DOPO LA PANDEMIA

I nuovi scenari dopo la pandemia.

La Massoneria e le Nuove Identità

La pandemia da Covid-19 ha rivoluzionato la nostra quotidianità minando le certezze che avevamo acquisito nel mondo del lavoro, dell’istruzione, della formazione, del sociale e del tempo libero. Il coronavirus ci ha portato, per oltre due anni, a guardare ogni persona con sospetto: seppur a sua insaputa, l’altro poteva essere portatore di qualcosa di estremamente pericoloso insinuando in noi timore e dubbio. La paura di perdere, con la nostra vita, quella dei nostri cari ha creato una condizione di paura, panico, stress, stati d’ansia, destabilizzazione, crollo di ogni certezza e perdita di alcuni punti di riferimento esistenziali e identitari legati alle relazioni con le altre persone. Adesso, la vera sfida non è cercare di tornare quanto prima nelle dimensioni precedenti, ma comprendere come relazionarsi con i nuovi scenari. E se fosse la Massoneria a indicarci i nuovi percorsi di interazione sociale e a favorire la presa di coscienza di nuove identità?

L’identità si riferisce alla percezione che ogni individuo ha di se stesso, alla propria coscienza di esistere come persona in mezzo ad altre persone. Un riconoscimento reciproco tra individuo e società. L’insieme dei riferimenti culturali per i quali una persona si definisce, si manifesta o desidera essere riconosciuta. La domanda principale che ne scaturisce potrebbe essere: “Gli altri mi riconoscono per come sto manifestando il mio essere attraverso il mio pensare e il mio agire?”. Se da una parte la pandemia ci ha abituato alla solitudine, alle comunità digitali e alle relazioni a distanza, dall’altra ci ha spinto a rivedere il concetto di bene relazionale e di bene comune ritrovando nel sentimento comunitario la spinta per ripartire. Ma sta succedendo veramente tutto questo? Le persone stanno maturando un concetto di solidarietà comune?

Una Istituzione come il Grande Oriente d’Italia, pur continuando il suo essere “scuola iniziatica volta al perfezionamento dell’’uomo attraverso la costante ricerca di luce e verità”, non può non domandarsi come interagire nei nuovi scenari, come conservare la propria identità e come adempiere alle proprie missioni adattandosi al cambiamento antropologico, economico e sociale causato dalla pandemia e, purtroppo, anche dall’attuale conflitto bellico in Ucraina. Il mondo che ci attende sarà frastornato, la maggior parte delle persone metteranno in dubbio il proprio stile di vita cercando di ritrovare serenità dopo un lungo periodo caratterizzato da stress e da stati d’ansia che, purtroppo, hanno portato a una condizione di abbrutimento, di nervosismo generale e, in generale, ad un allontanamento dalle dimensioni della cultura. Una sorta di degrado sociale che certamente non sta favorendo il concetto di bene comune: proprio in questo periodo storico, la Massoneria sarà chiamata a preservare con sempre maggiore determinazione, tra le altre, la propria funzione sociale e, soprattutto nei più giovani, a piantare e coltivare quei semi della conoscenza che non faranno mai venire meno il desiderio di studio e di accrescimento spirituale seguendo la Luce del GADU.

Prima di auspicare una nuova rinascenza dobbiamo, perciò, essere consapevoli che ci aspetta un nuovo medioevo che, probabilmente, non metterà in dubbio i concetti di uguaglianza, fratellanza e solidarietà, ma potrebbe mettere in discussione quello della libertà nel contesto di un mondo profano sempre più proiettato verso il potere economico, dimenticando i valori della responsabilità del rispetto e dell’etica. La nostra Istituzione non potrà rimanere indifferente a tutto questo, in quanto la sua vocazione è quella di condividere alcuni principi esistenziali anche al di fuori del Tempio, e dovrà riflettere sui concetti di identità e nuove identità.

A questo proposito, il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman sostiene che la questione non è tanto quella di costruirsi un’identità e mantenerla stabile nel tempo, ma quella di permetterle di evolvere insieme ai cambiamenti sociali e antropologici delle comunità relazionati con l’evoluzione del proprio Essere. Non è importante analizzare le scelte identitarie per capire la più o meno coerenza con il proprio “Io umano”, ma contemplare la possibilità che le persone possano mutare i propri caratteri in relazione a ciò che pensano, credono, fanno o programmano di realizzare. Non è corretto definirsi, o essere definiti, una volta per tutte. Il periodo che ci aspetta all’indomani della pandemia potrebbe minare le nostre certezze e i nostri rapporti in un contesto sociale in costante cambiamento. Nuovi scenari portano a inediti atteggiamenti omologati al contesto. L’identità non può essere sconnessa da queste trasformazioni, in parte imprevedibili, che Bauman connette alla metafora della “società liquidità”. Per il sociologo, l’identità è una irrinunciabile meta da conseguire per rifuggire, in tempo reale, da ogni incertezza. In psicologia, l’identità viene valutata anche come “multipla o sociale”: in modo più o meno cosciente, l’individuo si adatta a un contesto che non è il proprio per essere incluso, indossando una o più maschere, perdendo di vista il proprio “Io umano”. Spesso è la paura a gestire lo spirito delle persone, le loro scelte, il loro porsi all’interno di una comunità, spingendole a recitare una parte (Io sociale) molto lontana dal loro Essere. La società contemporanea esige da noi costanti affermazioni, la continua reinvenzione di posizioni socio-economiche di spicco: il successo. Ma cosa accadrebbe se qualcuno non si dovesse sentire all’altezza di questo ruolo? Forse subentrerebbe la tentazione di “mollare tutto”, di allontanarsi da sé, di fuggire nell’alcol, nelle droghe o nella follia? Oppure potrebbe lucidamente azzerarsi e ripartire sottraendosi al finto legame sociale cercando fiducia in se stesso e nelle proprie capacità? Il rapporto con gli altri è fondamentale per la formazione della nostra identità: noi ci vediamo con gli occhi degli altri e attraverso il pensiero che gli altri hanno di noi. Il filosofo e saggista  Ralph Waldo Emerson spinge l’individuo a credere di poter essere artefice del proprio destino, di investire su quella forza mentale che potrebbe permettergli di individuare, con il suo vero essere, un’identità basata sulla certezza delle proprie idee e valori personali. La crescita della grandezza interiore e della nobiltà d’animo può portarlo all’autodeterminazione

In quella che potremmo definire una piccola-grande rivoluzione antropologica, anche la tecnologia funzionale potrebbe giocare un ruolo determinante all’interno della vita di ognuno di noi e nell’organizzazione interna ed esterna della nostra Istituzione. Dando per scontato che non permetteremo alle identità digitali di sovrapporsi al nostro vero Essere e che ogni forma di “abuso” non farà altro che emarginare e isolare le persone, un utilizzo corretto e ponderato delle dimensioni digitali potrebbe produrre, attraverso connessioni più frequenti, maggiori legami tra le diverse Logge nazionali e internazionali – accentuando lo spirito di appartenenza e la coscienza identitaria –, completando gli incontri fondamentali in presenza e adattandosi ai cambiamenti senza mettere in dubbio la propria identità. Con un atteggiamento sempre più “aperto e propulsivo” la Massoneria potrà contribuire, come ha ampiamente dimostrato in passato, a condurre il genere umano dalla dimensione neo-medievale a quella neo-rinascimentale, anche attraverso i pensieri di grandi filosofi e grandi alchimisti del passato. Non è necessario mettere in dubbio la conoscenza classica, ma percepirla e interpretarla con occhi nuovi cercando nel passato risposte a questioni non ancora poste al presente. Ermete Trismegisto, ad esempio, non è attuale perché aveva anticipato ciò che sarebbe successo nei secoli successivi, ma perché ciò che ci ha tramandato, attraverso codici che solo gli Iniziati sono capaci di comprendere, può fornire risposte a prescindere dalle coordinate spazio temporali in cui sono interpretate.

Saper guardare in faccia le difficoltà, affrontarle insieme ai propri Fratelli, non perdere lucidità di fronte agli ostacoli apparentemente insormontabili, trovare le soluzioni più appropriate e condivise, e utilizzare la formalità delle ritualità all’interno del Tempio per disciplinare le azioni che l’istituzione deve proporre al mondo profano: queste sono le strade che conducono alla Rinascenza. Non si tratta di cambiare il mondo, ma di preparare e formare massoni capaci di interpretarlo in modo corretto e di viverlo con piena consapevolezza, spirito di appartenenza all’Obbedienza e totale apertura al bene comune.

L’esperienza tra le Colonne è, a ogni tornata, completata dalla partecipazione cognitiva ed emotiva di ogni Maestro e guidata dall’esperienza e dalla conoscenza del Maestro Venerabile. Affrontare ogni volta un tema nuovo significa prendere qualcosa che conosciamo, approfondirlo e vincolarlo alla dimensione del “già conosciuto” proiettando in avanti la coscienza antica. Tutto questo significa entrare nella dimensione della “Grande Comprensione”: avere coscienza di poter comprendere in eterno. Conoscere è avere. Vivere è condividere.

Fr:. M. V.

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