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Giacomo Girolamo Casanova (Venezia, 2 Aprile 1725 – Dux, 4 Giugno 1798), il cui nome è diventato sinonimo di seduttore, è stato uno scrittore prolifico. La sua opera più importante (Storia della mia vita) è stata scritta in francese; quindi egli dovrebbe far parte a tutti gli effetti della letteratura francese. Tuttavia, la scelta linguistica fu dettata soltanto da motivi di diffusione dell’opera, in quanto all’epoca il francese era una lingua conosciuta e parlata in tutta Europa.
Casanova
Certo dell’immortalità della sua opera, Casanova scrisse usando la lingua che gli avrebbe fatto avere il maggior numero di lettori possibile (alcuni ritengono che se avesse scritto oggi avrebbe usato l’inglese). Molte opere minori infatti le scrisse in italiano perché sapeva bene che esse non sarebbero divenute mai un monumento, come lo divenne poi la sua autobiografia. Quest’opera è importante per la storia del costume, forse una delle più importanti per conoscere la vita reale come si svolgeva in Europa nel ‘700. Ovviamente è una rappresentazione delle classi dominanti dell’epoca: nobiltà e borghesia, ma non per questo è limitata. Leggere quest’opera è veramente entrare nel quotidiano degli uomini e delle donne di allora, comprendere dal di dentro la vita di ogni giorno.
Fra corti e salotti, Casanova sfiorò – quasi senza accorgersene – un momento di svolta epocale della storia. Incontrò molti fra i grandi del suo tempo e documentò gli incontri. Personaggi come Voltaire, la Pompadour, Mozart, Cagliostro. Ma non comprese mai lo spirito di rinnovamento che ormai faceva volare la storia verso direzioni mai percorse prima. Rimase ancorato fino alla morte al vecchio regime e a quella classe dalla quale per nascita era stato escluso e della quale cercò disperatamente di far parte, anche quando ormai essa era irrimediabilmente avviata verso il tramonto.
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Biografia
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Dalla nascita alla fuga dai Piombi (1725 – 1756)
Calle della Commedia (ora Malipiero)
Giacomo Casanova nacque a Venezia in Calle della Commedia (ora Calle Malipiero), vicino alla chiesa di San Samuele dove fu battezzato. Il padre Gaetano Casanova e la madre Zanetta Farussi erano attori. Soprattutto la madre sembra aver avuto successo nella sua professione se fu citata, con qualche rilievo, da Carlo Goldoni nelle sue Memorie. Allevato dalla nonna Marzia Farussi Giacomo era, da piccolo, di salute cagionevole. Studiò a Padova, dove visse in un convitto religioso in Prato della Valle, e dove si laureò in Diritto nel 1742. Successivamente viaggiò a Corfù e a Costantinopoli. Nel 1743 rientrò a Venezia e in quello stesso anno la nonna Marzia morì. Grazie ai buoni uffici materni, partì al seguito del vescovo di Martirano (Calabria) che si recava ad assumere la diocesi. Una volta giunto a destinazione e piuttosto spaventato per le condizioni di arretratezza del luogo, chiese ed ottenne congedo. Viaggiò a Napoli e a Roma dove nel 1744 prese servizio presso il cardinal Acquaviva, ambasciatore della Spagna presso la Santa Sede. L’esperienza con il cardinale si concluse presto a causa di vere o presunte faccende amorose.
Chiesa di S. Samuele
Ritornò quindi a Venezia e per un periodo si guadagnò da vivere suonando il violino nel teatro di San Samuele. Nel 1746 avvenne l’incontro con il patrizio veneziano Matteo Bragadin che migliorò sostanzialmente le sue condizioni. Colpito da un malore, il nobiluomo fu soccorso da Casanova e si convinse che, grazie al tempestivo intervento, aveva potuto salvarsi la vita. Di conseguenza lo considerò quasi come un figlio non ufficiale e provvide a lui per lungo tempo. Ma la frequentazione con i nobili attirò l’interesse degli inquisitori di Stato e Casanova, su consiglio di Bragadin, lasciò Venezia in attesa di tempi migliori.
Nel 1749 incontrò Henriette, che sarà forse il più grande amore della sua vita. Lo pseudonimo probabilmente nascondeva l’identità di una nobildonna francese: Jeanne Marie d’Albert de St Hippolyte. Su questa e altre identificazioni, i casanovisti si sono accapigliati per decenni. In linea di massima, come è stato sostenuto da molti studiosi, i personaggi citati nelle Memorie sono reali. Al massimo con qualche piccola modifica: spesso trattandosi di donne sposate, vengono citate con iniziali o nomi di fantasia, talvolta l’età viene un po’ modificata per galanteria e per vanità di Casanova stesso che non amava riferire di avventure con donne considerate, con i criteri di allora, in età matura ma in generale le persone sono identificabili ed anche i fatti riferiti sono risultati corretti. Se qualche errore c’è stato, lo si deve anche attribuire al fatto che, all’epoca in cui furono scritte le Memorie, erano passati molti anni dai fatti e, per quanto l’autore si possa essere aiutato con diari o appunti, non era affatto facile incasellare cronologicamente gli eventi. Nel giugno del 1750, a Lione, Casanova aderisce alla massoneria. Non sembra che la questione fosse ascrivibile a inclinazioni ideologiche ma al desiderio di procurarsi degli appoggi. Raggiunse il suo scopo: infatti molti personaggi incontrati nel corso della sua vita, come W.A. Mozart e B. Franklin erano certamente massoni e certe facilitazioni avute in varie occasioni sembrerebbero ascrivibili ai benefici derivanti dal far parte di un’associazione ben radicata in quasi tutti i paesi europei. Nello stesso periodo si recò a Parigi dove imparò il francese che diverrà la sua lingua letteraria oltre che, in molti casi, epistolare. Ritornato a Venezia, nella notte tra il 25 e il 26 luglio 1756, viene arrestato e ristretto nei Piombi. Come d’uso all’epoca, al condannato non veniva notificato il capo d’accusa, nè la durata della detenzione a cui era stato condannato. Ciò, come in seguito scrisse, era un male poiché se avesse saputo che la pena era di durata sopportabile, si sarebbe ben guardato dall’affrontare il rischio mortale dell’evasione e soprattutto della possibile successiva eliminazione da parte degli inquisitori che spesso arrivavano anche molto lontano dai confini della Repubblica. Sui motivi reali dell’arresto si è discusso parecchio. Certo è che il comportamento di Casanova era tenuto d’occhio dagli inquisitori e rimangono molte “riferte” (rapporti delle spie al soldo degli Inquisitori) che ne descrivono minutamente i comportamenti socialmente sconvenienti. In definitiva l’accusa era quella di libertinaggio compiuto con donne sposate, di spregio della religione, di circonvenzione di alcuni patrizi e in generale di un comportamento pericoloso per il buon nome e la stabilità del regime aristocratico. Di fatto sta che Casanova conduceva una vita alquanto disordinata, però né più né meno di tanti rampolli delle casate illustri, che giocava, barava, aveva delle idee abbastanza personali in materia di religione (e quel che è peggio non ne faceva mistero). Certo anche la sua adesione alla Massoneria non gli giovava, così come la scandalosa relazione intrattenuta con suor M.M., certamente appartenente al patriziato, monaca nel convento di S. Maria degli Angeli in Murano, e amante dell’ambasciatore di Francia abate De Bernis. Insomma l’oligarchia al potere non poteva tollerare che un individuo ritenuto socialmente pericoloso restasse in circolazione. Tuttavia gli appoggi di cui certamente poteva disporre nell’ambito del patriziato, lo aiutarono notevolmente sia nell’ottenere una condanna “leggera” che durante la reclusione e forse addirittura agevolarono notevolmente l’evasione. La contraddizione è solo apparente perché Casanova fu sempre un personaggio ambivalente: per estrazione e mezzi faceva parte di una classe subalterna, anche se contigua alla nobiltà, ma per frequentazioni e protezioni poteva sembrare far parte, a qualche titolo, della classe al potere. A questo riguardo va anche considerato che il suo presunto padre naturale: Michele Grimani, apparteneva a una delle famiglie più potenti di Venezia. Questa presunta paternità fu rivendicata da Casanova stesso e sembra che anche l’aspetto e la corporatura dei due avvalorasse parecchio la tesi.
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Dalla fuga dai Piombi al ritorno a Venezia (1756 – 1774)
Fuggito, in compagnia di un altro recluso, dai Piombi, nella notte fra il 31 ottobre e il primo novembre 1756, Casanova si diresse velocemente verso Nord. Il problema era seminare gli inseguitori. Infatti la sua fuga gettava un’ombra sull’amministrazione della giustizia di Venezia ed era chiaro che avrebbero tentato di tutto per riacciuffarlo. Dopo brevi soggiorni a Bolzano, Monaco di Baviera, Augusta e Strasburgo, il 5 gennaio 1757 arrivò a Parigi. Nel frattempo il suo amico De Bernis era divenuto ministro e quindi gli appoggi non mancavano. Rinfrancato e trovata una sistemazione, iniziò a dedicarsi alla sua specialità: brillare in società frequentando quanto di meglio la capitale potesse offrire. Conosce tra gli altri la marchesa D’Urfè, nobildonna ricchissima e stravagante con la quale dilapiderà cospicue somme di denaro. Molto fantasioso come al solito, si fa promotore di una lotteria nazionale, allo scopo di rinsaldare le finanze dello stato. Osservava che l’unico modo di far contribuire di buon grado i cittadini alla finanza pubblica era questo. E aveva così ragione che ancora adesso il sistema è molto praticato. L’iniziativa venne autorizzata ufficialmente e Casanova venne nominato Ricevitore il 27 gennaio 1758. Nel settembre dello stesso anno De Bernis è nominato cardinale. Nell’ottobre Casanova fu incaricato dal governo francese di una missione segreta in Olanda. Al suo ritorno fu coinvolto in una intricata faccenda causata dalla gravidanza indesiderata di un’amica veneziana: Giustiniana Wynne. Di madre italiana e padre inglese, Giustiniana era stata al centro dell’attenzione per la sua rovente relazione con un patrizio veneziano, Andrea Memmo. Questi aveva cercato in tutti i modi di sposarla ma la ragion di stato (lui era membro di una delle dodici famiglie – cosiddette apostoliche – più nobili di Venezia) glielo aveva impedito a causa di alcuni trascorsi oscuri della madre di lei. In seguito allo scandalo che era seguito i Wynne avevano lasciato Venezia. Giunta a Parigi e trovatasi in stato interessante e di conseguenza in grosse difficoltà, la ragazza si rivolse per aiuto a Casanova che era ottimo amico del suo amante Andrea Memmo. Casanova si prodigò per darle aiuto ma fu coinvolto in una denuncia per concorso in pratiche abortive. L’accusa era molto grave, comunque Casanova riuscì a cavarsela con la consueta freddezza e presenza di spirito. La ragazza abbandonò l’idea di interrompere la gravidanza e in seguito partorì in un convento in cui si era rifugiata. Ceduti i suoi interessi nella lotteria, Casanova si imbarcò in una fallimentare operazione imprenditoriale ed i debiti che ne seguirono lo condussero per un po’ in carcere. Come al solito il provvidenziale intervento di un’amica, la ricca e potente D’Urfè, lo tolse dall’incomoda situazione. Gli anni successivi furono un unico intenso peregrinare per l’Europa. Si recò in Olanda, poi in Svizzera, dove incontrò Voltaire. In seguito in Italia: Genova, Firenze e Roma. Qui viveva il fratello Giovanni, pittore, allievo di Raffaello Mengs. Durante il soggiorno presso il fratello fu ricevuto dal papa Clemente XIII. Nel 1762 ritorna a Parigi dove continua le pratiche esoteriche con la marchesa D’Urfè fino a che quest’ultima, resasi conto di essere stata presa in giro per anni con l’illusione di rinascere giovane e bella attraverso pratiche magiche, tronca ogni rapporto. In seguito lascia Parigi per Londra dove viene presentato a corte. Conosce la funesta Charpillon con cui cerca di intessere una relazione. In questa circostanza anche il grande seduttore mostra il suo lato debole e questa scaltra ragazza lo porta fin sull’orlo del suicidio. Non che fosse un grande amore ma il fatto è che evidentemente Casanova non poteva accettare di essere trattato con indifferenza da una ragazza qualsiasi. E più s’intestardiva, più lei lo menava per il naso. Ma alla fine riuscì a liberarsi di questa assurda situazione e si diresse verso Berlino. Qui incontrò l’imperatore Federico il Grande che gli offrì un posto d’insegnante nella scuola dei cadetti. Rifiutata sdegnosamente la proposta si diresse verso la Russia. A Mosca nel dicembre del 1764 incontrò l’imperatrice Caterina II, anche lei annessa alla straordinaria collezione di personaggi storici visitati nel corso delle infinite peregrinazioni. Merita una riflessione la straordinaria facilità con cui Casanova aveva accesso a personaggi di primissimo piano che certo non erano disposti ad incontrarsi con chiunque. Evidentemente la fama lo precedeva regolarmente e gli consentiva di penetrare nei circoli più esclusivi delle capitali. Un po’ la questione si autoalimentava: nel senso che in qualsiasi luogo si trovasse si dava sempre un gran da fare per ottenere lettere di presentazione per la destinazione successiva. Evidentemente ci aggiungeva del suo: aveva conversazione brillante, era sicuramente di una cultura enciclopedica fuori del comune e, quanto ad esperienze di viaggio, ne aveva accumulate infinite, in un epoca in cui la gente non viaggiava un granché. Insomma Casanova il suo fascino lo aveva e non solo con le donne. Nel 1766 in Polonia avvenne un episodio che lasciò un segno profondo su Casanova: il duello con il conte Branicki. Il conte era un personaggio di rilievo alla corte del re Stanislao II Poniatowski e avere a che fare con lui non era molto consigliabile per uno straniero privo di qualsiasi copertura politica. Quindi, anche se offeso pesantemente dal conte, qualsiasi uomo di normale prudenza si sarebbe ritirato in buon ordine e invece Casanova, che evidentemente non era solo un amabile conversatore e un abile seduttore ma anche un uomo di notevole coraggio, lo sfidò in un duello alla pistola. Faccenda assai pericolosa sia in caso di soccombenza che in caso di vittoria in quanto era facile aspettarsi che i suoi amici ne avrebbero rapidamente vendicato la morte. Il conte ne uscì ferito in modo gravissimo ma non abbastanza da impedirgli onorevolmente di pregare i suoi di lasciare andare l’avversario che si era comportato lealmente. Seppur ferito abbastanza seriamente a un braccio, Casanova riuscì a lasciare l’inospitale paese. La buona stella sembra avergli voltato le spalle. Si dirige a Vienna da dove viene espulso. Va a Parigi dove viene colpito da una lettre de cachet firmata dal re Luigi XV con la quale gli viene intimato di lasciare il paese come indesiderato. Il provvedimento era stato ottenuto dai parenti della marchesa D’Urfè che vi avevano fatto ricorso per mettere al sicuro le pur cospicue sostanze di famiglia da ulteriori danni. Si reca quindi in Spagna, ormai alla disperata ricerca di una qualche occupazione ma anche qui non va meglio: viene gettato in prigione con motivi pretestuosi ma la faccenda dura più di un mese. Lascia la Spagna ed approda in Provenza dove però cade gravemente malato. Viene assistito grazie all’intervento della sua amata Henriette che nel frattempo sposatasi e rimasta vedova ha conservato di lui un ottimo ricordo. Riprende il peregrinare: Roma, Napoli, Bologna, Trieste. In questo periodo si infittiscono i contatti con gli Inquisitori per ottenere l’agognata grazia che finalmente giunge il 3 settembre 1774.
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Dal ritorno a Venezia alla morte (1774 – 1798)
Targa commemorativa
Ritornato a Venezia dopo diciott’anni, Casanova riannoda le vecchie amicizie, peraltro mai sopite grazie ad un’intensissima attività epistolare. Per vivere si propone come spia agli Inquisitori il che è abbastanza paradossale se si considera che erano stati proprio questi ultimi prima a condannarlo alla reclusione e poi a costringerlo a un lungo esilio. Le “riferte” di Casanova non furono particolarmente interessanti e la collaborazione si trascinò stancamente. Probabilmente qualcosa in lui si opponeva a esser causa di persecuzioni che avendo provato in prima persona conosceva bene. Comincia anche a trovarsi dei sostenitori per svolgere l’attività di scrittore. All’epoca infatti si usava far sottoscrivere un ordinativo di libri prima ancora di aver dato alle stampe o addirittura terminato l’opera, in modo da esser certi di poter sostenere gli elevati costi di stampa . Infatti la composizione avveniva manualmente e le tirature erano bassissime. Nel 1775 pubblica il primo tomo della traduzione dell’Iliade. La lista di sottoscrittori, cioè di coloro che avevano finanziato l’opera, è impressionante: oltre duecentotrenta nomi fra i più in vista a Venezia, comprese le alte autorità dello stato, ben sei procuratori di S. Marco in carica, due figli del doge Mocenigo, professori dell’università di Padova e così via. Certo per essere un ex carcerato evaso, poi graziato, aveva delle belle frequentazioni. Ed il fatto di far parte della lista non era certo tenuto segreto ma, in una città piccola in cui le persone che contavano si conoscevano tutte, era di pubblico dominio. Anche qui c’è da fare una riflessione sull’ambivalenza del personaggio e del suo eterno oscillare tra la classe reietta e quella privilegiata. In questo stesso periodo inizia una relazione con Francesca Buschini, una ragazza molto semplice e incolta ma che scrisse per anni al Casanova delle lettere di un’ingenuità e tenerezza commoventi, utilizzando un lessico molto influenzato dal dialetto veneziano con evidenti tentativi di italianizzare il più possibile il testo. Questa fu l’ultima storia seria di Casanova e lui vi rimase molto attaccato anche quando era ormai irrimediabilmente lontano e rattristato profondamente dal crepuscolo della sua vita, teneva una fitta corrispondenza con Francesca, oltre a pagare, per anni, l’affitto della casa in Barbaria delle Tole, una zona piuttosto squallida e periferica, in cui avevano convissuto. Negli anni successivi pubblica altre opere e cerca di arrabattarsi come meglio può. Ma il suo carattere impetuoso gli gioca un brutto scherzo: offeso platealmente in casa Grimani da un certo Carletti col quale aveva questionato per motivi di denaro, si risente perché il padrone di casa, Zuan Carlo Grimani, prende le parti del Carletti. Decide a questo punto di vendicarsi componendo un libello Né amori né donne, ovvero la stalla ripulita in cui, pur sotto un lieve travestimento mitologico, facilmente svelabile, sostiene chiaramente di essere lui stesso il vero figlio di Michele Grimani mentre invece Zuan Carlo Grimani era notoriamente frutto del tradimento della madre con un altro nobile veneziano cioè Sebastiano Giustinian. Probabilmente era tutto vero anche perché in una città in cui le distanze tra le case si misuravano a spanne, si circolava in gondola e c’erano stuoli di servitori che ovviamente spettegolavano a più non posso, era impensabile poter tenere segreto alcunché. Comunque anche in questo caso l’aristocrazia fece quadrato e Casanova fu costretto all’ultimo definitivo esilio. Lasciò Venezia nel gennaio 1783 e si diresse verso Vienna. Per un po’ fece da segretario all’ambasciatore veneziano Foscarini poi, alla morte di questi, accettò un posto di bibliotecario nel castello del conte di Waldstein a Dux in Boemia. Lì trascorse gli ultimi tristissimi anni della sua vita, sbeffeggiato dalla servitù e ormai incompreso e considerato il relitto di un’epoca tramontata per sempre. Da Dux Casanova dovette assistere alla Rivoluzione francese, alla caduta della Repubblica di Venezia, al crollare del suo mondo. O perlomeno di quel mondo a cui aveva sognato di appartenere stabilmente. L’ultimo conforto, oltre alle lettere numerosissime degli amici veneziani che lo tengono al corrente di tutto, è la composizione della Histoire de ma vie, l’opera autobiografica che assorbirà tutte le sue energie, compiuta con furore instancabile quasi per non farsi precedere da una morte che ormai sentiva vicina. Scrivendola, Casanova riviveva una vita assolutamente irripetibile tanto da entrare nel mito, nell’immaginario collettivo. Una vita opera d’arte. Sicuramente si rendeva conto raccontandola di quanto mondo avesse visto e di quante infinite esperienze fosse stato interprete. Morì il 4 giugno del 1798.
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Bibliografia
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Opere di Giacomo Casanova
1752 – Zoroastro, tragedia tradotta dal Francese, da rappresentarsi nel Regio Elettoral Teatro di Dresda, dalla compagnia de’ comici italiani in attuale servizio di Sua Maestà nel carnevale dell’anno MDCCLII. Dresda.
1769 – Confutazione della Storia del Governo Veneto d’Amelot de la Houssaie, Amsterdam (Lugano).
1772 – Lana caprina. Epistola di un licantropo. Bologna.
1774 – Istoria delle turbolenze della Polonia. Gorizia.
1775 – Dell’Iliade di Omero tradotta in ottava rima. Venezia.
1779 – Scrutinio del libro “Eloges de M. de Voltaire par différents auteurs”. Venezia.
1780 – Opuscoli miscellanei – Il duello – Lettere della nobil donna Silvia Belegno alla nobildonzella Laura Gussoni. Venezia.
1781 – Le messager de Thalie. Venezia.
1782 – Di aneddoti viniziani militari ed amorosi del secolo decimoquarto sotto i dogadi di Giovanni Gradenigo e di Giovanni Dolfin. Venezia.
1782 – Né amori né donne ovvero la stalla ripulita. Venezia.
1786 – Soliloque d’un penseur, Prague chez Jean Ferdinande noble de Shonfeld imprimeur et libraire.
1787 – Histoire de ma fuite des prisons de la République de Venise qu’on appelle les Plombs. Ecrite a Dux en Boheme l’année 1787, Leipzig chez le noble de Shonfeld.
1788 – Icosameron ou histoire d’Edouard, et d’Elisabeth qui passèrent quatre vingts ans chez les Mégramicres habitante aborigènes du Protocosme dans l’interieur de notre globe, traduite de l’anglois par Jacques Casanova de Seingalt Vénitien Docteur èn lois Bibliothécaire de Monsieur le Comte de Waldstein seigneur de Dux Chambellan de S.M.I.R.A., Prague à l’imprimerie de l’école normale.
1790 – Solution du probleme deliaque démontrée par Jacques Casanova de Seingalt, Bibliothécaire de Monsieur le Comte de Waldstein, segneur de Dux en Boheme e c., Dresde, De l’imprimerie de C.C. Meinhold.
1790 – Corollaire a la duplication de l’Hexaedre donée a Dux en Boheme, par Jacques Casanova de Seingalt, Dresda.
1790 – Demonstration geometrique de la duplicaton du cube. Corollaire second, Dresda.
1797 – A Leonard Snetlage, Docteur en droit de l’Université de Gottingue, Jacques Casanova, docteur en droit de l’Universitè de Padoue.
1960–1961 – Histoire de ma vie, F.A. Brockhaus, Wiesbaden e Plon, Parigi.
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Opere su Giacomo Casanova
Elenco di opere ordinate alfabeticamente per autore secondo il metodo Harvard.
Abirached Robert – Casanova o la dissipazione, ed. Sellerio (1977)
Baccolo Luigi – Casanova e i suoi amici, ed. Sugar (1972)
Baccolo Luigi – Vita di Casanova, ed. Rusconi (1979)
Bartolini Elio – Casanova (dalla felicità alla morte 1774/1798), ed. Mondadori (1998)
Bartolini Elio – Vita di Casanova, ed. Mondadori (1998)
Cengiarotti Giuseppe – Gli ultimi anni di Giacomo Casanova in Boemia. Note storiche 1785-1798, ed. Atheneum (1990)
Chiara Piero (a cura di) – Giacomo Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 1965. VII voll. di cui uno di note, documenti e apparato critico.
Comisso Giovanni – Agenti segreti di Venezia 1707-1797, ed. Bompiani (1945)
Curiel Carlo, Gustavo Gugitz, Aldo Ravà – Patrizi e avventurieri, dame e ballerine in cento lettere inedite o poco note. Milano, Corbaccio, 1930.
Curiel Carlo – Trieste settecentesca, ed. Sandron (1922)
Cvetaeva Marina – Phoenix, ed. Archinto (2001)
Da Ponte Lorenzo – Memorie, ed. Garzanti (1976)
Damerini Gino – Casanova a Venezia, ed. Ilte (1957)
D’Ancona Alessandro – Viaggiatori e avventurieri, ed. Sansoni (1974)
D’Ancona Alessandro – Casanoviana, ed. Crescenzi Allendorf (1992)
De Ligne Charles Joseph – Aneddoti e ritratti, ed. Sellerio (1979)
Ficara Giorgio – Casanova e la malinconia, ed. Einaudi (1999)
Furnberg Louis – Mozart e Casanova, ed. Sellerio (1993)
Gervaso Roberto – Casanova, Rizzoli (1974)
Goldoni Luca – Casanova romantica spia, ed. Rizzoli (1997)
Hesse Herman – La conversione di Casanova, ed.Guanda (1989)
Fabbri Dall’Oglio M.A., Fortis A. – Il gastronomo errante Giacomo Casanova. ed. Ricciardi & Associati (1998)
Miller Andrei – Casanova innamorato, ed. RCS libri (2000)
Pizzamiglio Gilberto (a cura di) – Giacomo Casanova tra Venezia e l’Europa, ed.Leo S. Olschki (2001)
Molmenti Pompeo – Epistolari veneziani del secolo XVIII. Palermo 1916.
Molmenti Pompeo – Carteggi casanoviani. Palermo 1918.
Ravà Aldo (a cura di) – Lettere di donne a G. Casanova, ed. Fr. Treves (1912)
Rives Child John – Casanova, ed. AREA (1962)
Sarfatti Margherita – Casanova contro Don Giovanni, ed. Mondadori (1950)
Scaraffia Giuseppe – Il mantello di Casanova, ed. Sellerio (1989)
Selvatico Riccardo – Cento note per Casanova a Venezia (1753–1756) ed.Neri Pozza (1997)
Sollers Philippe – Il mirabile Casanova, ed. Il saggiatore (1998)
Straub Enrico – Rapporti di G.C. con i paesi del Nord ed.Venezia (1978)
Vassalli Sebastiano – Dux, ed. Einaudi (2002)
Vincent Jean Didier – Casanova il contagio del piacere, ed. Canal (1998)
Vittoria Eugenio – G. Casanova e gli Inquisitori di Stato, ed EVI (1973)
Zweig Stefan Tre poeti della propria vita: Casanova…. ed. Sperling & Kupfer (1945)
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Filmografia su Giacomo Casanova
Le avventure di Giacomo Casanova (Italia 1954). Regia di Steno. Con G. Ferzetti, C. Calvet, M. Vlady, N. Gray, C. Campanini.
Infanzia, vocazione, prime esperienze di Giacomo casanova veneziano (Italia 1969). Regia di Luigi Comencini. Con L. Withing, M.G. Buccella, T. Aumont, E. Balbo, S. Berger, W. Branbell, C. Colosimo, C. Comencini, P. De Clara, S. Dionisio, E. Maltagliati, R. Grassilli, M. Scaccia, L. Stander
Il Casanova di Federico Fellini (Italia 1976). Regia di Federico Fellini Con D. Sutherland, T. Aumont, O. Carlisi, M. Clementi, C. Scarpitta, C. Browne, D. M. Berenstein.
Casanova & Company (Austria/Italia/Francia/Rft 1976). Regia di Franz Antel. Con T. Curtis, M. Berenson, S. Koscina, B. Ekland, U. Orsini, M. Mell, H. Griffith.
Il mondo nuovo (Italia 1982). Regia di Ettore Scola. Con J.L Barrault, M. Mastroianni H. Schygulla, H. Keitel, J,C. Brialy, A. Ferreol, M. Vitold, A. Belle, E. Bergier, L. Betti.
Le retour de Casanova (Francia 1992). Regia di Edouard Niermans Con A. Delon, F. Luchini, E Lunghini.
Goodby Casanova (Stati Uniti 2000). Regia di Mauro Borrelli. Con G. Scandiuzzi, Y. Bleeth, P. Gidley, C. Filpi, P. Ganus, E. Bradley.
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Documenti
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Atto di nascita di Giacomo Casanova
Addì 5 aprile 1725
Giacomo Girolamo fig.o di D. Gaietano Giuseppe Casanova del q.(uondam)
Giac.o Parmegiano comico, et di Giovanna Maria, giogali, nato il 2 corr.
battezzato da P. Gio. Batta Rosello sacerd. di chiesa de licentia, P. Comp. il
signor Angelo Filosi q.(uondam) Bartolomeo stà a S. Salvador. Lev. Regina
Salvi. (In Storia della mia vita, Mondadori 1965, vol. VII pag. 24).
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“Riferte” di Giovanni Battista Manuzzi, confidente degli Inquisitori di Stato.
“Incaricata la mia obbedienza dal Venerato Comando di riferire chi sia Giacomo Casanova, generalmente rilevo ch’è figlio di un comico e di una commediante; viene descritto il detto Casanova di un carattere cabalon, che si fa profittare della credulità delle persone come fece col N.H. Ser Zanne Bragadin, per vivere alle spalle di questo o di quello…” Giovanni Battista Manuzzi, 22 marzo 1755.
“…Mi sovvenne allora che lo stesso Casanova parlato mi avea ne’ giorni passati della Setta de’ Muratori, raccontandomi i onori e vantaggi che si hanno ad essere nel numero de’ confratelli, che vi aveva dell’inclinazione il N.H. Ser Marco Donado per essere arrolato a detta Setta…” Giovanni Battista Manuzzi, 12 luglio 1755.