SOLSTIZIO D’ESTATE

SOLSTIZIO D’ESTATE

di Arnaldo Francia

Solstizio d’Estate a Torre Pellice ed inaugurazione dell’anno massonico

all’Oriente di Torino. Due momenti di fondamentale importanza Fratello cui per ogni riproponiamo le tavole scolpite in quelle occasioni.

Tra le Cerimonie Rituali Massoniche che annualmente prenotano un giorno fisso dal calendario per la loro celebrazione, quelle del Solstizio

d’Estate e d’Inverno rivestono un’importanza particolare per tutta

una serie di motivazioni che, pur trovando il loro presupposto in fenomeni

naturali periodicamente ricorrenti, sembrano avvalorate dalle

interpretazioni di tipo religioso, esoterico, magico che quei fenomeni

hanno saputo suscitare tra le genti fin dai tempi dell’antichità.

Come è nato tutti i fenomeni atmosferici, specie se di particolare rilevanza e comunque influenti esotericamente con il mistero della vita,

hanno sempre assunto significato simbologico e tra i fatti della

natura e le cerimonie, si può dire di tutte le reliioni, si sono ovunque

stabiliti legami profondi.

Anzi, nelle vecchie teogonie, in qualche caso magari anche solo sotto forma di leggenda o di celebrazioni emblematiche, tanto semplici quanto significative, l’intera credenza trovava spesso esclusivo riferimento nei fenomeni naturali e più segnatamente nel corso apparente del sole, l’astro centrale del nostro sistema, sorgente inesauribile di lucee di calore e pertanto fonte stessa di vita per tutto l’organismo planetario.

Il sole ha sempre colpito la fantasia dei popoli; lo adoravano come divinità gli Egizi, era la «fiammante suria» degli Indiani, il Dio Helios dei Greci, alla guida di un carro trainato da focosi cavalli. E con particolare solennità venivano celebrati fin dall’antichità le feste dei Solstizi, cioè quei precisi momenti dell’anno in cui il sole sembra fermarsi e invertire il movimento di scostamento dall’equatore celeste.

Particolarmente gioiose erano quelle dedicate al Solstizio d’Estate, quando l’astro raggiunge la massima altezza all’orizzonte: dai fuochi accesi sopravvento nell’isola di Man, al fine di consentire al fumo di dissolversi attraverso le spighe del Brano, al passaggio del bestiame tra i fuochi di mezz’estate, tradizione popolare d’Irlanda, ai salti attraverso i fuochi, tradizione dei contadini belgi nella notte di San Giovanni,

tutte cerimonie con finalità propiziatorie.

Ma cerimonie rituali, tra il mistico, il magico e il religioso, celebrate

fin dall’antichità, ci vengono tramandate anche da paesi lontani dalla

nostra tradizione e dalla nostra civiltà, per cui risulta difficile ipotizzare unicamente scambi o trasferimenti culturali: basti ricordare come tra i Berberi sia tuttora viva l’antica usanza di accendere, la notte del 24 giugno, durante particolari festeggiamenti, diversi fuochi propiziatori e come fin nel lontano Tibet si celebri da tempo, nel- lo stesso mese, proprio nel momento del solstizio d’estate, l’anniversario

del Nirvana del Budda, perché in quel periodo si vuole festeggiare il trionfo della luce sulle tenebre.

Si tratta quindi di una ricorrenza che ci rimanda a forme di culto e di religiosità arcaiche, quasi che l’Uomo nel suo innato e naturale sentimento religioso e nel suo bisogno quasi istintivo di proporsi dei ri- ferimenti superiori, abbia voluto ricercare e trovare il divino nelle manifestazioni della natura. Ma nella celebrazione del culto del Sole e in particolare nei festeggiamenti solstiziali non si deve soltanto riconoscere

un atto di adorazione quasi di aspetto pagano, bensì un trasferimento, attraverso il rituale, sul piano simbolico, di tutta una serie di significati ideali che costituiscono la sintesi delle aspirazioni umane più significative.

Sono le antiche confraternite dei Costruttori, dalle quali, come è noto,

proviene la Massoneria, che hanno ereditato per prime, dalle istituzioni

iniziatiche e dai vari riti religiosi, l’uso di festeggiare i Solstizi

annuali, quasi come atto di omaggio alla natura, e più specificatamente

al Sole, al suo ciclo ripetitivo e perfetto, rappresentanza visiva

esemplare di quell’ordine cosmico cui tanto si richiamerà la simbologia

Massonica.

1l collegamento della Massoneria con le antiche tradizioni sembra poi trovare ulteriore implicita conferma nel fatto che i festeggiamenti muratori avvengono nel nome di San Giovanni, in quella dell’Evangelista

la festa del Solstizio invernale, in quella del Battista, la festa del ” Solstizio d’Estate, Come è noto, già nell’antica Grecia, i Solstizi erano interpretati quali vere proprie soste o fermate del Sole, dinanzi a delle porte, rispettivamente di fronte alla porta degli Dei, in inverno, e di fronte alla porta degli uomini in estate.

Orbene, il nome di Giovanni ha una chiara con quello di assonanza etimologica Janitor, successivamente divenuto Janus e poi, per i Ro- mani, il Giano Bifronte che tiene nelle sue mani le chiavi con le quali apre e chiude le porte dei Cieli,

Così come più tardi, nella religione Cristiana, Pietro sarà il Possessore delle chiavi per aprire e chiudere il Tempio della grazia divina. Sembra quasi possibile intuire un trasferimento di credenziali, oserei dire un passaggio di consegne dal Giano Bifronte all’Evangelista e al Battista: l’uno, il discepolo prediletto che assiste alla morte del Maestro e ne riceve quasi viatico d’insegnamento, diviene simbolo del Solstizio d’inverno, momento di purificazione e riflessione in cui, men- tre il Sole sembra fermarsi, ha inizio la fase della rinascita; l’altro, il Battista, rappresenta il precursore della luce redentrice e del Cristo solare, così come l’alba preannuncia la nascita del giorno, diviene sim- bolo del Solstizio estivo, culmine della luce e della verità. Raggiunto in questo giorno il suo massimo splendore, il Sole comincia gradualmente a decadere Per poi successivamente rinascere con una continuità mai interrotta: non sembra difficile reperire tra questo suo ciclo immutabile e quello delle stagioni, riferimenti simbologici e analogie suggestive con la vita stessa degli uomini: anche per essi, quanto più progredita sarà la loro maturazione, tanto maggiore dovrà essere la loro manifestazione di vitalità e quindi più rigoroso il loro impegno ad offrire le loro energie, frutto della loro esperienza e della loro operosità, a beneficio dell’umanità, prima che le loro ri- sorse fisiche ed intellettuali comincino a decadere. E ripetitivo è in proposito, nei tanti commenti a queste celebrazioni, il paragone con l’albero ormai cresciuto che ha fruttificato e si adorna ancora di frutti, apportatori di semi, ricco di forza e di bellezza ma già naturalmente predisposto ad assistere alla perdita di quei frutti che ancora l’adornano e l’abbelliscono ma che presto cadranno perché si possa spargere il seme e un altro albero possa rinascere.

Altrettanto ripetitivi, e non potrebbe essere altrimenti, risultano i commenti alla celebrazione massonica del Solstizio d’Estate, di cui stiamo oggi interpretando una rappresentazione, relativamente ai suoi aspetti rituali, ai suoi riferimenti esoterici, ai suoi significati simbolici, elaborati dai vari oratori che di volta in volta ne hanno ricevuto mandato.

Per non abusare della tolleranza dell’uditorio ma soprattutto per non interferire con quelle interpretazioni che ciascuno dei presenti vorrà dare alle varie fasi della Cerimonia, quindi collegate ad emozioni, intuizioni, sensazioni squisitamente a lui peculiari, mi limito unicamente ad un breve riferimento, in merito a due momenti particolarmente significativi e cioè a quello in cui si arde la pergamena con i nostri nomi e a quello in cui si distribuiscono le rose.

La pergamena che brucia, cancellando il nome degli iniziati, vuole rappresentare il simbolo stesso della nostra esistenza: il tempo can- cella tutto quello che è stato e sopravvive unicamente lo spirito, non solo nella sua astratta e pur sublime concezione filosofica o in quella fideistica religiosa ma vorrei dire in forma tangibile attraverso la me- moria delle singole esperienze e dei singoli contributi.

La rosa, distribuita ai partecipanti prima di accendere il fuoco di San Giovanni, con la sua bellezza e la sua perfezione in sintonia con lo splendore della fiamma, rappresenta il testimone dei nostri ideali mas- sonici che consegneremo a coloro che verranno dopo di noi. Come è noto la rosa, ricca di significato esoterico, ricorre con una certa frequenza nelle cerimonie massoniche: già anticamente, come ci ha bene ricordato il nostro Durio nel corso di una sua commovente ed intima commemorazione di un Solstizio d’Estate di alcuni anni orsono, era tradizione presso alcune Obbedienze, offrire ai nuovi iniziati un mazzetto di tre rose rosse dal gambo corto, simboleggianti il nu- mero dei passi dell’apprendista e la breve profondità del loro compasso.

Ancor oggi vengono distribuiti petali di rosa durante le Cerimonie Funebri in quanto vogliono simboleggiare un ciclo di vita concluso anche nella rosa che conserva però nei suoi petali il primitivo splendore e mantiene incontaminato il significato di amore e di certezza di una nuova vita. E ancora il Durio ci ha ricordato che la rosa è mistica nelle cerimonie religiose, è sempiterna nel paradisiaco incontro di Dante con Beatrice e che nelle nostre Cerimonie, costituisce il simbolo dell’amore che si auspica suggelli in un unico sentimento di fratellanza non solo i presenti ma tutti gli appartenenti al nostro Ordine, vorrei dire sparsi sull’intera superficie terrestre.

Carissimi Fratelli, come già ho vorrà, detto, ognuno di voi, se lo potrà dare la sua interpretazione ai tanti altri significati esoterici di questa Cerimonia, ma credo che a Nessuno possa sfuggire l’universalità e l’univocità del messaggio che essa trasmette a tutti noi, messaggio che, nella sua apparente semplicità, acquisisce un significato particolarmente profondo.

Non diversamente dal contadino che si appresta in questa stagione a raccogliere i frutti di quanto a suo tempo ha seminato e poi coltiva- to con amore, perizia e sacrificio, frutti di per sé indispensabili an- che per poter disporre di nuovi semi futuri, ciascuno di noi dovrebbe raccogliere i frutti maturati nel periodo intercorso dal Solstizio d’inverno, quando avrebbe dovuto Provvedere ad una semina, di tipo naturalmente spirituale e avrebbe dovuto riproporsi l’impegno ad una sempre più intima adesione ai Princìpi muratori, È dunque questa anche per tutti noi una giornata idonea per una se- rena disamina del lavoro svolto, soprattutto a livello interiore, nelle nostre Officine, là dove esistono gli strumenti validi per liberarci quanto più possibile dalle impurità. Da questa disamina non potrà non scaturire un bilancio che Potrà essere positivo o negativo, accompagnato in un caso da un giusto compiacimento per il proprio operato, nell’altro da una serena analisi critica degli eventuali errori compiuti, dalla ricerca delle cause che li hanno determinati, dalla proposi- zione di modifiche alla metodologia utilizzata e ai comportamenti messi in atto. Dovrà essere un bilancio tanto Più rigoroso e impegnativo, quanto più elevato risulti il livello iniziatico e maggiori siano le responsabilità funzionali nell’Organizzazione, in quanto, în tal caso, anche la più lieve carenza e l’errore Più modesto non sarebbero sol- tanto motivo di mortificazione personale ma potrebbero coinvolgere operativamente un intero settore se non ripercuotersi sull’intera Fa- miglia.

Consentitemi, in proposito, di rientrare, almeno per poco, nella metafora. Quando il contadino procede alla valutazione del suo raccolto se le messi e i frutti corrispondono alla sua aspettativa, nel suo intimo si convince e si compiace che tutto ciò derivi fondamentalmente dai suoi meriti e dalla sua bravura. Qualora invece il raccolto risulti inferiore al previsto, ancor Prima di analizzare i suoi eventuali errori, egli ravvisa in genere nel tempo il grande colpevole, nel tempo inteso, in questo caso, nel senso fisico atmosferico: il perdurare del freddo, il gelo e le brinate talora anche nella primavera avanzata, i temporali e le grandinate oppure la troppa arsura o la siccità. E spesso tali motivazioni sono anche giustificate e veritiere tanto che ormai è divenuto frequente assicurare i prodotti della terra dalle intemperie.

Non sembri troppo traslato questo riferimento in quanto anche noi, spesso, nel momento di esprimere un giudizio sul nostro operato edi valutarne i risultati, specie quando essi non sembrino totalmente aderenti alle premesse e alle aspettative, prima ancora di procedere ad una corretta ricerca di eventuali inadempienze o forse mancanze, siamo umanamente portati a proporci attenuanti, o trovare almeno

motivo di conforto, sostenendo che ogni attività umana, di qualsivoglia natura e i conseguenti risultati che da essa possono scaturire, sono pur sempre influenzati dal tempo in cui si svolgono, (in questo caso naturalmente il tempo inteso non in senso fisico) e certamente condizionati dalle caratteristiche storiche, politiche, culturali di quel particolare momento.

Si tratta di una considerazione, anche in questo caso, non senza motivazione.

Anche noi, infatti, potremmo ricercare e anche trovare, nei tempi

difficili in cui viviamo qualche attenuante ad un bilancio personale

non totalmente lusinghiero e qualche giustificazione per risultati ritenuti

non compiutamente corrispondenti alle aspettative; potremmo

sentirci autorizzati a ravvisare nei tanti aspetti deteriori di quest’epoca,

ostacoli troppo impegnativi per le nostre forze o almeno tali da aver condizionato, in qualcuno, meno temprato, un senso di smarrimento o momenti di confusione.

Abbiamo infatti dapprima assistito ad un periodo infaustamente preparatorio,

caratterizzato dalla dissacrazione di tante istituzioni, da una contestazione spesso generica, preconcetta, disordinata, dalla tendenza a voler modificare tutto, prima di aver realizzato ricambi migliori, contraddistinto anche dall’assenteismo di troppi nei confronti di tanti problemi contingenti e forse anche da una precoce rassegnazione

di molti di fronte ad iniziative prepotenti di pochi, I risultati scaturiti da queste premesse sono oggi sotto gli occhi di tutti e profondo è divenuto lo fronte sbigottimento della gente comune di ad episodi ed avvenimenti di cui si viene quasi quotidianamente a conoscenza e alla cui credibilità si è tentati, in prima istanza, di opporre rifiuto o concedere riserve, tanto sembrano irreali e mostruosi, A ciò si aggiunga la sempre più grave crisi delle Istituzioni, la pubblicizzazione di azioni scorrette se non delittuose compiute a livelli di responsabilità sociale e politica tale da costituirne pesante aggravante e anche la frequenza di compromessi, raggiri, ricatti in agguato per- sino în ogni momento della nostra vita quotidiana. Pur rifiutando quella rassegnazione spesso favorita da una supponenza Persecutoria, atavica nel cittadino nei confronti dello Stato, che in qualche regione ha dato origine a manifestazioni di rinuncia  o di sfiducia e di ricerca di surrogati alternativi alle Istituzioni carenti, di tipo anomalo, soggetti ineluttabilmente a trasformazioni pericolose o a degenerazioni delinquenziali, non sembra quindi esagerato giustificare lo smarrimento dell’uomo comune, così spesso sottoposto a prepotenze, prevaricazioni, imposizioni, anche di legge, che in qual. che caso potrebbero sembrare aberranti persino in regimi autoritari, umanamente comprendere i suoi sentimenti di indignazione; e persino condividere la sua ansia per il domani reso incerto da una gestione politica ed economica che è Paradossale definire allegra. In questo scenario Piuttosto tenebroso, sembrerebbero risplendere qua e là delle luci che vorremmo veramente potessero costituire motivo almeno consolatorio e non rappresentare soltanto piccoli fuochi fatui, destinati a precoce spegnimento. In esse sembrerebbe di poter configurare tutti quei movimenti contro ogni forma di discrimina- zione e razzismo, quelle iniziative a tutela di tutte le minoranze, quelle campagne di stampa e di opinione rivolte al rispetto dei diritti di scelta dei così detti diversi, quei contributi operativi finalizzati al recupero dei drogati, quei movimenti per la salvaguardia di un trattamento ci- vile nei confronti dei detenuti e così via. La Chiesa stessa sembra manifestare una tendenza ecumenica di comprensione e tolleranza non soltanto neî confronti delle altre credenze cristiane ma anche verso ebrei e mussulmani, Purtroppo non possiamo nascondere qualche perplessità sull’onestà di questi propositi o almeno qualche dubbio che essi rappresentino veramente una ripresa di coscienza della società                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               ed una precisa e imparziale volontà delle Istituzioni di riattenersi  a quei princìpi costituzionali che garantiscono libertà di coscienza, di opinione, di associazione a tutti i cittadini e parità dei loro diritti.

Infatti non possiamo non prendere dolorosamente atto che da queste

iniziative, che potrebbero costituire fermenti spirituali tanto preziosi

in un’epoca di predominante materialismo, restano sistematicamente esclusi i massoni.

Anzi! Si può dire che nel nostro Paese la Massoneria viene ormai quasi

quotidianamente indicata quale tessitrice di trame occulte, periodicamente

inquisita e perquisita nelle sue sedi e nei suoi componenti,

sospettata se non addirittura accusata preconcettualmente e genericamente

di coinvolgimento in azioni delittuose. I] massoni sono pertanto

soggetti, in questo disgraziato momento, ad umiliazioni continuative

perpetuate in dispregio del comportamento civile di un Paese

democratico. Nei loro confronti sono in atto vere e proprie persecuzioni

di tale gravità da aver indotto la Gran Maestranza della nostra

Obbedienza alla richiesta di intervento da parte di garanti internazionali,

ad una severa denuncia alle Autorità e all’opinione pubblica

e, recentemente, ad iniziative così coraggiose, vorrei dire quasi rivoluzionarie

rispetto alla metodologia procedurale di un Ordine iniziatico,

da meritarsi oltreché il plauso, credo corale, anche la doverosa

gratitudine di tutti gli iscritti.

Non sembra quindi ingiustificato prendere atto ancora una volta dell’influenza

nefasta dei tempi nell’elaborazione di un bilancio in merito  all’attività della Libera Muratoria e nella valutazione di certi risultati operativi che possono risultare inferiori alle attese.

Ma non diversamente da quel contadino della metafora che commetterebbe

grave errore se si limitasse a considerare la quantità e  del raccolto qualità  unicamente collegata con le buone o cattive influenze climatiche, ogni massone, lungi dal limitarsi a recriminazioni, come si è detto anche giustificate, deve ritrovare in se stesso le forze  migliori che si ispirano a quegli ideali muratori che già in altre epoche hanno offerto prove di indiscussa validità e che possono costituire

tanto più sicuro riferimento proprio in un’epoca di crisi.

Ma perché ciò si realizzi ciascuno di noi dovrà impegnarsi a ricontrollare la saldezza delle sue posizioni ideologiche, riprendere il suo posto tra le colonne con umiltà e assiduità fede e con quei presupposti di che hanno caratterizzato i primi momenti del suo cammino iniziatico; riesaminare in quelle meravigliose palestre che sono le Logge,

la sua affidabilità all’esercizio dei buoni costumi, la sua adattabilità

a recepire e attuare quei princìpi di fratellanza, tolleranza e solidarietà non sempre compiutamente compresi, che restano alla base del nostro insegnamento.

Dovremo volere e sapere difendere con sempre maggior dignità la nostra prerogativa di uomini liberi e quindi partecipi e protagonisti del- la via massonica, sufficientemente validi per trasferire all’esterno i nostri princìpi nello spirito di quel fondamentale mandato che ci è stato conferito; ognuno di noi si impegni a collaborare fattivamente a quell’azione di proselitismo che costituisce momento fondamentale

nell’attività dell’Organizzazione in quanto ne rappresenta la continuità e ne condiziona la stessa sopravvivenza, Tutto ciò senza dimenticare,

nell’espletamento di questo compito, che l’esperienza storica e recenti episodi di malcostume che, purtroppo hanno visto compro- messi anche alcuni massoni, impongono scelte rigorose, il più attento controllo dell’insegnamento espletato nelle nostre Officine, del quale il cardine fondamentale resta la riproposizione continua dell’osservanza del dovere: la periodica valutazione del corretto recepimento teorico e pratico di quell’insegnamento.

Particolarmente impegnativo in merito, dovrà essere il compito di chi, a qualsivoglia livello, dal più umile al più eccelso, abbia funzioni dirigenziali, ai fini della tutela dell’Istituzione, della salvaguardia dellasua immagine, della difesa della dignità degli iscritti. Come ho già avuto occasione di dire anche la più generica colpevolizzazione della Massoneria, coinvolge, umilia, avvilisce infatti profondamente tutti i Massoni degni di questa qualifica che si sentono Personalmente penalizzati e divengono nel loro intimo parte lesa in un processo precostituito in cui non possono esercitare il diritto di testimonianza e di difesa.

È triste e avvilente quando queste accuse provengono da fonti per così dire ufficiali, in gran parte suggerite da malafede e spesso strumentalizzate da ben precise finalità. Ma è ancora più grave che tante generiche accuse contro la Massoneria possano scaturire per l’ignoranza che la maggior parte della gente ha nei Non confronti dell’Istituzione. intendo soltanto riferirmi alle riserve così frequenti e alle interpretazioni forviate in merito al suo così detto segreto né arrischiare in questa sede l’ennesimo tentativo di spiegare al volgo la sua vera essenza, tentativo destinato a fallire come al fallimento sarebbe de- stinato il tentativo di fare interpretare e comprendere ai non addetti ai lavori i segreti della biologia, della fisica nucleare o dell’astronomia. Mi riferisco piuttosto alla quasi incredibile ignoranza non solo del pubblico, ma anche di uomini di cultura, di scrittori, di giornalisti, in merito alla storia della Massoneria, all’opera svolta dai suoi uomini, ai contenuti e alle finalità ideologiche e anche pratiche dell’Organizzazione che credo abbiano il diritto di essere sempre meglio e più diffusamente pubblicizzate nei modi e nei tempi che si riterranno op- portuni, affinché si sfatino una volta per sempre le leggende talora addirittura ridicole e spesso offensive per l’intelligenza stessa del prossimo, confezionate ad arte sul suo conto; e si sappia che la Massone- ria, lungi dal perseguire quegli scopi oscuri di cui troppo spesso riceve gratuite accuse, propone ideali unicamente ispirati alla ricerca della verità, basati sul concetto della fratellanza umana, caratterizzati dal principio della tolleranza e quindi rispettosa di ogni credenza e di ogni religione.

Si tratta di ideali, per fortuna, eterni nell’Uomo, forse a dispetto di tanti non disinteressati suoi oppositori, che anche quando sembrano sopiti nelle coscienze, improvvisamente risorgono e si ripropongono con rinnovata vitalità.

Si impone quindi, per ciascuno di noi, a qualsiasi livello possiamo es- sere inseriti nell’Istituzione, l’esigenza di offrire la massima collabo- razione per ridare alla Massoneria in generale e per quanto ci concerne alla nostra Obbedienza in particolare, una immagine anche profana, quanto più incisiva, non solo attraverso ‘ogni nostra azione quoti- diana ma anche con una presenza sempre più qualificata nella socie- tà, con impegno sempre più definito nel campo della cultura e del sociale, con azioni mirate alla cura di quest’immagine anche attraverso la stampa, e se necessario, con gli altri mezzi di informazione. Carissimi e Fratelli, in zio questo giorno propiziatorio del Solstizio d’Estate, consentitemi di concludere con una invocazione che può sembrare retorica ma soltanto a chi non frequenta le nostre Officine e non è illuminato dalla nostra speranza. Che il G.A.D.U., diciamo pure serenamente, che Dio ci assista e riesca a riaccendere quella pur minuscola scintilla di divinità che secondo la tradizione gnostica è racchiusa in ogni essere umano, affinché ‘ogni Massone sappia trarre spunto dallo splendore del sole per riprendere la sua via con forza e coraggio e sappia praticare i princìpi mura- tori con sempre maggior coerenza.

Che Dio vigili parimenti su tutti coloro che hanno il difficile manda- to di dirigere l’Organizzazione, in questi tempi calamitosi, affinché sia possibile consegnarne ai posteri, incontaminati, la sua bellezza e i suoi ideali, tanto meravigliosi forse quanto ingenui, così come meraviglioso e ingenuo è l’amore, senza il quale però la vita stessa sarebbe poca cosa.

Che Dio sostenga ed aiuti gli uomini che credono in questi ideali in modo che tra non molti anni, ognuno di noi possa avere l’ambizione

e l’orgoglio di rivelare la sua appartenenza all’Ordine Massonico, di gridarlo magari dalla finestra della sua casa, senza timore di suscitare diffidenze e tanto meno di subire rappresaglie, al massimo preoccupato, nel far ciò, di peccare di troppa superbia, e timoroso di essere considerato vanesio come chi non sappia sottrarsi ad una esagerata ostentazione in pubblico, di un pur prestigioso blasone.

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