LA VITA SPIRITUALE E LA LOGGIA

LA VITA SPIRITUALE E LA LOGGIA

Prima di prendere in esame la validità spirituale della vita di Loggia e la sua portata ci

conviene definire con una certa precisione il significato di questa espressione.

Cominciamo col dare per ammesso che per vita spirituale sì intende un modo di vita

capace di condurre l’uomo alla presa di coscienza della propria realtà interiore; il “nosce te

ipsum” di Platone e del Tempio di Delfo.

Ammettiamo inoltre che per presa di coscienza vogliamo intendere la conoscenza, non

teorica, ma pratica, sperimentale, più evidente di gran lunga di qualsiasi percezione sensoriale

(più chiara della luce di mille soli è la frase usata da moltissimi di coloro che hanno codesta

presa di coscienza); la percezione della nostra Realtà interiore, del Divino che è dentro di noi,

racchiuso entro i gusci perituri del corpo fisico, del psichico, del mentale, ecc..

Insomma, la realizzazione dello spirito è l’acquisto della consapevolezza pratica di Dio

che è in noi e del fatto che ognuno di noi è Dio. Parrebbe una favola, ma l’esperienza di

moltissimi ci conferma che le cose stanno proprio così; e, alfine di condurre altri a questa

realizzazione, hanno operato e operano innumerevoli Maestri, Guru d’Oriente e d’Occidente,

insegnando con la parola, con l’esempio e con la guida diretta a tutti coloro che meritano di

essere accettati come discepoli.

La funzione del Maestro è precisamente l’insegnamento del come giungere a questa

presa di coscienza, e la guida pratica e sempre presente per l’aspirante che vuole arrivarci; e il

Maestro deve essere una Persona che quella Presa di Coscienza la possiede, in quanto non si

può insegnare ciò che no0nsi sa, né guidare altri per una strada irta di difficoltà e di pericoli se

non la si conosce e non la si è sperimentata in carne propria.

Quindi in Maestro dev’essere un Illuminato, affinché i discepoli possano anch’essi

divenire degli illuminati.

Nella scala dei valori umani, la realizzazione della propria essenza spirituale ha

senz’altro il primissimo posto tra le finalità della vita dell’uomo: conoscere Dio in noi stessi

non può non essere la massima aspirazione di chi incomincia a volersi mettere su questa

strada.

Quis Deum intelligit, Deus fit: colui che conosce Dio, diventa Dio, o più precisamente,

riconosce di essere Dio egli stesso. Tutti i veri illuminati, qualunque sia la sfera geografica,

storica o culturale cui appartengono, concordano sul riferire che la presa di coscienza dello

Spirito è accompagnata dalla percezione dell’identità dello Spirito individuale con l’Essere

Universale; del fatto che l’Atman è il Paramatman.

Ammesso che si creda che esiste quel qualcosa che chiamiamo Dio; che questo

Qualcosa sia Onnipotente, Onnisciente, Onnipresente, Eterno, Increato Creatore, Conservatore

e Distruttore, Assoluto Informale, e perciò stesso Uno Unico, quale meta più importante può

avere la vita dell’uomo che non sia la presa di coscienza della propria identità essenziale con

quel Qualcosa?

Venendo alla funzione specifica della Loggia nel campo della vita spirituale, i casi sono

due: o il Maestro Venerabile è un illuminato, e in questo caso tutti i Fratelli sono dei discepoli

e ricevono ai Suoi Piedi l’insegnamento, l’esempio e la disciplina; oppure, come è ben più

probabile, nella Loggia non esiste alcuna figura di tale sublimità, ed allora la comunità diventa

un gruppo di studio nel quale:

a) si incoraggia vicendevolmente la convinzione della necessità di una ricerca spirituale;

b) si inculcano nuove norme per la vita pratica;

c) si esaminano le varie vie della ricerca spirituale praticate nel mondo e si opta finalmente

per l’adozione di una di esse;

d) si studia la simbologia Muratoria per adattarla come seme di meditazione (si ricordi che la

riflessione non è che un primo passo);

e) si svolge una funzione di pre-preparazione per i nuovi arrivati, cominciando sempre con

l’instillare quel certo tipo di valori per il quale la cosa più importante, il solo vero scopo

della vita, umana in particolare e cosmica in generale, è la presa di coscienza del Divino in

noi ed in tutte le cose create.

Può darsi che in questo affrettato elenco si sia omessa qualche faccetta delle attività

della Loggia, come per esempio quella di un Karma-yoga quale può essere l’esercizio di

attività benefiche svolte senza il minimo interesse personale; ma si tratta qui di un nuovo

lavoro il quale, per essere spirituale, deve essere svolto con un animo di Offerta al Signore,

comprensibile e fattibile solo da chi è già pervaso da un amore di Dio, da un Bhakti, la quale,

se non è innata come è in Teresa di Calcutta o in Albert Schwietzer, deve essere conquistata

proprio con una pratica spirituale non breve, né facile, e comunque è una scelta che riguarda il

punto “d” della precedente elencazione.

Cade quindi nettamente l’ipotesi della funzione di Guru che possa essere esercitata nella

Loggia, la quale è un gruppo il cui eggregoro è forzatamente al livello psichico dell’elemento

più basso, (il termine basso non implica affatto alcun giudizio di qualità), e quindi essa non

può affatto erigersi a Maestro. Se tra i Fratelli ve ne fosse uno che avesse raggiunto

l’Illuminazione, costuî col Suo Potere Divino potrebbe elevare l’eggregoro al proprio livello;

ma non consta tuttora che ne siano esistiti. Il solo sapere mentale non ha nessuna importanza

agli effetti spirituali, e può persino essere di effetto negativo perché, da un lato svierebbe i

Fratelli verso direzioni errate, e per l’altro gonfierebbe smodatamente l’ego del Fratello troppo

erudito.

Cade altresì l’istanza di lealtà o di fedeltà all’Istituzione invocata da taluni per

condannare l’eventuale adesione di qualche Fratello a scuole spirituali esterne all’Ordine.

Dato che l’Istituzione, così come si configura nella massima parte dei casi, può essere solo

considerata una fase preparatoria ad una vera ricerca spirituale (che no è più il confronto tra

molte vie, ma la scelta e la pratica assidua di una di esse), che è l’adozione di un Sadanha,

deve essere considerata come uno sbocco logico e felice della propedeutica Muratoria.

Ci auguriamo che queste considerazioni valgano a ristabilire un corretto inquadramento

dei lavori di Loggia, che, ripetiamo, dovrebbero consistere nella preparazione degli

Apprendisti, , nell’esame e nella scelta di una via spirituale da operarsi in Secondo Grado,

seguita finalmente dalla pratica impegnata di questa via in Terzo Grado.

A.G.D.G..A.D.U., prima manifestazione ed emanazione dell’Assoluto Brahman Informale.

TAVOLA DELL FR.’. M.’.B.’.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *