L’OPINIONE

L’OPINIONE

 Di Pier Valerio Breno

Il cosidetto «caso delle logge bolognesi» di cui la stampa si è occupata nei mesi scorsi, ha innestato una reazione a catena che ha finito per coinvolgere anche la magistratura. I fatti sono noti. Oltre quaranta «massoni di grido» iscritti alle logge bolognesi Zamboni de Rolandis di Palazzo Giustiniani e Virtus di Piazza del Gesù, hanno ricevuto comunicazioni giudiziarie dal sostituto procuratore della Repubblica, Libero Mancuso. L’ipotesi di reato è di avere violato la legge che vieta la costituzione di logge segrete, quella chenell’82 mise fuori gioco la P2 di Licio Gelli.

Come hanno riferito i quotidiani, la vicenda è originata dall’inchiesta sulle «ammissioni facili» alla scuola di odontoiatria di Bologna che, secondo l’accusa, sarebbero state propiziate da una sorta di longa manus massonica. «Un fatto banale – ha commentato «Il Giornale» – vecchio e persino noioso»,

L’inchiesta prende il via da un esposto di Roberto Montorzi, un avvocato di area comunista, il quale chiede che sia verificata la «segretezza» di alcune logge bolognesi, tra cui figura, appunto, la Zamboni de Rolandis.

Sì accende la polemica. Un comunicato afferma che la Zamboni de Rolandis non ‘è mai stata una loggia segreta. Anzi, «essa è la più aperta in tutta la massoneria  universale». Da tempo ha reso noti le generalità e la professione di ciascuno dei propri aderenti.

Quello che più alimenta la polemica è il risvolto politico di questa operazione giudiziaria che avviene a scoppio ritardato, proprio alla vigilia – si fa notare – delle elezioni europee e a un anno dalle amministrative che si terranno nella primavere del 1990.

L’avvocato Montorzi – osserva ancora «Il Giornale» – presenta la sua denuncia il 2ì marzo 1985, proprio quando è di turno Mancuso, il magistrato che i comunisti bolognesi qualche tempo fa hanno scelto di invitare al loro congresso provinciale come delegato esterno. L’inchiesta sonnecchia per quattro anni. Riprende fiato ora, in clima preelettorale. E ci si chiede se si tratti di una semplice coincidenza, Va notato che l’inchiesta coinvolge soprattutto personaggi di area «moderata», tra ì quali figura perfino un partigiano ex garibaldino – Carlo Monelli – che ha centodue anni e che probabilmente è diventato per questo il più vecchio indiziato d’Europa, se non del mondo. Vi figura pure il rettore Fabio Roversi Monaco del quale i demoproletari bolognesi chiedono da tempo l’allontanamento dalle università.

E a questo punto a molti sembra che la vicenda abbia tutta l’aria di essere «l’ennesimo polverone»: un’operazione politica che rientra nella logica della «caccia alle streghe» così congeniale al partito comunista    e ai suoi caudatari.

Non è finita qui. A metà aprile il consigliere istruttore aggiunto Giorgio Floridia denuncia per calunnia il suo collega Claudio Nunziata, sostituto procuratore.

Il motivo: Floridia, occupandosi delle ammissioni alla scuola di odontoiatria, aveva smontato l’accusa in interesse privato in atti d’ufficio. Allora Nunziata ha inviato a Mancuso che ancora conduce l’inchiesta sulle logge una copia del fascicolo sulla vicenda di odontoiatria, ritenendo (così ha pensato il consigliere istruttore aggiunto) che dimostrasse l’influenza dei Massoni sul normale funzionamento dell’università. Insomma, Floridia avrebbe sottovalutato OPINIONI il caso, Alla dietrologia il compito di spiegare  perché, Da qui la denuncia per calunnia.

Tutto quello che sta accadendo a Bologna, pare emblematico di una mentalità che continua a attingere ampiamente ai luoghi comuni: la Massoneria del segreto, la convivenza occulta fra Massoniera e potere. Che in realtà questa segretezza si riduce invece a una sorta di «riservatezza» affidata alla discrezione di ogni   iscritto, a coloro i quali sollevano questi polveroni, importa poco. L’essenziale è che i polveroni – per scopi politici di evidenza difficilmente confutabile – vengano sollevati e che essi corrispondano perfettamente appunto a quei luoghi comuni, cui un’opinione pubblica distratta o poco informata finisce per prestare fede.

Una antica tipografia

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *