ALCHIMIA SPIRITUALE

ALCHIMIA SPIRITUALE 

di Alberto   Boldrin                 

A tutti è ben nota la classica immagine del vecchio alchimista che nel suo antro tenebroso cerca di   trasformare il piombo in oro.

Infatti, e sarebbe inutile negarlo, la Grande Opera non è altro che la  trasmutazione dei metalli.

Ma di quali metalli si può ragionevolmente parlare, senza incorrere in fantasie pseudo New-Age?

Non è questa la sede per fare la storia dell’Alchimia, né tanto meno quella di dare una risposta scientifica o filosofica sull’argomento, quanto piuttosto di ricercare l’occasione per orientarsi in maniera sufficientemente corretta, per offrire una comprensione di tipo iniziatico.

1 veri alchimisti del passato non cercavano l’oro fisico, ma tramite lo studio, la preghiera e la riflessione trasfondevano nel crogiuolo alchemico (l’Athanor, appunto), la propria parte di sensibilità sottile, che andava amalgamandosi di pari passo nell’Opera, mano a mano che procedeva quella fisica.

Le fasi erano tre: Putrefazione, Volatilizzazione e Fissazione, evidenziate nei tre momenti di trasformazione di NIGREDO, ALBEDO E RUBEDO, cioè i tre famosi passaggi concernenti l’Opera al Nero, al Bianco ed al Rosso, dopo la quale vi poteva essere (se completata l’Opera), la Moltiplicazione ovvero l’Opera Aurea, cioè la Pietra Filosofale. L’Alchimista viveva una trasformazione Interiore, che si attuava contemporaneamente agli elementi che trasformava nell’ Athanor .

La Tradizione ci tramanda che l’ Animus dell’Operatore si evolveva seguendo l’Opera: dal piombo, si arrivava al Lapis Philosophorum, attraverso le fasi per sommi capi descritte, e chi aveva avuto la pazienza di dedicarvisi, avendo trovato l’Oro della propria Immortalità Spirituale, poteva trasmutare anche gli elementi fisici.

Ecco perché, accanto ai veri maestri cultori della Via di perfezionamento Alchemico, sorsero coloro che ricercavano puramente l’oro fisico, i cosiddetti Soffiatori od Iperfisici.

Non è comunque strettamente necessario parlare di Alchimia Operativa, in quanto gli alambicchi e le storte possono essere riassunti in un processo Alchemico Spirituale ed Allegorico, per cui ciò che conta è il metodo, più che lo strumento.

È così che l’Alchimia Spirituale è stata talvolta chiamata anche Agricoltura Celeste.

Fu per nascondere le verità spirituali ai Soffiatori, che gli operatori alchemici seminarono trabocchetti ed indovinelli nei loro trattati.

“Quello che caratterizza al più alto grado l’Alchimista — dice Berthelot — è la pazienza. Essi non si lasciavano mai scoraggiare dagli insuccessi”.

Alberto Magno, nel suo volume “De Alchimia”, fornisce un rigidissimo

codice morale (deontologico, diremmo oggi):

1) “L’Alchimista sarà discreto e secreto; non racconterà ad alcuno il risultato delle sue operazioni.

2) Abiterà, lungi dal gran mondo, una casa appartata, nella quale vi siano  due o tre camere esclusivamente destinate ai suoi lavori.

3) Sceglierà il tempo e le ore opportune alle sue operazioni.

4) Sarà paziente, assiduo e perseverante.

5) Eseguirà, secondo le regole dell’arte, la triturazione, la sublimazione, la fissazione, la calcinazione, la soluzione, la distillazione, la coagulazione.

6) Non adoprerà vasi di vetro, né stoviglie inverniciate.

7) Dovrà essere in grado di sostenere le spese occorrenti alle sue operazioni.

8) Eviterà finalmente ogni rapporto con principi e signori…”.

Il primo approccio, la Spada d’Assaggio nell’Athanor del Libro della Natura, è la Conoscenza.

Non si può agire su ciò che non si conosce, e Conoscere significa saper

coordinare, distinguere, collocare nella giusta dimensione qualsiasi problema.

Comprendere, da cum-prendere, ovvero fare proprio, vuol dire assimilare, metabolizzare l’esperienza facendola propria. Essere, significa Realizzare.

Riepilogando, le tre fasi sono:

1 Conoscitiva

2 Assimilativa

3 Realizzativa

Ricalcano molto da vicino le tre fasi Alchemiche di:

1 Rubedo – Putrefazione

2 Nigrodo – Volatilizzazione

3’ “Albedo – Fissazione

E in tutto ciò potrebbe essere sintetizzato il problema principale della Via Iniziatica, cioè Essere e Conoscere.

La Natura non fa salti, e quindi è chiaro che nel periodo di depurazione dalle scorie della personalità non sarà possibile liberarsi immediatamente dalle dimensioni  inferiori, rappresentate dagli strati più densi della materia; nel lento processo di rettificazione alchemica, infatti, i corpi inferiori (il fisico, l’emotivo e lo psichico, ma specialmente questi ultimi due), subiranno delle trasformazioni, poichè saranno veicoli esterni di una individualità sempre più avanzata sulla via del cammino spirituale.

Ora, ben ricordiamo come dal punto di vista alchemico la tripartizione della dimensione del corpo, dell’anima e dello Spirito sia simboleggiata dagli elementi del Sale, del Mercurio e dello Zolfo, e come il Mercurio rappresenti il punto di congiunzione più importante tra la realtà fisica e quella immateriale.

Non confonda il fatto che, in Alchimia, il significato di Anima e di Spirito sia praticamente invertito, e che quindi l’ Anima qui valga come l’elemento propriamente sovrannaturale della personalità e lo Spirito, invece, sia inteso come l’insieme delle energie psico-vitali, le quali costituiscono qualcosa di intermedio tra il corporeo e l’incorporeo e sono la “vita”, il principio animatore dell’organismo!.

Per capirci, quando gli alchimisti danno al Mercurio il significato di Spirito, intendono quello che noi chiameremmo Anima, e quando   paragonano lo Zolfo all’anima, intendono quello che per noi è lo Spirito.

Il Mercurio, quindi, è la parte vitale che ha facoltà sia di lasciarsi attrarre dal

Sale (corpo), identificandosi nella materia e compiendo l’Opera verso il basso (divenendo quindi Mercurio acquoso), come può identificarsi nello Zolfo (Spirito), sublimandosi e fondendosi verso l’alto (Mercurio Solforoso).

Troverei un ideale accostamento tra il concetto del Mercurio e quello della Maschera, intesa come Autocreazione della Personalità: infatti essa è in continua trasformazione come sgrossamento della pietra dal basso, come è pure in continua trasformazione verso l’alto, illuminata dalla Luce del Sé.

Se in questo sforzo di Autocreazione, la personalità (la maschera quindi, poichè il termine persona deriva da maschera) si lascerà attrarre dalle forze telluriche della materia, avremo il fallimento del nostro tentativo di “usare violenza alla Porta del Regno dei Cieli”, ma se la personalità si lascerà attrarre dall’alto, sarà sulla giusta strada verso il processo di Reintegrazione.

Non a caso Mercurio era, per gli antichi greci, sia il messaggero degli dei, in qualità di intermediario tra cielo e terra, come era pure considerato il protettore dei ladri.

Esiste un significato puramente mistico dell’alchimia (el-kimya) negli stessi termini in cui le operazioni “chimiche” descrivono in realtà le successive purificazioni dell’essere.

La spiritualità nell’Opera Alchemica presuppone una interazione materiaspirito al centro dell’operatore il quale è, nello stesso tempo, sottoposto all’operazione. Questa ricerca spirituale non può non ricordarci quell’alchimia delle anime che presupponeva Teilhard de Chardin: infatti il suo Punto Omega è quel punto supremo, il luogo privilegiato che è il compimento finale dell’Opera

Alchemica, punto in cui tutto l’Universo si svela. }

1}. Evola, La Tradizione Ermetica, Mediterranee, Roma, 1971, pg. 58

Al possessore della Pietra Filosofale gli sarà dato di abbracciare il Cosmo nella sua completezza, senza aver bisogno di guardare il firmamento.

Con riferimento alla caduta originale del genere umano, l’alchimista dovrà reintegrare lo stato primordiale alla caduta.

Tale Reintegrazione, di cui l’Alchimia offre uno dei mezzi per ottenerla, ha come scopo la riunione di Spirito e Materia affinché siano una Cosa Unica, come erano all’origine.

È questo il vero scopo dell’Alchimia, la trasmutazione del discepolo che fa del proprio corpo l’Athanor, dentro il quale realizza la disgregazione degli atomi materiali e la loro trasformazione in Luce.

Più che una riconquista spirituale a base di tecniche illuminatrici, questa ARS REGIA sfocia nel mito dell’immortalità rappresentato dalla Fontana della Giovinezza.

Scriveva Paracelso: “Vi sono persone che, dopo essersi esaltate in Dio, si sono mantenute in questo stato e non sono morte. I loro corpi fisici hanno perso la vita ma senza essere coscienti, e i corpi cosi trasformati disparvero in tal modo che nessuno seppe cosa erano diventati, nel mentre ancora dimoravano sulla terra… .” (cfr. Philosophia Occulta).

In sintesi, per l’Alchimia la grande macchina umana deve funzionare per  produrre una sovrabbondanza di spirito.

Bisogna, allora, che la coscienza venga attratta in una concentrazione a spirale verso il proprio Sé, sempre di più, e attraverso questa superconcentrazione sia condotta a raggiungere tutti gli altri centri che la circondano.

La Consapevolezza delle opere umane diviene quindi la costituzione, da parte di ciascuno di noi, di un Centro assolutamente originale, in cui l’Universo si riflette in modo unico, inimitabile.

Noi siamo infatti la fiamma, non vi è spirito senza sintesi!

Nel suo stesso Athanor l’Adepto, senza il chimismo chiuso delle molecole e delle cellule, si libera e porta verso l’alto il suo carico incomunicabile di coscienza per farlo emergere in un Punto che tutto sintetizza: un centro metafisico di attrazione universale, trascendente lo spazio e il tempo.

Scriveva l’alchimista ROBERT FLUDD: “A colui che possiederà la parola

proferita dalla nuvola e si riunirà allo spirito rutilante di splendore divino, apparterrà il destino di Mosè e di Elia”. (cfr. Tractatus Theologo-Philosophicus — liber III ).

Se si può asserire che la ricerca dell’Assoluto è eterna, al di là del tempo e dello spazio, allora gli Alchimisti ci hanno insegnato a perseguire sempre l’Unica vera meta, ma senza mai aggrapparsi, (né tanto meno divinizzarlo), allo strumento veicolante, sia esso rituale, cerimoniale o psichico, che ci permette di svolgere la nostra lenta e dolorosa trasmutazione interiore. i; Uomini che hanno lavorato in silenzio con sobrietà e modestia, possono ancora far sperare che, nonostante questi tempi bui, da qualche parte, in ciascuno di noi, possa albergare un barlume di speranza per una nuova alba dell’Umanità

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *