Identità e identificazione massonica nella nuova era
La società si evolve ad un ritmo sempre più intenso e forse perverso. I nostri valori etici, cui il Massone crede, e per i quali si batte, tendono ad essere negletti, dimenticati, negati, perché espressione di una libertà non omogeneizzabile ai fini della tirannia consumistica della nostra epoca.
La stessa cultura tradizionale, che dovrebbe essere al servizio dell’Uomo, stretta nei lacci della comunicazione di massa, è sempre più legata alle necessità, spesso egoistiche, dell’economia e del potere. Il pericolo gravissimo, è quello della caduta dei valori essenziali e con lei l’avvento dell’insensibilità sociale, dell’indifferenza etica, della disumanizzazione dei rapporti fra gli esseri.
La nostra cultura, che non può prescindere dall’Etica e dalla Libertà, è forse la sola che abbia caratteri umanistici, umanitari, universali, perché fondata da sempre sul sentimento della tolleranza, sul rispetto della diversità. Le nostre responsabilità, da questo punto di vista, sono immense, perché dobbiamo mettere a disposizione di ognuno le sublimi conoscenze acquisite nel Tempio massonico, sia con i mezzi individuali sia con quelli comunitari.
L’autorevolezza, e la dignità dell’Ordine, guadagnate a caro prezzo con secoli di pensiero ed azione, spesso anche di sangue, dovranno essere i soli mezzi di questa Grande Opera.
Nella nostra secolare ed attualissima opera il silenzio e la pace, che regnano in quel luogo perfettissimo e luminosissimo che è un Tempio, non potranno essere turbati, così come non e possibile turbare quel centro interiore che per il Massone è quiete ed illuminazione assieme.
Ma la nostra difesa dell’uomo, ritualmente affermata dalle finalità di bene e di progresso dell’umanità che l’Ordine esprime, deve essere perseguita con una conoscenza più lucida ed approfondita, con strumenti nuovi e più incisivi, con operatività più dinamiche, con strategie a lungo termine, con tattiche più meditate ed efficaci..
Questo compito eterno ed oggi ancor più attuale pone a molti Fratelli dubbi ed incertezze. comprensibili, ma in ogni caso superabili.
La presenza attiva nel mondo profano, la trasparenza che la società ci chiede, la visibilità che l’azione storica c’impone può forse tradire e degenerare la nostra identità massonica, ma solo se questa è debole e incerta.
Per noi massoni, la sfida del nuovo millennio consiste in questo: mantenere le nostre tradizioni, la nostra identità etica, iniziatica, rituale nel caos materiale e spirituale dell’epoca.
Per questa necessità è fondamentale l’analisi profonda di questa nostra identità, la verifica costante e diuturna della nostra essenzialità nei confronti del contingente.
Possiamo costatare che in realtà le incognite della nuova Europa turbano le coscienze dei suoi cittadini, e che l’identità comune europea sarà solo un punto d’arrivo, in un futuro che ci sembra ancora lontano e soprattutto imprevedibile ed indefinibile.
Noi massoni siamo in ogni caso esperti nella ricerca continua dell’Io, perché la nostra formazione intellettuale e spirituale c’impone il dubbio continuo sulla nostra essenza.
Nelle Logge vi è una verifica continuata della nostra personalità, che pur essendo imperfetta come quella d’ogni uomo, tende però ad una perfezione forse impossibile, ma sempre pertinacemente voluta e cercata.
L’identità comunitaria dell’Ordine, così come quella nostra individuale, è soggetta ad una ricerca che non si esaurisce nel corso della storia di una sola generazione o di una sola vita, essendo situata in quegli infiniti stati dell’essere che la tradizione ci pone di fronte alla visione spirituale. L’identità del massone si forma nel rapporto che intercorre fra la nostra personalità contingente e quella trascendente. Questa è indotta dalla metafisica massonica, secondo quei principi e quelle essenzialità che il massone ha liberamente scelto o che ha intravisto poi nel suo procedere nel labirinto interiore del Tempio. Nel metodo esoterico la personalità psichica ed etica dell’iniziato deve essere pronta ad evolversi spiritualmente, ripudiando i pregiudizi politici, religiosi, di classe o di gruppo sociale; tutto ciò insomma che gli impulsi innati o l’educazione hanno prodotto, pietrificandosi e
stratificandosi nel suo mondo intellettuale. Ma questa disponibilità evolutiva, soggettiva e progressiva, del Massone non è la stessa della Massoneria, che non è sottoposta ad evoluzione in quanto fondata su principi ed archetipi eterni.
È quindi improprio chiedere alla Massoneria l’adeguamento ad un’evoluzione storica oggettiva che avviene su un piano d’ordine soggettivo ed individuale.. La Massoneria nella sua essenza sfugge a qualsiasi classificazione ideologica, in quanto inerente a ciò che nell’uomo e nel cosmo è eterno ed immutabile. Da questo piano, che è perfetto ed immutabile, noi cerchiamo di attingere con difficoltà forza e vigore per le nostre imperfette azioni nel contingente, in cui vige un principio assoluto d’imperfezione. Anche il trinomio LIBERTA’ – UGUAGLIANZA – FRATELLANZA, che definisce i nostri principi sul piano politico e sociale è sottoposto a questo principio d’imperfezione. La sua applicazione pratica, anche se cercata e voluta con buona fede e perfetta coscienza è solo simbolica, così come lo è la nostra non-definizione di Dio, cui imponiamo nome di Grande Architetto dell’Universo: piani ideali cui l’umanità tende per evoluzione morale e spirituale, ma che nello stesso tempo regressivamente rifiuta, perché istintivamente più legata alle sue parti egoistiche ed alla ricerca quasi esclusiva del suo “particulare”, di là dalle intenzioni (o giustificazioni) più astratte e metafisiche. La Massoneria in alcune nazioni ha attuato alcuni ideali, quelli filantropici ad esempio, ma più che con la generosità propria, con i denari tolti al fisco, quindi da ciò che era comunque dovuto allo stato e alla collettività. Riguardo agli ideali politici, si è detto spesso che un’altissima percentuale di coloro che sono stati fautori e realizzatori della rivoluzione francese erano massoni. Ciò non gli impedì di ghigliottinarsi a vicenda più per motivi d’ambizione e potere personali che per quelli squisitamente sociali e politici. L’etica massonica che formo il XVIII° e di XIX° secolo non impedì il Terrore e la Restaurazione; non ha impedito agli stati europei, i cui regnanti si fregiavano del titolo di Grandi Maestri, di combattere la grande Rivoluzione e la Francia, culla del nuovo ordine fraterno, e di darsi vicendevolmente guerra. Né il fratello Bonaparte si è impedito di incoronarsi imperatore con le proprie mani, di abolire la Massoneria prima e di strumentalizzarla poi. Si è spesso detto che la Massoneria sempre stata il supporto del potere economico e politico, anche se ciò non deriva certamente dai suoi principi, ma dal fatto che spesso i suoi esponenti si sono voluti identificare nel potere. Ogni ideologia, anche se ispirata al nostro trinomio, per guidare le attese e le speranze sociali e civili, deve sempre e comunque snaturarsi, degenerare, crearsi un’élite, una classe dirigente, delle strutture burocratiche che, per la stessa forza invincibile dell’egoismo umano, si erigono i propri privilegi e li accrescono indefinitivamente, rendendo inerti e materiali strumenti di potere i principi stessi che avevano generato. Quando il potere sfruttava le credenze religiose, si definì strumento della volontà divina. Quando queste declinarono e nacque il sentimento nazionale, l’interesse dei pochi si chiamò amor di patria. Quando il popolo domandò condizioni di vita più decorose, rispetto e cultura fino ad ieri negate, la volontà di prevaricazione dei più astuti si chiamò socialismo. Ogni forma di potere, comunque si chiami, si nasconde sempre nelle ideologie, e nel loro nome può commettere qualsiasi crimine, nella sicurezza di trovare sempre la stupidità umana o plaudente o indifferente o corrotta. Qualsiasi ideologia voglia esprimere una classe dirigente, nella realtà del potere esiste solo l’interesse di gruppo dirigente, la cui morale effettiva è spesso quella della prevaricazione che schiaccia l’individuo ed i suoi diritti, in nome di una collettività astratta e spesso strumentale. Le ideologie, che nascono sempre da un pensiero evolutivo di bene e di progresso, sono poi degenerate da loro gestori politici, associati in un’oligarchia che cambia maschera secondo il grado evolutivo dell’umanità, ma che non può cambiare il proprio volto, che quello del privilegio e dell’oppressione. I nostri principi dovrebbero insegnarci che l’umanità è Una, nelle proprie necessità materiali e spirituali, e che non dovremmo rinchiuderci negli steccati dei propri gruppi sociali, politici, religiosi, razziali, e portare nel Tempio i paraocchi e le mordacchie. della nostra ignoranza, che prima che culturale è spirituale.
La Massoneria è la dottrina del risveglio. Solo il risvegliato è libero, fraterno, uguale, perché non ha più motivi di accettare compromessi con la propria coscienza, e cerca il vero ed il giusto al di sopra d’ogni ideologia e soprattutto di là dalle componenti regressive ed egoistiche del suo stesso essere.
Il potere mette sempre nelle proprie trappole l’illusoria esca del benessere e della giustizia, ma toglie all’uomo la libertà. E soltanto nella libertà consiste il benessere e la giustizia .Oppure mette nelle proprie esche proprio la libertà: ma non vi è libertà senza autocoscienza; non è libertà quella della ricchezza che sottomette la povertà, dell’intelligenza che sottomette la stupidità, dell’astuzia che sottomette l’ingenua buona fede.
L’uomo, per molti versi è la parte peggiore, perché degenerata, del mondo animale, ma l’intelletto e l’intuizione illuminata che ci sono comunque propri ci renderanno un giorno umani. Fino allora la Massoneria avrà sempre la sua ragione di esistere, purché vi sia sempre separazione fra Tempio e profanità, purché vi sia incompatibilità fra Massoneria e potere; purché i Massoni siano un’élite che rifiuta privilegi fino a quando vi sia ancora un povero, un’ignorante, uno stupido. Se vogliamo essere credibili nella testimonianza dei nostri principi, il nostro dialogo deve essere rivolto sempre più verso l’umanità, non verso i detentori del potere economico e politico. Non dobbiamo predicare socialità se più volentieri siamo disposti a razzolare privilegi. Ancor più non dobbiamo tramandare i consueti temi retorici dell’agiografia massonica se non siamo disposti a rinnovarne la gloria. È vero, siamo stati grandi, ma oggi che cosa siamo? E domani che cosa saremo?. La grande storia si costruisce con la piccola cronaca quotidiana di quegli sforzi, quei sacrifici, quelle speranze che non sappiamo più donare, dormienti e paghi di una dignità e di una potenza morale che il passato ci ha donato, che il presente non ci offre più e che il futuro forse ci negherà.
Copriamo con
dignità la cenere di un fuoco che fu, per raccogliere sotto di essa la
scintilla che ancora oggi eternamente vive nel suo ineffabile segreto di forza
e d’amore e che assicurerà la fiamma del fuoco futuro. Allora potremo forse
ritrovare quell’identificazione massonica che sembra oggi perduta assieme
all’antica Parola, e risolvere la terribile equazione della nostra identità
massonica portata al silenzio, all’interiorizzazione, alla solitaria ed
aristocratica illuminazione e realizzazione spirituale, in una società che ha
ancora estrema necessità dello stimolo massonico al bene ed alla libertà. Se
ritroveremo quest’identità, troveremo nello stesso tempo anche quella che la
nuova nazione europea c’impone, che il nuovo millennio ci indica.