Leopoldo Gori
1 liberi muratori si ritrovano ciclicamente in Loggia perché questo è un passaggio ineludibile del loro itinerario verso la Luce.
Migliorarsi, quindi. Ecco l’importantissimo motivo che esige un particolare comportamento in Loggia. Sia ben chiaro, le nostre tradizioni massoniche ci indicano un modus operandi speciale, un metodo di lavoro che non ha riscontro nel mondo profano, che è stato acquisito dai Fratelli, i quali — se hanno la bontà di tenere l’Iniziazione fra mente e cuore — non possono non convenire che quella cerimonia ha dato il via a una conversione di vita. I simboli, poi. Costituiscono un linguaggio comune universale che può aprire la via alla Conoscenza. Ma la Sacralità del Tempio, già acquisita con l’apertura dei Lavori e la conseguente posizione del quadro di Loggia, si completa con tre cose, che vanno oltre la pur preziosa bellezza di qualsiasi ingresso rituale, e cioè: il silenzio assoluto e quindi la non interruzione del Fratello cui il Maestro Venerabile ha concesso la parola: la tolleranza, riferita anche
al massimo rispetto delle idee diverse dei Fratelli; ’amorevole disposizione interiore, pronta cioè a chiudere le porte a qualsiasi senso di risentimento verso iniziati che ci sembra possano aver avuto comportamenti poco fraterni.
Con l’assoluto silenzio, la calma e la serenità dovrebbero essere le custodi del rispetto della sacralità del Maestro Venerabile che, quando occupalo scranno, è sovrastato solo dal GADU ed è il riferimento dei Fratelli quando si alzano all’ordine. È nel silenzio assoluto che il Tempio
diviene un luogo ideale per lo spirito, permettendo ai Fratelli il rinnovamento interiore.
La Tolleranza, ora intesa non nel significato più vasto del termine, ma limitata al comportamento in Loggia, ha importanza fondamentale, specialmente nell’ambito degli interventi dopo che un Fratello ha tracciato una Tavola. Spesso si sente dire: “Mi complimento per la bellissima tavola di tale fratello”; oppure: “Come ha detto il fratello altro, con il quale concordo e che stimo tanto anche nel mondo profano …”; e a volte: “Questa tavola non mi dice granché, non capisco cosa c’entri Ebbene, sono tutte espressioni che un iniziato non si può permettere, sono esternazioni che possono rompere l’armonia della Catena d’Unione, perché il troppo elogio verso l’opera di qualcuno può far apparire vana quella di un altro, e viceversa. In sostanza, occorre
evitare un linguaggio che smuova la suscettibilità altrui, ricordandosi sempre che al posto del giudizio va posto il dettato dell’Iniziazione:
“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
Eccoci, infine, alla terza cosa: l’amorevole disposizione interiore. Forse la più difficile da attuare, se non si riesce a porre i principi al di sopra delle personalità. Molto spesso i cuori dei Fratelli sono turbati da richieste di aiuto non potute soddisfare, o da incomprensioni durante i rapporti professionali nella vita profana. Ebbene, in questi casi non c’è altra strada che entrare in Loggia pensando così: “Fratello, occorrerà un chiarimento con il Maestro Venerabile, ma intanto continuo a volerti bene perché come te sono stato consacrato Fratello Libero Muratore”.
È dopo questi tre scalini che la ritualità non è più un dovere ma un sottile profondo piacere. È a questo punto che il comportamento in Loggia (dall’ingresso rituale nel Tempio alla composta posizione detta “del faraone” fra le Colonne o al modo di porsi all’Ordine) si amalgama con la Spiritualità e produce una crescita al di là di qualsiasi somma algebrica.