LE DONNE E LA SOCIETA’

Le Donne e la società

«…C’è un principio buono che ha creato l’ordine, la luce e l’uomo,
e un principio cattivo che ha creato il caos, le tenebre, la donna…».
[ Pitagora ]

Così comincia uno dei testi più lucidi e profondi sul difficile rapporto tra i sessi: “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir, edito nel 1949. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l’Europa cercarva di ricostruire una sua identità democratica e attenta ai diritti umani dopo che le politiche nazi-fasciste avevano ulteriormente aggravato il ritardo dell’evoluzione della donna, questa scrittrice straordinaria si dedica alla questione, cercando di individuarne le origini. Mezzo secolo prima Anna Kuliscioff aveva affrontato il problema della situazione femminile in un famoso discorso “Il monopolio dell’uomo” ed anche la prigione per difendere le sue idee e la sua dignità di essere umano. Nel discorso introduttivo la Kuliscioff afferma:

Tutti gli uomini, salvo poche eccezioni, e di qualunque classe sociale, per una infinità di ragioni poco lusinghiere per un sesso che passa per forte, considerano come un fenomeno naturale il loro privilegio di sesso e lo difendono con una tenacia meravigliosa, chiamando in aiuto Dio, chiesa, scienza, etica e le leggi vigenti, che non sono altro che la sanzione legale della prepotenza di una classe e di un sesso dominante. Ed è per questo che, malgrado gli intimi rapporti che corrono fra i vari problemi, mi parve di poter isolare il problema della condizione sociale della donna, da tutti gli altri fenomeni morbosi dell’organismo sociale, generati in gran parte da quel dramma terribile della vita, ch’è la lotta per l’esistenza.

Non trovate che queste parole siano ancora, purtroppo, estremamente attuali? Non trovate che sia ancora evidente la differenza sociale tra i sessi e che il problema possa ancora essere isolato dagli altri drammi dell’umanità? Forse in Occidente le cose sono migliorate, le leggi ci sostengono, anche se il costume e la mentalità sono enormemente più ancorati alle (comode) tradizioni; basta guardarsi intorno per constatarlo. Quante donne occupano posti di grande rilievo nel mondo della politica, del lavoro e delle istituzioni religiose? Già il fatto che una donna candidata a qualunque importante carica istituzionale susciti curiosità e rumore è sintomatico di quanta strada dobbiamo ancora fare per l’effettiva parità dei sessi. Certo sono felice che una donna possa aspirare a diventare Capo di Stato, ma sarò più felice quando ciò passerà inosservato, come tutte le cose normali, scontate.

Nella vita familiare, nella quotidianità, poi, c’è ancora da inorridire: nella maggior parte delle famiglie la donna lavora fuori e dentro casa, fa figli, li cresce; l’uomo lavora solo fuori, non si sogna neanche di lavorare in casa, perché ritiene che tali occupazioni “riescano meglio” alla donna, come se avesse nel codice genetico la capacità di cucinare o stirare; inoltre passa pochissimo tempo con i figli (lo dice anche una recente statistica). I luoghi comuni trionfano ancora nelle argomentazioni maschili: le donne sono pettegole, non sanno guidare, sono fragili e delicate, non hanno attitudine per il comando, non hanno autocontrollo, sono vanitose e frivole, hanno predisposizione per i lavori domestici, le donne sono la parte romantica, sognatrice, intuitiva e sentimentale dell’umanità, mentre gli uomini sono la parte razionale e logica, in poche parole ancora l’antica dicotomia: uomo-intelletto-forza-trascendenza, donna-materia-sentimento-debolezza-immanenza. Non sto esagerando, vi invito a sperimentare. Negli ambienti più colti il maschilismo non sarà sempre così evidente, ma insinuante, strisciante e forse ancor più meschino, ma basta aprire la discussione, opporre argomentazioni valide ad ogni affermazione e alla fine verrà fuori tutto quanto molti uomini non osavano dire. Provare per credere. Per non parlare poi della tragica situazione delle donne nel resto del mondo, specie in contesti islamici! Ovvio quindi che l’eterno scontro dei sessi è tutt’altro che risolto.

Simon de Beauvoir, ha analizzato la situazione dall’inizio dei tempi ed ha dimostrato che nessuna delle qualità che l’uomo ritiene “innate” o manchevoli nelle donne, sono in realtà naturali, ma che sono solo reazioni comprensibili a contesti sociali determinati ovviamente dall’uomo sin dalla notte dei tempi.

Spesso sono le donne stesse ad accettare di buon grado idee maschiliste e discriminanti: questa è solo una, e forse la più grave, ai fini di una presa di coscienza della propria realtà, delle ripercussioni del predominio maschile. Eliminato il pregiudizio di una presunta naturale discriminazione tra i sessi, l’autrice auspica che si riconosca ad ogni individuo, al di là del sesso, stessa libertà e considerazione in quanto essere umano.

Per questo dedicherò alcune pagine a queste due grandi donne, Anna Kuliscioff e Simone de Beauvoir, che secondo me tutti dovrebbero leggere, uomini e donne, per comprendere com’è nata la più grave e originaria forma di discriminazione. Propongo per il momento alcuni passi particolarmente significativi ed illuminanti dei loro scritti, sperando che qualcuno senta l’esigenza di approfondire la lettura e la conoscenza di questo eterno problema. Anche e soprattutto per quelle donne che sono ancora assoggettate a trattamenti disumani in molti luoghi del nostro pianeta, le quali non possono far altro che rassegnarsi o annientarsi…nella speranza che qualcuno nel mondo “civile” dia loro voce.

* Mandala *

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