La madre dei massonofobi è sempre incinta… a cura di Stefano Cappelletti |
Si
potrebbe dire che «ogni ulteriore commento è superfluo» per questa fiera
dell’ipotesi, dell’ardita interpolazione e del condizionale. Ma quello che
lascia maggiormente sconcertati è che questa ricostruzione (a metà tra il
“Pendolo di Foucault” e il Taxil) sia uscita dalla penna di un (pur
se ex) Magistrato della Repubblica Italiana. E se queste sono le basi di
partenza con le quali viene considerata dalla Magistratura la Massoneria in
Italia molte cose, allora, si potrebbero spiegare…
NOTE
BIOGRAFICHE di Carlo Palermo Carlo Palermo ha condotto come magistrato alcune delle inchieste più importanti e scottanti degli anni ’80, dal traffico d’armi e droga a quelle di mafia e corruzione. Lasciata nel 1990 la Magistratura, svolge – come avvocato – unicamente il ruolo di difensore delle parti civili in alcuni processi di mafia. Deputato nella XI Legislatura, attualmente è Consigliere regionale e provinciale a Trento, ove di recente ha fondato un nuovo movimento per la giustizia. Ha pubblicato Riflessioni di un giudice (1987), L’attentato (1992), Il quarto livello (1997), Il Papa nel mirino (1998). |
Tratto dal libro dell’ex magistrato Carlo Palermo: IL QUARTO LIVELLO Integralismo islamico, massoneria e mafia. Dalla rete nera del crimine agli attentati al Papa nel nome di Fatima. (Editori Riuniti, nuova edizione 2001) Capitolo 5 – Gli attentati al Papa nel nome di Fatima. pag. 125) Ipotesi di presenze e convergenze massoniche Se nel quadro degli attentati al Papa in america latina, quelle che sono state appena indicate possono apparire mere farneticazioni di esaltati, resta comunque da rilevare il ricorrente riferimento alle profezie di Fatima. Il dato più inquietante è quello dei due tentativi reali di uccidere il Papa (nel 1981 e 1982) da parte di soggetti di estrazione diversa (mussulmana e cattolica) entrambi accomunati – anche al di là di ogni ipotesi di complotto – dalla identica esaltazione mistica contro il Pontefice polacco e dalla scelta del giorno. Questa ricorrenza – quanto meno strana – impone dunque un ulteriore esame sulle circostanze relative ai due attentati (quelli del 13 maggio 1981 e del 13 maggio 1982), episodi con punti di contatto e momenti di convergenza inequivocabili e quasi incredibili. Il primo e il più evidente è ovviamente quello relativo alla scelta del giorno: la commemorazione delle apparizioni di Fatima, un evento eccezionalmente significativo in relazione alla situazione del tempo (contrapposizione politica Usa-Urss, contrapposizione Khomeyni-Washington) e al ruolo ecumenico assunto dal Papa polacco all’inizio del suo pontificato con le sue continue peregrinazioni. Il secondo, altrettanto evidente, è la matrice «integralista». Nell’attentato eseguito da Ali Agka emerge la componente integralista islamica e in particolare quella musulmano-sciita presente nelle forme più violente del Jihad islamico. Nell’attentato di Juan Fernàndez Krohn affiora in tutta evidenza la componente integralista cattolica, in particolare quella legata a un’interpretazione storica che misconosceva l’autorità del Papa. In sostanza il progetto di assassinare il Papa avrebbe coinciso con l’emergere di varie eresie sufi in vari settori della stessa chiesa cattolica. Tra queste l’influenza dell’armata blu di Fatima o la teologia della liberazione dei gesuiti sono solo degli esempi. L’obiettivo di queste eresie parrebbe quello di dividere la Chiesa cattolica attraverso degli scismi; iniziativa decisamente contrastata dal Papato. Per questi motivi l’assassinio violento e pubblico del Papa avrebbe avuto un’importanza decisiva per gli obiettivi della società Thule e per gli interessi ad essa collegati. Il terzo punto, e forse il più inquietante, è quello relativo agli aspetti oscuri legati alle simbologie rappresentate da Fatima in cui si sovrappongono elementi occulti di difficile definizione. Una quarta componente, almeno relativamente al primo attentato (e cioè quello che si tradusse in un effettivo ferimento del Papa), rivela infine l’inserimento di manipolazioni ai fini della destabilizzazione Ovest-Est, influenzate dagli ambienti americani della Cia. Da ciò si potrebbe dedurre un’unica componente comune ai vari episodi: la componente massonica trasversale e occulta, legata da una parte a simbologie ben precise con significati e messaggi comunque riconoscibili; dall’altra presente, dall’Ovest all’Est, al Sud, nella sua valenza sopranazionale e in contrapposizione al Papa e al comunismo, in una ideologia di sostegno teorico e pratico alla destra e al terrorismo internazionale. Va ricordato che nelle indagini svolte dalla magistratura di Trento nel 1983 vennero indicate le banche sulle quali doveva avvenire il pagamento di tre milioni di marchi promessi al Ali Agka per l’attentato al Papa. Sulla base di collegamenti oggettivi si pervenne già allora ad inquietanti ipotesi, che oggi vale la pena di riesaminare in relazione agli aspetti oscuri ed occulti che circondano quegli attentati. Non va infatti dimenticato che maturarono in un contesto storico preciso, tra conflitti di potere e misteri (italiani, internazionali, politici, economici e bancari) che ancora non sono stati chiariti (dal reale ruolo di Sindona e Calvi, a quello di Marcinkus e dello Ior). Come nemmeno sono mai stati del tutto chiariti i collegamenti e le coperture che allora si verificarono tra mafia, massoneria e integralismo. In questo diverso e più ampio quadro di lettura, sarà bene ricordare quanto risultava in alcuni atti di quel processo, in cui attraverso un’analisi sugli istituti di credito emersi per commissionamento dell’attentato ad Ali Agka, si evidenziava che questi conducevano alla figura di uno dei più potenti oligarchi tedeschi, e precisamente al principe Johannes von Thurn und Taxis, ostile al Papa e alto esponente della massoneria di rito scozzese [……]. I riferimenti che nell’attentato al Papa del 1981 riconducono alla famiglia del massone De Taxis, si ritrovano quasi incredibilmente anche in ordine al secondo attentato, avvenuto lo stesso giorno dell’anno seguente, il 13 maggio 1982. Quel giorno il Papa si era recato a Fatima per consacrare il mondo alla Madonna e invocare la cessazione del conflitto fra Inghilterra e Argentina, per le isole Falkland, e a questo conflitto si richiamano i collegamenti e i contrasti finali tra le più elevate oligarchie inglesi e Calvi. Proprio il 13 maggio 1982, dinnanzi alla folla incredula dei fedeli il prete ultrà spagnolo Juan Fernàndez Krohn, tradizionalista, ex seguace del vescovo ribelle Lefebvre, venne bloccato davanti all’altare di Fatima: indossava un abito talare e impugnava una baionetta lunga 37 centimetri. L’uomo, tentando di aggredire il Papa, gridò: «la Chiesa è in crisi per colpa di Wojtyla» [……]. Nel novembre del ’92 il cardinale polacco Andrey Maria Deskur in un’intervista al settimanale Il Sabato manifestò solo certezze metafisiche sull’episodio del 1981: «Chi ordì il complotto per uccidere il Papa?» disse «Il diavolo naturalmente» […]. «Lei vuole sapere se il diavolo si è servito del Kgb o non piuttosto della Cia? Dovrà attendere il giorno del giudizio […]» [……]. In effetti, nella inchiesta di Trento si evidenziò – come mai altrove fu notato – che tutti e due gli attentati al Papa del 1981 e 1982, erano avvenuti, e non casualmente, il 13 di maggio ed emerse che la Madonna di Fatima rappresentava, per un gruppo fondamentalista l’essenziale punto di riferimento cultista. Si badi bene – si specificava in un rapporto giudiziario – «cultista, non religioso» [……]. Questo ci induce a spingerci oltre in quelle ricerche che hanno consentito l’individuazione di un collegamento tra questo primo attentato e l’alto esponente della massoneria di rito scozzese Johannes von Thurn und Taxis (appartenente anche all’ordine di Malta). Procedendo su questa pista, con riferimento però al secondo attentato, si può rilevare che la famiglia dell’ex casa reale portoghese, i Braganza, era imparentata proprio con quelle dei Thurn und Taxis di Regensburg e che il secondo attentatore – il prete Juan Fernàndez Krohn (appartenente al raggruppamento integralista del Culto di Fatima) – avrebbe trascorso un periodo di tempo nel monastero di Regensburg, controllato e gestito allora dall’ottuagenario Padre Emmeran, membro della famiglia Thurn und Taxis [……]. Il castello di famiglia Thurn und Taxis, a Regensburg, era stato usato durante la seconda guerra mondiale come base operativa delle Allemagne Waffen SS, e alla fine della guerra in poi dai servizi di controspionaggio americano ed inglese per interrogare prigionieri e individui provenienti dall’Est. Allo stesso modo il castello di Duino, vicino a Trieste, appartenente alla famiglia del ramo italiano dei Thurn und Taxis – i principi di Torre e Tasso – era servito all’esercito e al controspionaggio inglese nel dopoguerra [……]. Tra incredibili coincidenze riemergono gli scenari internazionali di quel particolare momento storico, in cui nel contrasto tra centri di poteri occulti occidentali – di destra – e comunismo e tra ideologie islamiche integraliste e Occidente si crearono trasversalmente le strutture economiche e materiali di sostegno e di copertura al terrorismo integralista di varie matrici, con una caratteristica comune: l’ostilità al Papa polacco, principale nemico da abbattere. Fatima, patrimonio templare- massonico ? Certamente quel che di è detto sulla eventuale presenza di messaggi «massonici» nei due attentati al Papa può destare scetticismo e incredulità. Sentimenti che ha avvertito anche chi scrive, pur se frammisti alla consapevolezza di trovarsi di fronte a fatti ed eventi che, per scelta di modi e tempi, riconducono necessariamente ad aspetti occulti. Una particolare «curiosità» deriva da quello strano connubio riscontrato nella loggia «C» di Trapani, in cui come si è visto esistevano tracce ben precise di legami tra templari, massoneria, arabi e mafia e strani collegamenti che riconducevano ad ambienti americani. Fu anche accertato che vi era stata tenuta, proprio qualche giorno prima dell’attentato compiuto da Ali Agka, la seduta di un «sacro concistoro», vennero sequestrati fax di dubbia interpretazione, in un possibile quadro di doppiogiochismo, tra gli associati della loggia e esponenti governativi bulgari a Roma. Inoltre è accertato che sei mesi prima dell’attentato Agka si recò a Palermo e fu misteriosamente «prelevato» da qualcuno, così parrebbe abbia recentemente dichiarato un collaboratore di giustizia giudicato attendibile. E non possiamo dimenticare che quel che accadeva nella vicina Trapani è ancor oggi un mistero, ma era certamente legato alla mafia turca, ai traffici di stupefacenti provenienti dalla Turchia e, con connessioni bulgare, alla massoneria, ai servizi segreti, ai movimenti estremisti di destra. Nel tentativo di comprendere significati (anche su episodi personali) di difficile lettura e interpretazione, si è cercato di approfondire l’argomento relativo agli aspetti «massonici» riscontrabili nell’analisi degli eventi di Fatima. E, proseguendo in tale ricerca, non sono mancate ulteriori sorprese. Intanto, partendo dall’episodio del lontano 1158 avvenuto in Portogallo (e cioè sulla direttrice templare con Trapani), non è stato difficile riscontrare l’ipotesi di una primaria paternità templare sull’episodio della conversione di quella Fatima (figlia del musulmano Alcàcer do Sal), convertita al cattolicesimo che dette nome alla località ove poi avvennero le apparizioni miracolose del 1917. L’epoca era quella delle crociate. Nei vari paesi europei e in particolare in Portogallo, furono i prodi cavalieri templari a guidare la lotta agli infedeli figli di Maometto in nome del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nel ricordato episodio del 1158 un cavaliere cristiano, battendosi contro i mori che ancora occupavano il territorio del sud portoghese, fece una carneficina di arabi risparmiando, secondo le regole cavalleresche, la principessa araba Fatima. Ma, sempre su Fatima, è ancor più sorprendente quanto avvenne nel 1917, in concomitanza con le apparizioni ai tre pastorelli. Questi eventi, stranamente, non sono stati mai ricordati pubblicamente in relazione agli attentati al Papa, anche se la loro menzione forse sarebbe stata d’obbligo e indicativa di possibili responsabilità. L’episodio si verificò in Portogallo nel periodo in cui (sin dall’ottobre del 1910) il nuovo regime governativo, sotto la presidenza di Theopilo Braga, aveva posto in essere una politica accentuatamente anticattolica. I gesuiti vennero espulsi, i conventi chiusi e confiscati i loro beni. Fu abolito l’insegnamento della religione, fu approvata la separazione della Chiesa cattolica dallo stato e il 21 agosto 1911 venne proclamata la nuova costituzione con l’elezione del presidente Manuel de Arriaga, capo del partito liberale con una guerra interna di religione combattuta dalle autorità dall’alto di imperanti logge massoniche. Come risulta da alcuni testi tedeschi, quando avvennero le apparizioni della Madonna (dal maggio all’ottobre del 1917, e cioè poco dopo l’entrata in guerra del Portogallo) immediatamente la gente iniziò ad accorrere sul posto, confidando nelle grazie che la Regina del Rosario avrebbe potuto elargire. Ma il crescendo dei pellegrini non fece che inasprire la guerra dei fratelli massoni «contro il clero e la montante superstizione di Fatima». Costoro quindi non si limitarono a deridere e calunniare i credenti cattolici attraverso la stampa atea, ma si lasciarono andare anche a atti di violenza con l’appoggio delle autorità civili allora completamente succubi delle logge massoniche. La violenza massonica determinò alcuni fatti gravissimi. Dapprima vi fu il sequestro dei tre fanciulli. Poi il 19 agosto 1917 si scatenò la manifestazione di protesta e di propaganda contro le «mene clericali» proprio a Fatima. Successivamente vi fu la profanazione e il saccheggio sacrilego degli oggetti di devozione a Cova da Iria, durante la notte del 23 ottobre [……]. Poiché, tuttavia i pellegrinaggi proseguivano, i fratelli massoni, in un crescendo di aggressioni, nella notte del 2 marzo 1922 fecero saltare con la dinamite la piccola cappella [……]. Le ostilità massoniche continuarono anche dopo il riconoscimento, che avvenne nel 1930, da parte della chiesa delle apparizioni come «miracolo». Tutto ciò fa pensare a un rapporto tra templari e massoneria contro la chiesa con riferimento ai due attentati al Papa. Ricordiamo per inciso che subito dopo l’ultimo attentato, il 20 giugno 1982, una delegazione templare si recò in Vaticano per affermare dinnanzi al Papa il «proprio ritorno» [……]. In occasione della canonizzazione del beato Crispino da Viterbo da parte del sommo Pontefice, presenti il sacro collegio e il corpo diplomatico, i Cavalieri del Tempio di gloriosa memoria, ossia i templari, avvolti in candidi mantelli con la croce rossa patriarcale sulla spalla sinistra, tornano a san Pietro varcandone la sacra soglia. Piazzati in tre punti intorno alla cappella Papale (i tre punti del triangolo massonico, e più precisamente, a metà della navata centrale e nelle tribune di SS. Elena e Veronica, nei bracci destro e sinistro del transetto, così da formare un triangolo equilatero) «la loro presenza si fa sentire». [……] Tutto quanto abbiamo raccontato non pretende ovviamente costituire una ricostruzione di realtà di fatti e di responsabilità in ordine agli attentati al Papa, è solo un’ ipotesi di studio, forse fantasiosa, su eventi personaggi, collegamenti, (materiali ed ideologici) diretta a mettere in luce, nell’episodio circostanze almeno strane [……]. La radicale e antica ostilità alla chiesa nell’interpretazione massonica di Fatima; la storia e la tradizione culturale araba di Trapani (legata al Portogallo dalle vie dei templari) e del porto di Marsala (porto di Ali, marito di Fatima, figlia prediletta di Maometto, ascendenti dei musulmani sciiti fatimidi); la successione cronologica della costituzione della loggia «C» e la data del Sacro concistoro a Trapani; i legami della loggia con il mondo arabo e in particolare con Gheddafi e la sua setta; i collegamenti emersi tra la loggia trapanese ed esponenti bulgari; il fatto che lo stesso attentatore turco sei mesi prima dell’attentato sia stato presente in quei luoghi oscuri e con non ben definiti contatti (come dichiarato da un collaboratore di giustizia proprio di quella zona); le rivendicazioni di un «ritorno templare» successive al secondo attentato; sono tutte circostanze rilevanti per un più approfondito esame della vicenda. |