MAESTRO
Persona
cui è affidata l’educazione dei fanciulli nella scuola elementare, o che
esercita l’insegnamento nell’ambito di speciali discipline o attività.
Persona che in virtù delle cognizioni e delle esperienze acquisite risulta all’
altezza di contribuire in tutto o in parte all’ altrui preparazione o
formazione. (Devoto – Oli)
Molte sono le tipologie del Maestro e molti sono i Maestri che incontriamo
sulla nostra via: da tutti impariamo una lezione. Si comincia con la madre e le
persone di famiglia, e poi i maestri istituzionali, gli amici, i conoscenti e i
passanti tutti.
Alcuni ci educano (ex ducere = portare fuori, evidenziare), valorizzando
e portando alla coscienza le nostre qualità nascoste, quelle di cui noi stessi,
fino al loro intervento, non ci rendiamo pienamente conto.
Altri ci istruiscono (in struere = dare una forma, costruire), vale a
dire che sono portatori di informazioni, di qualsivoglia natura, che inducono
un piu’ o meno importante cambiamento del nostro modo di interpretare il Mondo
e talvolta ci cambiano la vita.
Ogni giorno della nostra esistenza e’ un continuo imparare a cambiare e
i nostri giorni sono fitti di Maestri: la maggior parte sono immanifesti mentre
altri, assai più rari, ci lasciano una emozione cosciente e sono questi che
siamo in grado di riconoscere e di definire Maestri.
Maestro è chi ci insegna a leggere e scrivere e chi, con l’esempio, ci illustra
una virtù.
Maestri sono il malfattore che non vorremo mai imitare e l’amico che ci fa
notare un nostro difetto.
Maestro è chi ci irrita con un comportamento che, scoprendolo in noi stessi,
subito correggeremo.
Si potrebbe continuare all’infinito perché infiniti sono gli insegnamenti lungo
la via. E sono sempre insegnamenti “buoni” perché non esistono
veramente i “cattivi Maestri”: esistono piuttosto le nostre cattive
interpretazioni che rischiano di indurci in errore quando il Maestro che è in
noi, la nostra Coscienza forse, soggiace a suggestioni che ci distraggono dal
“costruire templi alla virtù” e dallo “scavare oscure e profonde
prigioni al vizio”.
Comunque si spazia da insegnamenti “pratici-operativi” ad altri
sempre più attinenti alla sfera morale e spirituale che tuttavia in Occidente
non conoscono dei veri Maestri, né Scuole di spiritualità. Forse è questa una possibile
interpretazione della “parola perduta”, bruciata sui roghi
dell’Inquisizione con tutto l’esoterismo cristiano.
In Oriente, presso culture in cui il “sentire” tradizionale è ancora
vivo, dove exoterismo ed esoterismo rappresentano i due inseparabili aspetti di
un’unica realtà, ovvero la
Tradizione, la “parola” non è andata “perduta”
e si trovano ancora Maestri spirituali.
Per i Sufi, la presenza del Maestro inteso come persona fisica che, nell’ambito
di una Scuola, istruisce in vari ed opportuni modi i discepoli, e’ qualcosa di
assolutamente irrinunciabile. “L’acqua” – dicono – “non
si può riscaldare direttamente sul fuoco: è necessario un recipiente“,
così al vero Sapere non si può in alcun modo accedere con una ricerca
solitaria: esso deve necessariamente essere impartito da un Maestro.
E giungiamo ad altre definizioni di Maestro:
Operaio qualificato che ha alle sue dipendenze un certo numero di manovali o
lavoranti.
Capo, guida; termine oggi vivo soltanto come titolo di cariche o particolari
dignità: es. Gran Maestro della Massoneria. (Devoto – Oli)
Il Libero Muratore che si ritiene abbia imparato a lavorare e squadrare la
pietra, in cui lo Spirito domini la
Materia e che con modestia porti, giorno per giorno, il suo
contributo all’edificazione dell’Opera, perviene al grado di Maestro.
Non credo di aver mai “meritato” il titolo di Maestro: penso
che nessuno senta veramente di meritarlo. Possiamo solo cercare di esserne
degni in una prospettiva futura, sostanzialmente ideale e pertanto
irraggiungibile: non c’è e non può esserci limite alla possibilità di
progredire.
Il Maestro Libero Muratore, a differenza del Maestro orientale, non insegna
dunque nulla di più di quanto possa insegnare un qualunque passante che, col
suo comportamento, stimoli la sensibilità di chi casualmente lo incontra. E qui
ci sovviene la teoria junghiana della sincronicità, per cui nulla (o quasi)
accade senza uno scopo nascosto, e spetta a ciascuno di noi trovare il
significato e l’ammaestramento profondo implicito nel verificarsi di una certa
esperienza.
Non potendo contare su Scuole e Maestri che ci istruiscano, mancando anche di
qualsiasi collegamento con un exoterismo che sia espressione di una Tradizione,
che nella nostra Cultura e’ sostanzialmente perduta, non possiamo che affidarci
al Maestro interiore che e’, di norma, difficile da ascoltare ed il cui
insegnamento e’, come affermano i Sufi, quanto di più soggettivo ed aleatorio
si possa immaginare.
Tuttavia, nel nostro attuale contesto, non possiamo che essere, fatalmente, solitari
Maestri di noi stessi, con tutti i rischi che questa situazione comporta.
Ciascuno sul proprio cammino: “selva oscura” piena di
incertezze e di inganni.
Orfani di ogni Guida siamo tuttavia sorretti dalla consapevolezza di non essere
soli, avvertendo la presenza delle Sorelle e dei Fratelli che avanzano attorno
a noi, ed i cui lumi talora ci fanno meglio intravedere la “diritta via
ch’era smarrita” e che ci condurrà, forse, un giorno, “a
riveder le stelle“.
Fr.·. G.P.