LA CERTEZZA DEL DUBBIO

La  certezza del  DUBBIO”

(R.  F..e U. T.)                

          Sarà forse sbagliate cercare nei libri la risposta alle nostre domande più profonde e angosciose, ma quello che ai spinge spesso a consultare volumi, non è il desiderio di risparmiarci la fatica di pensare, quanto piuttosto la mancata arroganza di considerarci padroni di verità assolute, la necessità di confrontarci con spiriti di noi più progrediti, e soprattutto la curiosità: — Come hanno fatto gli altri a risolvere il problema? — Come sono avanzati oltrela cortina del dubbio?

          Non abbiamo il dovere di risolvere i nostri problemi e di dare soluzione a tutti i nostri dubbi, ma una cosa la dobbiamo a noi stessi:

PORCI IL DUBBIO. Sollevare la questione, anche se poi il risultato finale ci sfugge irrimediabilmente. Eppure dobbiamo farlo: ne va del rispetto che possiamo nutrire per noi stessi.

          Se la vera libertà è avere la possibilità di scegliere tra due o più soluzioni a nostra disposizione, anche il porsi il dubbio é manifestazione dì libertà: prova ne sia che tutte le autocrazie, politiche e spirituali, tolgono all’uomo come prima cosa, il diritto al dubbio.

          E dei nostri diritti fa sicuramente parte la possibilità di porci la questione su cui riflettiamo spesso: il famoso DUBBIO DEI DUBBI. Dove andiamo? Che cosa si trova al di fuori e al di sopra del tempo concesso alla nostra vita e allo spazio fisico da noi occupato? E’  umano porsi questo interrogativo, perché se esiste qualcosa, qualsiasi cosa sia, allora anche il mondo in cui viviamo non è quel disordine caotico che appare a prima vista, quella casualità cieca  che mescola fortune e disgrazie. Se esiste qualcosa, deve,a maggior ragione, esserci un significato ultimo, un valore di cui l’uomo possa farsi interprete e fautore.

          Lo scienziato illuminista sa cosa rispondere: esiste solo la materia e le leggi che regolano il movimento della materia stessa. Esiste solo la legge matematica e la legge fisica. Soprattutto esiste solamente ciò che possiamo valutare con la nostra ragione e la nostra ragione trae nutrimento primo dalle esperienze suggerite dai cinque sensi. Ciò che viene meno  a questo  procedimento razionale non può esistere.

          E’ una posizione rispettabilissima, soprattutto se si tiene conto del fatto che l’Illuminismo contribuisce a seppellire definitivamente l’età barocca, un periodo in cui la realtà e la fantasia, la fisica e la metafisica sconfinano l’una nell’altra e le seconde costruiscono intorno alle prime delle proliferazioni inquietanti. Un bel scopa di scopa, un aprire le finestre: il problema metafisico nell’illuminismo non esiste, non esiste perché non si pone. E non si pone

perché é, appunto, al di là della fisica, e solo ciò che è all’interno della fisica si può porre come problema. Il resto è frutto di vacuità.

          In sé per sé; l’ateismo illuminista sa dare una parvenza di soluzione: una guida, sia pure limitata, esiste, ed è la SCIENZA. Il dubbioso é colui che vuole conoscere cose per le quali mancano strumenti conoscitivi adatti.

          Ammettiamolo pure.  Ma questa non può certe essere la risposta ultima. Ed il pensiero Romantico insorge, si sente orfano di lo va a cercare.

          L’ansia che spinge l’uomo a indagare nella metafisica non si può placare a buon mercato, ed ecco che spunta di nuovo il nome di Dio.

          Il  bisogno di Dio è soprattutto il bisogno di un mondo diverso da quello che appare nei suoi aspetti peggiori: di un mondo che, appunto perché create e governato da un essere onnipotente e perfetto, non può rivolgersi alla mortificazione e all’annientamento dell’uomo.                 

          L’uomo cercava qualcosa che fosse al di fuori e al di sopra di lui, ma se è stato lui stesso a creare Dio, questi non può essere al di sopra e al di fuori di lui.

          Eppure è proprio un Dio creata dall’Uomo quello che è risultato, nei secoli, più utile all’uomo. Se l’uomo è in cerca di Dio, in realtà è alla ricerca di qualcosa che gli somigli in meglio, pronto a occuparsi di lui, a consolarlo nei suoi affanni, a suggerirgli una strada per la soluzione dei suoi problemi ed eventualmente anche a punirlo per le sue colpe.

          Di un Dio lontanissimo e disinteressato alle vicende umane, l’uomo non sa che farsene; il Dio creato dall’uomo a propria immagine e somiglianza deve, in un certo senso, colmare tutte le sensazioni di vuoto e di abbandono in cui spesso viene a trovarsi l’essere Umano.

          Ma il filosofo Russell sostiene: “Una cosa è che la religione sia utile,  altra cosa è che la religione sia vera”. Aggiungiamo noi: Una cosa è Credere , altra cosa è Sperare.

          Il Romanticismo aveva creduto di riempire i vuoti del pensiero laico-illuminista, ma non sa proporre nulla di meglio che formule dialettiche e, nella migliore delle ipotesi, ideali umanitari. Al crollo di questi l’uomo si trova completamente solo, abbandonato a se stesso.

          Allora, se vegliamo andare avanti non dobbiamo formulare la domanda “Dove andiamo. Cosa c’è al di fuori e al di sopra di noi?” . Per queste domande non abbiamo strumenti di indagine e di dimostrazione, e perfino la Fede ci pone davanti il mistero del DOGMA. Se chiediamo a S. Agostino cosa c’era prima della creazione del mondo, lui ci risponde “DIO”; ma se gli chiediamo che cosa faceva DIO prima di creare il mondo, ci risponde con una battuta: “preparava l’inferno per i curiosi”.

          La fede ci risponde che non faceva nulla, ERA nella sua totalità, ed a questo possiamo credere del tutto, e non credere affatto. La scienza non ci dà una risposta migliore: prima del BIG—BANG  c’è solo la fantascienza; quello che ha provocate il BIG.-BANG ci è ignoto, né, per ora abbiamo possibilità di conoscerlo se non attraverso la FANTASIA.

Perciò, o siamo condannati al silenzio, eppure cerchiamo di aggirare il problema; la questione deve essere posta in altro modo, sottoaltra ferma. Deve, insomma, diventare una domanda  “umana ” , come:

“Che cosa desideriamo realmente avere dalla risposta a quella domanda” ?

Se infatti desideriamo conforto e consolazione, è bene che la nostra ricerca si orientiper vie diverse rispetto all’indagine di. chi desidera una risposta scientifica. Quindi invitiamo noi stessi e ciascuno di voi a munirsi degli strumenti più adatti per la strada che vogliamo percorrere. Questa strada non è tracciata, non ha un punto di partenza né un punto di arrivo, e prenderà le connotazioni che noi gli daremo, mano a mano che proseguiamo, perché solo due cose possiamo per ora conoscere: che c’è una foresta da attraversare e che possiamo aprirci in essa una strada solo con i mezzi che possediamo.

La foresta da attraversare é l‘esperienza dell’angoscia, che subentra quando l’uomo ha perso Ideali e Speranze, ma quando soprattutto non sa più dare alcuna giustificazione alla propria  esistenza.

L’uomo è sempre quel che decide di essere, all’interno della sua posizione storica ed umana. Nessun sacrificio è utile per procurarsi “cuscini in Paradiso” , se il Paradiso non esiste.….Il senso della vita si trova mentre viviamo, e siamo noi stessi a sceglierci quello che più ci piace, nell’ambito del nostro modo di sentire e delle nostre esigenze caratteriali e volontarie.

La religione non può essere la dispensatrice unica di verità legali e morali, in quanto non è che una interpretazione umana di tali verità, e come tale è destinata ad essere ricorretta.

Il rispetto per la vita, l’aiutarci reciproco, e via dicendo, sonovalori che non possono essere prerogativa dei credenti e basta. Se qualcuno ci chiede aiuto, non deve chiedercele, come nei Promessi Sposi, “Per amor di Dio”, ma perché è nostro dovere di esseri umani, così come è nostro diritto difenderci dalle aggressioni che da essi ci possono venire.

L’uomo deve sempre essere LIBERO di scegliere tra alternative morali”

La Chiesa, pur non venendo meno al ruolo di suggeritrice di comportamenti morali, cerca o dovrebbe cercare, almeno nei suoi spiriti migliori e più aperti, di mettersi in discussione e quindi di accettare la SFIDA del DUBBIO, per non dover finire inevitabilmente nel dogmatismo più assoluto e intransigente.

In questa gamma di spunti e riflessioni, emerge dunque un valore che non trova mai contraddizione, per lo meno tra individui sani di mente: “La responsabilità personale nella scelta del nostre pensiero privato”.

Allora ci chiederete:  “Qual è  la  SOLUZIONE?”

Nessuna, cari Fr T, la soluzione non esiste, non può esistere, esiste solo il diritto, il dovere di porsi il DUBBIO, e di cercare la risposta, o le risposte, o la NON risposta che sentiamo più congeniale.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *