INIZIAZIONI AGLI ANTICHI MISTERI

INIZIAZIONI AGLI ANTICHI MISTERI

    Dobbiamo riconoscere che le iniziazioni primitive degli antichi erano molto rozze; venivano celebrate in modo quasi barbaro. Tuttavia, molte delle iniziazioni date oggi dalle fraternità e società della nostra epoca non hanno alcun significato.

    L’iniziazione si basa su due qualità umane intangibili. La prima è l’analisi di sé. In ragione di un intenso bisogno di considerarsi, analizzarsi e analizzare l’ambiente che lo circonda, l’uomo impara a fare delle cose: senza di ciò il suo contributo all’avanzamento dell’umanità e al progresso della società sarebbe minimo. La maggior parte delle possibilità naturali dell’uomo sono in lui. Con questi poteri compie varie opere nella vita, ma non sempre è completamente sicuro della loro sorgente. E’, in larga misura, come un uomo perso in una grande foresta che, disperato, si siede su di un forziere del quale non si dà mai la pena di esaminare il contenuto. Il tempo passa e il suo bisogno di mangiare, bere e proteggersi dagli elementi cresce. Se solo aprisse il forziere sul quale è seduto, probabilmente potrebbe soddisfare i suoi bisogni.

    Facciamo un’altra analogia: l’uomo comune somiglia all’individuo che, su una collina, si appoggia ad una roccia lamentandosi della sua sorte e della mancanza di possibilità di migliorarsi; la roccia, tuttavia, potrebbe forse dargli una risorsa minerale che gli procurerebbe una grande ricchezza, ma in ragione della sua ignoranza e della mancanza di curiosità, non lo sa.

    L’analisi di sé tuttavia fa più che svelare le nostre possibilità. Rivela anche i nostri limiti, le cose che non siamo ancora in grado di compiere. Mostra fino a che punto siamo lontani da quegli ideali che riconosciamo come lo stato di perfezione. Indica con precisione i punti da migliorare. L’analisi di sé deriva dalle nostre esperienze personali e da quelle che ci sono state raccontate dagli altri. Attraverso esse, facendo appello alla ragione, scopriamo la nostra forza e le nostre debolezze. Possiamo dire perciò che la ragione è il fattore fondamentale soggiacente all’analisi di sé.

    L’iniziazione ha anche la sua fonte in una seconda qualità: l’aspirazione. L’aspirazione è formata dalle sensazioni e dai desideri dell’io in opposizione alle passioni del corpo. Si soddisfa nella realizzazione di un bisogno o di un ideale prefissato. Nell’analisi di sé, mentre la ragione ci rivela cosa in noi fa difetto, l’aspirazione ci obbliga a cercare la risposta a questo bisogno e a elevarci oltre il nostro stato attuale.

    Di conseguenza, qualsiasi rito o cerimonia, qualunque sia la forma o il modo in cui è condotto, è una vera iniziazione se provoca i seguenti effetti: indurci all’introspezione, ossia farci rivolgere la coscienza verso l’interno per osservarci, generare in noi ispirazione e idealismo, richiederci un impegno sacro o una promessa – a noi stessi o agli altri – di cercare di realizzare le nostre aspirazioni.

    Etimologicamente, iniziazione deriva dal vecchio termine latino: initium, che significa cominciare, formazione o inizio di una preparazione, cominciare l’istruzione. L’insegnamento che si ritiene costituisca l’iniziazione, dipende da tre elementi molto importanti. Innanzitutto dall’efficacia o dal potere dell’istruzione data. Un insegnamento possiede l’influenza solo dell’autorità che c’è dietro. In altre parole, il valore di un insegnamento dipende dall’autorità, dalla fonte da cui proviene.

    In secondo luogo, colui che riceve l’insegnamento, qualunque sia la sua efficacia, deve esserne degno: altrimenti, è evidente, farebbe un pasticcio dell’insegnamento.

    Terzo, perché questi insegnamenti siano benéfici, devono essere soggetti ad alcune condizioni. In altri termini sono importanti il tempo e il luogo. Gli insegnamenti profondi non possono essere riconosciuti in qualsiasi momento. Per la loro assimilazione sono essenziali una meditazione e delle circostanze adeguate, altrimenti il seme cadrebbe sul suolo sterile.

    Per gli Antichi c’era ancora un altro fattore importante. Ritenevano che fosse necessario allontanare l’insegnamento dato durante le iniziazioni dai profani, ossia dalle masse in generale. In altre parole, era essenziale il segreto. La ragione era che l’uomo comune, senza immaginazione o aspirazione, non poteva comprendere quanto gli veniva offerto. Non era pronto ed avrebbe potuto profanare quella che doveva essere una verità sacra. Si dice anche che gli insegnamenti dell’iniziazione erano riservati a pochi rari eletti scelti quali depositari di tale conoscenza. Di conseguenza si doveva essere invitati ai misteri, come veniva chiamato il contenuto dell’iniziazione – i Misteri erano le leggi e i precetti trasmessi. Nell’antica Roma, i Misteri venivano chiamati initia.

    L’iniziazione primitiva, i Misteri condotti dalla società primitiva, si rivelarono di due categorie delle quali ritroviamo tracce oggi nella maggior parte delle iniziazioni di numerosi ordini o fraternità, che però i candidati moderni non riconoscono. La prima categoria è la cerimonia attraverso la quale un individuo o un gruppo di individui conferiva un potere ad un altro individuo per uno scopo definito. Per esempio, lo sciamano o l'”angakok”, come venivano chiamati i guaritori delle tribù esquimesi, trasmettevano agli iniziati, durante delle cerimonie, delle formule magiche che li rendevano possessori di un potere: far cadere la pioggia, far germogliare la mietitura o aumentare la fertilità della terra. Secondo lo sciamano il potere di fare queste cose era trasmesso materialmente, per esempio attraverso amuleti. Nel corso della cerimonia, lo sciamano dava al candidato una pietra pulita brillante o una piuma di colore vivo ritenuta in possesso dei poteri magici necessari.

    La seconda categoria di iniziazione primitiva consisteva in cerimonie che facevano parte integrante della vita sociale delle tribù. Questa categoria era di gran lunga la più importante. Una semplice spiegazione è che nella società primitiva o tribale le persone della stessa età o sesso avevano in genere gli stessi interessi, le stesse occupazioni e gusti simili. C’era dunque una tendenza a raggruppare le varie classi secondo le loro funzioni, capacità o incapacità. I vecchi erano in un gruppo, i giovani in un altro, quelli senza figli, i celibi, i malati o i deformi in altri gruppi ancora. L’uomo primitivo pensava che il passaggio da un gruppo all’altro producesse sull’individuo alcuni effetti.

    Naturalmente gli effetti naturali di tali gruppi sono evidenti. Dei cambiamenti fisiologici si producono quando un ragazzo diventa uomo. La donna in cinta subisce anche dei cambiamenti psicologici. Ma si pensava che quando un ragazzo raggiungeva la virilità gli veniva conferito insieme il potere di diventare uomo. Si celebravano perciò delle cerimonie per iniziare l’individuo al suo nuovo status nella società o gli si spiegavano le nuove funzioni e poteri che si riteneva avesse acquisito.

    Solo molto più tardi si fece una distinzione tra i gruppi specializzati di lavoratori nelle professioni, mestieri e arti altamente sviluppate da una parte e gli operai comuni dall’altra. Gli artigiani desideravano proteggere i segreti della loro professione. Per questo formarono delle gilde nelle quali si entrava per iniziazione. A titolo d’esempio, nel XIII secolo, nell’Italia del Nord numerose città erano degli stati sovrani indipendenti da tutti i punti di vista. Ogni città, circondata da un certo territorio, era un mondo a sé stante. Spesso erano ostili tra loro e ognuna aveva il proprio esercito; se erano costiere avevano la propria marina. Venezia e Firenze sono esempi noti di questi stati.

    Nel corso di quel periodo, Venezia divenne celebre per il lavoro del vetro, notevole e superiore al resto del mondo. I segreti del soffiaggio del vetro furono prima trasmessi da padre in figlio, poi, con l’aumentare della richiesta, fu necessario aumentare la produzione e iniziare altre persone ai segreti del mestiere. L’apprendista, così, divenne un neofita e veniva iniziato al soffiaggio del vetro. Doveva giurare di non rivelare i segreti al profano.

    Oggi, nella nostra società moderna, abbiamo alcuni riti che equivalgono alle iniziazioni pubbliche e che integrano il principio della trasmissione del potere. In altre parole, il cittadino medio che ricerca certi privilegi legali, deve partecipare a delle cerimonie che equivalgono ad un’iniziazione sociale. Il matrimonio è un esempio. Questo diritto è conferito ad un individuo sotto la forma di una cerimonia che equivale all’iniziazione. È lo stesso per il privilegio di adozione. Parimenti, chi desidera diventare cittadino, deve passare una cerimonia nella quale gli sono trasmessi i poteri di cittadino.

    Anche l’iniziazione, come tutto il resto, ha seguito un processo d’evoluzione. Sviluppandosi l’uomo ha continuato ad ottenerne dei vantaggi. Ma col tempo sono divenuti differenti. Non più semplicemente materiali o fisici, ma morali. Mediante l’iniziazione l’uomo desiderava essere in migliori rapporti con gli déi. Sperava di imparare a calmarli, ottenere il loro favore, sapere cosa si aspettavano da lui e che cosa rappresentava un comportamento buono o pio. Questa conoscenza gli era rivelata sotto forma di drammi, vale a dire che le iniziazioni somigliavano alle passioni nelle quali il candidato doveva, per assicurarsi per esempio la salute o l’esistenza, sopportare le sofferenze che secondo lui avevano sopportato i suoi dei. Poteva anche assumere l’atteggiamento mentale che riteneva fosse quello dello stato elevato di dio. Oppure poteva svolgere un ruolo nel quale, mediante la mimica, suggeriva quelle virtù che supponeva degli déi e che desiderava incorporare nella propria vita.

    Per ricevere una tale iniziazione, un candidato doveva mostrarsene degno; doveva spesso passare per una preparazione morale. Nella Grecia antica, per esempio, tutti gli spergiuri, i traditori e i criminali erano esclusi dalle iniziazioni ai Misteri. L’antico Egitto aveva un metodo ancora più opportuno. Solo quelli che venivano chiamati potevano partecipare effettivamente alle cerimonie. Una di queste, il Tribunale di Osiride, aveva lo scopo di rivelare come il dio Osiride, nel suo tribunale celeste, pesava l’anima degli uomini per determinare se erano degni di entrare nell’altra vita. Solo coloro che potevano partecipare a questa cerimonia venivano chiamati.

    La struttura della maggior parte delle iniziazioni, specialmente delle iniziazione ai Misteri del passato e di numerose iniziazioni esoteriche attuali, segue quattro forme definite. Tutte hanno quattro elementi principali anche se l’attività e la funzione reali sono differenti.

    La prima forma è conosciuta col nome di rito della separazione. Si fa sapere al candidato o neofita che subirà una transizione dell’anima, ovvero che attraverso i riti e i simboli della cerimonia sarà indotto a prendere coscienza che cambierà il vecchio ordine di vita, abbandonerà i vecchi pensieri, preparandosi a qualcosa di nuovo e di diverso. Nel corso di questo rito della separazione, che suggerisce il cambiamento da un’antica vita ad una nuova, si può dirgli che dovrà separarsi, per un certo tempo, dalla famiglia e dalle precedenti relazioni. Può dover fare voto di celibato, ossia promettere di rimanere celibe fino ad una certa età. Può ricevere la richiesta di isolarsi dal mondo esterno per un breve periodo di tempo. In altre parole può dover diventare un anacoreta e vivere solo, in meditazione in un luogo deserto, finché raggiunge un determinato livello dello sviluppo. Oppure può dover mascherare in un certo modo la sua personalità e condurre una vita semplice. Durante questo rito può simbolicamente essere sepolto, in altri termini distendersi in un forziere o una bara per mostrare che ha tracciato una riga sul passato e ha lasciato dietro di sé tutti i vecchi modi di vivere e pensare.

    La seconda forma è il rito dell’ammissione. Per mezzo dell’iniziazione il candidato viene portato a comprendere che entra in un piano di pensiero e coscienza superiore. Questo rito può dargli l’impressione di nascere di nuovo sul piano del pensiero e della vita. Questo può essere simbolizzato facendolo coricare a terra, poi in ginocchio e, infine, facendolo alzare come se crescesse. Può anche essere obbligato a passare da una stanza buia in una fortemente illuminata, a simbolizzare l’uscita dal vecchio mondo di superstizioni e paure, che si ritiene abbia lasciato dietro di sé, ad un mondo di pace e di nuova saggezza.

Una tale ammissione simbolica in un nuovo mondo talvolta prende la forma di quello che è conosciuto come il rito della deambulazione. Consiste nel disegnare un cerchio sul pavimento del tempio o nel luogo dove si svolge l’iniziazione, ponendovi il candidato al centro. Intorno al primo cerchio ne viene tracciato un secondo, più grande, nel quale si pongono delle candele accese. A questo punto si toglie al candidato la maschera che gli copre gli occhi ed egli deve attraversare o varcare la linea che separa i due cerchi. Ciò rappresenta una transizione da un mondo limitato ad uno illimitato o illuminato.

Platone, riferendosi alle iniziazioni ai misteri del suo tempo dice: “La morte è un’iniziazione”. Voleva dire con questo che la morte consiste semplicemente in un cambiamento o processo di iniziazione mediante il quale lasciamo la nostra attuale esistenza per una in un nuovo regno.

    La terza forma è conosciuta sotto il nome di dimostrazione di effetti sacri. Durante questa parte della cerimonia di iniziazione si rivelano al candidato dei segni rappresentanti verità, precetti, nomi dei gradi che ha superato o che supererà e il simbolismo dell’ordine.

    La quarta ed ultima struttura è il rito del rientro, in altre parole questa è la parte della cerimonia durante la quale il candidato viene invitato a rendersi conto che ritorna al mondo fisico e profano da dove è partito. Gli si insegna che in ragione dell’esperienza che ha vissuto, quando ritornerà all’esistenza, le circostanze non saranno più completamente le stesse. In genere è obbligato, fino ad un certo punto, a cambiare le condizioni della propria vita quotidiana per mettersi in risonanza al livello dell’ideale che gli è stato rivelato durante l’iniziazione. Inoltre, durante questi riti di rientro, gli si conferisce un segno distintivo, qualcosa di fisico, indicante che ha raggiunto un certo grado. Sebbene egli viva di nuovo tra i profani, si sa da questo segno, che ha acquisito alcuni privilegi.

    Per esempio, se gli è possibile durante la sua esistenza, ogni Arabo, ogni vero maomettano, cercherà di andare alla Mecca per entrare nel recinto sacro della Kaaba e assistere ai sacri riti. E un viaggio penoso. L’Arabo deve recarvisi unendosi ad una carovana oppure organizzando la propria se sufficientemente ricco. Se raggiunge felicemente La Mecca, al ritorno ha il diritto di portare intorno al copricapo o fez quello che volgarmente viene chiamato “cordone bianco”, a indicare che ha fatto il viaggio ed è stato debitamente iniziato alla Visione Sacra. Nei paesi islamici ho visto numerosi Arabi con due o più cordoni.

    Sappiamo dagli Arcani esoterici che gli antichi Esseni, dopo la loro iniziazione, indossavano, al ritorno nella società, abiti bianchi. Il bianco era un simbolo di purezza che essi conoscevano e di cui avevano fatto l’esperienza durante la loro iniziazione e che ricordava loro gli obblighi e la transizione che ritenevano si fosse prodotta nella loro coscienza.

    Consideriamo ora nella loro totalità alcune delle antiche iniziazioni o, come erano chiamate, misteri.

    La più antica di tutte è forse il ciclo di Osiride o Misteri Osiriaci. Venivano chiamati così perché trattavano la nascita, la vita, la morte e la rinascita di Osiride. In questi misteri fu presentata per la prima volta all’uomo la dottrina dell’immortalità. Secondo la mitologia egiziana la dea Nut sposò il dio Geb. Ebbero quattro figli: due fratelli, Osiride e Seth e due sorelle, Iside e Nephtys. Secondo la leggenda Osiride, in quanto Dio, ricevette la sovranità su tutte le terre dell’Egitto. In verità, fu un dio generoso perché, si dice, istituì le leggi che permettevano agli uomini di autogovernarsi. Trasmise loro l’arte e l’agricoltura, la tecnica dell’irrigazione e numerosi perfezionamenti che recavano felicità e conforto. Insegnò anche ad adorare i loro dèi; in altre parole, la religione. Il mito dice che era molto amato dal suo popolo.

Seth divenne geloso dell’affetto dei mortali per Osiride, così organizzò un piano per eliminarlo. Segretamente ottenne le misure del corpo di Osiride e fece fabbricare un forziere delle stesse dimensioni. Diede poi un grande banchetto, invitando Osiride e assistendovi con i suoi settanta cospiratori. Durante il festino, Seth, con fare gioioso, disse che avrebbe donato il forziere decorato a colui le cui forme corrispondevano perfettamente. Tutti i membri dell’assemblea, al corrente delle sue intenzioni, cercano di sdraiarsi ma, naturalmente, non corrispondeva alle misure di nessuno, tranne di Osiride quando vi si depose. Era perfetto e mentre vi era disteso, i presenti si precipitarono sul cofano e richiusero il coperchio.

Poi il dio Seth ordinò che fosse gettato in un affluente del Nilo; e così fu. Alla fine raggiunse il mare e venne rigettato sulle rive di Byblos, nell’antica Fenicia. La leggenda continua dicendo che una grande pianta di erica germogliò intorno al forziere nascondendolo completamente e raggiungendo proporzioni tali da sembrare un grosso albero. Un giorno il re scopri l’albero e lo fece abbattere per farne una colonna di supporto al tetto del suo palazzo.

Iside, venuta a sapere cosa era successo al corpo di Osiride, suo marito-fratello, decise di iniziare la ricerca. Si recò a Byblos sotto mentite spoglie e alla fine ottenne l’albero d’erica; riuscì a staccare il cofano dall’albero e a riportarlo in Egitto. Mise il corpo di Osiride sulla spiaggia dove Seth lo vide una notte mentre passeggiava al chiaro di luna. Ne fu alquanto contrariato, tanto che nel suo odio smembrò completamente il corpo e ne sparse le membra per tutto l’Egitto. Iside, venutane a conoscenza, pianse amaramente. Il suo dolore fu origine di molti racconti celebri in Egitto. Di nuovo decise di recuperare il corpo e si dice che finì col ritrovarne quasi tutte le membra.

La cosa importante è che quando tutti i pezzi furono riuniti, ella soffiò nella bocca di Osiride che, ricevendo quel respiro, resuscitò e ridivenne un essere vivente, un essere sì di questo mondo, ma di un’altra vita, più elevata.

Il figlio Horus, più tardi, decise di vendicare la morte del padre.

    E’ interessante sottolineare che questo racconto dei due fratelli, Osiride e Seth, è la più vecchia storia del mondo. Migliaia d’anni fa in Egitto questa storia era intitolata “Il racconto dei due fratelli”. La prima traduzione fu opera del famoso egittologo Dr. Charles E. Moldenke. Nel Museo Rosacrociano dell’Egitto Orientale, possediamo gran parte della collezione di questo eminente personaggio e le note e i papiri originali della sua traduzione del celebre “Racconto dei due fratelli” sono nella Biblioteca Rosacrociana di Ricerca. E anche di interesse storico sapere che la storia biblica di Caino e Abele, come ammettono in generale le autorità esegeti, deriva dal fatto che gli Ebrei sono stati esiliati in Egitto e si sono familiarizzati con questo mito egiziano.

    La leggenda di Osiride fu rappresentata come mistero specialmente nelle antiche città di Denderah e Abydos. Con lo svolgersi del dramma, i grandi sacerdoti, o Khéri-Hebs, spiegavano agli iniziati o candidati il senso di ogni parte. Questo dramma a volte veniva effettuato al chiaro di luna in grandi barche sui laghi sacri. Spesso occorrevano diverse notti per assistere a tutta la cerimonia e non era concesso al candidato di vedere gli ultimi atti fintanto che non avesse perfettamente compreso i precedenti.

Veniva spiegato che Osiride rappresentava le forze creatrici della terra, la virtù e la bontà e che il fratello Seth era la manifestazione del male. Le due forze erano continuamente in conflitto nel mondo. Veniva rivelato allora che sebbene Osiride avesse condotto una vita buona e cercato di aiutare gli altri, poiché non vi è giustizia sulla terra, un uomo può essere ricompensato per i suoi atti in una vita futura. L’uomo non deve sperare di ricevere quaggiù una giusta compensazione per tutte le sue azioni. Veniva mostrato come Osiride era resuscitato e godesse di una vita futura.

    Sappiamo inoltre che il candidato, per prepararsi a questa iniziazione, non doveva mangiare e bere per un breve periodo; doveva rasarsi la testa e lo svolgimento o illustrazione del dramma richiedeva parecchie notti.

    C’è ancora un’altra iniziazione antica che ci interessa. E’ conosciuta col nome di Misteri d’Eleusi perché si svolgeva ad Eleusi nell’antica Grecia. Durava circa otto giorni in un periodo dell’anno che corrisponde per noi dal 15 al 23 settembre. Questi misteri avevano due personaggi principali: le dee agresti, cioè dell’agricoltura, Demetra e la figlia Persefone. Le prime scene dei Misteri d’Eleusi dipingono le sofferenze di Demetra a causa del rapimento della figlia Persefone da parte di nemici.

In seguito tentano di trasmettere una certa conoscenza di ciò che succede all’uomo nell’al di là e di insegnare il concetto dell’immortalità. Questo avveniva paragonando l’uomo alla vegetazione. Si mostrava come le piante appassiscono e muoiono durante l’inverno, ma rinascono in primavera che dà loro una nuova vita, un nuovo potere; esse resuscitano dalla terra in tutta la loro forza e gloria precedenti e si dichiarava che quando i giorni dell’uomo su questa terra saranno conclusi, egli appassirà per resuscitare nell’Eliseo, equivalente antico del cielo.

Negli annali storici si dice che i candidati dovevano intraprendere lunghi viaggi per recarsi sul luogo dell’iniziazione, cioè ad Eleusi, e che dovevano camminare in fila indiana. Sappiamo anche che nel corso delle cerimonie si tracciava loro una croce a forma di tau sulla fronte, ovvero una croce a forma di T maiuscola. Venivano chiesti loro dei ramoscelli di acacia come simbolo di immortalità, forse perché l’acacia apre e chiude le proprie foglie ad indicare la nascita e la morte.

    A questo punto, quali sono ci domandiamo la natura e lo scopo dell’inziazione Rosacrociana? Innanzitutto, l’iniziazione Rosacrociana, in generale, è simile nello spirito e scopo ad ogni vera iniziazione esoterica o ai misteri, benché le sue funzioni, lo svolgimento e il simbolismo siano naturalmente differenti. Ogni manoscritto d’iniziazione dell’Ordine della Rosa-Croce reca la seguente citazione: “L’iniziazione trasferisce nel campo dell’emozione lo spirito dell’introduzione ai misteri”. Questa frase, come vedremo, è proprio la chiave dell’Iniziazione Rosacrociana.

    Le iniziazioni precedenti, quelle che abbiamo considerato, si riferivano a tutti gli aspetti della ragione. In altre parole il loro scopo era di presentare all’uomo una nuova conoscenza, delle esperienze di qualità poetica. Erano concepite per trasmettergli una conoscenza delle sue varie esistenze, dell’al di là, della natura degli dèi, della virtù, ecc.

    Ma la ragione non basta alla padronanza dell’esistenza e, per essere felice, l’uomo non ne deve dipendere unicamente ed esclusivamente. Se così fosse l’umanità diventerebbe solo una macchina calcolatrice. La giustizia sarebbe soltanto una legge pensata per l’uomo e spoglia di compassione e comprensione. Quanto faremmo gli uni per gli altri dipenderebbe solo dalla necessità o dal fatto che sarebbe l’unica cosa da fare. La bontà umana sarebbe assopita. La società moderna si comporterebbe completamente alla stregua degli antichi Spartani: i deboli e i malati sarebbero distrutti senza alcun sentimento e senza amore. La loro esecuzione sarebbe dettata dalla ragione, semplicemente poiché è la cosa da fare visto che non possono più servire utilmente lo Stato. Invece l’Iniziazione esoterica cerca di far conoscere all’individuo il contenuto della sua anima. Tenta di aiutarlo ad esprimerla affinché faccia parte della sua coscienza quanto le altre cose della vita. Mira a fare dell’intelligenza dell’anima non un semplice principio filosofico o un rito in un dramma dei misteri, ma una realtà per l’uomo.

    Possiamo quindi dire che l’iniziazione Rosacrociana è il processo o il metodo che permette di raggiungere la coscienza interiore, di fare l’esperienza della Coscienza cosmica. L’obiettivo dell’Iniziazione Rosacrociana è il risveglio della coscienza interiore del nostro essere. Tutti possiedono questa coscienza, ma sfortunatamente nella maggior parte è addormentata. Ecco perché le Iniziazioni Rosacrociane, sin dalla loro origine, sono state concepite per arrestare e controllare la coscienza oggettiva dell’uomo in modo da liberare e mettere in risalto la coscienza interiore o subliminale.

    Perciò, partecipando effettivamente alle cerimonie Rosacrociane, sentendo alcuni suoni vocali e bruciando l’incenso, stimoliamo anche i nostri centri psichici e risvegliamo in noi la coscienza dell’anima. Tutte queste cose creano, se volete, lo stato d’animo e la liberazione emozionale che consentono all’anima di esprimersi. E più che certo che condizioni quali la pace, l’umiltà e l’ordine che sentiamo nel corso dell’Iniziazione Rosacrociana sono tanto soddisfacenti per l’anima quanto il cibo e le bevande lo sono per il corpo. L’iniziazione Rosacrociana fortifica l’Io, il vero Io Interiore, ponendolo in un ambiente stimolante, precisamente come lo studio sviluppa alcune zone di associazione del cervello

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