Iniziazione e ragione
Nel corso del rito di iniziazione allorquando il Maestro Venerabile illustra al profano i principi su cui si basa la Libera Muratoria viene affermato che tali principi sono “fondati sulla ragione” cioè “sulla capacità di saper giudicare rettamente e poter distinguere il bene dal male” (Cartesio).
Il riferimento a Cartesio è inevitabile quando si voglia discutere queste cose perché è con lui che la “ragione” nella civiltà occidentale, ha assunto il peso e l’importanza di una divinità.
È dunque la “ragione” il filo di Arianna capace di far distinguere a chiunque la differenza fra il bene ed il male e, a noi Massoni, il vero significato di parole come tolleranza, fratellanza, uguaglianza?
Credo che, prendendo alla lettera il detto di Cartesio, con la ragione noi saremmo in grado di arfivare financo alla verità perché colui che veramente fosse in grado di distinguere il bene dal male o sapesse giudicare rettamente non sarebbe forse depositario della “Conoscenza” o, perlomeno, molto vicino ad Essa?
Ora, a prescindere da altre considerazioni che cercherò di sviluppare più avanti, si deve arguire che la “ragione” sia per gli uomini esattamente come la “verità” cioè un oggetto sconosciuto e misterioso a giudicare dall’uso che ne è stato fatto dal 1637 in poi.
Già perché a prescindere da convinzioni evoluzionistiche o meno mi sembra che tale sensazionale scoperta abbia portato l’uomo a migliorare sé stesso e nei suoi rapporti con gli altri uomini e nei suoi rapporti con la natura.
Mi sembra, in verità, tutto il contrario.
A meno che non si voglia spacciare per migliorare sé stessi il fatto di aver sconfitto il colera, o di aver scoperto l’infinitamente piccolo, o di aver fatto socialmente grandi progressi perché si potrebbe facilmente obiettare che ora ci sono l’aids e il buco nell’ozono e che circa due terzi della popolazione mondiale soffre la fame.
No non mi sembra proprio che con 1a ragione l’uomo abbia raggiunto significativi traguardi.
E questo perché o l’uomo non sa cosa sia la ragione oppure la ragione “da sola” non basta a dare risposte ai misteri della vita.
E, d’altra parte, se la ragione fosse sufficiente a svelare ciò che è nascosto, a cosa servirebbe dover morire per rinascere ad una nuova vita attraverso un rito che si chiama “iniziazione”?
Può la ragione spiegare un “simbolo”?
Può quindi la Massoneria far sua una visione del mondo esclusivamente razionalistica sino ad affermare che i suoi principi sono fondati sulla ragione?
E se la ragione “da sola” non basta a spiegare i misteri della vita quale altra forza può aiutarla sulla strada della ricerca?
Nel corso dei riti di apertura e chiusura dei lavori o durante le iniziazioni ed i passaggi di gado a “lavori aperti” in definitiva siamo, credo, tutti d’accordo nell’affermare che esiste “una nuova disposizione interiore” che fa sì che il modo di essere, di comportarci, di muoverci, di prendere la parola, di ciascuno di noi sia diverso da quello che comunemente siamo soliti tenere.
Perché avviene questo?
È di nuovo il nostro “raziocinio” come ha sostenuto qualche tempo fa un fratello che ci impone un comportamento “diverso” o è il caso di pensare che qualcosa di “non razionale” avvenga in quei momenti come, ad esempio, la discesa di una influenza spirituale evocata e richiamata dai simboli e dai riti che andiamo compiendo?
E, d’altra parte, se fosse solo la ragione a muovere tutto il marchingegno che bisogno avremmo di tutta quella pletora di simboli di cui ci circondiamo, perché mai non potremmo passare dal primo al terzo grado saltando il secondo guadagnando così un sacco di tempo, perché mai daremmo un sacco di legnate (metaforiche ma pur sempre legnate) al profano che vuol entrare in mezzo a noi? E, lo sapete, quante altre potremmo elencarne!
Non basterebbe forse sederci intorno ad un tavolo e dire: fratelli, ragioniamo, anzi: amici, ragioniamo.
Non sono sicuro che non basterebbe.
Possiamo quindi arguire che simboli ed influenza spirituale non sono alla portata della “ragione” ma sono forze che l’uomo può solo intuire.
Con l’intuizione posso arrivare al simbolo, con l’intuizione posso accettare l’idea di una influenza spirituale che scende, a date condizioni, ad illuminare i nostri lavori.
Ecco allora che 1a ragione sta alla materia come l’intuizione sta a ciò che è fuori dal tempo e dallo spazio.
Tornando quindi alla frase che ha dato il via a queste riflessioni possiamo quanto meno affermare che essa è incompleta non riconoscendo alcun ruolo all’intuizione ma basando tutta la possibilità di comprensione sulla ragione.
Ma qualche riflesso di quanto è detto è percepibile anche all’interno della nostra Officina.
Ho già detto dell’affermazione che la nostra diversa disposizione interiore dipenderebbe unicamente dalla nostra volontà anziché da influenze evocate dai riti compiuti.
Ma ciò che maggiormente mi preoccupa all’interno della nostra Officina è che, per tentare di combattere un certo dogmatismo dottrinale a volte irritante per le certezze assolute che propina che non mi sento di condividere ma che comunque rispetto, si cada nell’errore opposto che consiste nel voler ricondurre tutto al razionalismo più spinto.
Così mi spiego affermazioni tese a delegittimare a tutti i costi il possibile ricollegamento iniziatico della Massoneria a forme tradizionali antiche soltanto perché non è scritto da nessuna parte ed i documenti a nostre mani non ne parlano.
Il fatto che non sia scritto non mi basta per sostenere che non esista.
Ecco la ragione all’opera per distruggere tutto ciò che non è codificato e che sfugge all ‘approccio scientifico razionale e metodico.
È proprio impossibile ipotizzare che i nostri padri costruttori abbiano frovato la forza per realizzare le innovazioni tecniche che stanno alla base dello stile gotico non soltanto da calcoli e misurazioni ma anche da intuizioni e conoscenze non codificate.
Di forte alla bellezza quasi “non umana” di simili realizzazioni è pensare che ciò sia solo frutto di calcoli matematici’?
Ho la sensazione che seguendo la strada della razionalizzazione della Massoneria la priviamo dei fondamenti che la costituiscono relegandola al ruolo di un qualsiasi Rotary o Lion con tutto il rispetto per queste associazioni fra l’altro di ispirazione massonica.
È il caso di ricordare il simbolo del tappeto a scacchi con l’obiettivo, per l’iniziato, di saper camminare sulla linea che divide il bianco dal nero che significa perfetto equilibrio, controllo delle passioni, capacità di discernere senza pregiudizi.
Ma fra “ragione” ed “intuizione” quale sia questo equilibrio è tutto un altro discorso.
P. S.: pensiero letto sulla Stampa del 24/1/97: “Non il sonno, ma l’insonnia della ragione genera i mostri”
TAVOLA DEL FR,’, G. F. Cmmrcc,