ANNOTAZIONI SUL RITUALE

ANNOTAZIONI SUL RITUALE

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

come già più volte ribadito nella nostra Loggia in precedenti occasioni, l’azione umana può propriamente essere definita rituale nella misura in cui si adegua ad un “ordine” di tipo universale o, in altre parole, ad una conformità con le leggi che regolano il cosmo.

In virtù delle affinità analogiche fra l’atto ed il principio che tale atto esprime, colui che agisce ritualmente entra in sintonia con quest’ultimo e partecipa pertanto della sua natura grazie alla misteriosa assonanza fra i simili che “La Tavola Smeraldina” di Ermete Trismegisto enuncia con l’espressione “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.

L’azione rituale, in qualche modo spersonalizzata o comunque svincolata dall’arbitrio (almeno apparente) dell’io, diventò così una specie di prolungamento dei principi universali che, per questa via, operano nel cosmo secondo due modalità, una delle quali oggettiva, ovvero direttamente sulla realtà che ci circonda, e l’altra soggettiva, nel corpo e nell’anima di chi compie il rito.

Bisogna tuttavia fare una necessaria distinzione fra rito, rituale e cerimonia. Il rito, come detto in precedenza, è un atto simbolico strettamente connesso con i principi universali e pertanto più idoneo ad “attivarli” sul piano del cosmo; il rituale ha invece un carattere più subordinato in quanto, sebbene all’apparenza più complesso, esso in realtà, a causa di una parziale “razionalizzazione” o ftlmanizzazione” a fini didascalici, tende a “rivelare” quanto espresso nel rito secondo il doppio senso che ha questa parola, quello cioè di spiegare esteriormente e, nel contempo, di nascondere. Per portare qualche esempio tratto dalla Massoneria, potremmo dire che, all’Apertura dei Lavori, i momenti propriamente di “rito” sono l’apertura del Compasso sulla Squadra, l’accensione delle tre Luci, i tre colpi di Maglietto, la tracciatura del Quadro di Loggia, mentre tutto il resto rappresenta una estensione di tipo connettivo-didascalico di quanto sinteticamente già contenuto negli atti essenziali; l’associazione di tutto questo forma il “Rituale”

Questo sviluppo del rito ovviamente, pur essendo tutt’altro che inutile, è comunque meno importante e certamente meno “fisso” (da cui le innumerevoli varianti nei rituali massonici esistenti) del rito in se stesso e la sua eventuale assenza non implicherebbe minimamente la perdita di efficacia di questo dal punto di vista della discesa delle influenze spirituali; può avvenire invece che l’eccessivo sviluppo di questi aspetti secondari, in concomitanza con una scarsa comprensione di quel che si sta facendo, possa in qualche modo “soffocare” l’essenziale e condurre il rituale ad essere una semplice cerimonia, la quale, a causa della scomparsa del rito, non sarà altro che una manifestazione “commemorativa” di portata soltanto psicologica e non più effettivamente spirituale.

C’è da chiedersi cosa siano in realtà certi “rituali” dell’attuale Massoneria come l’insediamento delle Cariche, il Rito funebre, il Riconoscimento coniugale ed latri dello stesso genere, Rituali o Cerimonie? Il mio pensiero è che questi, essendo comunque un prolungamento, anche se secondario, della ritualità massonica, mantengano un carattere rituale in quanto vivificati dai “riti primari” che continuano ad essere regolarmente compiuti, anche se con gradi diversi di consapevolezza da parte dei Fratelli. Sarei alquanto più incerto per quanto riguarda rituali tipo quello delle Stelle d’Oriente sebbene, trattandosi anche in questo caso di emanazione massonica, un rifiuto “tout court” sarebbe superficiale in assenza di ulteriore approfondimento che non tenterò di fare qui.

Si può pensare che rituali come quelli appena menzionati siano nati in conseguenza del distacco fra Massoneria e Chiesa e rappresentino una sorta di “sostituzioni” degli analoghi sacramenti non più formalmente accessibili, anche se a carattere improprio in quanto non è compito di una organizzazione iniziatica quello di occuparsi di aspetti dell’esistenza abitualmente di competenza exoterica, tuttavia …

Per tornare in argomento si può in sintesi dire che il rito è essenzialmente costituito da puri simboli, mentre, con il rituale, si assiste ad uno sviluppo (talvolta anche opinabile in certe versioni) di contenuti razionali-morali presenti in modo secondario nei simboli stessi, ma non sempre e non a tutti così evidenti. L’aggiunta di tale “commento”, essendo più direttamente rivolta al composto individuale, può predispone quest’ultimo ad una migliore ricettività nei confronti delle influenze spirituali catalizzate dai simboli veri e propri.

A proposito dell’azione di queste ultime è opportuno dire qualche parola circa il carattere apparentemente costrittivo dell’azione rituale. In realtà tale costrizione è percepita dagli elementi individuali disarmonici i quali, nella misura in cui sono cristallizzati, resistono all’ azione armonizzatrice del rito avvertendolo come oppressivo.

Tutto questo ha delle analogie con l’influenza astrologica del pianeta Saturno che, abitualmente, è considerato come negativo o malefico perché induce a guardare il reale così com’è e conseguentemente a prendere coscienza di se stessi; per tale ragione, contrastando gli “edonismi” individuali, esso, nel corso dei suoi transiti, porta a crisi anche assai profonde. Tali crisi però, in analogia con l’opera al nero degli alchimisti (da noi la sgrossatura della pietra grezza), sono necessarie per rafforzare, mediante purificazione, le capacità di accostarsi a realtà di ordine superiore. Il rito, pertanto, pur non essendo “libero”, è “liberatorio”.

Passiamo ora ad un altro aspetto. Nel rituale di iniziazione al primo grado, il candidato è indotto a percorrere le fasi del suo futuro sviluppo spirituale secondo l’ordine delle leggi che regolano il cosmo ed esistono in .effetti precise analogie fra le varie parti del rituale di iniziazione ed i dodici segni dello zodiaco. Il candidato, durante tale ciclo, può ricevere impressioni abbastanza confuse a livello mentale ed emotivo, ma, su piani più profondi, le realtà essenziali proiettate all’interno della sua coscienza, grazie all’azione delle influenze spirituali durante il rito, gli permetteranno, quando la sua iniziazione passerà da virtuale ad effettiva, di “riconoscere” i diversi stadi di consapevolezza che starà attraversando e di assimilarli alla propria coscienza senza timori né incertezze. In questo senso si può considerare il rituale come una sorta di “anticipazione” esteriorizzata del percorso da compiere, il quale però diverrà significativo solo quando l’esperienza reale ed interiorizzata di tale percorso sarà in atto; è evidente che, fino a quando l’iniziazione permane solamente virtuale, tale “risveglio” di coscienza deve considerarsi come “differito”.

Vorrei ancora fare qualche considerazione circa lo stato dei nostri rituali dovuto alle numerose manipolazioni, non sempre felici né opportune, avvenute nel corso del tempo. Su questo punto bisogna fare alcune distinzioni.

Come accennato in precedenza, alcune parti del rituale sono da considerarsi propriamente essenziali e non possono essere alterate, mentre altre sono secondarie e la loro eventuale alterazione può, in certi casi, indurre una “diminuzione” della efficacia simbolica del rito stesso, ma non la sua invalidazione.

Data per scontata la validità “attuale” dei rituali massonici, certamente dovuta ad una protezione particolare da parte del  .•.U.•. che ha provvidenzialmente impedito, fino ad ora, profanazioni irreparabili, si deve dedurre che nulla di quanto vi è in essi di essenziale sia stato alterato. Lo stesso non può però dirsi di altri aspetti, meno essenziali, ma comunque importanti dal punto di vista simbolico, che riguardano i rituali. È pertanto altamente auspicabile che il lavoro di ricerca delle alterazioni e l’eventuale ripristino delle forme corrette, sia portato avanti da tutti coloro che comprendono l’importanza del simbolismo. A questo riguardo può essere utile tenere in considerazione quanto segue.

Nell’ambito dei simboli in rapporto duale (quali Squadra e Compasso, le colonne J e B, il Sole e la Luna, ecc.) esistono correlazioni che possono definirsi orizzontali ed altre definibili verticali. Nel primo caso il complementarismo espresso riguarda lo stesso piano di esplicazione del simbolo e la eventuale inversione, ancorché scorretta, implica una riduzione della pregnanza simbolica, ma non necessariamente una sovversione; in altre parole, sempre a titolo di esempio, l’attuale attribuzione di Forza e Bellezza al Secondo e Primo Sorvegliante, prevista dai rituali del Grande Oriente, è certamente scorretta, ma, grazie alla parziale reciprocità delle simbologie orizzontali, l’incoerenza fra le due posizioni non è così radicale come lo sarebbe, per esempio, la sostituzione della Saggezza (che si situa su di un piano superiore) con una di queste.

Assai più gravi, in effetti, sono le inversioni dei rapporti verticali (del tipo Squadra e Compasso) poiché in questo caso ci si può trovare di fronte ad una vera e propria sovversione con conseguenza assai più serie dal punto di vista degli effetti indotti che diverrebbero, in tal modo, portatori di squilibrio anziché di armonia (nota è la pratica regolare di questo tipo di “inversioni” in magia nera); per usare una immagine costruttiva, il tetto non sarà mai intercambiabile con il pavimento, giacché il Cielo non lo è con la Terra, né il Compasso con la Squadra, ma scambi simmetrici fra desta e sinistra possono essere indicativi di un semplice scambio di visuale, sebbene anche questi debbano essere esaminati con attenzione e non operati superficialmente.

Spero che queste brevi annotazioni abbiano potuto dare un contributo, anche se piccolo, alla migliore comprensione di quanto importati siano, non solo la salvaguardia dei contenuti rituali e simbolici a noi affidati dalla Tradizione massonica, ma anche la loro corretta esecuzione e la frequente meditazione sugli stessi durante e fuori dai Lavori di Loggia.

Come si è detto, i riti, ben lungi dall’avere una funzione puramente “rappresentativa” finalizzata a percezioni mentali ed emotive, agiscono molto più in profondità e sono, pertanto, il mezzo indispensabile per rendere operativo il nostro lavoro ed attualizzare quelle trasmutazioni interiori che sono la premessa indispensabile affinché la “Luce Massonica” possa manifestarsi all’interno dei nostri cuori.

TAVOLA DEL FR.’. A. Orlnd,

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