INVITO ALLO STUDIO DI DANTE
La Massoneria è una scuola iniziatica. Sarebbe assurdo ritenere che col fatto di entrare nell’Istituzione attraverso le formalità ed i procedimenti conosciuti da chi vi appartiene, ere si attui un momento miracoloso per cui un profano istantaneamente acquisisca tale de padronanza di sé da essere iniziato nel vero e completo significato del vocabolo. Sarà stato «iniziato» e per aver superato le prime prove, ma queste costituiscono solamente la rappresentazione simbolica della maturazione iniziatica che si perfezionerà durante tutta la sua carriera. Il neofita appena accolto dovrà impegnarsi ad apprendere, non dovrà parlare, ma dovrà imparare I ‘assai più difficile arte dell’ascoltare, del tacere e soprattutto di intendere. In forza di questa realtà il neofita deve raggiungere un certo sviluppo di comprensione, di conoscenza e di maturazione iniziatica che assolutamente non ha potuto percepire fin tanto che era profano.
Un raffronto molto materiale ma chiaro ed inconfutabile, potrebbe essere che nessuno affiderebbe un’importante costruzione di alta tecnica, né accetterebbe una conferenza d’ingegneria da parte di chi si sia appena iscritto alla Facoltà. Lo stesso principio vale per l’apprendista e per ogni successivo grado.
Parrà un paradosso, ma in realtà la Massoneria pur essendo una scuola, non «insegna» nulla. La Massoneria fornisce un metodo per cui tutti i suoi rituali, le sue prescrizioni, i suoi regolamenti devono essere meticolosamente seguiti e capiti. Essi non possono essere mutati, col rischio di intaccare e distruggere il fondamento reale e gli copi dell’istituzione. Sulla traccia di questo metodo, il massone si prepara per proprio conto perfezionandosi verso l’iniziazione personale.
Non dobbiamo dimenticare che la Massoneria è scuola Iniziatica quanto lo potevano essere in tempi remoti l’iniziazione Braminica di Krishna, i Misteri Dionisiaci di Orfeo, i Misteri d’Egitto di Ermete, i Misteri di Delfo con i Pitagorici, i Misteri Eleusini. Di questi la Ma soneria è in parte erede e seguace, perché nulla di nuovo in campo esoterico è stato finora scoperto. L’unica differenza che la può distinguere dalle scuole Iniziatiche e Misteriosofiche dell’antichità è che la Massoneria si è adeguata ai tempi moderni per le scoperte scientifiche, nonché per le mutate abitudini e condizioni di vita dell ‘uomo. I suoi fini sono ancora esoterici per il bene dell’umanità, essendo Speculativa per la preparazione dell’uomo ed Operativa per I ‘inserimento di un uomo particolare, l’ iniziato, nel consorzio umano.
La scuola è quella che insegna, ma per la Massoneria non si può parlare propriamente di scuola e di insegnamento nella comune accezione del termine. Non possiede libri di testo, grammatiche, dispense, professori e docenti. Essa opera attraverso I ‘iniziazione che si sviluppa per volere dell’individuo, attraverso un’azione esoterica, cioè intrinseca ed intima dell’uomo. Qui non trattasi esclusivamente di utilizzare l’intelligenza cerebrale, ma di sviluppare facoltà appartenenti a piani sottili, di carattere spirituale. Per dotti che si sia nel campo profano, l’iniziazione è cosa assolutamente diversa che si realizza per la prima volta entrando nell’Istituzione. Da quel momento si opera lentamente una trasformazione che richiederà anni di paziente lavoro e concentrazione per giungere grado dopo grado a formare l’uomo saggio.
L’istituzione intesa come Scuola Iniziatica implica l’impegno del Massone di apprendere, non imparare, ma toccare, palpare, raggiungere – con poteri suoi propri qualche cosa che la scienza profana non ha la possibilità di fornire. La Costituzione dell’Ordine precisa che la Massoneria è scuola di esoterismo, che è l’espressione attiva di cui il rito dell ‘iniziazione d’ingresso è stato il primo simbolo di separazione dalla scienza profana per l’utilizzo dei mezzi esoterici, operanti attraverso l’intuizione per preparare l’iniziato con un lavoro che si compie in lui se opera con persistente perseveranza e modestia verso il suo fine che è quello del proprio perfezionamento e di conseguenza anche dell’umanità.
Il termine forse più idoneo ad esprimere ciò che con difficoltà dicono le parole può essere quello usato di «intuizione». La ragione non è, insieme ai sensi, l’unica fonte di conoscenza. Al di là di essa esiste l’intuizione che è una facoltà difficile da definire e che si esercita in particolari casi e condizioni, in modo sporadico e discontinuo, con carattere di «illuminazione» subitanea ed incontrollata. A differenza della ragione, il suo esercizio sfugge alla volontà, e mentre si può essere consapevoli ed autocoscienti dello svolgersi del processo mentale di ragionamento discorsivo, non lo si può essere del processo intuitivo. Mentre un’idea dedotta razionalmente appare come l’ultimo anello di una catena di pensieri coscienti, le idee o i concetti intuiti irrompono spontaneamente uno dopo l’altro, almeno in apparenza, nel campo del pensiero cosciente. La facoltà di intuire è posseduta in gradi assai diversi dall’individuo. La facoltà di ragionare è posseduta in misura notevole da tutti gli uomini normali. L’intuizione sembra una dote piuttosto rara, tuttavia può anch’essa essere oggetto di viluppo individuale ed a questo mirano le scuole iniziatiche. Il ragionamento dipende dalla legge generale dell’evoluzione; l’intuizione può essere favorita in certa misura da opportuni esercizi, cosi com’è per la facoltà di ragionare che può essere affinata con lo studio, se ve ne è la predisposizione.
La facoltà di Intuire si affina col progredire dell’acquisizione del potere iniziatico e si rivela con sensazioni ed idee che i termini del discorso ordinario razionale non riescono ad esprimere. I concetti del linguaggio razionale in questo campo sono sempre soggetti alle limitazioni della parola per cui l’esposizione delle verità intuite riescono più o meno deformate e risentono della particolare struttura mentale di chi le fa o di chi le riceve o di chi le ripete. Analogamente gli sviluppi della propria iniziazione destinati a restare per la loro natura inesprimibili coi mezzi del linguaggio, ossia sono intrinsecamente «esoterici», per cui non è la scienza profana che possa essere di soccorso e di per sé esprimere l’essenza esoterica dell’iniziazione, raccolta invece per intuizione dall’individuo.
Questa estesa premessa indispensabile per afferrare lo spirito con cui siano da affrontare problemi che costituiscono non solo il valore intimo contenuto nella Massoneria, ma anche di opere altamente e profondamente esoteriche di cui il nostro paese e ha il vanto. Tutta l’opera Dantesca, ad esempio, dovrebbe essere esaminata sotto un aspetto ben diverso da quello superficiale a cui in genere si è usi. Questo lavoro dovrebbe essere compiuto dal Massone che si è immedesimato nella realtà delle premesse qui esposte, per giungere ad un rivolgimento spirituale di inestimabile valore iniziatico. Il contenuto delle opere di Dante lascia talvolta insoddisfatti allorché ci si limita a considerarle esclusivamente da un punto di vista linguistico e lessicale, storico o religioso. ln esse è presente una base misteriosofica che costituisce probabilmente il vero scopo per cui quelle opere furono scritte. Naturalmente, una analisi del genere non è nuova, ma presenta non poche difficoltà d’interpretazione poiché trattasi di opere quasi certamente indirizzate ad iniziati e costituiscono materiale per l’addestramento alla intuizione esoterica dei pochi eletti pronti e capaci di una simile indagine.
L’umanità tende dolorosamente a perdere la sua spiritualità per lasciarsi fagocitare dalla civiltà dei consumi. L’uomo non ha più individualità, carattere e coscienza del proprio essere. La vita si riduce ad un fatto materiale, a quella di un robot di calcoli antagonistici che cozza in continuazione – per invidia, prepotenza, egoismo e ferocia – contro altri robot calcolatori. L’uomo dovrebbe valorizzare di più la sua piena essenza per costituire un consorzio vivente nella pace, nella serenità, nella giustizia, unito da vincoli di bene, fraternità, libertà, convogliando tutte le proprie migliori attitudini verso un progresso mirante realmente al bene morale e materiale comune.
Questo appare il fine a cui mira Dante con le sue opere dirette all’umanità. Il richiamo di Dante merita di essere ascoltato e fornisce fonti inesauribili di insegnamento. L’interpretazione delle verità nascoste sotto il velo è di un simbolismo magistrale, merita il tentativo di approfondirne il contenuto esoterico. Il risultato fornirà sempre spunto allo viluppo di meditazioni personali, poiché i simboli parlano individualmente a ciascuno. Per l’assimilazione dei concetti esposti da Dante non è indispensabile la conoscenza del mondo storico a cui si riferisce oppure una particolare cultura di base, non solo perché la sua opera si presenta generalmente aneddotica, ma perché il vero fine trovasi nell’insegnamento profondo che occorre trarne per coprire la luce del proprio essere, la verità della propria natura, il perché della vita. L’impegno di Dante di insegnare cose che solo le menti che aspirino a ciò possono intendere è evidente in tutte le sue opere.
Il contenuto esoterico dell’ideologia dantesca non è esclusivo della Commedia; le altre opere, meno note, contengono l’insegnamento di Dante in maniera altrettanto evidente.
La Vita Nova per la sua costruzione e per l’uso dei numeri che Dante fa, rivela in modo chiaro che non si tratta della vicenda di un amore, per quanto elevato e spirituale, per una donna. Non occorre andare lontano nella ricerca dei fini esoterici di Dante con questo lavoro, poiché il titolo stesso vale come indicazione chiara che qui si mira al raggiungimento di una vita nuova. La vita verso cui Dante indica il cammino è la nuova vita a cui si rinasce dopo la morte del neofita per ciò che fu un passato oscuro ed inutile, e questa morte per risuscitare alla nuova vita luminosa è simboleggiata dalla morte di Beatrice. Beatrice è sempre lo stesso simbolo con cui Dante si esprime, è colei che si ritrova dopo la rinascita alla vita nuova, beata, rifulgente di una luce che diffonde intorno a sé e si rivela col bene che fa l’opera dell ‘uomo iniziato all ‘umanità quando è diventato un saggio.
Anche il Convivio è altrettanto apprezzabile per un significato celato sotto forma di opera dottrinale scritta apparentemente per commentare delle canzoni, in cui senza equivoci Dante dichiara che vanno interpretate secondo quattro significati: letterale, allegorico, morale ed anagogico, indicando con quest’ultimo termine la necessità dell’elevazione dell’anima a cose più spirituali delle terrene. Egli ha apparecchiato questo Convivio, secondo la sua stessa affermazione, agli «innumerabili» che o per «cura familiare e civile o per pigrizia» sono digiuni del cibo della sapienza; mentre egli sa, e Io afferma nell’introduzione, che «li uomini naturalmente desiderano di sapere» …, perché «ciascuna cosa», e quindi a maggior ragione l’uomo, . «è inclinabile a la sua propria perfezione» e questa perfezione, anche se non è raggiungibile in assoluto, è in qualche modo avvicinabile con la Ragione e l’Intuizione. Nella canzone «Tre donne intorno al cor mi son venute» Dante esalta la virtù della «drittura», che altro non rappresenta se non i <<buoni costumi». Trattasi del comportamento a cui l’uomo volto al proprio perfezionamento morale e spirituale deve attenersi per il raggiungimento dello stato superiore a cui deve mirare. Alla «drittura» si aggiungono due figlie, egli afferma: la Giustizia umana e la Legge positiva; quasi una personificazione una e trina della Giustizia nella sua essenza e nei suoi effetti. Dante spiega che per giungere alla pratica attuazione fra gli uomini degli insegnamenti che man mano illustra, lo occorre giungere prima ad una giusta comprensione dell’armonia universale che regna nella Natura. Per approfondire il significato dell’opera Dantesca occorre rammentare che si l’esoterismo non è spiegabile a chiare parole, ma richiede un simbolismo giustificato dal la segreto inesprimibile che contiene.
La Commedia costituisce un’opera allegorica e ciò è condiviso da molti, ma interessantissima ed utilissima è la ricerca del suo simbolismo esoterico. In ogni passo si cela una verità diversa da quella che apparirebbe ad una prima lettura superficiale. Alcune volte le spiegazioni di una rappresentazione si presentano molteplici e possono portare ad interpretazioni anche materiali oltre che fornire un impulso a meditazioni sui motivi che possono aver sospinto l’autore ad usare alcune immagini invece di altre.
Virgilio, come rappresentazione della ragione, può essere stato scelto da Dante per n il fatto che il poeta latino del Medio Evo era considerato un «mago», cioè un saggio, al un sapiente, un iniziato. Virgilio costituisce un personaggio importantissimo per Dante, a infatti, è nell’Eneide che si trovano dei simbolismi esoterici molto validi a giustificare la sua reputazione. Enea è per Virgilio l’uomo che raggiunge il dominio di se stesso, umile, ma sempre consapevole della propria responsabilità. Analogamente per Dante è Virgilio si che costituisce la forza della ragione che giunge a salvare l’uomo nel momento in cui si smarrisce ed è aggredito dalle forze del male.
Una interpretazione del primo verso della Commedia che parrebbe consona allo spirito di cui tutta l’opera dantesca è permeata attraverso i suoi simboli, si nota nell’indirizzo rivolto al lettore con quel «nostra vita» generico che potrebbe apparire come un riferimento rivolto a quell’uomo, non solo lui stesso Dante, che avendo raggiunto una e, certa maturità con le conoscenze della vita vissuta fino a quel momento o con gli studi compiuti, non possiede in fondo che la metà delle conoscenze a cui dovrebbe aspirare mancandogli la seconda metà, quella costituita dalla sapienza o saggezza superiore a cui a si riferiva nel Convivio. L’uomo comune vive praticamente in una selva oscura, dalla quale con l’ausilio della ragione può trarsi passando attraverso ai tre cicli dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, in cui l’illuminazione crescerà gradualmente dall’oscurità a alla luce solare e infine alla luce spirituale. La ragione sarà l’unica guida che lo potrà e condurre attraverso i primi due stadi della sua evoluzione.
L’uomo, con l’uso della ragione o del proprio raziocinio pensante, volgerà la sua visuale verso i peccati e ad uno ad uno li considererà. Potranno o non potranno averlo personalmente coinvolto, ma la ragione gli permetterà di visualizzarli ad uno ad uno secondo la gravità e le circostanze. La ragione costituisce l’elemento di guida unico in questa ricerca individuale, non esterno, poiché l’uomo esclusivamente per proprio conto deve lavorare e maturare verso l’iniziazione. Un personaggio dantesco molto interessante per il valore simbolico che rappresenta, in un raffronto con l’uomo comune, è Ulisse. L’Ulisse dantesco è colui che mira sempre a maggiore conoscenza, che sa che quando chiunque potrebbe ritenersi soddisfatto essendo tornato alla quiete della vita domestica, cioè alla insufficienza egoistica delle comuni conoscenze materiali, invece si rende conto di non essere giunto che nel mezzo del cammino di sua vita, poiché gli mancano le conoscenze superiori che potrebbero fare di lui un uomo saggio. Supera le Colonne d’Ercole, il limite massimo a cui ogni navigatore poteva giungere, e procede nel suo viaggio alla ricerca dell ‘essenza iniziatica dell’uomo. Chi vuol scoprire nella Commedia il valore superiore a quello prettamente letterario che vi è contenuto, non può non rimanere affascinato dalla potenza di questa immagine poetica del viaggio verso l’ignoto al di là delle Colonne d’Ercole, limite del comune scibile umano, e viene colpito dall’incisiva scultorea rappresentazione della nave inghiottita dai gorghi dell’ignoto e dell’irraggiungibile Verità, quando ormai essa si profilava all’orizzonte, lontana sotto forma di «… una montagna bruna per la distanza Le scuole esoteriche forniscono un metodo e non possono insegnare. Così fu ed è tuttora per qualsiasi scuola iniziatica. Il tema può essere costituito da forme diverse, ma il fine sarà lo stesso. Come grande era l’angoscia provocata al neofita dell’antico Egitto attraverso le prove a cui veniva sottoposto, così grande è l’angoscia e l’orrore che il neofita di Dante prova davanti alla contemplazione delle varie forme di peccato di cui l’Inferno dà realmente un’orrida visione. II neofita dantesco con paura discende la voragine infernale e quando teme di più si aggrappa alle «fidate spalle» di Virgilio, cioè la ragione che lo deve sempre sorreggere per trarlo dallo spaventoso baratro infernale e permettergli di uscire fuori «a riveder le stelle». Dante attribuisce un profondo valore ai numeri, come già insegnavano le antiche scuole iniziatiche e, primo di tutti, Pitagora, allievo dei Misteri Egiziani. Per i commentatori di Dante i numeri 3 e 4 si riferiscono generalmente alle tre virtù teologali ed alle quattro virtù cardinali. Tre sono le Cantiche della Commedia, trentatré i canti di ciascuna cantica, escluso il canto introduttivo. L’ingresso al Purgatorio avviene dopo la salita di tre gradini, uno bianco, equivalente al riconoscimento della colpa o del proprio essere; uno grigio che costituisce la fiducia e la consapevolezza del potere delle proprie capacità spirituali per il raggiungimento dei piani superiori; ed uno rosso, la vittoria e la potenza per avere apprese attraverso |
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la virtù della modestia, della temperanza e della tolleranza le capacità di dominio sul proprio essere. La soglia a cui si giunge è di diamante, su cui poggiano i piedi di un Angelo. Quest’angelo rappresenta il soccorso e I ‘aiuto che d’ora in poi accompagneranno con l ‘iniziato nella realizzazione delle sue azioni e dei suoi pensieri se manterrà una fermezza rigorosa ed incorruttibile delle proprie idealità volte a diffondere intorno a sé il bene e la luce acquisiti.
La Vita Nova costituisce un disegno architettonico di numeri assai interessante. Al centro dell’opera trovasi la canzone <<Donna pietosa e di novella etate» che fornisce la visione della donna morta. Prima e dopo di essa sono le due canzoni della lode e della morte; poi dieci composizioni minori, 9 sonetti più 1 ballata, innanzi alla prima; e dieci, 9 sonetti più 2 stanze di canzone, dopo l’ultima. Questa morte inserita al centro dell’opera, rappresenta il transito simbolico attraverso cui il neofita deve passare per giungere all’iniziazione. L’inserzione di visioni, apparizioni, sogni e presagi, tutti analizzabili sotto significati simbolici; le dissertazioni erudite e gli avvertimenti didascalici; talune citazioni bibliche; il parlare latino, specie di Amore; il simbolismo numerico, mirano a spiegare che Beatrice è un «nove», cioè un miracolo, il numero perfetto per lo stato beato dell’uomo iniziato che si è accostato alle massime conoscenze.
Il numero 9 ricorre 9 volte nelle vicende della Vita Nova: dal primo incontro con Beatrice, cioè il desiderio di apprendere della ragione; alla seconda visione di Beatrice, cioè la costanza del pensiero rivolto al proprio progresso spirituale; poi al saluto di Beatrice cioè che conduce ai primissimi approcci verso la beatitudine; alla prima visione di è Amore, cioè la necessità di realizzare gli stati superiori dell’essere; al riconoscimento del valore di questa beatitudine che si illumina man mano che si sviluppano le personali capacità di saggezza e sapienza; finalmente alla sesta apparizione del numero 9 si ha la terza visione di Amore sublimandosi nei suoi significati più spirituali; che al 70 , 8 0 e 90 ritorno col numero nove si realizzano nei tre ultimi stadi di perfezione della beatitudine portata da Beatrice morta, dal momento della morte di Beatrice e dalla penultima visione di Beatrice che rappresenta la rinascita dell’iniziato beato.
Il numero nove per Dante significa la massima elevazione spirituale raggiungibile ed il tre ne è il sottomultiplo con cui opera per il raggiungimento dell’iniziazione.
La Vita Nova merita attenzione, poiché tocca argomenti di altissimo valore iniziatico.
Dante mira ad indicare all’uomo il
percorso che deve seguire per diventare una pietra quadrata da inserire nella
costruzione del Tempio dell’umanità. Per lui la vera saggezza si consegue in
una ricerca di quei valori cui si accede con l’uso della Ragione ed a questa si
aggiungerà ad un certo momento l’intuizione, che supera il potere della
Ragione. Dante ha presentato al mondo medievale e cattolico la forza
dell’intuizione con il simbolo della Fede che costituisce l’accettazione di
dogmi non dimostrabili con la ragione. Sarà
.
Beatrice a rappresentare questa verità intuita che accompagnerà il neofita in Paradiso, mentre Virgilio l’avrà accompagnato fino al termine del Purgatorio, per cui, se la Fede intesa nel senso Cattolico implica l’accettazione di
principi religiosi indiscutibili, per l’iniziato essa vale come fiducia nell’esistenza di una verità insita nell’uomo,
una conoscenza che la ragione fa sentire
sotto forma di convinzione intima, una certezza dell’esistenza di una scintilla
di luce nell’uomo che è in grado di illuminare la sua vera essenza e la sua
destinazione.
Il Paradiso, ricchissimo di contenuto spirituale, raggiunge profondità di significato atte a suscitare la massima elevazione del pensiero e tocca i più sublimi gradi della perfezione a cui si possa giungere. Le conversazioni di Dante con Beatrice e con Piccarda mettono in evidenza lo scopo finale pratico dell’iniziazione. La conoscenza e la saggezza costituiscono non solo i valori da acquisire per se stessi, ma soprattutto per il progresso morale e materiale dell’umanità.
nostra carità non serra porte / a giusta voglia, e non come quella / che vuol simile a sé tutta sua corte» dice Piccarda Donati; al che Dante conferma: («chiaro mi fu allor come ogni dove / in cielo è paradiso, etsi la grazia / del sommo ben d’un modo non vi piove».
In altra parte Beatrice piega che l’iniziato spande intorno a sé differenti gradi di luminosità, per cui potrebbe intendersi che la sua capacità di comunicazione col mondo deve essere impiegata a guidare ‘umanità a seconda dell’intensità luminosa che sa diffondere. L’iniziato rivolge all’esterno le sue esperienze, ne fa partecipi gli altri, le utilizza praticamente nel consorzio umano per il bene universale.
L’umanità si trova oggi fra il mondo del passato che sta morendo ed un futuro che prolifera turbinoso e disorientato, senza nulla di rassicurante per la pace e l’equilibrio nell’animo umano. L’ Istituzione, da qualche parte, rivela tendenze che hanno cessato di essere spiritualmente investigative o iniziatiche. Gli studi esoterici, trascurati o svolti solo marginalmente, vi risentono della maniera di chi, servendosi delle spiegazioni dei moderni studiosi, ne vede la radice nei movimenti sociali ed economici o in più o meno astratti motivi filosofici. Dante ci riconduce a quegli stessi misteri attraverso scritti di valore inestimabile e, per gran parte dell’umanità, ancora da scoprire.
TAVOLA DEL FR .’. Jo Feyles