IL RITO EGIZIANO DEL CONTE Dl CAGLIOSTRO

IL RITO EGIZIANO DEL CONTE Dl CAGLIOSTRO

Ha ragione lo storico francese Daniel Ligou, autore del noto “Dictionnaire de la FrancMaçonnerie” quando sostiene che ben poco di egiziano è presente nei riti cagliostriani di Memphis e Misraim: “Ce rite “égyptien” est peu égypticn…••

Agli effetti i riferimenti all’Egitto e alla sua ritualità sono assenti o appena sfiorati nei limiti di qualche accenno minimo e stereotipo. L’ossatura del rito massonico è di estrazione ebraico-cabalistica come la totalità di questo genere di sistemi iniziatici.

Secondo lo stesso Ribadeau Dumas, Cagliostro, infervorato dalla moda dilagante per l’Egitto, volle dedicare a questa terra la sua complessa opera a metà tra alchimia, filosofia esoterica e misticismo. Però è vero che proprio dalla civiltà egiziana era scaturito ogni sapere ermetico di cui tutta la Cabalah è necessariamente infarcita. Quindi parrebbe, quella del di Guido Guidi Guerrera

mago, un ‘opera di recupero delle radici al di là dei segni esteriori con la ricerca di una verità protoarcaica e oltre qualsiasi ristretto confine.

“Altotas mi parlava spesso delle piramidi, degli immensi sotterranei scavati dagli antichi egiziani per custodire e difendere dalle in2iurie del tempo il prezioso patrimonio della sapienza umana . . . “. Sono parole queste che rivelano tutta la forza suggestiva della Terra del Nilo su un animo assetato di certezza e di mistero, infiammato e influenzato dagli insegnamenti del sapiente Altotas.

Fu costui ad iniziare il Grande Cofto ai misteri di Iside e di Osiride ed è dal suo sapere che derivano non solo i presunti poteri magici di Cagliostro ma l’intera formazione esoterica.

Se fosse. Altotas, un ciarlatano. una specie di esaltato mitomane o un autentico iniziato all’Ars Regia è impossibile stabilirlo.

Cagliostro lo incontrò in una locanda di Messina e ne rimase subito affascinato. Si esprimeva in un guazzabuglio linguistico anche se sosteneva di essere un po’ greco, un po’ spagnolo c si vantava di conoscere portentosi segreti alchemici. come la famosa “polvere di proiezione”. nonchè di possedere miracolose doti di guaritore.

Probabilmente la trasformazione di Balsamo in Cagliostro parte proprio da questo punto: fatto che indubbiamente dimostra come Aitolas pur nella sua strampalatezza abbia gettato i semi di una evouune verso nobili conquiste spirituali.

Da questa specie di personaggio guardjjeffiano ante litteram Cagliostro apprende il fondamento di ogni esperienza magica che è costituito dalle varie fasi alchemiche. Ogni parte del Rito Egiziano è specialmente pervasa da questo dettato ermetico volto ad alludere ai passaggi tradizionali che dalla cosiddetta Opera del Corvo o al Nero portano attraverso la “rubedo” alla scoperta dell ‘Oro dei Filosofi.

Al rito partecipano oltre al Maestro, il Grande Cofto, dodici “profeti” e sette “sibille”. Tutti sono tenuti all’obbedienza verso una serie di imperativi e di comandamenti, tra cui spicca la tolleranza rispettosa dell’universalità delle religioni e della dignità umana, nonchè il perseguimento del bene assoluto.

Una volta nel suo archetipo di Hermes Thoth, un ‘altra in quello di serpente, signore del tempo e della vita, Mercurio viene “ucciso” ritualmente dagli adepti maschi e dalle “sibille”.

Questa sorta di “estrazione mercuriale” rappresenta la base sostanziale del Rito Egiziano con tutte le significazioni possibili tanto di natura alchemica, che di valore magico-esoterico.

L’iniziato colpisce la parte “volatile” e irrazionale del proprio sè e la uccide per dar luogo a una palingenesi finalizzata alla fissazione dell ‘idea nella forma. Gli echi della dottrina ermetica egizia appaiono più evidenti evocando una forza archetipa come I ‘Ermete Trismegisto dentro il quale si agitano e congiungono i duplici bipolari aspetti dell ‘ermafroditismo. Tanto al fratello di sesso maschile che alla sorella vengono additati i mezzi esplorativi del proprio sè che portano dopo un travaglio iniziatico di tipi isidino-apuleiano alla perfetta fusione animus-anima.

Probabilmente l’intero rito di Memphis e Misraim sebbene sia, come sia considerato, costruito su modello cabalistico, con l’inevitabile frequentazione di forme angeliche nonchè di figure legate alla geometria sacra e a certi nomi divini ”di potenza”, risente di una formazione magico-esoterica assai vicina a culti primordiali. Questi ultimi sono stati mescolati ad altri più recenti di impostazione “salomonica” e rosacruciana, con l’inevitabile aggiunta di qualche medievalismo come nel caso della consacrazione degli “strumenti dell’arte”.

Se non fosse per la puntuale osservanza di regole astrologiche e planetario-analogiche, leggendo le “Quarantene” verrebbe in mente più di una correlazione con quel sistema di espirazione e affermazione spirituale noto come •’La Magia sacra di Abramelin il Mago”

Si tratta di un testo non conosciutissimo di autore ignoto, anche se pare probabile si tratti di un ebreo convertitosi al cristianesimo. Nel libro si prescrivono diverse norme comportamentali per giungere a una degna evoluzione che assicuri il contatto con il cosidetto Santo Angelo Custode. Per questo è necessario allontanarsi dal mondo per un periodo di tempo assai lungo (sei mesi), utile alla totale immersione nella vita contemplativa. meditativa e ritualistica.

Le quarantene spirituali del rituale cagliostriano sebbene previste per un tempo più breve, sembrano ricalcate dal precedente, almeno riguardo a quello che concerne tutta una serie di privazioni, digiuni e di volontario annullamento del significato stesso di fisicità corporale… Anche in questo caso tutto è finalizzato alla “Visione benefica” grazie alla quale come spiega il Dumas: “L’uomo si risolleva dalla caduta adamitica e si ricongiunge con la primitiva divinità”. Il candidato dedica quotidianamente sei ore alla meditazione, tre alla preghiera e ben nove alla preparazione e consacrazione di strumenti vari e della pergamena vergine ricavata dalla pelle di un bambino nato morto da una donna ebrea. Al termine della prova l’iniziando se è ancora vivo e perfetta mente lucido avrà dagli angeli la consegna delle parole di potere e del fuoco sacro contenuto in un sigillo magico.

Aleister Crowley grande e discussa figura di occultista vissuto fino agli anni quaranta del nostro secolo, aveva tentato le prove iniziatiche di Abramelin, animato da quella sincera e appassionata ricerca del proprio Angelo di Luce che sarebbe stata l’ossessione di tutta la sua vita. Un po’ per volubilità caratteriale, un po’ per ispirazione della sua fulgida intelligenza troncò quella esperienza molto prima della prescritta durata, nonostante a Boleskine un posto vicino a Loc-Ness avesse attrezzato il tempio come si chiedeva e avesse già constatato l’addensarsi di “‘nere ombre” anche in pieno giorno.

Quasi con certezza il mago inglese aveva compreso l’insussistenza della lettera del programma iniziatico. Nc aveva perciò estrapolato la simbologia e l’arcanum criptico chiuso nelle allegorici e difeso dalla capziosità di “impedimenta”, impossibili da superare se non teologicamente interpretati.

Cagliostro costruì il suo sistema su regole dello stesso tipo: “Chi aspira a questo ritirarsi nel Plenilunio di maggio con un amico di campagna ed ivi chiudersi in una camera ed acovo soffrire per quaranta giorni una dieta estenuante con scarsi cibi. per modo però che ogni refezione cominci col liquido, cioè colla bevanda, e termini col solido, che sarà un biscotto o una crosta di pane”. In seguito si richiede all’aspirante di procurarsi un certo numero di salassi e di aspettare la caduta dei denti e capelli che rinasceranno prodromi di una totale rigenerazione.

Se queste indicazioni non fossero considerate nel loro valore esclusivamente allegorico, l’incauto e stolto adepto si autoescluderebbe alla Conoscenza per dichiarata insipiente inadeguatezza e certo ne morrebbe.

Da che mondo è mondo ogni rito è stato sempre ammantato di una fitta rete di astruse e inconcepibili pretese solo per misurare il grado di evoluzione intellettuale ed esoterica del richiedente, proprio alla maniera dei cosiddetti “Koan” della filosofia Zen.

ln realtà l’intera Opus Iniziatica è sottesa da un continuo passaggio dalla Morte del sole Osiride alla vita della luna Iside che fusi nell’atto sessuale cosmico svelano il mistero dell ‘esistenza che è magia pura. Da questa sintesi nasce il Mercurio dei Saggi che racchiude tutta la forza di Eros e Thanatos nel perpetuo divenire degli eventi.

Forse come qualcuno ha sostenuto per Crowley a proposito di Aiwass il ministro di Hoor-Paar-Kraat, anche la figura dell ‘ineffabile Altotas potrebbe essere la dilatazione  delle potenzialità inconsce di Cagliostro. Poco importa se tanto Aiwass che Altotas possano vantare una propria autonoma realtà: essi vivono ed esistono essenzialmente in funzione della personalità dei maghi e della loro ricerca interiore.

Lo stesso Eliphas Levi nella sua Storia della Magia tende a dimostrare il significato criptico del nome Altotas che significherebbe ministro, messaggero di Thoth, l’Ermete egiziano. Come poi il Crowley, Cagliostro perciò sarebbe stato promotore e profeta di una riforma spirituale di impronta egizia in costanza dell ‘Eone osiridiano che avrebbe ceduto il posto a Horus, il figlio vendicatore.

Della logica legata al potere di Osiride il cui Grande Cofto aveva intitolato molti dei suoi riti, sarebbe  stato martire egli stesso pagando col prezzo della vita il sacrificio al dio della passione e della morte. Forse, questo, l’unico è più autentico messaggio esoterico di Alessandro Conte di Cagliostro.

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