Etica Massonica e Medicina
di Guido Valente, Enrtco Galletto, Roberto Navone
Fra le discipline scientifiche, la medicina occupa un posto particolare, poiché in essa rivestono eguale importanza l’aspetto puramente speculativo, comune alle altre branche della scienza, e l’impatto sull’uomo, inteso come persona sofferente o comunque bisognosa. Tutti coloro che, nella vita profana, svolgono la professione medica, hanno certamente più dimestichezza o comunque hanno più occasionc di occuparsi di questo secondo aspetto che non del primo. Questo lato umano della medicina è, di fatto, quello che pone quotidianamente di fronte a problemi etici talvolta sofferti e difficili da risolvere: il concetto di bioetica, pur possedendo connotati che vanno anche al di là della medicina, è nato da questo bisogno di rendere i due aspetti della medicina il più possibile compatibili fra loro. Dal momento che la Massoneria ha, fra i suoi obbiettivi irrinunciabili, il miglioramento dell’Umanità in generale, e di noi singoli in particolare, un confronto critico fra etica massonica ed etica medica appare particolarmente interessante. Non solo, ma il più antico documento di etica medica a noi pervenuto, il giuramento di Ippocrate, ha in sé un significato imziauco che per alcuni aspetti può ricordare l’iniziazione del profano alla vita massonica (vedi la tavola del F:. R. Navone “11 giuramento di Ippocrate”, pag. 47 del numero 39 di Delta, febbraio 1995).
Ma quali sono i fondamenti dell’etica massonica? Essi sono, in definitiva, sintetizzati nelle affermazioni rituali dei nostri lavori: lavorare al bene e al progresso della Patria e dell’Umanita; inoltre, nel rituale di iniziazione, compare anche il concetto di “dovere”. Trasferendo questi primi elementi sul piano della medicina, identifichiamo subito un caposaldo etico di primo ordine: il dovere non è ovviamente un concetto sostanzialmente diverso nella pratica medica rispetto a tante altre attività e professioni umane; è pacifico che chi è impegnato in un’attività abbia il dovere morale di svolgerla nel migliore dei modi. Tuttavia in medicina porsi un problema etico significa molto spesso prendere delle decisioni gravi e inappellabili.
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Ecco quindi che il problema diventa più articolato, e forse proprio l’analisi da un punto di vista massonico ci consente di metterlo a fuoco in maniera più soddisfacente. Affianchiamo, allora, alla parola chiave “dovere” quella di razionalità, poiché, come apprendemmo nel rituale di iniziazione, la morale “è una scienza che riposa sulla ragionc umana”. In questo modo sgombriamo il campo da impostazioni di pensiero dogmatiche, o più semplicemente sentimentalistiche che identifichino l’opera del medico regolata in gran parte da un impeto di altruismo. L’attività del medico, quindi, in senso massonico, dovrebbe seguire le leggi morali del dovere verso il prossimo, regolate dalla razionalità e dall ‘intelligenza.
Altro fondamento dell’etica massonica che può essere trasferito sul piano dell’attività medica è quello della solidarietà: anche la solidarietà deve essere regolata dalla razionalità e dall’intelligenza ma, a nostro avviso, va soprattutto intesa nel senso più lato di disponibilità. E giusto che questa sia rivolta ai malati ed ai loro familiari, ma non solo ad essi; occasioni di dimostrare la propria disponibilità si verificano anche nei confronti degli altri medici, degli operatori sanitari non medici, degli studenti. La disponibilità è quello spirito di servizio che ci spinge moralmente a operare, anche in momenti difficili, per il bene degli altri, oltre che per il miglioramento di noi stessi, c non può essere disgiunta dal senso di tolleranza che ci deve animare in tutti quei frangenti, e per i] medico sono tanti a tutti i livclli, in cui persone o situazioni pongono degli ostacoli.
Ci siamo attenuti sinora a dei concetti di base, dai quali si può evincere che la medicina, osservata dal punto di vista dell’etica massonica, non è altro che uno dei tanti strumenti con cui l’uomo si adopera per esercitare il bene. Tuttavia, nessuno dei concetti espressi è applicabile esclusivamente alla medicina. Addentrandoci in situazioni specifiche, è proprio la nostra esperienza massonica che ci deve indicare, volta per volta, i giusti comportamenti da adottare, così come in tutti gli accadimenti della vita profana. E qui che possiamo riscontrare le maggiori difficoltà: è sempre possibile conciliare la nostra aspirazione al bene e al progresso dell’Umanità con le varie sfacccttature della professione medica? In altre parole, dobbiamo considerare in ogni caso il progresso scientifico come un pro76
gresso dell’Uomo, così da impegnarci in talune forme di sperimentazione clinica o di manovre altamente tecnologiche, o non corriamo piuttosto il rischio di perdere di vista gli obiettivi primari di tale progresso? Vi sono anche altre possibili contraddizioni: basti pensare che uno dei momenti più alti della solidarietà esercitata in campo medico è quello di alleviare la sofferenza fisica, e questo aspetto è talvolta incompatibile con il proseguimento della vita stessa. La risposta a queste domande è anche in questo caso articolata: il progresso della scienza medica corrisponde al progresso dell’Uomo quando in ogni caso ne salvaguardi la dignità c quando rispetta le leggi dell’Umanità.
Potremmo concludere che etica massonica ed etica medica siano pienamcnte sovrapponibili. Certo, non abbiamo la presunzione di affermare che l’esperienza massonica sia indispensabile per comprcndere pienamente Ic linee guida della bioetica e per osservarne i contenuti; tuttavia, se davvero in tutti gli uomini liberi e intelligenti vi è una massonicità latente, ci sia consentito sperare che questa, magari inconsciamente, venga espressa in tutte le occasioni possibili.
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