STUDI MASSONICI E STORICI

STUDI MASSONICI E STORICI

Studi massonici e storici

LINGUAGGIO RAZIONALE

E LINGUAGGIO SIMBOLICO

Primo Neri

La ricerca massonica si avvale di simboli di vario tipo: alchemici, astrologici, elementari ecc.; simboli che sono necessari, anzi indispensabili per un lavoro di ricerca iniziatica.

E certo che nel leggere o nel parlare di questi schemi simbolici, soprattutto ai profili ma purtroppo anche a molti fratelli, per l’abitudine ad un linguaggio ben definito e che esprime direttamente una utilità, sorge quasi un senso di repulsione, di gioco verbale e direi quasi di un inutile formalismo fine a se stesso. Siamo abituati a trovare nelle parole e nelle frasi una giustificazione logica che ci indica con chiarezza il loro significato, e la loro finalità e parlare di <<fuoco, aria, scorpione, compasso, eccetera» di fronte alle chiare enunciazioni della nostra cultura del ‘900, può far il sospetto di trovarsi di fronte ad astratte espressioni formali del passato, frutto della superstizione e dell’ignoranza.

L’IPOTENUSA

E queste espressioni verbali sono veramente forme e soltanto forme se considerate nel loro significato comune.

In questa prospettiva è. comprensibile che sorgano queste domande: «Che gioco di parole è dunque questo? Perché mi debbo interessare a dei feticismi, a delle idolatrie verbali?».

Cosi non ci si può trovare e capire. Non siamo noi soli gli intelligenti, i bravi, gli evoluti. Non meno di noi, nei tempi passati, ci sono stati grandi uomini, grandi menti, grandi saggezze che non meno dei nostri scienziati si sono dedicati alla ricerca della Verità e della vera Realtà.

Non è possibile pensare che uomini come Talete, Eraclito, Agostino, Platone, Socrate, Pitagora, Seneca, Bacone, Aristotile e tanti altri, fossero tutti condizionati dalla superstizione, quando il loro pensiero ha saputo in tal modo elevarsi in tutti i campi dello scibile da esserci ancora di guida e di insegnamento nel nostro sviluppo culturale.

Eppure, quei grandi uomini tenevano in elevata considerazione la conoscenza simbolica ed iniziatica e ad essa dedicarono buona parte, se non la massima parte, della loro ricerca e del loro interesse.

Appare evidente che c’è qualcosa che non torna, qualcosa che non va: od era in grave errore la loro formazione intellettuale o sono questi fratelli che non riescono a comprendere, che non riescono ad aprirsi ad un’ altra dimensione della mente.

Guardiamoci attorno. Esaminiamo distaccati la nostra cultura, le nostre strutture sociali, il nostro modo di vivere e di pensare.

L’umanità sta disperdendosi in un assommarsi di nozioni, di aspetti esistenziali, di ideologie, di attività fine a se stesse. La mentalità positivistica, per una sua necessità metodologica, fu caratterizzata da una analisi sempre più minuta e precisa di tutti gli aspetti della vita e della cultura. E ciò appare giusto, in quanto questa analisi approfondita poteva meglio conoscere e fissare la conoscenza della realtà fin nei suoi più intimi aspetti.

La conoscenza ci pare più sicura perché tutto abbiamo analizzato, perché tutto abbiamo dissolto in parti, e queste ancora le abbiamo puntualizzate in ulteriori esami e focalizzazioni.

Ma non ci siamo cosi accorti che le parti, in se non hanno alcun significato, se non riferite alla totalità della quale sono parti.

TERZO TRIMESTRE 2015

Esiste una sola Realtà e una sola Verità e noi abbiamo astratto, da quella unitàtotalità, delle parti, per analizzarle a scopo di studio, dimenticandoci che questa è stata una astrazione.

Tutta la nostra conoscenza, che noi giudichiamo così concreta, si rivela perciò fondamentalmente astratta, in quanto manca sempre ciò che aveva caratterizzato la cultura delle Grandi Civiltà del passato: una Grande Sintesi che sola può dare una vera conoscenza.

Ma le Grandi Sintesi non possono essere espresse solo col linguaggio razionale, in quanto la concettualizzazione limita nei confini della definita e perciò statica espressione verbale, tutta una realtà trascendente e indefinita e perciò non definibile.

L’ultima Grande Sintesi che è stata tentata – quella Einsteniana della Relatività – è stata espressa con un mezzo puramente simbolico, la matematica, ed ogni sua riduzione alle normali coordinate della mente provoca un senso di smarrimento e di confusione: solo intuitivamente può essere in parte compresa ed in parte accettata, e questo a seconda dell’apertura all ‘irrazionale di chi la considera.

Così solo il linguaggio simbolico, considerato al di là dell’aspetto razionale delle espressioni verbali, e solo come un mezzo irrazionale ed intuitivo di conoscenza, può aprirci alla comprensione della Grande Sintesi della vera e ultima Realtà.

Solo col linguaggio simbolico ci sarà possibile superare il contingente e il definito per immettere nella nostra conoscenza il trascendente e l’indefinito. Solo col linguaggio simbolico l’uomo potrà conoscere di se stesso non solo l’esteriorità fenomenica e i suoi sentimenti psicologici, ma anche l’interiorità spirituale e i valori morali.

Abbiamo detto che il simbolo è un mezzo più completo e totale di conoscenza in confronto del concetto, poiché si rivolge non solo alla mente ma alla totalità della conoscenza umana.

Infatti se noi diciamo «fuoco», e non ci soffermiamo sul significato formale ma cerchiamo di sentire che cosa desta in noi questa parola, sentiamo emergere altri significati: potenza, creatività, elevazione, spiritualità. se diciamo («acqua», altre coerenze sorgono: passività, orizzontalità, trascinamento. Se diciamo la parola «aria», sentiamo per analogia: sottile, incostanza, variabile. Se «terra»: rigido, fermo, materialità.

L’IPOTENUSA

D’altra parte, oltre a questo sentire delle coerenze interiori di fronte ad una espressione verbale, attraverso il linguaggio simbolico ne può derivare una convenzione fra iniziati ad una ricerca, sia per semplificare il linguaggio a molti significati, sia per renderlo gradualmente sempre più comprensibile agli stessi iniziati e sempre meno ai profani.

E chiaro che le parole «Cancro», «Marte», «Scorpione», cccetera, non provocano evidenze particolari. Ho detto parole italiane perché non posso escludere che agli inizi e nella lingua originale esoterica anche tali parole avessero una consonanza di significati interiori.

Ma anche se non destano evidenze particolari, queste espressioni vengono usate convenzionalmente per esprimere, ognuna diversamente dall’altra, dei significati particolari, non definiti e delimitati, ma sempre variamente intelligibili e conoscibili a seconda della gradualità di sperimentazione.

Ho detto gradualità di sperimentazione perché il linguaggio simbolico lo si può anche imparare, e diventa in questo caso conoscenza di un mezzo di ricerca esoterica. Ma rimane solo e semplicemente conoscenza di un mezzo e se questo mezzo non viene adoperato, rimane una conoscenza nozionistica da aggiungere alle altre conoscenze.

Ma un mezzo è un qualcosa che deve essere usato perché possa esprimere la sua finalità, la sua efficacia. E il solo metodo per poter usare il mezzo simbolico per una ricerca iniziatica è la meditazione sul simbolo e la sperimentazione del simbolo.

Direi quasi che bisogna incarnare i vari simboli, per poter diventare sempre più, attraverso la nostra ricerca iniziatica, noi stessi il «Simbolo della Vera Realtà, il Simbolo della Verità».

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