Impegno
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
vorrei, alla ripresa di questo Anno Massonico, fare alcune riflessioni che mi vengono dettate dall’attaccarnento che provo verso l’Istituzione in generale e verso le idee che essa propugna, cd anche verso questa particolare Loggia che, molti certo sanno, il considero “la” Massoneria.
E qui, tra queste colonne, che io da quando sono stato iniziato tento, con altema capacità e fortuna, di squadrare la mia pietra, in vostra compagnia e con il vostro aiuto, che non può essere altro che un confronto. Naturale quindi che mi identifichi in essa.
Facendo queste considerazioni, vado con la memoria alla sera dell’iniziazione, ed in particolare ad una domanda:
“Che cosa chiedete alla Libera Muratoria?” la risposta suggerita, ma che deve essere vera, è: “la Luce”.
Mi fu poi spiegato, e comunque lo dovevo poi comprendere da solo, che tale ricerca è quanto mai ardua e impegnativa. Ricerca alla quale è quanto mai facile decidere di rinunciare, abbandonando il cammino. Invece occorre ricordare che abbiamo preso un solenne impegno con noi stessi, di fronte all’Offcina tutta ed al Grande Architetto dell’Universo, di percorrere un VIA INIZIATICA.
Tale via è certamente dura, ma quanto mai proficua di soddisfazioni e di risultati, basta perseverare con il giusto impegno, senza troppi sviamenti e tentennamenti.
Dubbi su dove ci porti questa via, se essa avrà mai fine, a che punto si è del percorso, se si è scelta la via migliore, sono dubbi più che legittimi, ma è con i Fratelli, chiaramente, c con la Loggia che ci si deve confrontare e, lo spero, risolvere tali dubbi. Serenamente, dando tempo al tempo di far sedimentare le cose più marcate.
Ma che cosa significa esattamente per ciascuno di noi la parola IMPEGNO? Probabilmente esistono tante risposte quanti noi siamo, non credo ci sia una risposta unica. Posso dirvi quel che significa per me.
IMPEGNO è essere consapevoli del trascorrere del tempo e, per quanto possibile, evitare di sprecarlo, ma usarlo nella ricerca di quella Luce che abbiamo dichiarato di voler perseguire e che deve essere l’unico scopo che ci conduce qui.
IMPEGNO è avere un atteggiamento pregiudizialmente “positivo” verso quanto riguarda la Libera Muratoria, sia nel suo lato esteriore, cioè quello rivolto verso chi ci osserva dal di fuori, quanto mai difficile in questo momento, ed anche verso tutte le infrastrutture (quegli organismi che sono stati creati per permettere alla Loggia di lavorare meglio), sia verso il lato interno, rappresentato dal lavoro da svolgere personalmente nella quiete e nell ‘armonia del Tempio.
IMPEGNO è presentare dei lavori allo scopo di confrontare le proprie idee ed esperienze con i Fratelli e, di conseguenza, di esporsi ascoltando ed accettando le parole con la giusta umiltà.
IMPEGNO è anche, di conseguenza, prendere la parola sull’argomento trattato usando parole utili e calibrate, con spirito fraterno e senza alcun timore reverenziale. Insomma occorre partecipare alle tomate sia fisicamente che spiritualmente, ricordandoci costantemente che il nostro lavoro consiste nel costruire.
IMPEGNO consiste anche nella disponibilità verso tutti i Fratelli.
IMPEGNO è ricordare che il nostro lavoro consiste nello squadrare , sia in Tempio che fuori, la nostra pietra e non nel giudicare l’altrui operato.
IMPEGNO è sforzarsi di ottenere dentro di noi il silenzio. A questo deve servire la pausa prima dell’apertura dei Lavori. E questo silenzio interiore, sono convinto, che porterà la quiete anche all ‘interno della Loggia, ove deve regnare l’armonia. Talr armonia si manifesterà anche nell’atteggiamento, interiore ed esteriore, di compostezza ed attenzione.
Ora, fatte queste considerazioni risapute da tutti noi, ma che ho ritenuto opportuno ricordarvi, voglio elencarvi una scaletta di virtù in genere che dovrebbero essere vissute da ciascuno di noi.
Il Libero Muratore è:
libero senza licenza, grande senza orgoglio, umile senza bassezza, fermo senza ostinazione, severo senza inflessibilità, sottomesso senza servilismo, giusto e coraggioso difende l’oppresso, protegge l’innocente, non calcola né i benefici, né i servigi che rende.
A. Bgg,