RICERCA DELL’ESSENZA DELLA MASSONERIA
(Ovvero opinioni di un “vecchio Fratello”)
“Secondo la sua essenza la Massoneria non è meno antica della civiltà”.
(I dialoghi di Lessing)
Premessa.
Le opinioni che in appresso manifesterò, peraltro ricorrentemente manifestate anche da altri, scaturiscono da molti anni di soddisfacente appartenenza alla M.a ,dalla frequentazione assidua dei lavori di Loggia che costituiscono un osservatorio privilegiato dal quale, negli anni, ho notato essenzialmente:
La Loggia ha sempre lavorato regolarmente, secondo tradizione, rituali e regolamenti dell’Ordine, nominando o eleggendo Venerabili e Dignitari che hanno costantemente lavorato affinché i Fratelli avessero a disposizione tutto quanto il necessario per lavorare in modo “giusto e perfetto”;
Ad ognuno è stata data l’opportunità di ricercare la propria via partendo dalla base comune costituita, appunto, dalla regolarità dei lavori, dal rispetto dei “Landmarks” legittimando:
- Il Fratello “A” che privilegia la via “semplice” senza eccessive elucubrazioni mentali bastando (per lui) essere in Tempio a lavori aperti;
- Il Fratello “B” che vorrebbe hlscire” per realizzare qualcosa non meglio definito;
- Il Fratello “C” al quale bastano poche tornate l’anno per soddisfare le proprie necessità di ricerca;
- Il Fratello “D” che ritiene la speculazione l’unica via fruttuosa;
- Il Fratello “E” che scolpisce tavole solo quando è per cosi dire in “crisi”;
- Il Fratello “F” al quale va bene qualsiasi cosa. (legittima). Basta esserci.
Tutte posizioni legittime. Hanno prodotto qualche passo in avanti verso la Luce? Esiste il modo di verificare?
Tutto ciò premesso, senza voler insegnare la Via a chicchessia, esprimo alcune considerazioni.
L’aspirazione ad essere migliori, ad emergere, a contare nella vita è nella natura dell’uomo. Se si attua nel rispetto della deontologia, della correttezza e nell’osservanza dei principi etici universali è addirittura lodevole. Del resto, nell’insegnamento delle Logge massoniche si stimola, come già detto, l’Iniziato a voler “scavare profonde ed oscure prigioni al vizio ed elevare templi di virtù”. Purtroppo nella società in cui viviamo, povera di ideali e di principi etici, l’aspirazione ad essere migliori è sostituita da un insieme di accorgimenti ipocriti, sleali, finalizzati a farci apparire migliori degli altri e a farci apparire i soli capaci di azioni degne di lode. Ci attribuiamo meriti che non abbiamo, sottraendo agli altri, il frutto del loro lavoro, del loro sacrificio e della loro abnegazione, non perdiamo occasione per metterci al centro di tutto, non perdiamo occasione per calunniare gli altri al fine di diminuire la loro dignità e far emergere la nostra, non perdiamo occasione per ingigantire i difetti altrui in modo da fare rifulgere le nostre “eroiche” qualità.
Oggi tutti questi atteggiamenti ignobili vanno sotto il nome di protagonismo.
Il protagonismo è potrebbe essere considerato colpa massonica perché è la negazione del dovere di lavorare per il Bene dell’Ordine ed a Gloria del Grande Architetto dell’Universo.
Non è forse nei nostri Templi che i Fratelli vengono ad imparare (anche) la tolleranza, a praticare la solidarietà, a sconfiggere l’incertezza, l’ansia, la paura dell’uomo di oggi?
La radice della Massoneria è nell’uomo, nella sua ansia di conoscere, di superare il fisico ed il materiale, il provvisorio ed il caduco per giungere a una sintesi, (essenza) attraverso la ricerca esoterica, dei principi generali e universali, eterni ed immutabili che pongono l’uomo al centro del grande crocevia in cui si incontrano e si intersecano i fenomeni religiosi, filosofici, scientifici, storici e culturali. Quale massoneria privilegiare?
Non certo quella che nel Tempio dà spazio ai metalli e alle quotidianità, non quella che porge orecchio e dà ascolto a chi, con la scusa dell’impegno sociale, intende immergere la Loggia nel catino del potere profano, non quella che nel Tempio trascina lavori ripetitivi e monotoni, incontri senza anima, sempre più lontani dalla sacralità e dall’impegno rituale. Non saranno certo i Fratelli assenteisti, né quelli che accettano il rito come manifestazione esteriore e non già come interpretazione e realizzazione del simbolismo e della mitica Tradizione della Massoneria, non saranno costoro a farsi carico dei mali e dei dolori dell’umanità, poiché non si rendono conto che atteggiamenti, atti, pensieri, parole, hanno senso solo se dedicati al Grande Architetto dell’Universo e al bene dell’Umanità. Solo quando tutti i Fratelli avranno l’animo sgombro dai vincoli della profanità e si disporranno a indagare sulle origini dell’uomo e delle cose, sul trinomio “donde veniamo, chi siamo e dove andiamo”, solo allora tutto sarà giusto e perfetto.
Per quanto sia chiaro a tutti che la Massoneria non ha spazio né tempo e che la durata di un lavoro di Loggia è meno di un battito di ciglia dell’Universo, è tuttavia altrettanto vero che la Massoneria nel suo respiro universale è costituita da tutti quegli attimi vissuti in ogni Loggia del mondo. Quando ogni Fratello concentrerà la propria intelligenza e la porrà al servizio delle Luci della Loggia e della Catena d’Unione nel Tempio si sprigioneranno luce ed energia sufficienti ad illuminare i Lavori ed a guidarli verso l’elevazione dell’uomo. Et in quella atmosfera magica e mistica che ogni Fratello comprende il senso della sua appartenenza all’Istituzione.
L’Apprendista impara che saggezza talora vuol dire non parlare; il Compagno assapora la conoscenza e tuttavia si rende conto che la via della verità è lunga e difficile, disponendosi ai lavori con grande umiltà. Il Maestro ha presente il peso e la responsabilità dell’insegnamento e, sentendosi impari, fa propositi di un impegno di lavoro sempre più fermo e tenace.
Le Luci devono reggere, sorreggere, correggere i Fratelli. Gli Ufficiali ed i Dignitari debbono comprendere che la vita della Loggia dipende anche dal loro impegno a penetrare il profondo significato della loro carica ed a interpretare la funzione con dignità, disciplina e sacralità.
Solo il mondo iniziatico ha certezze. E’ l’unico mondò che non sogna rivoluzioni, né violente, né programmatiche, né istituzionali. L’iniziato accetta attivamente e con saggezza la tradizione e cerca di interpretarla sempre più profondamente e sempre più coerentemente.
L’iniziato lavora alla costruzione di una diversa umanità: più giusta, più tollerante, più disponibile a guardare negli occhi il proprio simile, a condividere gioie e dolori.
L’iniziato ha i suoi scampoli di gioia in questa terra ed essi si realizzano ogni volta che, con gli altri Fratelli, lavora in Loggia alla edificazione del tempio della propria personalità, sotto la guida di un Istituzione massonica monda di sospetti e di brutture, protesa all’elevazione materiale, culturale e spirituale dell’intera umanità.
Guai a noi se non elimineremo i maestri di profanità che siedono fra le nostre Colonne, Fratelli che pur cingendo i propri fianchi del grembiule di Maestro sono spiritualmente legati alla Colonna del Nord ed agiscono e si comportano come se la Loggia fosse una pubblica piazza o peggio un club profano.
Bisogna combattere il lassismo, generatore di confusione e disordine. L’urgente ed improcrastinabile instaurare una disciplina esteriore .che produca scrupolosa osservanza della sacralità e ritualità della Loggia.
L’insegnamento e la pratica iniziatica devono accompagnarsi ad una grande disciplina interiore, sicché ogni parola, ogni comportamento, ogni gesto, ogni atteggiamento siano di estrema coerenza con l’assoluta esclusione dei metalli dal Tempio.
Non dimentichiamo che la Massoneria cerca sempre di comprendere, mai di giudicare; che la Massoneria respinge ogni forma di fanatismo ed ogni tentativo aperto o subdolo di emarginazione e di umiliazione dell’uomo. Che la Massoneria vuole la lealtà e la sincerità dell’uomo e ne respinge la doppiezza e l’ipocrisia, il conformismo e la doppia morale.
Al mondo del dolore, al mondo dei vinti, al mondo dei nemici della natura, al mondo degli stolti, al mondo degli atei e dei materialisti noi offriamo la meditazione sul modello di vita della Loggia massonica dove oggi, oltre ai concetti illuministici di libertà, uguaglianza e fratellanza, s’insegnano i concetti di tolleranza e di responsabilità, cosi necessari nei pensieri e negli atti quotidiani di ogni uomo.
La saggezza della Tradizione massonica insegna che si deve lavorare nei tre Gradi: Apprendista, Compagno e Maestro. Avverte anche che a quest’ultimo Grado si deve pervenire, non per anzianità, ma per acquisizione di saggezza massonica e di pienezza iniziatica. Solo così potremo contemplare il cielo da Occidente ad Oriente, da Settentrione a Mezzogiomo e dal Nadir allo Zenit.
Lavoriamo, studiamo e meditiamo con serietà e scrupolo.
Lavoriamo per penetrare lo spirito della nostra ritualità, del nostro simbolismo, affinché ognuno di noi sia più istruito, più tollerante, più disinteressato, più propenso a morire ai difetti, alle incrostazioni, ai condizionamenti del proprio passato profano.
Lavoriamo per insegnare ai Compagni e agli Apprendisti che nella vita iniziatica nulla conta, eccetto ciò che è compiuto con adesione interiore e per insegnare loro che i riti ed i simboli sono stati sempre il sale della sapienza.
Lavoriamo per correggere la presunzione, la frettolosità nel giudicare, senza tenere conto di alcuna autorità; l’intransigenza nel condannare, senza riserva, tutto ciò che non collima con la nostra opinione personale. La superficialità e la leggerezza nel formarci convincimento senza una scrupolosa ricerca ed una seria analisi della complessa realtà che è la vita di ognuno dei nostri simili.
Non affrettiamoci a condannare, Fratelli! Il bianco e il nero dei nostri pavimenti c’insegna che nelle umane cose il bene ed il male, il vero e il falso, amano spesso stare l’uno accanto all’altro. Il profano non sa del bianco e del nero dei nostri Templi, non ne intende il profondo significato ed insegnamento e quindi si confonde e s’inganna nel giudizio.
Riconoscere il bianco e il nero in tutte le cose è prerogativa dell’lniziato, che perciò deve esprimere solo giudizi con indulgenza e con tolleranza.
La Massoneria non richiede ai suoi adepti di imitare i monaci o gli eremiti, i santi o gli stiliti. Essi avevano come obiettivo primario la salvezza della propria anima e l’acquisizione di un posto nel Regno dei Cieli. Ma in fondo erano anche molto egoisti, infatti, essi pensavano solo alla propria salvezza ed al proprio perfezionamento, uscendo così dal mondo, allontanandosene e disinteressandosene il più possibile.
Uno dei capisaldi dell’apprendimento libero-muratorio è che ogni uomo, singolarmente, deve lottare contro l’errore ed avviarsi alla conoscenza con le proprie forze. La verità è cioè conquista del singolo, peraltro mai completa, come insegna la nostra Tradizione, sapendo che la Tavola non è mai completa, né finita.
S. Pnt, 1 0 ottobre 1998 dell’e:.v:. (1 0 grado)