UNA FAVOLA MODERNA

Una favola moderna

I giornali abbondano di tristi storie. Siamo angosciati dalla vista di corpi straziati, di disordini, di stragi. Siamo disgustati dalla presentazione di certi spettacoli che ci danno la sensazione di essere caduti molto, molto in basso.

Fra tante brutte storie ne voglio raccontare una molto, molto bella. Quasi un racconto di fate dei Fratelli Grimm o di Hans Andersen: quei racconti che tanto ci incantavano da bambini e ancora oggi, dopo tanti anni, se in noi è ancora rimasto un margine di fantasia, di sogno.

In questo racconto non ci sono fate, bacchette magiche o animali par[anti, ma una vera mamma, un vero bambino di tre anni, un vero tecnico sessantenne della Camera Agricola.

Il fatto si svolge in un piccolo villaggio dell’Oise, Saint-Aubain-enBray, dove in una rustica casa di campagna sono rimasti la mamma con il piccino. Il padre, agricoltore, è fuori a mungere le vacche.

Improvvisamente la donna si sente male, perde conoscenza e si accascia al suolo. Era già accaduto altre volte e, molto probabilmente, la mente del piccolo aveva registrato questa circostanza. Ricorda che il babbo si era avvicinato al telefono, aveva chiamato qualcuno, che era poi il medico del paese. Il bimbo, impaurito, affannato, si mette a maneggiare con il telefono e furiosamente a pigiare i tasti. Per miracolo risponde ad un certo momento la Camera Agricola di Beauvais, che era stata chiamata da poco dal babbo e di cui l’apparecchio memorizzava ancora il numero.

L’uomo che risponde sente la voce affannosa, impaurita e quasi incomprensibile di un bimbo: «Maman bobo, maman dort par terre». Comprende che è cosa seria e per avere il tempo di cercare la provenienza della telefonata lo trattiene all’apparecchio, facendogli le domande che si possono fare ad un bambino, sui suoi compagni di giochi, sul suo cane.

La France Telcom, tramite la Procura di Beauvais, dà l’assenso per l’individuazione della telefonata. Al rientro il papà trova medici e vigili del fuoco, ma la moglie fuori pericolo.

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E una storia vera, appresa dalla cronaca, ma sa di miracoloso. In essa è condensato un che di prezioso e magico, La magia dell’infanzia, spesso sconosciuta, un crogiuolo di impulsi, sentimenti, flash fotografici in via di sviluppo. Non sempre li sappiamo valutare. La concomitanza della fortuna con il caso, momento magico e felice. La sensibilità, non offuscata dal dubbio, dall’incredulità o dall’indifferenza di chi ha intercettato il richiamo e Io ha saputo giustamente e prontamente interpretare.

Penso non sia una storia frutto di immaginazione. Ma se anche lo fosse, è bello sia stata scritta, come è bello che siano state scritte le fiabe in cui un colpo di bacchetta magica compie il miracolo del lieto fine.

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